lunedì 31 maggio 2021

ARMANDO

 

ARMANDO

parte uno



 

 

E’ un tempo molto lontano dal vostro presente. Ancora si viaggia sul cammello o sul cavallo, ma molto più spesso si fanno a piedi lunghi viaggi.

 

Io sono un viandante, un errante, ora mi chiamereste giramondo.

 

Ho camminato per tanti chilometri, ho visto molti posti sconosciuti, ho incontrato gente di ogni tipo, ho rispettato culture molto lontane dalle mie. Sono diventato vecchio stando sotto il sole, la pioggia e una miriade di stelle. Non ho mai vissuto in una casa, perché la mia casa è sempre stata la strada e, nel corso della mia vita, ho cambiato ben sei bastoni.

 

Ora, in questo preciso momento, sono seduto all’ombra di un albero solitario. Sono vecchio, ma i miei occhi guardano ancora molto lontano. Guardano quella strada che voglio ancora calpestare, ma le mie forze e il mio entusiasmo  non sono più gli stessi di quando ho cominciato questo girovagare. Mi riposo e bevo un sorso d’acqua. Aspetto che il sole si faccia più tiepido e poi, riprenderò il mio viaggio. Sarà l’ultimo? Sarà come Dio vorrà!

 

Porto con me lo stretto necessario: il mio bastone, che mi sorregge e aiuta i miei passi, la mia borraccia, una bisaccia con un poco di pane. Il mio ampio mantello che mi fa da letto nelle notti d’estate oppure mi copre quando fa freddo. Un paio di sandali di scorta e il mio immancabile copricapo. Le stesse cose che avevo fin dall’inizio, eppure, non mi è mai servito niente altro.

 

Oggi è un giorno di sole, fa caldo e sono stanco, ma qui, sotto le fronde di questo albero si sta bene. E’ meglio che mi riposi e riprenda un po’ le forze prima di ripartire. Questo sasso è comodo e mi appoggio con la schiena. Ah come è bello il riposo dopo la stanchezza! I miei occhi si fanno pesanti e il sonno arriva beato.

 

……………..

 

“Armando, smetti di fare i dispetti a quel povero gatto e vieni ad aiutarmi.”

La voce di mia madre mi richiama ai miei doveri. Ho solo sei anni, ma si comincia presto a rendersi utili.

 

“Arrivo, mamma.” E corro da lei.

 

“Vai a prendere l’acqua alla fonte, tuo padre rientra fra poco ed io sono rimasta senza. Non ti fermare a parlare con gli sconosciuti e torna presto.”

 

Mi piace andare alla fonte, si incontra sempre qualcuno. Ci sono altri bambini che giocano mentre le loro mamme si fermano a chiacchierare, ma oggi è già tardi e non c’è più nessuno. Mi avvicino fischiettando per prendere l’acqua e mi accorgo di un vecchio che mi guarda.

E’ un forestiero. Non l’ho mai visto. Continuo a guardarlo incuriosito e lui mi sorride. Ha la faccia piena di rughe, le mani sorreggono un bastone consumato ed è a piedi nudi.

 

“Ciao piccolo, mi faresti un favore? M verseresti sui piedi una brocca di acqua fresca? Io non ho recipiente.”

 

Non rispondo ma faccio di sì con la testa. La mamma mi ha insegnato che bisogna rispettare tutti, soprattutto le persone anziane, perciò faccio ciò che quel vecchio mi chiede.

 

Verso adagio l’acqua sui suoi piedi e vedo il suo sguardo. Ha due grandi occhi scuri, neri come il fondo di un abisso, ma il suo sorriso è sincero, anche se con pochi denti.

 

“Grazie piccolo amico. Mi hai reso un grande servigio. Come ti chiami?”

 

So che la mamma mi ha detto di non fermarmi a parlare con gli sconosciuti, ma io non resisto.

 

“Mi chiamo Armando, figlio di Enos, e tu, come ti chiami? Chi sei?”

 

“Sono un viandante. Mi chiamo Antenore.”

 

“E che cos’è un viandante?”

 

“Un viandante è un uomo che gira il mondo. Che impara tante cose durante il suo pellegrinare, che visita nuove terre e conosce tanta gente.”

 

“Deve essere bello girare per il mondo. Piacerebbe anche a me.”

 

“Saresti disposto a lasciare la tua famiglia, la tua mamma per andare incontro all’ignoto, all’avventura?”

 

“Mah, non ne sono sicuro. Mi piace stare con la mia mamma. Tu perché te ne sei andato dalla tua casa?”

 

“Perché ero un ragazzo curioso, impaziente, con tanta voglia di imparare. Avevo tante domande alle quali desideravo dare risposte, e poi perché cercavo la cosa più importante, e non c’era dove stavo.”

 

“E che cosa cercavi di così importante da indurti a lasciare tutto il resto per trovarla?”

 

“Cercavo il senso della vita.”

 

“E lo hai trovato?”

 

“No, non ancora. E sono giunto quasi al termine del mio viaggio, non ho più molto tempo ancora a disposizione per riuscire a trovarlo. Ho paura di avere viaggiato invano, perché nessuno me l’ha saputo indicare.”

 

“E che cos’è il senso della vita?”

 

Il suo sguardo, con quegli occhi circondati da tante rughe e il sorriso su labbra aride vennero rivolti al cielo che stava imbrunendo.

 

“Il senso della vita è tutto. Quando lo trovi bisogna dividerlo con gli altri, ma nessuno è mai riuscito ancora a trovarlo. Io non ci sono riuscito e, credo, morirò senza scoprirlo. Ma non avrò vissuto invano, perché nei miei viaggi ho imparato tante altre cose e sono diventato un vecchio saggio.”

fiaba per adulti scritta da Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dal web

 

lunedì 24 maggio 2021

VISIONE

 

VISIONE.




Catene che stringono polsi e caviglie.

Umanità trascinata come pecore nel gregge.

Sosta al buio, al silenzio e al nulla

Mentre intorno solo una voce si alza.

Ti entra in testa, ti manipola, ti attrae,

ti aggredisce e ti incolpa

ogni volta che ti opponi.

Catene sempre più strette e bocche cucite

Tutto intorno silenzio e buio hanno schizzi perforanti.

Senti il belato di un grande gregge senza cuore,

ti lasci andare fra quei velli morbidi e caldi.

Le catene si spezzano e il respiro ritorna

Apri gli occhi e ti senti annientato dal niente.

Urla agghiaccianti ti escono dagli occhi,

la voce non esiste, nessuno sa esprimersi.

Pensieri fugaci ed emozioni contorte,

ricordi che illuminano sprazzi di memorie incomprese.

Solo il respiro che manca e ti affoga

Mentre il belato si imprime nella mente.

Non resisti in questo mondo artificioso,

niente ti fa sentire chi sei e sei stato.

Ci vuole coraggio, forza e pensieri

Per scappare da quel posto dove tutti, in apparenza stanno bene.

Un balzo e un urlo per trovare la forza,

scappare, lottare e ritornare se stessi.

C’è un pezzo di mondo pieno di colori

Dove la gente ancora si ritrova e sorride.

Parole e non urla ti accolgono

Insieme a carezze ed emozioni mai perse.

Abbandonare il gregge, caldo e pacifico

Tornare ad essere persone comuni.

Qui si fatica, si lavora, si soffre

Ma niente è più grande di saper condividere.

Le pecore belano e sono felici

La loro è mente soggiogata da effetti speciali.

Chi è libero deve capire

Che non trova niente di facile da affrontare.

Sembra impossibile ascoltare i belati

Mentre di qui solo un fuoco che brucia.

Fiamme che esplodono nei cuori dei pazzi

Che preferiscono essere come foglie nel vento

Morire nel fango e non perdere il senno

Mentre il belato si perde in distanza.

Vivere senza terrore e paura di morire

Mentre il mattatoio comincia a lavorare

Pecore belanti e agnelli sacrificati

Ma ormai è tardi, non eravate ammalati.


testo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - foto dal web

sabato 22 maggio 2021

OSSERVO

 OSSERVO.



Cammino per strada in questo mondo malato

Dove ogni anima cerca un angolo di amore inondato

Gente che passa con gli occhi sbarrati

Dietro maschere anonime con denti serrati

Niente sorrisi e sguardi annebbiati

Con mani sul cuore e momenti arrabbiati

Cerco la luce in quelle Anime perse

E trovo vuoti di paure diverse

Com’era il cielo quando lo guardavamo sereni?

E’ lo stesso di adesso che ci sentiamo solo terreni.

Trovare un angolo pieno di luce

Avviarsi dove la libertà ci conduce.

Sbarrare la strada a paura e terrore

E comprendere ancora che la vita è amore.

Trovare gli angeli in quel cielo scordato

E una preghiera per il mondo malato

Vita da vivere, da imparare e da amare

Come fa un naufrago fra le onde del mare.

C’è all’orizzonte una vita migliore

Sta solo a noi scacciare l’untore

Sarà l’amore a salvare l’umanità?

O chi ci protegge dall’al d là?

Tutto può essere e tutto è in cammino

Ma sta dentro di noi ritrovare il divino.

Cammino per strada e cerco occhi felici

Nel frattempo, Signore, aiuta e benedici.

testo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dal web