mercoledì 30 gennaio 2019

RIPRENDO DOMENICA 3 FEBBRAIO 2019

Buon giorno amici e amiche lettrici
ancora un po' di pazienza e ritorno.

Domenica 3 febbraio ritorno con "Il racconto della domenica" poi pubblicherò un mio vecchio romanzo breve che si intitola "CAMILLA"
E' la storia di una bambina timida nata in un piccolo paese che riuscirà a coronare i suoi sogni.

spero che vi piacerà.

Grazie a tutti per la vostra presenza.

Milena

lunedì 28 gennaio 2019

COMUNICAZIONE

carissimi amici lettori e lettrici

sono momentaneamente in pausa

ma torno presto.

spero di ritrovarvi tutti.

un grande abbraccio.

domenica 27 gennaio 2019

TENERIFE E UN PO' DI ME


TENERIFE ISOLA MAGICA




Me ne sono andata per qualche giorno a cercare di smaltire il dolore che mi angosciava dopo la drammatica morte di mia mamma.
Sono stata, con mio marito a Tenerife, posto che soprattutto lui adora e che piace moltissimo anche a me, luogo scelto vent’anni fa per trasferirci definitivamente ma che non abbiamo avuto la forza di portare a termine con tanto rimpianto per non averlo fatto, ma tant’è.
Tenerife è un’isola speciale, speciale sotto molti punti di vista, vi basti sapere che dopo due giorni i vari dolori di schiena, di collo e altri spariscono come per magia. Si respira un’energia che non ho mai trovato altrove e lo noti subito, perché le persone sono tutte felici. La loro felicità non fa altro che alimentare l’energia della felicità e, di conseguenza la luce stessa è diversa.
Le Canarie sono famose soprattutto per il turismo e vi garantisco che il turista è trattato da signore in modo che io non ho mai visto fare da nessun’altre parte che ho frequentato. Io amo il mare ma mi piacciono tutti quei posti un po’ dimenticati, isolati, poco frequentati ed ho avuto la fortuna di visitarne parecchi negli anni che ci sono stata.
Ma c’è un posto che più di tutti mi affascina e che mi fa sembrare di averci già vissuto: il Teide, il vulcano dell’isola e il tragitto che si fa per arrivarci. La strada sembra appena asfaltata e non ti viene voglia di fermarti fino quando giungi in alto ma non per me. Mio marito ha fermato l’auto non so quante volte, sono scesa, ho camminato su quel terreno fatto di lava, di rovi bruciati dal sole e da quelle splendide rocce grandi e alte da sembrare piccole montagne. Dio cosa si respira in quel posto! Io non ve lo so spiegare ma è stato come se mi fossi fusa con la lava e con la roccia, baciata dal sole ho allargato le braccia ed ho chiuso gli occhi e mi è sembrato di volare, volare, volare e non avrei più voluto tornare, tanto che mio marito troppo spesso mi richiamava per poter proseguire, io ero giunta a casa. Ho scoperto soltanto dopo che girano storie particolari su quel posto e addirittura si dice che Tenerife sia una grande nave spaziale e le isole vicine le sue navicelle, pronte a partire non appena giunge l’ordine di farlo. Esistono fotografie che lo dimostrano e, io stessa ho fotografato rocce che poi, anche voi avete visto non erano altro che facce di alieni. E’ stato allora che ho capito che il mio sangue alieno, la mia parte aliena era attratta per quel motivo: quel posto, la zona del Teide è una zona di Alieni e in tanti li hanno visti e li vedono. Erano loro che mi sollevavano, che mi facevano volare, che mi  mostravano le altre dimensioni e la mia Galassia, quella che mi aspetta e che mi confermavano che non sono pazza ma che sono parte di loro e non me ne frega niente di quello che pensano gli altri.
Sono anche stata spesso ad osservare l’Oceano, ad ascoltarlo e non avrei voluto staccarmi da quelle sensazioni ed emozioni che lasciavo a lui e che lui dava a me. A poco a poco ho sentito alleggerirsi il peso che mi chiudeva lo sterno ed ho ricominciato a respirare e sorridere anche con gli occhi. Mi sono messa nelle braccia delle onde, sotto i raggi del sole, e mi sono fatta curare dai miei parenti alieni. Il mio dubbio rimaneva: sarebbe durato anche quando fossi stata a casa?
Ebbene, con questa tensione che mi bloccava il collo (come sempre) sono rientrata alle tre di notte, talmente stanca che non sono riuscita a dormire e col pensiero che ora, ritrovandomi a casa, tutto quello che avevo beneficiato sull’isola fosse rimasto là, ma così non è stato. Ho guardato la fotografia di mia mamma aspettando l’esplosione del dolore ma non è avvenuta. Sono rimasta immobile, in attesa di risentire quel maledetto groppo che mi bloccava, ma non è arrivato. Allora le ho sorriso, con la punta delle dita ho posato un bacio sulla foto e mi sono sentita più leggera. Da quel momento il blocco provocato dal disumano dispiacere non c’era più e non è più ritornato.
Chissà, magari mia mamma è proprio su una navicella aliena e mi aspetta, così come mio padre l’ha aspettata per ben 32 anni, io li ho “visti” quando lei mi ha detto “Lo sai che devo andare” perché io non la volevo mollare ma lei desiderava solo essere lasciata libera di volare ed essere con suo marito che tanto le è mancato in questi lunghissimi anni.
Sapevo che non dovevo trattenerla, che dovevo lasciarla andare ma una parte del mio cuore non la voleva mollare e Tenerife mi ha guarita anche da questo mio sbagliato egoismo.
Ora sono più serena, e ogni volta che il suo pensiero mi sfiora l’Anima le ripeto con tutto il mio Amore Un soffio sul tuo cuore e uno sulla mia Anima, sapendo che presto o tardi la nave aliena accoglierà anche me e mio marito e ci trasporterà sulla nostra Galassia per una nuova, splendida scoperta e per continuare quello che in questa vita è stata solo una puntata, il nostro romanzo non ha ancora scritto la parola fine.
Ho scritto questo, come sempre con tutta la sincerità che metto in ogni cosa che faccio e soprattutto che scrivo. Lo leggerete in pochi, ma per quei pochi sarà un’ondata di energia felice di Tenerife che inonderà i vostri cuori, ne ho portata anche per voi, perché possiate alleggerirvi da tutto lo stress e i dispiaceri di questa vita, ho pensato a voi e di voi ho parlato all’Oceano e ai miei parenti alieni. Emetiades mi ha dato un messaggio: “La vita della Terra non può cambiare se lo spirito delle persone non si trasforma in gioia. C’è tanto buio che vi circonda ma la Luce è vicina, sta a voi afferrarla e sconfiggere il buio.”
E che gioia sia per tutti voi.

immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

sabato 26 gennaio 2019

AGHATA


AGHATA

P. QUARANTATRE E QUARANTAQUATTRO
FINALE






La cameriera aiutò sir Cortan a spogliarsi e ad indossare i nuovi abiti: avevano i colori degli occhi della sua donna e bianchi come il gelo dell’inverno. Frusciavano ed erano davvero meravigliosi.
Spero siano di suo gradimento, i colori che io personalmente ho scelto per lei, verde e bianco, e dal suo sguardo mi sembra di capire di aver indovinato i gusti. Disse il principe sorridendo soddisfatto.
La vestizione era terminata e l’uomo era piuttosto emozionato. Accarezzò gli indumenti come si fa con la pelle della persona che si ama e il suo pensiero andò ad Aghata, presto l’avrebbe rivista.
Lo scrivano passò un rotolo col sigillo del principe al consigliere più anziano, e tutti si alzarono in piedi, perfino il principe degnò di questo onore l’uomo che aveva di fronte.
Il rotolo fu aperto.
 Per ordine personale di Sua Altezza, Principe Regnante viene conferito l’onore di riceve la nomina di LORD a sir Liam Cortan. Possa egli onorare questa carica nel governo del territorio lasciato sguarnito di Saint Paul. Abbia egli l’autorità e la fermezza senza mai mancare di umiltà per onorare il suo Principe che gli consegna il vessillo di LORD LIAM CORTAN. Che Dio lo protegga e lo illumini nel suo cammino.
IL PRINCIPE REGNANTE.
Lord Cortan stava rigido davanti al suo principe, la tensione gli faceva dolere la cicatrice e il suo cuore rullava come un tamburo. Aveva le mani sudate mentre riceveva il vessillo montato su lancia e il simbolo da portare al collo con gli stessi colori. Non lo avrebbe mai immaginato ma i suoi occhi si inumidirono, tanto onore non era mai passato nemmeno nei suoi sogni più intimi. Si inginocchiò davanti al principe abbassando il capo.
Vostra Altezza, avete la mia parola d’onore che farò sempre del mio meglio per meritare la vostra approvazione, avete la mia lealtà e non mancherò mai alla parola che vi dò, da oggi fino alla fine dei miei giorni.
Rimase alcuni secondi inginocchiato. Il principe gli posò la mano sulla spalla. Si alzi, Lord Cortan, le chiedo solo una cosa in cambio, voglio essere invitato al suo matrimonio, so che avverrà molto presto. Fece un cenno al suo paggio e questi aprì la porta. Diversi servitori portarono cibi prelibati e vini pregiati. Dobbiamo festeggiare questo momento, e le chiedo di pazientare solo per qualche giorno, poi potrà andare a prendere possesso del palazzo di Saint Paul, so che è molto atteso.
Lord Cortan non conosceva i piani del principe, attese che la sua promessa venisse attuata, era davvero troppo tempo che mancava da casa.
Giunsero anche i quattro lord del consiglio e vennero presentati al nuovo lord. Ne erano davvero fieri ed entusiasti, dopo tutto era partito tutto da loro e ancora di più furono felici quando il principe cambiò il loro regolamento e da quattro passarono a cinque, da quel momento anche lord Cortan faceva parte di loro, aveva più potere perfino di lord Sirus.
Il principe lasciò il palazzo d’inverno ai primi di marzo lasciando istruzioni e ordini per chi di dovere.
Il gelo si era già sciolto e le acque avevano ripreso a scorrere quando il consigliere anziano raggiunse lord Cortan. E’ giunta l’ora, lord Cortan, domani le sue guardie l’accompagneranno a casa. Gli sorrise e si inchinò davanti al nuovo lord, ma si inchinava soprattutto davanti al grande uomo che era.
Il nuovo lord non riuscì a chiudere occhio quella notte. Preparò una sacca con le sue cose, davvero poche per la verità e mentre prendeva i suoi indumenti trovò un piccolo pacchetto e un messaggio. Lesse il messaggio molto incuriosito. Lord Cortan, accetti questo dono per tutto quello che ha sopportato fino ad ora, so che ne farà buon uso. Il Principe Regnante. Con mani tremanti aprì la scatolina e una splendida coppia di anelli illuminò il suo sguardo. Su uno era inciso il suo nome, sull’altro lady Aghata. Erano gli anelli per il loro matrimonio. Ripose l’astuccio vicino al suo cuore e l’avrebbe tenuto lì fino a quando non avrebbe chiesto ufficialmente la mano della donna che amava.
L’alba arrivò grigia e fredda, lord Cortan era già pronto sul suo cavallo. Dieci soldati con i colori verdi e bianchi lo stavano aspettando. Era la sua scorta personale, avrebbe imparato a conoscerli. Ci volevano quattro giorni di viaggio per arrivare a destinazione e lui sperava di riuscirci almeno un giorno prima ma doveva passare da lord Sirus, doveva ringraziarlo e portargli i suoi saluti.
Pioveva a dirotto quando raggiunsero il palazzo di lord Sirus e venne accolto con tutti gli onori del suo rango.
Lord Sirus era raggiante, la sua patria aveva bisogno di uomini con lord Cortan, avrebbe fatto dimenticare lord Aram e lady Lucy, tutti avevano bisogno di dimenticare ed iniziare in un modo consono.
Cenarono insieme ma non venne invitato a rimanere a lungo, troppo evidente era la voglia di giungere presto a casa, nessuno glielo aveva detto ma avrebbe trovato una grande sorpresa.
Partì alle prime luci dell’alba, ancora un giorno e l’avrebbe stretta fra le braccia.


Viaggiarono facendo soltanto soste brevissime. Era primo pomeriggio di un metà marzo baciato dal sole quando lord Cortan intravide la sagoma di quello che ora era il suo palazzo. Avevano viaggiato senza risparmiarsi ed ora, senza motivo arrestò il cavallo, e altrettanto fecero i suoi soldati.
Osservava le torri come se non le avesse mai viste, sapeva che erano stati avvistati e fra poco in tutto il palazzo si sarebbe divulgata la notizia del suo arrivo. Non osava pensare a quello che aveva passato Aghata, a quello che lo aspettava in futuro. Il suo cuore tremò, portò la mano al petto sentendo la forma dell’astuccio ma, soprattutto sentendo il battiti dell’altro cuore che avevano aumentato di intensità: Aghata sapeva che stava arrivando.
Spronò il cavallo e si rimise in viaggio, ora era arrivato a casa.
Un drappello di soldati al comando di sir Los andò loro incontro e li scortò fin dentro le mura. Tutta la guardia era in assetto per ricevere il nuovo lord e la servitù era schierata fuori. Si fecero avanti i quattro delegati.
Ben arrivato, lord Cortan. Tutti sono al corrente dei cambiamenti avvenuti e aspettano di salutare il loro nuovo lord. Il vecchio delegato lo accompagnò dentro il palazzo.
Gli occhi dell’uomo saettavano in ogni direzione, ma non vedeva la donna che amava.
Ancora un po’ di pazienza, lord Cortan. Sorrise il vecchio.
Lord Cortan prese possesso formalmente del palazzo giurando davanti ai delegati e firmando il suo giuramento. Le formalità erano terminate.
Arrivò Sara e si inchinò davanti al suo lord. Mi segua, lord Cortan, miss Aghata la sta aspettando.
La giovane lo accompagnò e lo lasciò davanti ad una porta chiusa. Lui aveva il cuore in gola mentre bussava.
Avanti. Dopo tanto tempo il suono della voce della sua donna lo emozionò, spalancò la porta ed entrò.
Quello che vide lo lasciò senza fiato. La sua donna, la sua fanciulla, la sua futura moglie era in evidente stato di gravidanza, nessuno glielo aveva detto. Era immobile ad assimilare questa sorpresa e non riusciva né a muoversi né a parlare. Aghata, col suo più bel sorriso allungò le braccia verso il padre del figlio che portava in grembo.
Lord Cortan in pochi passi fu davanti a lei. La osservava, avrebbe voluto sapere ogni cosa e non capiva perché gli avevano tenuto nascosto una cosa di tale importanza.
Aghata sorrise. E’ tutto a posto mio signore, sono ancora io, miss Aghata. E gli posò la mano sul petto. Cosa c’era vicino al cuore del suo amato?
Lord Cortan le prese la mano e si inginocchiò. Miss Aghata, vuole diventare mia moglie? Gli occhi della ragazza si fecero umidi, lei aveva sempre saputo che un uomo dal volto segnato l’avrebbe presa in moglie così come aveva capito fin dal loro primo incontro che quell’uomo era sir Cortan. Il tempo era arrivato. Lord Cortan prese l’astuccio e mostrò gli anelli. Sono un regalo del principe per lord Cortan e lady Aghata. Finalmente si abbracciarono e la lontananza che avevano superato non aveva più importanza. L’uomo posò il viso sul ventre rigonfio mio figlio disse con le lacrime agli occhi. Nostro figlio. Lo corresse lei.
Passarono i minuti successivi fra baci e carezze, ma dovevano tornare dalla loro gente.
Passarono i giorni in attesa del matrimonio, il vestito da sposa era pronto e la cerimonia fu davvero emozionante. Si presentarono al banchetto dove avevano invitato tutti quelli che erano presenti al palazzo e Aghata corse ad abbracciare i suoi genitori, non li vedeva da quasi un anno.
Ci fu una festa grandiosa. Le notti dei due innamorati furono il coronamento di un grande amore e di una passione che aveva superato confini e prove incredibili.
La vita riprese e lord Cortan fece di tutto per essere un lord all’altezza del suo compito.
E lord Aram e lady Lucy? I due erano chiusi in una torre del palazzo. Quando furono scortati al loro esilio in quella parte del palazzo, lady Lucy convinse le guardie a farla entrare nel suo appartamento, desiderava vederlo per l’ultima volta e, di nascosto riuscì a impossessarsi delle ultime fiale che aveva messo da parte. Prese due boccali e li colmò di vino e brindò con lord Aram alla loro futura vita. Purtroppo per lei qualcosa andò storto e il suo intendo di uccidere il marito e suicidarsi non andò in porto. Lord Aram, già debole per gli intrugli che sua moglie gli aveva dato rimase paralizzato e costretto a non muoversi dal letto, mentre lei riacquistò parte di lucidità, riducendo la pazzia che in quegli ultimi tempi l’aveva pervasa. Fu quindi costretta a prendersi cura di suo marito e doveva anche fare in modo di tenerlo in vita, perché quando lui fosse morto lei sarebbe stata esiliata senza niente da porte con sé.
Nessuno andava da loro tranne le guardie che consegnavano cibi e provvedevano alle pulizie e nessuno parlava più di loro.
Soltanto lady Aghata andava da loro ogni mese a portare dei fiori. Non si parlavano, lady Lucy sembrava aver perso l’uso della parola. Aghata era vicina al parto quando andò a fare loro visita. Portò i fiori, come al solito, guardò l’uomo disteso a letto e sua moglie che stava seduta rivolgendogli la schiena. Questa è l’ultima volta che vengo da voi. Disse lady Agata.
Stava per andarsene quando la vecchia lady si girò verso di lei. Che tu sia maledetta. Le disse semplicemente.
Aghata la guardò negli occhi e percepì tutta la sofferenza di quella donna, sofferenza che lei stessa si era causata. Non lo sarò fino a quando non commetterò i suoi stessi errori.
Chiuse la porta dietro di sé. Ora aveva la sua nuova vita da vivere, un lord da consigliare, da amare e al quale dare altri figli.
Soltanto l’Amore abiterà questo palazzo. Pensò mentre raggiungeva suo marito.
E fu proprio così.




FINE




venerdì 25 gennaio 2019

AGHATA


AGHATA

P. QUARANTADUE






Il gelo calò nella stanza.
Lord Aram prese la parola piuttosto sconcertato. Cosa significa tutto questo? Io sono sempre stato leale ai lord e al nostro principe. Non accetto tutto questo.
Lady Lucy ancora non si era ripresa.
Uno dei delegati aprì la porta e fece entrare l’uomo che aveva consegnato le fiale alla lady. La donna si portò la mano al cuore come se avesse perso un colpo. Quest’uomo ha molto da dire al riguardo. Disse il vecchio delegato.
Aprì di nuovo la porta e fece entrare sir Forsal. Anche quest’uomo ha molto da dire. Il capitano della scorta della lady aveva un sorrisetto beffardo. La donna gli si avvicinò con occhi fiammeggianti. Alzò la mano per colpirlo ma l’uomo fu svelto a bloccarle il braccio. Dolcezza, è stato piacevole servire il mio principe! E la lasciò andare. Di nuovo la porta si aprì ed entrò Aghata. Vogliamo parlare anche della fanciulla? Chiese di nuovo il vecchio.
Tutti erano in silenzio, lord Aram proprio non capiva e sul suo viso passavano una serie di domande e di emozioni che tutti i presenti potevano leggere senza difficoltà.
Le guardie vi accompagneranno nel vostro alloggio. Lord Aram, avrete molto tempo per chiarirvi e discutere, lady Lucy le può chiarire ogni dubbio. Concluse.
Quattro guardie entrarono e scortarono i due signori nell’alloggio di lord Aram.
Non potrete uscire dal vostro alloggio, ci sarà una cameriera a vostra disposizione e guardie alla porta, da ora non avete più nessuna autorità in questo palazzo, vi consiglio di rispettare gli ordini del principe o saremo costretti a relegarvi nelle gabbie. Salutò il delegato.
Le cameriere che osservavano passare i due lord scortati rimanevano immobili senza capire. Raggiunsero la loro destinazione e la porta fu chiusa dietro di loro. Le due guardie rimaste sentirono urla che trapassavano i muri, nessuno sapeva cosa succedesse fra i due coniugi, si racconta che per parecchi giorni non smisero di urlare e accapigliarsi.
Le feste programmate per il mese di dicembre vennero confermate, molte ragazze furono accompagnate ai loro villaggi e poterono finalmente rivedere i propri cari.
Sara e Aghata erano fra le poche rimaste, ora finalmente potevano trascorrere insieme un po’ più di tempo.
L’anno nuovo portò al palazzo l’incertezza per il futuro. Nessuno sapeva chi sarebbe arrivato a sostituire lord Aram e lady Lucy e il personale sperava solo che fossero migliori.
I delegati del principe avevano apportato alcuni cambiamenti: i lavori erano più leggeri, i camini rimanevano accesi giorno e notte e varie provviste stipate nei granai vennero restituite ai contadini e ai pastori. Fu un gesto gradito visto che non avevano da mangiare a sufficienza.
Venne chiamato sir Mortenn e il suo vice capitano sir Los. I quattro delegati, con l’autorità loro conferita deferirono a soldato semplice il capitano ed elessero sir Los al suo posto. Sir Mortenn avrebbe voluto protestare ma aveva visto molti lavori fatti nelle gabbie e non voleva finire là i suoi giorni.
La vita continuava al rallentatore, il gelo entrava ovunque e non c’era molto da fare. Trascorsero gennaio e febbraio in tranquillità, nessuno aveva più sentito parlare dei lord e se ne guardavano bene dal fare domande.
Al palazzo d’inverno del principe ferveva molta attività. Sir Cortan aveva dimostrato molta pazienza a sopportare quei mesi, il tempo di rivedere Aghata si avvicinava e lui non voleva altro.
Era in compagnia di un gruppo di uomini e stavano discutendo dell’importanza del legame fra cavallo e cavaliere, e quegli uomini erano silenziosamente in ascolto, quell’uomo che avevano di fronte aveva una carica di passione e di orgoglio, nonché di giustizia e di lealtà che riconoscevano a pochi altri.
Entrò il paggio del principe. Sua altezza, il principe. Annunciò. I presenti si alzarono, era un avvenimento inconsueto ed inaspettato, non sapevano nemmeno che fosse arrivato al palazzo, erano lì da parecchi mesi e non l’avevano ancora visto. Finalmente, sir Cortan lo avrebbe conosciuto.
Il principe entrò salutato dagli inchini dei presenti, prese posto insieme a loro e li fece accomodare.
Finalmente ci incontriamo, sir Cortan, spero che sia stato trattato bene. Esordì il principe.
Anch’io sono felice di fare la vostra conoscenza, non avrei voluto andarmene senza incontrarla. Rispose sir Cortan.
Il principe rise. Non sarebbe stato possibile. Aggiunse.
Si rivolse ai presenti. Avete qualcosa da comunicarmi? Chiese loro.
Sì, vostra Altezza. Quello che ci è stato richiesto lo abbiamo svolto alla lettera, abbiamo preparato un dettagliato resoconto per voi. Rispose il più anziano.
Non mi serve leggere un resoconto, parlate davanti a sir Cortan. Ordinò il principe.
Vostra Altezza, in questi mesi abbiamo imparato più noi da sir Cortan che lui da noi, è pronto, Vostra Altezza, senza alcun dubbio. Gli rispose.
Sir Cortan non capiva bene quel discorso, ma sapeva che, finalmente era giunta la conclusione.
Il principe si alzò in piedi. Fa entrare lo scrivano e la cameriera. Ordinò al suo paggio.
Un vecchio munito di una voluminosa cartella e una cameriera con indumenti nuovi presero il posto loro assegnato.
Sir Cortan guardava ogni cosa, finalmente in attesa dell’atto finale.


illustrazione di Donatella Casiraghi - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

giovedì 24 gennaio 2019

GRAZIE

GRAZIE A TUTTI I MIEI LETTORI

SIETE IN TANTI

DA OGNI PARTE DEL PIANETA.

UN ABBRACCIO


AGHATA


AGHATA

P. QUARANTUNO







Allo stesso modo passarono i mesi fino all’anno nuovo. Sir Cortan continuava i suoi colloqui aspettando che arrivasse la primavera, era un uomo che stava pagando un debito, che conosceva il valore della parola data e l’avrebbe mantenuta fino alla fine.
Al palazzo di lord Aram la situazione era un po’ diversa.
I delegati del principe non se ne erano ancora andati. L’anno nuovo era arrivato come previsto: con tanto gelo che memoria d’uomo non ricordava.
Lord Aram si era ripreso piuttosto bene e aveva ricominciato le riunioni con i suoi uomini più fidati. Sir Mortenn non sapeva più a chi dare ascolto e sir Forsal non era richiesto alle riunioni essendo solo delegato alla sicurezza della lady. C’erano stati troppi cambiamenti in quei mesi e l’incertezza aleggiava su tutti loro, tranne che per lord Aram. Aveva chiamato anche sua moglie ed era presente a quella riunione. Erano presenti, oltre ai due lord e al capitano tutti quelli che ricoprivano vari ruoli di rilievo, perfino la governante. Prese la parola. Vi ho voluti qui, tutti quanti per ringraziarvi, e per ringraziare in prima persona mia moglie, lady Lucy che mi ha così amorevolmente accudito mentre ero malato. Ho ricevuto alcuni rapporti che mi hanno lasciato perplesso, per questo ho mandato un messaggio a lord Sirus, per chiedergli di rintracciare sir Cortan, fargli ottenere la grazia e riportarlo a palazzo. Nessuno fiatava, lady Lucy fremeva dalla rabbia che doveva contenere, tutto quello che aveva fatto per sbarazzarsi di suo marito e di quel dannato capitano non era servito a niente, quei maledetti delegati l’avevano bloccata togliendole la libertà di agire come voleva, ed ora suo marito se ne usciva con questa novità, non l’aveva nemmeno interpellata, l’aveva già relegata a stare dietro le quinte, ma ora sapeva che non era il posto adatto a lei.
Sir Mortenn si alzò in piedi, rosso di rabbia e di troppo vino bevuto. Sono io il capitano ora! Sbraitò.
Sir Cortan non tornerà come capitano, so benissimo che non può, ho richiesto la sua presenza come mio consigliere personale. Era calato il silenzio assoluto.
Questo era davvero troppo. Lady Lucy si alzò in piedi, guardò suo marito con occhi pieni di odio. Mai! Urlò. Sir Cortan non rimetterà mai più piede in questo palazzo, è stato esiliato e soltanto il principe può annullare la sentenza, nemmeno lord Sirus lo può fare. Tu hai bisogno di avere accanto qualcuno di cui fidarti, e quella persona sono io. Sono io che ho mandato avanti tutto mentre tu eri a letto e voglio avere un ruolo di primo piano nella conduzione del palazzo, me lo sono meritato.
Lord Aram guardava sua moglie, la vedeva come non l’aveva mai vista, con gli occhi spiritati e tanta rabbia nel cuore. Cosa le era successo?
Mia cara, so che ti sei data da fare al mio posto e sono qui, davanti a tutti per ringraziarti, sei stata magnifica, ma il posto di una donna, di una lady è al fianco del marito, senza interferire nelle questioni che non la riguardano, una lady deve saper stare al proprio posto, e tu lo sai bene. Le disse il marito.
La donna lo sapeva eccome, per questo aveva escogitato ogni cosa per liberarsi di lui e prenderne il posto con un altro uomo al suo fianco che potesse manovrare come intendeva. Tutto quello che aveva fatto ora era vano, niente sarebbe cambiato rispetto a prima, abbassò la testa in segno di resa, ma non si sarebbe arresa.
Non invitati arrivarono anche i quattro delegati del principe.
Come loro solito non si persero in convenevoli. Felice di vederla ristabilito, lord Aram. Ricorda il nostro incontro? Conosce il motivo per cui siamo qui? Parlava al lord ma guardava la lady.
So che state effettuando dei controlli, ero a letto quando siete arrivati ma mia moglie mi ha sempre tenuto al corrente. Gli rispose.
E’ vero, abbiamo molte cose da trasmettere al principe e non appena le strade saranno praticabili partirà un messaggero con i nostri resoconti. Noi dobbiamo rimanere, il nostro compito non è ancora finito. Concluse.
Ci potrebbe volere molto tempo prima che un cavaliere possa fare tanta strada. Rispose il lord.
Lo sappiamo, lord Aram. Fece un sospiro e una pausa. Ora doveva dare la comunicazione peggiore.
Vorrei che lei lasciasse liberi i suoi ospiti, abbiamo bisogno di parlare con lei e lady Lucy in privato. Gli disse a bassa voce.
Lord Aram provvide a lasciare tutti in libertà, sentiva una certa irrequietezza, quegli uomini erano delegati dal principe e non sembravano molto ben disposti.
Finalmente erano rimasti solo i lord. Il più anziano dei delegati consegnò una busta col sigillo del principe.
Lord Aram l’aprì incuriosito, con un leggere tremito nelle mani.
Lesse ad alta voce, così che anche sua moglie sentisse.
“A seguito dei dispacci che mi sono pervenuti e delle prove raccolte, lord Aram e lady Lucy sono immediatamente rimossi dalla posizione che ricoprono. I compiti di ordinaria amministrazione passano nelle mani dei presenti miei delegati che provvederanno a tutto con libertà di decisione su ogni questione, essi agiscono in nome e per conto mio.
Fino a quando non arriverà il nuovo lord a rilevare i compiti.
IL PRINCIPE REGNANTE.”


illustrazione di Donatella Casiraghi- diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

mercoledì 23 gennaio 2019

AGHATA


AGHATA

P. QUARANTA






Al palazzo di lord Aram settembre passò lentamente. I delegati del principe svolgevano il loro compito senza dare nessuna informazione sul loro operato. Lady Lucy era furibonda, inoltre lord Aram stava lentamente riacquistando parte di lucidità mentale e per la lady cominciava ad essere più difficoltoso comandare come si era abituata a fare.
Nella residenza invernale del principe settembre era trascorso all’insegna di vari colloqui che sir Cortan aveva con vari personaggi, alcuni li vedeva solo per poche ore, altri per pochi giorni, quello che non aveva ancora visto era il principe, era lì da un mese ma del principe nessuna traccia. I lord erano stati di parola, riceveva notizia di Aghata e lui, posando la mano sul cuore sentiva che stava bene, il desiderio di rivederla era come una fitta che gli trapassava il costato. Non l’avrebbe mai più lasciata, mai più, per nessun motivo.
Ottobre era quasi finito nella solita routine, lady Lucy impazziva dall’impazienza, suo marito stava riprendendo sempre di più in mano le redini del comando e quei maledetti delegati non avevano ancora finito il loro lavoro.
Era una giornata fredda e ventosa, sugli alberi non era rimasta nemmeno una foglia e dai rami piegati dal vento sembrava scaturire un suono che dilaniava il cuore, ma lady Lucy non sentiva altro che la sua pazzia.
Decise di raggiungere i delegati nel loro studio, senza farsi annunciare. Davanti alla porta bussò e non sentendo nulla entrò. Quattro teste si alzarono dai loro registri e tutti gli occhi si puntarono su di lei. La donna prese fiato e li raggiunse mentre quelli nascondevano alla vista quello che avevano davanti, cosa che irritò maggiormente la donna.
Buon pomeriggio, lady Lucy, cosa possiamo fare per lei? Era sempre il più anziano a prendere la parola.
Buon pomeriggio a voi, chiedo scusa per il disturbo ma volevo informazioni. Il tuono della sua voce era sempre dolce.
Che tipo di informazione desidera, mia signora? Le parole erano gentili ma il tono era molto formale.
Siete qui da parecchie settimane, avevate detto che il vostro lavoro si sarebbe risolto in breve tempo, ci sono dei problemi che devo conoscere? Chiese gentilmente.
Nessun problema, lady Lucy, solo interruzioni causate da vari intoppi.
La donna alzò una sopracciglia in attesa di sapere il seguito.
L’uomo più anziano continuò. Purtroppo ci sono problemi di salute che ci hanno costretto a rimandare molti lavori, inoltre il freddo e l’umidità ha reso pericoloso affrontare certi luoghi, speriamo che il gelo che sta arrivando non ci costringa a rimanere fino alla primavera. E’ forse un problema per voi e lord Aram? Disse gentilmente.
Mio marito ed io siamo felici di ospitarvi, su questo non si discute. Rispose la donna.
Allora è tutto a posto, siamo ben accuditi, proseguiamo il nostro lavoro nella massima libertà e non possiamo chiedere di più. Buon pomeriggio lady Lucy. E riprese a leggere quello che aveva davanti.
La donna fremeva, si sentiva prigioniera in casa propria e non poteva fare niente per liberarsi da quella catena. Buon pomeriggio a voi, fatemi sapere se vi serve altro. E uscì.
Nel mese di novembre non ci fu molto di diverso, a parte un fatto accaduto a sir Cortan. Era circa metà mese, aveva trascorso una giornata con alcuni uomini che lo avevano assillato più del solito con domande che riteneva vuote e senza senso, alle quali aveva cercato di rispondere con educazione. Era stanco di quella situazione, si chiedeva spesso cosa ci facesse lì, lontano da tutto e da tutti, sentiva che c’erano cose che non gli venivano dette e lui, uomo di specchiata virtù soffriva nel rendersi conto di essere usato per scopi a lui ignoti, perché questo lo aveva capito, lui serviva per qualcosa che non gli avevano ancora rivelato.
Corrucciato e nervoso entrò nella sua stanza. Chiuse la porta e si bloccò di colpo. Nel suo letto c’era una splendida fanciulla. Lui rimase dov’era. Chi è lei? Che ci fa nel mio letto? Il tono non era dei più amichevoli.
Sono miss Elle, sono qui per lei. Così dicendo si mise a sedere mentre il lenzuolo le cadeva e lasciava scoperti magnifici seni. Era impossibile anche per lui non rendersi conto di quanto fosse bella, coi capelli bruni e gli occhi scuri, la pelle bianchissima era una rarità.
Ora scendo nel salone a bere un boccale di vino caldo. Quando risalgo non la voglio trovare qui, e non ritorni. Uscì senza aver fatto nemmeno un passo oltre la porta.
Rimase coi soldati per un’ora, non voleva rischiare di ritrovarla ancora là. Si decise a risalire, aprì la porta e trasse un sospiro, se ne era andata.
Andò nello spogliatoio e si preparò per la notte. Si distese nel letto aspettando il momento di risentire il cuore della sua amata ma quello che vi trovò fu il profumo di quella ragazza. Si rimise in piedi e con rabbia tolse le lenzuola, le buttò fuori dalla porta e quella notte dormì davanti al camino, così come in passato aveva fatto Aghata. Sorrise mentre il suo pensiero andava a lei, il tempo stava passando, anche se lentamente e la sua felicità sarebbe presto stata completa.
Buonanotte, miss Aghata, amore mio.


illustrazione di Donatella Casiraghi - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

martedì 22 gennaio 2019

AGHATA


AGHATA

P. TRENTANOVE







Le voci dell’arrivo dei delegati del principe si erano diffuse rapidamente. Le stanze erano state preparate e le cameriere da destinare al loro servizio erano state scelte dalla governante con estrema attenzione.
Arrivarono a palazzo il venti settembre sotto un acquazzone terribile. Erano in quattro, come si aspettavano, e vennero fatti subito accomodare nei loro alloggi.
Avrebbero cenato con i lord per metterli al corrente di quello che intendevano fare per poi iniziare subito il loro compito.
La cena era solo per loro sei. Lord Aram era piuttosto stralunato ma riusciva a mantenersi eretto e a fare qualche discorso, lady Lucy interveniva spesso e faceva molto bene la parte della moglie devota e preoccupata.
Domani inizieremo il nostro lavoro, mentre il delegato più anziano andrà a controllare i registri dal vostro scrivano, noi controlleremo il palazzo, ultimamente si sono verificati dei crolli in vari palazzi e il principe non vuole che si ripeta, per questo siamo qui. Dopo andremo anche in altri luoghi. Vi dico questo perché non voglio che pensiate che sarete gli unici ad essere sotto osservazione. Ora ci ritiriamo e vi ringraziamo per l’ottima accoglienza, anche le stanze che ci avete riservato sono di nostro gradimento, ne terremo conto nel nostro resoconto finale. Salutarono di nuovo e se ne andarono.
Lord Aram si rivolse a sua moglie. Mia cara, perché sono qui? La donna lo guardò e addolcì lo sguardo. Fanno solo dei controlli, non ti devi dare pena, se ne andranno presto, lo sai bene che abbiamo tutto a posto. Chiamò la cameriera e lo fece accompagnare nelle sue stanze.
Lei rimase seduta a pensare. Non aveva creduto nemmeno ad una parola di quello che avevano detto quegli uomini, la sua frustrazione cresceva ogni giorno di più, sapeva che non poteva esporsi con la delegazione, erano mandati dal principe ed erano intoccabili, doveva fare in modo che se ne andassero al più presto. Ma cosa volevano veramente? Cosa cercavano? Qualcuno aveva parlato con i lord? Il suo sospetto si ingigantiva e avrebbe voluto frustare qualcuno per farlo parlare e lo avrebbe fatto, oh se lo avrebbe fatto! Non appena quelli se ne fossero andati. Si ricompose, doveva fare buon viso e lo avrebbe fatto, nessuno poteva distoglierla da quello che voleva, nessuno!
Al castello del principe sir Cortan non riusciva ad adattarsi. Non capiva cosa volessero da lui, aveva il sospetto che lo volessero lontano dal territorio di lord Aram e nient’altro. Passava le giornate parlando con persone sconosciute di vari argomenti. Era ricorrente che gli chiedessero cosa pensasse di varie situazioni, come si sarebbe comportato in talune circostanze, come avrebbe deciso varie dispute, si sentiva ogni giorno sotto esame. L’unico beneficio era che il tempo trascorreva e i sei mesi sarebbero finiti. Era trattato come un ospite di riguardo, non gli mancava nulla ma gli mancava tutto. Quando si sdraiava la sua mano correva al petto ad ascoltare il battito dell’altro cuore e, finchè lo avesse sentito battere sereno lui avrebbe mantenuto la parola e continuato il suo compito.
Aveva chiesto di potersi allenare per mantenersi in forma anche fisicamente, tutte quelle chiacchiere lo stordivano, lui era un uomo d’azione e sapeva bene che non era fatto per sottili giochi di potere, anche se fino a quel momento nessuno gli aveva chiesto di fare o dire qualcosa che non fosse quello che lui voleva.
C’erano molte belle fanciulle e, come succedeva nel palazzo di lord Aram anche qui c’erano vari amoreggiamenti, qualcuna aveva provato a farsi avanti, a fargli capire la disponibilità ma lui aveva sempre rifiutato con garbo, nessuna avrebbe preso nemmeno per un istante il posto di Aghata, la sua dolce ragazza. Ogni volta che la pensava la sua cicatrice gli doleva, avrebbe voluto sentire le sue labbra mentre baciavano quel segno che tanto lo aveva condizionato, si chiedeva spesso cosa amasse di lui quella splendida fanciulla, forse lei vedeva qualcosa che lui non riusciva a trovare, ma non gli importava, gli importava solo che la primavera arrivasse in fretta per andare a riprendersela.
Venne raggiunto da un paggio del principe. Sir Cortan, Sua Altezza domani parte per la residenza invernale per alcune settimane e chiede la sua compagnia, si faccia trovare pronto.
Mentre sir Cortan, senza nemmeno rendersene conto imparava dettagli che fino a quel momento lo avevano solo sfiorato Aghata trascorreva il suo tempo in solitudine.
Sara era stata felice di rivederla, avrebbe voluto chiederle di lei ma la governante era stata categorica: nessuna di loro doveva fare amicizia con Aghata, per questo passavano poco tempo insieme e la serva era felice di vedere che la sua amica stava bene.
Aghata passava il suo tempo nella stanza delle cameriere personali della lady, non faceva null’altro che stare seduta, questo la intristiva ma non poteva farci niente. Nessuna osava fare domande, tutte avevano visto come la loro padrona si era incattivita negli ultimi tempi e non avevano nessuna intenzione di incorrere nella sua ira che ben conoscevano.
I delegati del principe avevano iniziato i loro compiti. Erano lì già da dieci giorni e, tranne che formali saluti ai padroni di casa non si mischiavano con nessuno. Lady Lucy aveva provato velatamente a conquistare la loro fiducia o interrogare qualcuno già sentito da loro, ma aveva trovato un muro di omertà.
Mantenere la calma, per lady Lucy diventava sempre più difficile.


illustrazione di Donatella Casiraghi - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

lunedì 21 gennaio 2019

AGHATA


AGHATA

P. TRENTOTTO






Raggiunse la stanza di suo marito e quello si era già appisolato. Aveva strappato il sigillo e lei prese il foglio.
“Il consiglio informa la Signoria Vostra che fra una settimana arriveranno quattro delegati del principe a controllare i registri e le strutture del palazzo. La Signoria Vostra è pregata di preparare stanze degne al loro lignaggio e uno studio dove possano riunirsi. Dovranno avere libero accesso in ogni angolo del palazzo e di tutto il territorio che loro decideranno, dovranno essere trattati con la massima cura e risponderanno soltanto a Sua Altezza del loro operato. Con ossequi. Il consiglio dei lord.”
Lady Lucy teneva in mano quel pezzo di carta mentre il suo cervello ribolliva di rabbia e di frustrazione. Non era mai successo che il principe mandasse degli ispettori e questo la rendeva furiosa. Possibile che sorgesse ogni giorno qualche problema? Lord Aram russava sonoramente e lei lo guardò con disgusto, ogni responsabilità era sulle sue spalle e lo aveva tanto desiderato, ma non aveva immaginato che potesse essere così difficile portare a termine il suo piano. Sembrava che da quando sir Cortan se ne era andato ogni cosa prendesse una piega inversa a quello che lei desiderava.
Si fermò davanti alla finestra a guardare fuori. Non vedeva gli alberi che si stavano spogliando o il vento che cullava le fronde, o le nuvole che si rincorrevano beate nel cielo infinito accogliendo stormi di uccelli migratori che formavano disegni scuri sull’azzurro del cielo. Non vedeva altro che quello che si era prefissata. Ci mancava così poco per ottenerlo ed ora questo intoppo. La sua mente ferveva e cercava soluzioni, le avrebbe trovate, come sempre, ne era sicura. Rimase parecchi minuti ad osservare il vuoto fuori dalla finestra ascoltando il russare di suo marito.
Con uno scatto ritornò verso il letto ad osservare quell’uomo che odiava e disprezzava. Mise il messaggio sul tavolo e scese nel suo appartamento. Aprì lo scomparto delle fiale e ne prese una. Non avrei mai pensato di doverla usare. Disse a se stessa, se la infilò nella scollatura, in mezzo ai seni e risalì da suo marito.
Svegliò suo marito e ordinò alla cameriera di portare loro il tè. Lord Aram aveva ancora la mente piuttosto annebbiata ma era piacevolmente sorpreso di quell’incontro. Lady Lucy lo aiutò a tornare a letto e fece portare via il vassoio. Ci sarebbero voluti alcuni giorni perché suo marito ritornasse un pochino in sé, odiava doverlo ammettere ma aveva ancora bisogno di lui, anche se sapeva che lo poteva manipolare a suo piacimento.
Arrivarono i due capitani che aveva mandato a chiamare e li mise al corrente dell’arrivo dei delegati del principe, diede loro istruzioni e li congedò senza aggiungere nemmeno uno sguardo.
Istruì anche la governante e la congedò velocemente.
Ora doveva sistemare quella piccola sgualdrina. Attraversò vari corridoi prima di giungere davanti alla porta sorvegliata da due guardie. Entrò e trovò la ragazza seduta al solito posto davanti alla finestra con Ghiro sulle gambe. Il gatto scattò in camera, come se presagisse niente di buono.
Aghata si alzò e fece un lieve inchino. La donna la osservava, avrebbe voluto scorgere almeno un segno di infelicità su quel bellissimo volto ma non ebbe soddisfazione e questo la fece infuriare ancora di più. Aveva quasi toccato il limite dell’autocontrollo e non vedeva l’ora di sfogarsi su qualcuno.
Ti trovo bene, vedo che ti piace stare qui. Le disse dolcemente la donna.
Come può stare bene una prigioniera. Le rispose la fanciulla.
Le due donne si fissavano da debita distanza, la più vecchia fece alcuni passi e si avvicinò. Entrò anche sir Forsal e affiancò la lady.
Ci sono dei cambiamenti che ti devo comunicare. C’è in arrivo una delegazione del principe per alcuni giorni, rimarranno nostri ospiti e controlleranno il palazzo e non ti devono trovare qui. I suoi occhi non si staccavano dal viso della ragazza. Da domani riprenderai servizio come mia cameriera e non dirai niente a nessuno della tua situazione, altrimenti sir Forsal farà visita ai tuoi genitori e ti porterà le loro teste!
Gli occhi verdi di Aghata si fissarono in quelli della lady e, come sapeva fare lei riuscì a leggerle la mente, quello che vide la spaventò, quella donna aveva macchie di pazzia nella mente, di cattiveria e di vendetta. Quello che più spaventò la giovane fu constatare che quella donna non aveva freni inibitori, doveva averli persi da tempo. Cercò di mantenersi calma ma il suo cuore accelerò pensando ai suoi genitori, al desiderio grande che aveva di rivederli. Non avrebbe fatto nulla per metterli in pericolo, era certa che sir Cortan sarebbe arrivato e lei lo avrebbe atteso a costo di qualsiasi sacrificio.
Farò ogni cosa mi ordinerà, lady Lucy. Le rispose semplicemente.
Seguirai gli ordini della governante e parlerai solo con lei. Alla prima mossa falsa ordinerò a sir Forsal di dare seguito a quello che ho detto.
Non aspettò nemmeno un secondo, le girò le spalle e uscì insieme al suo amante.
Cosa succede, mia cara? Le chiese il capo della sua scorta.
Niente di cui preoccuparsi, dobbiamo solo avere più pazienza, tutto andrà come stabilito. Ti aspetto nella mia camera stasera dopo il pasto. Gli disse accarezzandogli il viso.

Illustrazione di Donatella Casiraghi. Diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

domenica 20 gennaio 2019

IL PAESE DEI PAZZI


IL PAESE DEI PAZZI



C’era una volta, ma c’è ancora oggi, un paese meraviglioso. Era abitato da tanta gente strana ed era relegato sotto una immensa bolla trasparente dalla quale nessuno poteva uscire. Sulla cupola di quella bolla c’era una grande insegna sempre accesa perché tutti dovevano sapere. Lampeggiava di luci colorate a seconda se fosse chiaro o buio e recitava “IL PAESE DEI PAZZI”.
Fuori da quella bolla la gente si dannava per vivere. C’era chi lavorava 20 ore al giorno, chi si prostituiva per pagarsi l’abito firmato, chi faceva il politico e fregava tutti quanti, chi rubava, chi predicava il bene e si comportava al contrario, chi faceva guerre per dimostrare la superiorità e, soprattutto c’era una gara a chi fosse il più furbo in assoluto.
Nel Paese dei Pazzi, invece, tutto questo non esisteva. Ognuno, dentro quella bolla poteva fare quello che desiderava, alla loro vita e alla loro sussistenza ci pensava la Regina dei Pazzi. Faceva freddo e si voleva uscire in pigiama? Volevi danzare appeso ai rami di un albero? Avevi fame alle tre di notte? Nessun problema, non c’erano limitazioni tranne una, e su questa la Regina era inflessibile: potevi fare tutto quello che ti pareva ma nel RISPETTO degli altri. Una semplicissima regola da seguire, soltanto una, ma funzionava alla grande.
Erano derisi da quelli che stavano fuori. I “sapientoni” erano stati soprannominati dai matti, quelli che erano disposti a tutto pur di emergere e avere successo, costi quel che costi. Avevano perduto il senso della misura.
Le loro vite scorrevano in parallelo senza mai incontrarsi e tutti ne erano soddisfatti.
Un giorno un bambino bussò per entrare nel Paese dei Pazzi e chiese di parlare con la Regina che lo ricevette volentieri.
“Cosa vuoi, piccolo uomo?”
Il bambino si guardò, mai aveva pensato di essere un piccolo uomo, tutti gli dicevano che aveva una grande mente e che avrebbe avuto molto successo nella vita.
“Voglio venire a stare con voi.”
“Perché?”
“Perché là fuori, sono tutti matti!”
“Ohibò! Non è che ti stai sbagliando, piccolo uomo? E’ questo il Paese dei Pazzi.”
“Regina, io sono un bambino ma voglio crescere e vivere LIBERO, e questo lo posso fare solo qui, là fuori non esiste più Libertà, sono tutti impazziti per il denaro, il potere, il sesso, e perfino per la tecnologia. Io voglio essere solo un bambino che cresce in un mondo migliore, e questo mondo è proprio qui con voi.”
“Sei sicuro di voler essere un mio suddito? Qui sono io la Regina, le regole le faccio rispettare.”
“E’ proprio perché voglio delle regole da rispettare, e che TUTTI rispettino che desidero stare qui, ti prego, Regina, non rimandarmi là fuori.”
La Regina lo accontentò e venne accolto nel Paese dei Pazzi. Fu un successo l’averlo accolto, perché quel bambino, crescendo imparò i veri valori della vita e alla fine, con l’esempio e il suo comportamento RISPETTOSO divenne il Re dei Matti, affinchè la storia non avesse mai fine.


illustrazione dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

venerdì 18 gennaio 2019

AGHATA



AGHATA

P. TRENTASETTE






Il castello del principe non era particolarmente distante. Ci vollero quattro giorni a cavallo per raggiungerlo. I quattro lord che accompagnavano sir Cortan, mano a mano che si avvicinavano ai loro territori deviavano per tornare a casa, soltanto uno, lord Pourtel lo avrebbe accompagnato fino alla sua destinazione.
Si profilò la sagoma in lontananza, con le sue torrette e i merli che si distinguevano nonostante la pioggia stesse crescendo di intensità. Erano fradici quando entrarono nella principesca dimora e lasciarono i cavalli. Furono condotti nel salone dove trovarono un fuoco caldo e abiti asciutti, finalmente poterono mangiare e bere in attesa di ricevere l’invito del consigliere del principe. In quel periodo sua altezza era assente.
Sir Cortan era stanco, teso e non vedeva l’ora di portare a termine quel compito ingrato per poter rivedere Aghata, soltanto lei gli interessava.
 Lord Pourtel lo salutò, doveva raggiungere il suo palazzo, il suo compito era terminato.
Un servo accompagnò sir Cortan al suo alloggio, una stanza con un letto e uno spogliatoio. A lui non serviva molto, venne istruito sull’orario dei pasti che avrebbe consumato in solitudine a meno che ricevesse altri inviti. Lo stesso servo rimaneva a sua disposizione per aiutarlo ad orientarsi nei primi giorni. Era solo primo pomeriggio, uggioso e grigio. Si tolse le vesti, si diede una ripulita e finalmente potè indossare abiti più consoni ai suoi gusti. Ed ora? Cosa avrebbe dovuto fare? Si stava innervosendo, non era abituato a rimanere inattivo. Si sdraiò sul letto con la mano sul cuore ad ascoltare il battito della donna che amava, per fortuna si addormentò pensando a lei.
Nel palazzo di lord Aram le cose erano ben diverse. Lady Lucy aveva problemi a mantenere la sua autorità, era una donna e come tale ne risentiva. Aumentava punizioni e norme ma capiva che qualcosa le stava sfuggendo. Era con i suoi due capitani nella sua stanza privata.
Cosa sta succedendo in casa mia? Siete i miei più fidati consiglieri e non riuscite a tenere tutto sotto controllo! I due uomini, ormai avvezzi ai suoi sbalzi d’umore aspettavano che si calmasse. Sir Forsal fu il primo a parlare. Non possiamo costringere i contadini e i pastori a lavorare più di quanto fanno, se non finiscono il raccolto rimarranno senza cibo per l’inverno, visto che abbiamo requisito loro quasi tutto. Si prevede un inverno rigido, con ghiaccio e neve non possiamo farli morire di fame e di freddo.
La donna lo fulminò con lo sguardo. Nemmeno qui vogliamo morire di freddo e di fame!
I tre presenti erano i pochi, oltre a pochissime altre persone ad essere a conoscenza della presenza di Aghata. Alla fanciulla era stata riservata una piccola ala del palazzo, due guardie erano sempre alla porta e veniva servita direttamente dalla governante. A parte la libertà non le mancava niente. Aveva anche un gatto che le faceva compagnia, lo aveva chiamato Ghiro perché dormiva sempre. Le sue finestre davano su un piccolo spiazzo che confinava con un folto bosco. Anche il sole non batteva mai sui vetri di quella stanza. Aghata si sedeva spesso su una panca del piccolo corridoio con Ghiro sulle gambe e passava ore a guardare fuori, gli stessi alberi che cominciavano a perdere le foglie, la pioggia che ogni giorno sarebbe arrivata, poi la neve, poi… il suo sguardo si intristì. Quanto tempo avrebbe passato lì dentro? Quando sarebbe arrivato sir Cortan? Era sicura che sarebbe arrivato, sapeva bene che lei era solo l’esca per attirarlo lì. Per questo non le facevano mancare niente, nemmeno lady Lucy voleva incorrere nelle ire di sir Cortan se solo le fosse capitato qualcosa. Non lo avrebbe ammesso nemmeno col diavolo ma, fino a che non avesse visto il suo nemico penzolare da una forca non sarebbe stata tranquilla. Lo sapeva anche Aghata. La fanciulla sospirò, era solo questione di tempo, ma non poteva sapere di quanto tempo.
Settembre era sempre stato un mese di grande lavoro per i contadini e i pastori, chi si intendeva di consuetudini aveva previsto un inverno molto rigido. Aveva già cominciato a piovere spesso e nei campi il rimanente dei raccolti stava marcendo, dovevano affrettarsi, ogni uomo, donna, bambino lavorava alacremente per approvvigionarsi il più possibile.
A palazzo giunse un messaggero dei lord chiedendo di lord Aram. Fu accolto da lady Lucy.
Devo consegnare un messaggio a lord Aram. Disse il nuovo arrivato.
Può consegnarlo a me. Gli sorrise la lady.
Ho ordini tassativi di consegnarlo direttamente nelle mani del lord. Insistette quello.
La donna si stava innervosendo ma mantenne il solito contegno. Temo dovrà aspettare che lord Aram si svegli, ultimamente la sua salute lascia un po’ a desiderare. Si rifocilli mentre vado a controllare. Fece un lieve cenno col capo e uscì.
Entrò come una furia nella camera di suo marito. L’uomo era seduto con una pila di cuscini dietro la schiena. Da alcuni giorni non gli dava la dose di veleno, aveva bisogno che fosse parzialmente lucido per motivi che ancora non aveva rivelato a nessuno, ed era stata una fortuna visto l’arrivo del messaggero.
Fece uscire la serva e si avvicinò al letto. Gli accarezzò la guancia provando ribrezzo che tenne ben nascosto. I lord hanno mandato un messaggero, deve consegnare la pergamena nelle tue mani, posso farlo salire? Lord Aram non aveva la mente lucida ma non avrebbe dato problemi. Lo accompagno da te, amore mio!
Il messaggero consegnò a lord Aram il rotolo col sigillo del consiglio dei lord. Lady Lucy tratteneva a stento l’impazienza, voleva conoscerne il contenuto ma quello sembrava aspettare risposta.
Mio marito deve riposare e lei deve riprendere il viaggio. Gli disse accompagnandolo fuori. Aspettò che col suo cavallo uscisse dal portone e corse di sopra per scoprire cosa conteneva il messaggio.

illustrazione di Donatella Casiraghi  - Diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

giovedì 17 gennaio 2019

AGHATA


AGHATA

P. TRENTASEI







La stanchezza ebbe la meglio sui pensieri e sir Cortan si addormentò di colpo.
La luce di un settembre ancora caldo entrò dalle finestre e un raggio di sole gli si posò sugli occhi. Li tenne chiusi, non voleva rischiare, si alzò, raggiunse i soldati per consumare la colazione con loro.
Non aveva idea di cosa avrebbe dovuto fare, così iniziò ad allenarsi insieme agli altri. Grondava sudore quando un servo lo raggiunse dicendogli che lord Sirus lo aspettava per il pranzo.
Fece in fretta e raggiunse il suo ospite. Fu sorpreso di vedere altri quattro lord seduti a tavola. Salutò e prese posto di fianco al padrone di casa.
Questi sono i lord che presiedono le riunioni più importanti, io non ne faccio parte ma ho l’onore di conoscerli tutti e di avere il loro rispetto, così come loro hanno la mia lealtà. Signori questi è sir Cortan, bandito dal territorio di lord Aram ed esiliato dopo aver perso la sfida con sir Mortenn, sfida alla quale ero presente e che posso assicurare essere truccata. Lord Sirus aspettò che si presentassero. Ho parlato loro della situazione di lord Aram e lady Lucy e di come la situazione non sia più sotto controllo. Disse parlando a sir Cortan. Il consiglio qui presente non desidera che la situazione degeneri ma non vuole nemmeno avviare un’azione troppo appariscente contro di loro, sarebbe troppo inopportuno per quello che rappresentano, capisce quello che voglio dire, sir Cortan? L’altro ascoltava attentamente annuendo. Ora veniamo al dunque, questo è il momento in cui vengo a riscuotere il mio credito. Sir Cortan era in apprensione ma faceva di tutto per non darlo a vedere, ancora non aveva capito dove volesse parare e questo lo rendeva inquieto, sapeva che aveva un debito enorme da risarcire e sperava di essere in grado di pagarlo senza troppa sofferenza, cominciava a credere che gli avrebbero chiesto un grosso sacrificio.
Nella stanza era calato il silenzio, tutti gli occhi erano puntati su sir Cortan.
Il consiglio vuole che lei diventi il lord che sostituirà lord Aram. Sir Cortan non capiva, quello che gli veniva chiesto era impossibile, lui era un semplice pastore che aveva la stoffa del soldato, non aveva i requisiti necessari e soprattutto non faceva parte di quelli che potevano ricoprire quel ruolo. Ritrovò la voce. Io non capisco, conoscete molto bene le mie origini e che non potrei mai essere riconosciuto come lord proprio di niente. Ancora frastornato guardava quegli uomini silenziosi che lo osservavano.
Conosciamo molto bene tutti i dettagli, e il consiglio ha trovato la soluzione. Gli rispose lord Sirus.
Si alzò il più anziano. Sir Cortan, questo regno ha bisogno di gente onesta e leale non di aguzzini che discreditano le nostre leggi e le nostre usanze, nonché i nostri amati regnanti. Lei raggiungerà il castello del principe, verrà istruito, so che sa leggere, affronterà sfide ed esami molto difficili e, alla fine, se il principe sarà soddisfatto la nominerà lord Cortan. Erano tutti in attesa della sua risposta. Sir Cortan non riusciva a capacitarsi di quanto gli veniva chiesto.
E miss Aghata? Che ne sarà di lei nel frattempo? Quanto dovrò stare lontano? E se venissero a conoscenza del piano cosa potranno farle? Diede voce a parecchi dubbi che aveva. Non era a lui che pensava ma alla ragazza che aveva scoperto di amare da poco e che le era stata tolta in modo atroce. Avrebbe preferito una disfida in campo di battaglia e non tutte quelle sottigliezze che non gli si confacevano.
Ci vorranno almeno sei mesi, se tutto procede come dovrebbe all’inizio della prossima primavere tutto potrà essere concluso, naturalmente la decisione finale spetta solo al principe. Aggiunse.
Sei mesi lontano da Aghata, non riusciva a sopportarlo. Si portò la mano al cuore e risentì gli altri battiti, tranquilli e dolci come sempre.
La voce di lord Sirus interruppe i suoi pensieri. Io ho garantito per lei, sir Cortan. Gli ricordò di nuovo il suo debito.
La cicatrice cominciò a fargli male, la tensione gli contorceva ogni nervo. Avrebbe voluto rifiutare e tornare nella casupola a fare il pastore con Aghata, non gli importava di diventare lord o di comandare un vasto territorio, non gli era mai passato nella mente. Stringeva i pugni e lottava contro se stesso, contro la sua coscienza, contro i suoi stessi princìpi. Era un uomo onesto e leale, uso a pagare i suoi debiti, sarebbe morto da tempo senza l’intervento di lord Sirus e non avrebbe potuto conoscere l’amore. Quello che gli veniva chiesto era un grosso sacrificio ma sapeva che non si poteva sottrarre. Avrò miss Aghata al mio fianco quando tornerò? Che sia lord o meno non mi importa, ma di lei sì!
Ha la nostra parola, sir Cortan. A miss Aghata non verrà fatto alcun male e riceverà sue notizie da parte di uno dei nostri uomini. Rimarcò l’anziano del gruppo.
Va bene, ma non più di sei mesi o io me ne andrò! Guardava negli occhi lord Sirus e gli trasmetteva un muto messaggio, quella era la sua parola, sei mesi della propria vita lontano dalla donna che amava per fare un lavoro che non aveva mai desiderato e tutto questo per pagare il debito che aveva nei suoi confronti, era più di quanto valesse il debito. Lord Sirus abbassò il capo in segno di assenso, si erano capiti.
Partiremo domattina. Ora può ritirarsi, sir Cortan.
L’uomo salutò tutti e uscì con la morte nel cuore, non era certamente quello che si aspettava di trovare al palazzo di lord Sirus. Cominciò a contare i giorni che lo separavano dalla sua donna fin da quel preciso momento.


illustrazione di Donatella Casiraghi - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti