giovedì 25 febbraio 2021

IL CANTO DELLA SIRENA

 IL CANTO DELLA SIRENA



E’ il tempo della luna piena, tempo di rinnovamento e di amori. Lo scoglio che affiora dall’acqua salata è lì che attende la sirena. Il suo canto d’Amore si innalza verso la luna, anche lei vorrebbe conoscere carezze, abbracci e baci sfioranti i capelli. Nessuno risponde al suo canto, nemmeno i delfini che spesso le fanno compagnia. Anche loro stanno a parlare con la luna, anche loro si sfiorano la pelle e si baciano. Troverò mai qualcuno che mi ama? Sospira la sirena. Alcune stelle cadenti sembrano tuffarsi fra le onde e si riflettono sull’argentea corazza che risplende alla bianca  luce che viene dal cielo. La coda accarezza le onde, la spuma riflette gli occhi scuri della sirena, il suo cuore anela all’amore e il suo canto si fa disperato.

Notte di luna piena che senti il mio dolore, esaudisci il mio desiderio, fammi conoscere l’amore, asciuga le mie lacrime amare e non falle affondare nel mare, fa che l’alba mi porti conforto, fa che il buio della notte sparisca e che la mia Anima non perisca, non prima di un’alba dorata che mi faccia sentire un po’ amata.

La sirena lascia le sue lacrime sullo scoglio, mentre si tuffa negli abissi del mare, e la luna, traditrice non risponde al suo dolore.

Pensiero di Milena Ziletti - ispirato dall'immagine della pagina fb di Elfi, fate e ondo incantato

martedì 23 febbraio 2021

BUONANOTTE

 BUONANOTTE




Come ogni sera, nel silenzio ovattato, immersa nel buio dell’universo ascolto le stelle cantare. Una melodia che viene dedicata alle anime gentili, a quelle che sanno volare cercando l’emozione della tranquillità delle sera che poi si trasforma in notte. Pensieri ed emozioni leggeri come piume danzano e si rincorrono mentre gli occhi si chiudono in cerca di sogni. Fanno solletico e fanno sorridere le labbra le piume intrise di polvere di stelle che si divertono a solleticarci. Sono carezze gentili, soffici, che passano dalla pelle all’Anima mentre la musica delle stelle ci canta la sua ninna nanna. Che buona notte sia, per tutto il creato.

pensiero di Milena Ziletti - ispirato dall'immagine della pagina fb di Elfi, fate e mondo incantato

domenica 21 febbraio 2021

KATY

 

PENSIERO ISPIRATO

(dall'immagine)

Katy



Il grande guerriero, seduto sul trono del suo regno è pronto a partire. La battaglia che lo aspetta sarà dura, la corazza è indossata, le armi sono pronte. La forza che sprigiona farà paura ai nemici, ma ancora non è pronto a partire. Le mancherà la sua schiava preferita, quella dolce fanciulla che suona per lui ogni volta che glielo chiede. Ha la dolcezza nel viso e nello sguardo, un corpo divino che lui conosce molto bene, è la sua schiava, dopotutto, e lei obbedisce ai suoi ordini. Ah se non fosse il capo di quelle terre! Sì, se non lo fosse non esiterebbe a chiamare un frate e sposarla, ma il suo rango non glielo permette. Sospira, il capo guerriero, sa bene che forse non tornerà dalla battaglia che l'aspetta. Si alza dallo scranno e le si avvicina, le accarezza i capelli mentre le note dolci della piccola cetra smettono di riempire la stanza. La giovane alza lo sguardo, sanno entrambi di amarsi, sanno entrambi che è un amore che non potrà mai avere futuro, una schiva non sposa il comandante del territorio. "Mio signore, che gli dei ti accompagnino." Abbassa gli occhi umidi di preoccupazione e di speranza. Il guerriero prende il suo coltello e taglia una ciocca di capelli, li annusa e li mette sotto la corazza. "Tornerò, te lo prometto." Si volta e lancia il suo grido di battaglia. Il suo copro se ne va a combattere, ma il suo cuore rimane lì, fra le mani delicate della fanciulla

Estemporanei brevi racconti ispirati da immagini

Scritto da Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina di fb di Elfi, fate e mondo incantato

martedì 16 febbraio 2021

MISHA

MISHA

parte trentanove - ultima 



Sul suo letto, Misha smaniava, si lamentava, si sbracciava come se stesse combattendo contro dei draghi. Al suo fianco, Moliniana e Solidea usavano tutta la loro magia e le loro conoscenze per aiutarla. Ci fu un attimo di tregua e le asciugarono il sudore.

“Che sta succedendo, Moliniana?” Le chiese seria la regina delle fate.

La strega aveva un’espressione molto preoccupata. “Misha sta combattendo contro il veleno e l’incantesimo di Kloriana.” Le rispose.

“Tu non mi stai dicendo tutto! E’ venuto il momento che tu lo faccia.” Le disse.

Moliniana sapeva di non poter mentire a Solidea che era entrata nei pensieri della ragazza, era il momento della verità. “Da questa lotta, mia cara Solidea, la nostra Misha ne uscirà guarita o non ne uscirà affatto.” Le comunicò.

“Vuoi dire che sta lottando per vivere e che se non ci riuscirà morirà?” Le chiese spaventata, e non era facile spaventare la regina delle fate.

“Non solo, mia cara. Se non vincerà questa lotta e dovesse capitare il peggio, Boris ed io saremo cacciati da questo posto, abbiamo agito di testa nostra, senza il consenso dei nostri padri e non so cosa potrà accaderci.” Le confidò.

“Tue Boris avete giocato su questo senza interpellarci, avete tradito la nostra usanza, potevamo tenere Misha con noi, così com’era, lo sai che lo avremmo fatto.” Le rimproverò.

“Nonostante tutto io sono convinta che ce la farà. Non vi abbiamo messo al corrente per non farvi fare la nostra stessa fine in caso di sconfitta. E’ stata nostra, di Boris e mia la decisione su Misha, fin dall’inizio e sempre a vostra insaputa, per il vostro bene.” Le disse ancora.

“Misha merita la vita migliore che possa esistere, ed è quella di essere regina accanto all’uomo che ama, se così non fosse non starebbe lottando come una leonessa. Solidea, tu conosci la forza del vero amore? Hai mai visto quanti miracoli può fare? Non pensi che dopo tutto quello che questa ragazza ha fatto per il popolo al di là del portale meriti di essere felice? Non possiamo essere noi a scegliere per lei, sarà lei stessa a scegliere, sta a lei decidere se seguire l’amore o finire oltre il velo, e a quanto possiamo vedere sta combattendo proprio per tornare da noi.” Aggiunse Moliniana ancora convinta di essere nel giusto.

La ragazza riprese a lamentarsi, a urlare e dire cose senza senso. Perfino il suo viso sembrava cambiato. Stava soffrendo in modo atroce e nessuno poteva aiutarla, era lei che doveva decidere da che parte del mare approdare.

La strega e la fata rimasero accanto a lei per due giorni e due notti senza mai uscire, fino a quando Misha si addormentò. La regina delle fate fu lesta ad entrare nei suoi sogni mentre le accarezzava il viso. Moliniana vide due lacrime scendere dagli occhi chiusi della fata e attese che tornasse.

Entrambe le tenevano una mano quando Solidea si staccò dai suoi sogni. Non dissero una parola, i loro occhi parlavano da soli. Un solo pensiero passò dall’una all’altra ci è riuscita.

Finalmente uscirono e videro tutto il popolo seduto ad aspettare. Nessuno si alzò, nemmeno il re, sfinito dall’attesa.

“Noi pensiamo che sia finita, che Misha sia riuscita a liberarsi dal veleno e dall’incantesimo. Ora dorme serena e al suo risveglio scopriremo se la sua lotta ha portato i frutti sperati. Tornate ai vostri alloggi, basterà Boris e l’elfo a guardia. Anche lei, sire vada a riposare, ci sarà bisogno di lei quando Misha si sveglierà.” Disse Moliniana incamminandosi stancamente verso la sua casupola.

Erano passati undici giorni da quando il re era arrivato ed era venuto il momento di scoprire se ne era valsa la pena.

Un gesto gentile dell’elfo svegliò il re. “Dobbiamo andare.” E uscirono di corsa.

Moliniana e Solidea erano accanto alla ragazza che si stava lentamente svegliando, Boris non aveva resistito ed era entrato anche lui.

Il respiro leggero di Misha e il battito del cuore lento e calmo rendeva l’atmosfera tranquilla.

“Ora la sveglieremo.” Sussurrò Moliniana facendo cenno a Solidea di procedere.

Qualche lungo minuto prima che la ragazza aprisse i suoi splendidi occhi blu. Al principio non riusciva a vedere molto bene e un gesto della strega le tolse la patina davanti alle pupille. Misha si mise a sedere e osservò quei tre visi che la stavano guardando in modo così strano.

Sorrise. “Grazie Boris. Grazie Moliniana. Grazie Solidea. Sono felice di vedervi.” Disse ai suoi amici.

Il sospiro di sollievo dei tre si sentì anche fuori dalla casupola e rincuorò tutti quelli che stava ad aspettare.

“Sta andando bene.” Disse l’elfo al re. “Dobbiamo andare.” E lo trascinò via di forza.

Passò tutta la giornata e Misha non era ancora uscita. Stava mettendo ordine nei suoi pensieri e nei suoi ricordi con l’aiuto di tutti. Finalmente, anche l’ultimo tassello andò al suo posto, era notte e in quel posto sconosciuto agli umani si stava avverando qualcosa che nessuno avrebbe mai saputo e nemmeno creduto possibile.

Non era stato facile per il re ubbidire e stare lontano da Misha, ma aveva dato la sua parola, e un re mantiene sempre la parola data.

Era una mattina luminosa, come sempre in quel posto. Il re conosceva bene il sentiero che portava allo stagno. Avrebbe voluto correre da lei, ma si contenne. Misha, anzi Michelle era al solito posto, e si specchiava nell’acqua dello stagno. Si fermò ad osservarla, sembrava che niente fosse diverso dalle volte precedenti fino a quando lei alzò il viso e gli sorrise.

“Benvenuto, sire.” Gli disse alzandosi e facendogli un inchino. “Sono felice che lei sia qui. Moliniana e Solidea mi hanno messa al corrente di quello che ha fatto per riportarmi alla vita. La ringrazio.”

Il re la raggiunse. Erano così vicini e gli occhi parlavano per loro. Lui l’abbracciò e la baciò come aveva sempre desiderato fare. La tenne stretta e le parlò assaporando il profumo di quei magnifici capelli viola.

“Ho trovato la ragazza che mi aveva promesso di salvarmi, ora la posso ringraziare e dirle che anch’io ho mantenuto la mia promessa io salverò te e il mio regno. Ricordi?”

Non riuscivano a sciogliersi dall’abbraccio e l’elfo, finalmente tranquillo li lasciò soli.

Trascorsero insieme gli ultimi giorni in quel mondo che presto avrebbero abbandonato, circondati da fate, elfi, gnomi, streghe, ninfe. E venne anche il momento dei saluti.

Era il momento di oltrepassare il portale. I due vennero incappucciati e accompagnati al luogo dell’appuntamento, dove il capitano e le guardie personali del re li stavano aspettando.

Moliniana tolse il cappuccio e osservò il viso bellissimo di Misha, lei sarebbe sempre stata Misha per la strega. “Ricordati di noi, Michelle, e sii felice.” Si allontanò in fretta per non mostrare le lacrime che una strega non avrebbe mai dovuto versare.

Il nutrito gruppo raggiunse il palazzo. Il capitano salutò Michelle e non resistette, l’abbracciò andando contro tutte le convenzioni. “Mi perdoni, sire, ma non ho resistito.” Disse felice.

Mancavano quindici giorni al ballo e nessuno era a conoscenza di quello che sarebbe avvenuto.

In una semplice cappella del palazzo reale, quel giorno un frate avrebbe unito in matrimonio re William e Michelle. Soltanto il capitano e Kara erano presenti alla cerimonia religiosa. Kara piangeva come una fontana e il capitano si sforzava di tenere un comportamento consono alla sua posizione.

Finalmente erano marito e moglie, re William e la regina Michelle.

I preparativi per la festa danzante erano stati ultimati, gli ospiti erano arrivati e aspettavano solo l’arrivo del re.

La musica si spense e il silenzio fu totale.

Sulla scalinata la coppia reale fece il suo ingresso.

“Il re e la regina.” Furono annunciati.

Scesero gli scalini tenendosi per mano mentre la musica riprendeva.

Raggiunsero il centro del salone, si fecero un inchino e diedero inizio al ballo e alla festa.

Niente per quel reame sarebbe più stato come prima. L’amore sarebbe sempre stato messo al centro di tutto.

E’ proprio il caso di dire e vissero felici e contenti e amati dal Popolo.

 

FINE.

Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati  - immagine dalla pagina fb di Elfi, fate e mondo incantato

venerdì 12 febbraio 2021

MISHA

 MISHA

parte trentotto



La ragazza si fermò e gli si mise di fronte. Lo osservava attentamente, corrucciando la bellissima fronte e gli occhi blu penetravano in quelli di lui.

Si portò la mano al centro del petto. “C’è qualcosa qui che mi preme, a volte mi manca il respiro e mi sembra di soffocare nel fumo di un incendio. Cerco di raggiungere le sensazioni ma svaniscono prima che le raggiunga. A te non succede mai?” Gli chiese.

Anche il re si portò la mano al centro del petto. “Sì, mi succede ogni volta che penso ad una ragazza speciale, bellissima, generosa al punto da avermi rubato il cuore.” Le rispose.

“Ora dov’è quella ragazza?” Volle sapere.

“La sto cercando.” Le rispose.

“Come vorrei essere io quella ragazza!” Sospirò.

“Perché Michelle vorresti essere tu?” Le chiese.

“Perché da quando ti guardo questo peso si alza e si abbassa, come se seguisse i battiti del mio cuore e poi, poi c’è qualcosa che non capisco.” Gli rispose.

In quel momento l’elfo arrivò e disse che dovevano rientrare. Per quel giorno era sufficiente.

“Ci vediamo presto, Michelle.” La salutò il re prima di allontanarsi con l’elfo.

La ragazza continuò per la sua strada mentre l’elfo accompagnava il re da Moliniana.

“Che cosa mi dice, sire?” Chiese la strega.

“Che voglio assolutamente riportarla da me.” Le rispose.

“Stanotte Salena entrerà nei suoi sogni e cercherà di far risalire alla memoria quello che lei oggi ha stuzzicato. Dovremo lavorare in questo modo, ci vorranno giorni ma sono fiduciosa. Ora si riposi, domani vedremo come andrà.” E senza che lui se ne accorgesse si addormentò dolcemente.

Il re si risvegliò e trovò acqua per lavarsi e la colazione. Appena ebbe terminato Moliniana lo raggiunse.

“Le porto buone notizie, sire. Salena è riuscita a far emergere alcuni ricordi sotto forma di sogni, la sua mente cerca ardentemente qualcosa a cui aggrapparsi, e appena quella piccola apertura nel blocco dell’anima che sente si allargherà tutto le tornerà alla mente come fossero sogni che poi io e le mie sorelle potremo farle vedere nello specchio dello stagno. Il giorno che si riconoscerà specchiandosi, sapremo che la meta sarà raggiunta.” Lo informò. “Siamo soddisfatte di come lei, sire si sta comportando, non deve essere facile.” Gli disse accompagnandolo fuori.

“Conosce la strada, ormai, sire. Vada con calma e si goda la bellezza di questo posto, non lo potrà fare mai più una volta che sarà uscito.” Gli disse prima di allontanarsi.

L’elfo lo seguiva senza essere visto ma il re sapeva che era lì.

Il re camminava su un sentiero ricoperto di tenero muschio, mentre uccelli variopinti cantavano leggeri nell’aria tiepida. Si chiese se in quel posto le stagioni fossero le stesse del suo mondo. Si fermò ad osservare le foglie appuntite e rosso fuoco di un albero che non aveva mai visto. Era tutto così diverso, perfino l’aria che si respirava lasciava un che di dolce in bocca.

Sentì Misha cantare e gli si allargò il cuore. Alcuni uccelli piccoli e variopinti le stavano intorno e intonavano con lei le note di una musica allegra.  Si fermò ad osservarla e lo stomaco gli si strinse dalla preoccupazione. Desiderava ardentemente che tutto finisse nel migliore dei modi, che potesse portarla con sé, ma aveva anche il terrore che alla fine, non ottenesse niente. Inspirò profondamente e la raggiunse.

Misha si accorse di lui e gli corse incontro con un gran sorriso. “Io ti riconosco! Ma non  ricordo il tuo nome.” Gli disse sfiorandogli il viso con una carezza.

“Hai ragione, Michelle, non mi sono presentato, sono William, e sono un principe.” Le rispose.

“Cos’è un principe?” Gli domandò prendendolo per mano e andando verso lo stagno.

Il re cominciò a parlarle di un principe rinchiuso in prigione da una strega cattiva e di una fanciulla che gli faceva visita. Le raccontò della vita fuori dal portale e lei non si perdeva una parola.

“E’ quella fanciulla che stai cercando?” Gli chiese.

“Sì, è proprio lei. La devo ringraziare. Sai una volta mi disse sono quella che ti salverà ed ha mantenuto la promessa. Vorrei  che lo sapesse che mi ha salvato.”Aggiunse stringendole la mano.

Trascorsero così la prima settimana, passeggiate, racconti, e Misha ogni giorno si ricordava di lui, del suo nome, delle storie che le raccontava, ed era felice di questo. Stare vicino a lui la rendeva leggera, e qualcosa al centro del suo petto cominciava a muoversi.

Anche quel giorno i due erano in riva allo stagno. Stranamente in silenzio. Il viso di Misha era serio e concentrato mentre si specchiava nell’acqua limpida. Nella sua mente un vortice di pensieri, immagini, ricordi, le facevano vorticare sensazioni  ed emozioni. Erano le emozioni che stava rincorrendo, che voleva raggiungere.

Si alzò in piedi seguita dal re. Aveva il fiato corto, come se avesse corso e guardava lo stagno, gli alberi, tutto quello che la circondava. Si avvicinò al re e gli rimase di fronte. Lo osservava e con la mano gentile gli sfiorava il viso, gli accarezzava i capelli mentre i suoi occhi chiedevano aiuto e dalla sua bocca non usciva un suono.

William rimaneva immobile, cercando di capire quale fosse la mossa giusta da fare. Ora la mano fresca di Misha gli sfiorava le labbra. Lui gliela prese e lasciò un tenero bacio proprio al centro del palmo e glielo richiuse. L’espressione incredula di lei era qualcosa che gli feriva il cuore. Da otto giorni le stava accanto, aveva visto dei progressi, ma il tempo scorreva inesorabile e lui, lui non resistette. La prese fra le braccia e la baciò sulla bocca. Prima con delicatezza e poi con tutto l’amore e la passione che provava e che così a lungo aveva trattenuto.

In principio Misha non capì, poi qualcosa le esplose nel petto e il ricordo di un altro bacio le salì al cuore, qualcosa si stava squarciando e, prima che potesse capire cosa fosse cadde svenuta, pallida da sembrare morta.

L’elfo si precipitò al suo fianco e di corsa arrivò anche Moliniana e Boris che trasportarono la ragazza nella sua stanza.

Cosa ho fatto? Pensò il re.

“Sei semplicemente un uomo innamorato.” Gli rispose l’elfo. “Io al tuo posto lo avrei fatto prima.” Aggiunse. “Vieni, andiamo a sentire come vanno le cose.” E si incamminarono.

Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina di fb di Elfi, fate e mondo incantato

giovedì 11 febbraio 2021

MISHA

 MISHA

parte trentasette



Lo gnomo era sudato e si asciugò la fronte col suo fazzoletto variopinto. Conosceva bene la strega e aveva capito che qualcosa bolliva nel pentolone della sua mente.

Si avvicinò e Moliniana con un gesto della mano creò una bolla che li isolava da tutto il resto. “Cosa ti frulla in testa, regina delle streghe?” Le chiese. “Le pagine del libro degli incantesimi continuano a riempirsi, io li leggo ogni giorno nella speranza di trovare qualcosa che possa aiutare la nostra ragazza, e forse c’è una possibilità!” Gli occhi le si illuminarono mentre i pensieri passavano dall’una all’altro. “E’ un rischio, un rischio per noi, perché dovremmo portare qui il re, e tu sai che questo è proibito.” Gli disse. “Perché dovremmo portare qui il re?” Volle sapere lo gnomo. “Il veleno che ha usato Kloriana entra in tutto il corpo ma non nell’anima, e lì c’è ancora tutta la sua vita, tutti i ricordi, tutto di tutto e c’è la possibilità che una forte emozione possa far emergere tutto quanto, tutto tranne i suoi poteri, quelli non potrà più averli, in compenso sarà una donna come tutte le altre. A questo serve il re, a risvegliare la sua anima. Lei lo ha amato e lui la sta cercando ovunque e tu sai quanto sia immensa la forza dell’amore.” Gli disse emozionata. Lo gnomo rimase in silenzio. “E se non succedesse niente di tutto questo?” Le chiese. “Almeno avremo tentato!” Gli rispose. “E cosa diranno quelli lassù se un altro essere umano oltrepassa il nostro portale?” Le chiese preoccupato. “Per questo te ne ho parlato, perché il rischio sarà solo tuo e mio, rischiamo di essere cacciati dal nostro mondo se non avremo successo. Tu sei pronto a rischiare?” Gli chiese.

Era davvero enorme il rischio, essere cacciati dal loro mondo li avrebbe condannati all’infelicità. In quel momento la punta di una lancia fece scoppiare la bolla. Il piccolo elfo si mise davanti ai due. “Fatelo subito!” Ordinò perentorio. Mai nessun elfo si era spinto così avanti, ma lui era stato l’ombra della ragazza da sempre, sia dentro che fuori il portale. “Fatelo, o sarò io a cacciarvi da qui!” Disse perentorio.

“La perderai, sai se lei ritroverà la memoria?” Gli disse la strega.

“Io non la perderò mai!” Le rispose l’elfo.

Non era stato poi così difficile decidere, tutti volevano il bene di Misha ma nessuno, tranne loro tre sarebbero stati messi al corrente della situazione.

A palazzo era stato organizzato un grande ballo. Il re aveva deciso di conoscere alcune ragazze nobili e adatte a diventare la regina. Lo faceva controvoglia, il suo cuore non poteva appartenere ad altri che alla ragazza che lo aveva salvato, ma i suoi doveri gli imponevano anche degli obblighi.

Il grande evento si sarebbe svolto a metà maggio, per la festa delle rose, e tutti i preparativi erano in corso.

Era seduto solo nella sala dei troni quando la porta si aprì e il capitano lo salutò con un inchino.

“Ho un messaggio per lei, sire.” Gli disse porgendogli un foglio.

“L’hai trovata!” Gli disse alzandosi emozionato dopo averlo letto.

“No sire, loro hanno trovato me. E’ disposto a seguire le istruzioni?” Gli rispose.

“E me lo chiedi?” Aveva lo sguardo splendente come non gli era mai capitato, il re, e il cuore che batteva veloce.

“Allora si faccia trovare pronto a mezzanotte, io l’accompagnerò fin dove mi sarà permesso. Nessun altro deve sapere o non se ne fa niente.” Gli ricordò il capitano.

“Non dubitare, mi troverai pronto.” E uscì dal salone senza voltarsi.

Con un sorriso compiaciuto anche il capitano se ne andò.

L’aria di metà aprile si era addolcita, ma di notte era ancora molto frizzante. Il re e il capitano, completamente avvolti in scuri mantelli avevano lasciato le mura del palazzo ed erano usciti.

Una luna che sembrava incantata teneva compagnia a miliardi di stelle che danzavano spensierate. I due uomini avevano seguito le istruzioni e attendevano nel posto stabilito. Gli uccelli notturni facevano da padroni e i loro richiami tenevano viva la notte.

Nessuno dei due si accorse che due gnomi e due elfi li avevano circondati.

Boris si fece avanti. “Benvenuti. E’ disposto, sire a ubbidire alle nostre richieste?” Gli chiese per esserne certo.

“Avete la mia parola.” Rispose senza esitazione il re.

“Si inginocchi, per favore.” E il re si inginocchiò. Lo gnomo gli mise in testa un cappuccio e, con un saluto al capitano si allontanarono per raggiungere il portale.

Torna con lei. Fu il pensiero del capitano mentre ritornava al suo alloggio.

Al palazzo era stato tutto predisposto per giustificare l’assenza del re e nessuno avrebbe avuto da dire. Il problema più grosso era stato convincere le sue guardie personali a non accompagnarlo, ma alla fine avevano dovuto cedere.

Il gruppo camminava silenzioso e il re era tenuto per mano da uno gnomo.

Era quasi l’alba quando arrivarono all’entrata del portale, e si fermarono.

“Sire, può ancora decidere di non continuare ma, se supera questo portale non potrà più tornare indietro.” Gli disse Boris.

“Sono pronto.” Gli rispose soltanto.

Il re nemmeno si accorse di essere entrato in un mondo a tutti gli umani sconosciuto. Solo quando Boris gli tolse il cappuccio e gli occhi si abituarono alla luce si rese conto di dove si trovava.

Davanti a lui Moliniana gli fece un inchino. “Benvenuto, sire. Mi segua per favore.” E lo precedette.

Il re aveva occhi spalancati su una luce limpida come non aveva mai visto, sui fiori, i colori, le farfalle. Ai bordi del sentiero fate e elfi lo osservavano, ora tutti sapevano il motivo della sua venuta.

Fu accompagnato nel villaggio delle streghe. Moliniana, Valeio capo dei folletti, Salena regina delle fate, Solidea regina delle ninfe e Boris erano tutti presenti in rappresentanza ognuno del proprio Popolo.

Erano tutti seduti in cerchio attorno al re. Lo osservavano, entravano nei suoi pensieri, nella sua mente, nella sua Anima, volevano essere sicuri che fosse proprio come era stato loro descritto.

Ad un gesto di Moliniana un piccolo vortice prese forma e li condusse dove in quel momenti stava Misha.

La ragazza, come faceva spesso era ai bordi dello stagno e si specchiava nell’acqua cheta per imprimersi il viso che vedeva. Era difficile per lei non riconoscersi, per questo si osservava spesso, ed ogni volta era come se si vedesse per la prima volta. Una inquietudine la pervadeva, si sentiva straniera, spaesata, ma poi bastava che le ali di una farfalla variopinta le sfiorasse una mano che tornava ad essere serena e felice di stare lì.

Tutto questo vedevano quelli nella casupola di Moliniana. Il re allungò una mano come per toccarla, aveva gli occhi lucidi. Lo aveva desiderato per così tanto tempo ed ora, finalmente era lì.

Il vortice si sciolse.

Il silenzio si protrasse per alcuni minuti. Tutti osservavano il re.

“E’proprio lei.” Sussurrò.

“No, sire, non è più la stessa. E gli raccontarono tutta la storia e di come speravano che la sua presenza potesse risvegliare i ricordi che Misha teneva bloccati nell’Anima.

“Cosa devo fare?” Chiese.

“Le vada incontro, come se la vedesse per la prima volta. Sia molto gentile, discreto. Le parli senza essere ossessivo o la farà spaventare. Racconti qualcosa che avete fatto insieme come se fosse una favola, trovi la porta che apre la sua anima o avremo fatto tutto questo per niente. Non avverrà subito, non sappiamo nemmeno se succederà. Le diamo due settimane del suo tempo, poi la riaccompagneremo fuori e non sentirà più parlare né di noi è di Misha. A proposito la chiami Michelle.”

Fuori, l’elfo dalla lancia appuntita aspettava il re per accompagnarlo da Misha. Non disse una parola al re, ma li avrebbe tenuti d’occhio, pronto ad intervenire se ce ne fosse stato bisogno.

Raggiunsero il sentiero che conduceva allo stagno e l’elfo sparì.

Il re era emozionato, quella ragazza gli era entrata nel cuore ancora la prima volta che l’aveva vista e, scoprire ora quello che aveva fatto per lui e per il suo popolo lo rendeva fiero, era la donna giusta per essere regina al fianco del re.

Si avvicinò lentamente e lei lo sentì. Alzò lo sguardo e gli sorrise. Nessun pensiero le passò nella mente. Il re si sedette accanto a lei cercando di mantenere un contegno regale, mentre avrebbe voluto abbracciarla e stringerla forte a sé.

Rimase in silenzio ad osservarla per parecchio tempo. Misha era assorta nel suo mondo e disegnava sull’acqua figure che subito sparivano.

Il re le si avvicinò. “Vuoi insegnare anche a me a disegnare sull’acqua?” Le chiese gentilmente, aveva la voce che gli tremava.

Lei fece cenno di sì. Gli prese la mano e, tenendola fra la sua iniziò a disegnare fiori nell’acqua verde.

“Mi chiamo William, tu hai un nome?” Le chiese con un sorriso.

“Michelle.” Disse soltanto. Aveva di nuovo imparato a parlare.

 

“Vuoi fare una passeggiata con me?” Chiese il re.

Lei si alzò e con un sorriso lo prese per mano.

“E’ un bellissimo posto, questo. Devi essere felice di stare qui.” Iniziò il discorso l’uomo.

“Sì, è bellissimo. Ci sto bene ma a volte non lo riconosco. Così come non riconosco il mio viso, ogni mattina è come se tutto fosse nuovo.” Gli rispose.

“Non sei felice qui?” Continuò il re.

“Cos’è essere felice?” Gli rispose.

Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina fb di Elfi, fate e mondo incantato

mercoledì 10 febbraio 2021

MISHA

 MISHA

parte trentasei



Febbraio era trascorso fra impegni istituzionali del nuovo re e grandi raffiche di neve gelata. Il re era stato nominato e regnava con polso fermo e magnanimo, come suo padre gli aveva sempre insegnato.

Si sentiva solo, il re, sapeva che avrebbe dovuto avere al fianco una regina. Come spesso gli capitava era solo nel grande salone del trono, in piedi di fronte ai due troni. Pensava alla sua fidanzata, a come sarebbe stata la regina perfetta. Al pensiero di quello che le avevano fatto strinse i pugni cercando di trattenere tutto il dolore che ancora lo pervadeva.

I suoi pensieri poi si spostavano su una ragazza bellissima che gli aveva promesso sono quella che ti salverà. Aveva mantenuto la promessa, anche lui gliene aveva fatta una non sarai tu quella che mi salverà, ma io salverò te e il mio regno. La ragazza medicina aveva mantenuto la sua promessa, ma lui non sapeva come fare per mantenere la sua.

Sentì aprirsi la porta, entrò il capitano con il resoconto della situazione alla prigione, soprattutto per quanto riguardava suo fratello.

Il re lo ascoltava distrattamente e non si accorse che il capitano aveva smesso di parlare, talmente era assorto nei suoi pensieri.

Il silenzio si protraeva, poi il re si sedette al grande tavolo e invitò il suo ospite a raggiungerlo.

“Non hai più saputo niente della ragazza medicina?” Gli chiese.

“Sire, tutto quello che so gliel’ho già detto. Nessuno può trovarla se non è lei o qualcuno che sta al di là del portale a dare notizie. Lei fa parte di quel mondo, non di questo. Manca molto anche a me.”Si lasciò sfuggire.

“La nostra legge dice che un re deve essere affiancato da una regina, ma io non so chi scegliere, ancora non ho dato nessun ballo, nessun proclama per cercare una moglie. Farò redigere un editto che mi dia qualche mese di tempo prima cercare una compagna, e spero ardentemente che nel frattempo, Misha torni.” Gli confidò il re.

“Anch’io vorrei che tornasse, sarebbe un’ottima regina per questo popolo. Quello che ha fatto per amore della popolazione la qualifica per la grande donna che è. Aumenterò gli sforzi per avere notizie.” Rispose il capitano prima di congedarsi.

Al di là del portale nulla era mutato.

La primavera si stava avvicinando e Misha continuava il suo sonno gentile. Come promesso, ogni giorno Boris si recava a trovarla e rimaneva con lei tutto il tempo che poteva. Le parlava, la supplicava di tornare da loro. Sentì entrare Moliniana.

“Forse ci sono novità” Disse la strega.

Lo gnomo balzò in piedi e spalancò i suoi grandi occhi sulla strega.

“Vieni, usciamo.” Gli chiese.

Si allontanarono su un viottolo dai bordi fioriti. Le farfalle li accompagnavano, era uno spettacolo meraviglioso ma lo gnomo non lo vedeva nemmeno.

Si sedettero su un masso al bordo di un piccolo stagno.

“Avanti Moliniana, parla!” Le chiese impaziente Boris.

La strega sospirò.

“Le mie sorelle ed io siamo riuscite a leggere qualche frase che si è ricomposta sul libro degli incantesimi ma non sapevamo capirle. Ci siamo rivolte più in alto, dove regna un mondo più perfetto del nostro, non lo avevamo mai fatto, non ci è mai stato concesso, ma stavolta ci hanno risposto.” Si soffermò sul viso concentrato dello gnomo prima di proseguire. “Ci hanno comunicato che potranno fare tornare Misha da noi ma non sarà più la stessa. Abbiamo due scelte: tenerla nel limbo dove sta ora o riaverla senza memoria. Non è colpa della ragazza, ma nostra che abbiamo disubbidito alle regole del nostro mondo istruendola con i nostri usi e le nostre capacità, non avremmo dovuto farlo, ma io sapevo che era necessario. Misha è un essere umano al di là del portale, non avrebbe mai dovuto superarlo. Siamo stati tutti noi a deciderlo e, alla fine abbiamo avuto ragione. Abbiamo ottenuto il nostro scopo, distrutto Kloriana, ripreso il libro degli incantesimi, e posto fine al rapimento dei bambini, nonché mettere sul trono il vero re. Sono ancora convinta che ne sia valsa la pena, ma ero altrettanto sicura che non sarebbe tornata, che non sarebbe sopravvissuta, ma tu l’hai salvata ed ora sta a te e me decidere cosa fare con lei.” Lo informò la strega.

“Cosa vuol dire che non avrà più memoria? Che non si ricorderà di quello che ha fatto?” Le chiese lo gnomo.

“No, Boris, molto di più, purtroppo!” Moliniana esitava. “Misha non solo non avrà più ricordi ma non avrà più la possibilità di usare la sua mente, sarà e rimarrà per sempre uno splendido corpo senza nient’altro.” Aggiunse.

Boris scattò in piedi come una furia. “Questa è una tortura, non possiamo accettarlo!” Si infervorò.

“No, piccolo amico, questo è il castigo per le nostre colpe, per quello che le abbiamo fatto.” Sospirò Moliniana. “Ti ricordi, Boris quando decidemmo di allevarla? Siamo stati tu ed io a deciderlo, e lo rifarei ancora, ma mai avrei immaginato che tu, alla fine la riportassi indietro. Lei doveva morire al termine della sua missione, lo aveva accettato. Siamo noi che non lo abbiamo voluto accettare. E’ stato un grosso sacrificio che ha fatto, meritava una seconda opportunità, ma lassù non sono dello stesso avviso. Vogliono la nostra risposta già domani. Nessun altro è al corrente di questo.” Terminò con le lacrime agli occhi.

I due rimasero parecchio assorti, osservavano l’acqua placida dello stagno mentre dentro di loro ribolliva una tempesta. Dovevano decidere, spettava solo a loro.

“Qual è il tuo parere, Moliniana?”

“Qual è il tuo parere, Boris?”

“Voglio che torni!” Disse lo gnomo.

“E così sarà!” Gli rispose la strega.

Strinsero un patto fra di loro, nessuno avrebbe mai saputo niente di tutto questo, era solo responsabilità loro e da soli ne avrebbero portato il peso.

Passarono pochi giorni e Misha si risvegliò. I suoi splendidi occhi blu si aprirono su un mondo che non conosceva. Accanto a lei Boris e Moliniana. Lei si sollevò a sedere e guardò i due visi così diversi fra loro, visi sconosciuti come lo era tutto ciò che la circondava.

Dovette intervenire Moliniana con tutta la sua capacità di strega per togliere la paura e l’ansia che invadevano la fanciulla.

La presero per mano e l’accompagnarono a vedere quello che era e che sarebbe stato per sempre il suo mondo. Le fate, gli elfi, gli gnomi, le ninfe,  le streghe, c’era sempre qualcuno accanto a lei, e mentre il tempo passava Misha imparava a vivere di nuovo.

Era passato del tempo, aprile aveva ravvivato i colori già bellissimo dei fiori e Misha godeva di tutto quello che aveva. Il suo sorriso era sbocciato come i fiori, il suo sguardo si apriva curioso su ogni farfalla, su ogni animale e piano piano imparava a riconoscerli, come una bambina che sta imparando a crescere.

Non parlava, non ne aveva più la capacità. Stava spesso ai bordi della pozza dove si rispecchiava, cercando di capire a chi apparteneva quel viso dolce dai lunghi capelli viola. Era serena, era circondata da tanto amore e lei era felice nel suo limbo.

Boris stava tagliando un tronco con tutta la forza delle sue possenti braccia, e ad ogni mazzata era un non è giusto, non è giusto. Non riusciva ad accettare che le loro colpe fossero ricadute sulla ragazza.

“Fermati Boris, o ti si staccheranno le braccia!” Gli disse Moliniana. “Avvicinati.” Aggiunse.

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martedì 9 febbraio 2021

MISHA

 MISHA

parte trentacinque



Boris rimase a lungo ad osservare quel viso così dolce e così bianco. I suoi bellissimi capelli viola erano ancora stupendi. Dio come gli sarebbe piaciuto vedere ancora i suoi splendidi occhi blu e il suo sorriso. Sentiva montare tanta rabbia dentro di sé ma non avrebbe perso la speranza. Tornerò ogni giorno, ragazza medicina, e tu tornerai da noi. Poi uscì.

Nei villaggi i bambini erano accuditi con amore. Alcuni avevano ritrovato le loro vere famiglie, altri erano stato semplicemente accolti in famiglie che li avrebbero amati ed allevati come figli propri. E la felicità invadeva tutti, sapendo che nessun carro sarebbe mai più venuto a sottrarre i bambini ai loro genitori.

A palazzo reale pareva che niente fosse cambiato, eppure c’era qualcosa che turbava il falso re e la principessa.

L’elfo dalla lancia appuntita aveva recapitato un messaggio al capitano delle guardie ed era stato informato di tutto. Kara era tornata dalla sua famiglia con tanta tristezza nel cuore sapendo che non avrebbe mai più rivisto la ragazza medicina. Ora toccava a lei portare avanti il lavoro che le aveva insegnato. Per la gente comune niente era cambiato, ma a palazzo le cose sarebbero presto mutate.

Il capitano aveva informato di tutto il principe ereditario, ora dovevano fare un piano per rimettere a posto le cose.

“Manda a chiamare mio fratello, digli che devo parlargli.” Ordinò il principe al capitano.

Il falso re si fece attendere per alcuni giorni. Aveva spettato invano la presenza di Kloriana. Si sentiva agitato e aveva bisogno di lei e della sua magia. Anche sua sorella l’aveva cercata ma non ne aveva trovata traccia. Loro non sapevano cosa pensare. Decisero che sarebbero andati insieme alla prigione, compreso il piccolo John.

Scortati dalle guardie personali del re raggiunsero la prigione e il capitano li accompagnò dal loro fratello. Si meravigliarono vedendo che le sbarre erano aperte. Il principe ereditario fece entrare suo fratello e si sedettero intorno al piccolo tavolo.

“Volevi parlarmi, fratello bastardo?” Chiese il re.

Il principe ereditario sorrise. “Lo sai molto bene che sono bastardo quanto te. Conosco la verità, tutta la verità.” Gli disse mentre sua sorella rimaneva fuori dalla cella col figlioletto.

Aspettò qualche secondo aspettando la sua reazione. “Ho paura che non avrai l’oro che ti ha promesso la tua amica Kloriana, è svanito. Tornato nella sua sede naturale, nella profondità della terra, e lei lo ha seguito. Sei nudo ora, fratello, e vulnerabile.” Gli disse senza mai alterare il tono della voce.

“Nostro padre ci ha sempre insegnato che il bene del nostro Popolo è importante e viene prima di qualsiasi altra cosa. Mi dispiace che tu te lo sia dimenticato, che ti sia fatto irretire da una strega malvagia. Come hai potuto uccidere nostro padre? Come hai potuto?” Gli chiese alzando lo sguardo su sua sorella.

Era chiaro che erano stati complici, ora entrambi sapevano che lui sapeva.

Il falso re si alzò per uscire dalla cella ma le guardie che lo avevano accompagnato gli impedirono di farlo. Rialzò il mento e con occhi fiammeggianti si rivolse a loro. “Avete giurato di proteggermi e di obbedirmi, cosa state facendo?” Chiese rabbioso.

“Noi siamo le guardie giurate del re, e il vero re è William.” Dissero inginocchiandosi tutti davanti al prigioniero.

“Non lo sono ancora re, ma lo sarò molto presto, dopo l’incoronazione ufficiale. Ti cedo il mio posto, da ora in avanti sarai tu ad abitare questa cella, e prega che le guardie ti trattino bene, avrai quello che otterrai col tuo comportamento, lascio al capitano la gestione della tua carcerazione. Ora io vado dove è il mio posto.” Disse uscendo dalla cella che venne immediatamente richiusa.

“Perché punisci solo me e non anche nostra sorella?” Urlò mentre quelli si allontanavano.

“Per lei ho altri progetti, te li farò conoscere, fratello.” E uscì circondato dalle sue guardie fidate.

Fuori l’aria era fredda e un leggero nevischio imbrattava il sentiero che portava al palazzo reale. William respirò a pieni polmoni quell’aria pura che tanto gli era mancata. Sua sorella lo precedeva tenendo per mano suo figlio, non aveva ancora detto una parola.

Entrarono dalla porta principale e tutte le guardie e i soldati presenti erano in posizione per salutare il loro re. William si commosse e non riuscì che a ringraziare con un cenno della testa.

“Vai nelle tue stanze e rimanici.” Disse a sua sorella. “Ti chiamerò appena sarò pronto.” E alcune guardie la scortarono.

Non era più abituato da tempo agli agi. Approfittò subito di un bagno caldo e abiti puliti. Il barbiere gli sistemò barba e capelli, finalmente aveva l’aspetto di un re, anche se dentro di lui lo era sempre stato, niente avrebbe potuto togliergli la dignità insita di un vero uomo.

La notizia del ritorno del vero principe e la reclusione dell’altro si era diffusa a palazzo velocemente e, presto tutti lo avrebbero saputo.

Era seduto sul trono che gli spettava in attesa che sua sorella si presentasse. Erano passati pochi giorni da quando era tornato e lei era sempre stata confinata col figlio.

“Volevi vedermi, fratello?” Gli chiese con un inchino.

“Sì.” Rispose.

Lasciò passare qualche minuto prima di riprendere.

“Mi sono sempre chiesto come hai potuto farmi questo. Lo so che sei colpevole più di Charles e che stavi solo aspettando il momento giusto per mettere tuo figlio sul trono e prendere il potere. Il potere! Ne vale davvero la pena?” Le chiese.

La donna rimaneva in silenzio.

“Come hai potuto uccidere nostro padre? Come fai a vivere con questa colpa sulla coscienza? Hai un figlio, e se un giorno facesse lo stesso a te?” Continuò.

Mary ebbe un moto di spavento a quelle parole. Ma ancora non disse una parola.

“Ti ho chiamata per informarti della mia decisione. Domani partirai per il confine nord del nostro regno insieme a tuo figlio. Ci sono villaggi di pastori e contadini e tu farai parte di quella comunità. Vivrai di quello che riuscirai ad ottenere col lavoro che dovrai fare, sarai sempre controllata e tuo figlio tornerà a palazzo quando lo chiamerò. Lui non ha colpa delle tue azioni ma è giusto che impari da subito che chi commette malefatte come le tue debba pagare. Il tuo bagaglio è già pronto. Ho redatto l’atto che ti priva del titolo di principessa e dei privilegi legati al tuo titolo per alto tradimento. Ora sei una donna come tutte le altre e vivrai di ciò che riuscirai ad ottenere col tuo lavoro, senza nessun privilegio. Spero che la gente di quel posto lontano non ti riconosca, almeno lo spero. Partirai domattina all’alba. Fa in modo che il tuo comportamento non mi obblighi ad avere tue notizie e che non ti debba rivedere o non sarò così magnanimo.” La informò. “Ringrazia tuo figlio se non ti tolgo del tutto la libertà!”

Mary non disse una parola e le guardie la scortarono nelle sue stanze.

Williams sapeva di essere stato duro con sua sorella, ma quello che aveva fatto al regno non meritava perdono. Ripensò a suo padre, a quanto lo aveva amato, anche quando lo aveva disconosciuto non aveva mai smesso di portarlo nel cuore. Ora sapeva che non aveva colpe.

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lunedì 8 febbraio 2021

MISHA

MISHA

parte trentaquattro 



Kloriana cercò di prendere fra le braccia la ragazza per gettarla nelle fiamme quando quella si raddrizzò in piedi e agguantò i bordi freddi del braciere. Quel gesto colse di sorpresa sia la strega che le fiamme che urlarono all’unisono. Con uno sforzo enorme, prendendo le ultime forze che le erano rimaste, Misha mise le mani sotto il braciere e prese il libro, e con l’ultimo soffio di energia lo gettò ai piedi di Boris. Il sorriso soddisfatto le illuminò il viso e la strega, rabbiosa le graffiò il viso.

“Adesso è la fine per te, mentre io sono ancora viva. Te l’avevo detto che non avresti potuto battermi!” Misha si afflosciò a terra. Sentiva il suo respiro che diventava sempre più difficoltoso, vide Boris raccogliere il libro, sapeva che di più non avrebbe potuto fare, ma ce l’aveva fatta. L’energia usata per arrivare fino lì e per tenere testa alla potenza di Kloriana l’aveva sfinita prima di quanto credesse. Ma era felice e si perse in un mondo ovattato col sorriso sul viso.

La strega la osservava, sapeva che le rimaneva poco da vivere e aspettava che esalasse l’ultimo respiro. Era seduta sul pavimento vicino alla ragazza morente e osserva il petto che sempre più lentamente si alzava e si abbassava, aveva usato un potente veleno, talmente potente che le aveva staccato l’unghia.

Boris prese la rincorsa e raccolse l’unghia viola, la impugnò come fosse un pugnale e la conficcò nella nuca della strega. Kloriana non si era accorta dello gnomo talmente era presa dalla ragazza. Lui le si parò davanti e vedeva quei grandi occhi pieni di stupore e di dolore. Svelto come un fulmine staccò un’altra unghia e gliela conficcò dritta al centro della gola, e la strega rimase immobile, non poteva più muoversi, soltanto la morte l’avrebbe liberata dal dolore e dalla sofferenza che sentiva.

Lo gnomo rimase ad osservarla. “Te l’avevo giurato, strega maledetta che ti avrei ucciso. Finalmente il mondo si è liberato di te. Di questo posto non esiste più niente e più niente vi sorgerà. Ho liberato i bambini e poi libereremo il vero principe, i tuoi piani terminano qui e nessuno si ricorderà di te in futuro.”

Con la forza dei suoi possenti muscoli la sollevò, era davvero leggera e da buon lanciatore la fiondò dritta nel centro del braciere a nutrire le fiamme che si alzarono e in pochi minuti della strega rimaneva solo un fumo grigio che, si spense insieme alle fiamme lasciando un fondo maleodorante. Il braciere era finalmente spento.

Boris aveva le lacrime agli occhi. Adesso aveva un enorme dilemma. Si avvicinò al corpo di Misha e ascoltò il cuore che ancora  batteva, era sicuro che se la portava fuori in fretta Moliniana avrebbe potuto fare qualcosa, ma la ragazzina gli aveva estorto un giuramento. Una sua lacrima bagnò il viso della ragazza, poi si alzò e fece quello che doveva fare.

Prese il braciere facendo attenzione che nemmeno un granello di polvere cadesse a terra e corse verso il cratere che si stava richiudendo. La lava verde era già colata e lui fece appena in tempo a gettare in quel fondo il braciere con tutto quello che conteneva. In pochi attimi la terra si richiuse e fu come se nulla fosse mai esistito. Uno sguardo veloce, niente era rimasto in piedi. Avevano portato a termine la missione.

L’ordine ricevuto era che doveva andarsene in fretta, senza voltarsi indietro, ma questo, proprio non poteva accettarlo. Mentre le mura dell’alloggio di Kloriana cominciavano a crollare lui entrò e corse dove Misha giaceva praticamente morta. Non si fermò nemmeno un istante, si caricò in spalla la ragazza e uscì di corsa fra le fiamme e il fumo che avevano invaso tutto. Senza la magia di Kloriana la distruzione si stava compiendo.

Correva, per quanto potevano le sue corte gambe e il fardello che portava, ma non lo avrebbe abbandonato, non lo avrebbe mai fatto. L’elfo dalla lancia appuntita lo raggiunse e gli fece strada. Anche i rovi che circondavano la cava avevano preso fuoco e senza l’aiuto dell’elfo non avrebbe saputo trovare la strada. Aveva gli occhi pieni di lacrime, di fumo, di polvere e la stanchezza si faceva sentire ma mai lasciò la presa sul suo prezioso fardello.

Finalmente vide Moliniana e le sue sorelle, insieme alle fate, le raggiunse e prima di cadere svenuto riuscì a sollevare il corpo di Misha e consegnarlo a loro. Poi fu tutto buio.

Boris si risvegliò nel suo letto. Alcuni gnomi lo sorvegliavano e un leggero aroma profumato aleggiava nella sua stanza.

Faticosamente si mise seduto e cercò di schiarirsi le idee. Una tazza di liquido bollente gli fu portato alla bocca, aveva un cattivo odore ma lo ingurgitò tutto d’un fiato, e finalmente anche la sua mente cominciò a schiarirsi.

“la ragazza medicina?”Chiese.

“Vieni, ti porto da lei.” Gli rispose lo gnomo aiutandolo ad alzarsi, ma Boris lo allontanò. “Ce la faccio da solo!” Gli disse.

Al di qua del portale niente era mutato, tutto era pace, armonia, dolcezza, eppure si percepiva qualcosa di diverso, una sensazione di tristezza che non c’era mai stata.

Raggiunsero il piccolo villaggio delle streghe ed entrarono nella loro capanna della forza della magia.

Al centro, sdraiata su un materasso morbido giaceva Misha, immobile.

Boris si avvicinò e Moliniana gli si affiancò.

“La ragazza medicina non è morta, e questo è merito tuo.” Sospirò la strega.

“A me sembra morta, sono passati alcuni giorni da quando l’ho trascinata fuori dalle macerie, perché non si è ancora svegliata?” Le chiese burbero.

“Perché non sappiamo come fare.” Aggiunse afflitta Moliniana.

Boris alzò il suo sguardo su di lei, incredulo. “Siete le streghe più potenti che ci siano, avete anche il libro degli incantesimi, com’è possibile che non sappiate come fare?” Rispose alterato.

“Non sappiamo che veleno abbia usato Kloriana, nessuno di noi lo conosce. Abbiamo provato tutto quello che è nelle nostre conoscenze, ma non c’è niente da fare.” Rispose tristemente quella che ora era, a tutti gli effetti, la regina delle streghe.

“Avete studiato il libro degli incantesimi?” Non si arrendeva lo gnomo.

“Purtroppo il libro è stato usato fino alla penultima pagina, e tutto si è cancellato. Una volta usati quegli incantesimi, sono talmente potenti che non sono ripetibili. Si è salvata solo l’ultima pagina, ma non ci aiuta. Abbiamo solo una possibilità.” Lo informò.

“Dimmi cosa possiamo fare e noi lo faremo!”Le rispose Boris.

“L’ultima pagina del libro ci consente di avere tanti fogli bianchi che non si sono dissolti, se avesse usato anche quella non sarebbe rimasto niente del libro. Su quella pagina c’è un incantesimo tremendo che avrebbe usato per prendere il posto del re, per questo lo ha tenuto. Ora il libro è in un posto molto particolare, per rigenerarsi e riprendere tutto quello che si è cancellato, ma … non sappiamo quanto tempo servirà. Misha è viva ma in un limbo dal quale non sappiamo se riuscirà a tornare. Noi tutte la accudiremo e faremo in modo che un giorno, chissà, riusciremo a riportarla da noi.” Gli disse con grande tristezza.

Boris era più corrucciato che mai. “Possibile che in questo posto, dove tutto è sempre stato possibile non si riesca a fare di più?”

“Anche noi abbiamo dei limiti, non possiamo ottenere tutto ciò che vogliamo. Tu hai già fatto tanto a riportarla da noi disubbidendo ai tuoi ordini. Hai fatto bene, ora dobbiamo solo aspettare.” Disse allo gnomo.

“Voglio restare un po’ con lei.” Disse sedendosi vicino alla ragazza.

“Certamente, e sarai il benvenuto ogni volta che vorrai.” Gli rispose uscendo.

Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina di fb di Elfi, fate e mondo incantato.

venerdì 5 febbraio 2021

MISHA

 MISHA

parte trentatre



Era sola, finalmente non doveva preoccuparsi di nessun altro. Sapeva che Kloriana l’aveva sentita e non conosceva cosa avrebbe messo in campo per contrastarla. Non doveva pensarci. Aveva un piano da seguire.

Si avvicinò alla struttura che ospitava le guardie. Le piccole piante che la circondavano si muovevano come fossero dei radar o avessero vita propria. Capì immediatamente che erano avvolte dalla magia della strega.

Se lei non poteva oltrepassarle era certa che nemmeno le guardie lo potessero senza l’intervento della strega, che non avrebbe tardato ad arrivare.

Prese dalla sacca una piccola torcia e cercò di accenderla. Al terzo tentativo fallito stava per rinunciarci e pensare a qualcosa d’altro quando una mano le porse la fiamma di cui aveva bisogno. Boris era tornato, non l’avrebbe lasciata sola, anche lui aveva un conto in sospeso con quella strega malefica.

Lanciò la fiamma sul primo arbusto e quello cominciò a strillare come fosse un essere vivente.  Le fiamme iniziarono a prendere vigore e si attaccavano alle piante vicine che, avvolte dal fuoco e dal fumo si innalzavano più alte del fuoco sradicandosi dal terreno in cerca di sollievo. Urlavano come esseri umani, si contorcevano e grida disumane riempivano il silenzio che c’era stato fino a quel momento. Il fuoco stava facendo il proprio lavoro e quegli arbusti si stavano trasformando in cenere e le grida di dolore in sospiri che precedono la morte. Le guardie iniziarono ad uscire per controllare cosa stesse succedendo. Misha soffiò sulla fiamma e in un attimo tutto l’edificio fu circondato dal fuoco. Le guardie non potevano oltrepassarlo e cercarono la fuga da dove erano passati Orson e Laret. Erano uomini senza colpe, bambini che erano sopravvissuti e lei non li avrebbe mai uccisi.

“Che ci fai qui, Boris?” Gli chiese mentre osservava le fiamme che si alzavano sempre più in alto.

“Avrai bisogno del mio aiuto ed io la voglio morta, mentre tu sei troppo tenera per portare fino in fondo la tua missione. Sarò io a ucciderla, gliel’ho promesso!” Le rispose.

Misha si mise a correre e Boris la seguì.

“Questi sono i magazzini dell’oro di Verzel, dobbiamo dar fuoco, sono pietre che vengono dal vulcano ed è lì che torneranno. Conoscono il calore e ne basterà poco per dare inizio alla loro fusione.” Spiegò allo gnomo.

Non aveva niente per accendere una fiamma e dovette ricorrere alla magia. Un piccolo sbuffo di fumo e poi, lentamente il calore cominciò a prendere forma, volute di fumo che irritavano gli occhi e la gola, nessuna fiamma visibile, ma la lava verde si stava sciogliendo e, mentre si scioglieva, come aveva fatto fin dai tempi dei tempi cominciò a scavare e scorrere all’interno della terra. Si stava formando un grande cratere e la lava verde si scioglieva verso il centro della Terra. Niente e nessuno avrebbe potuto fermarla.

“Ci sta aspettando. Sa che stiamo arrivando e si è trincerata nel posto più sicuro per lei. Non credo che sappia della tua presenza, perciò rimani nascosto fino a quando non sarà il tuo momento. Mi sono spiegata? Non dovrai intervenire prima per nessun motivo!” Gli ordinò.

La cava sommersa stava lentamente bruciando. Con un ultimo guizzo diresse un lampo verso le camerate che avevano ospitato i bambini e anche quelle iniziarono a bruciare. Soltanto la residenza di Kloriana era ancora in piedi e immune a tutto.

Sto arrivando, Kloriana.

Ti sto aspettando, ragazzina.

Misha si diresse all’alloggio della strega che aveva la porta aperta. Entrò seguita da Boris e la porta si richiuse all’istante. A gesti ricordò allo gnomo quello che gli aveva detto di fare.

Senza timore raggiunse la grande stanza del braciere. Kloriana, vestita di tutto punto come sua usanza, la stava aspettando. Soltanto l’ovale del viso e le mani con dita lunghe secche e unghie di vari colori rimanevano visibili.

“Ti  aspettavo, ragazzina. Ancora non capisco cosa credi di fare.”

“Voglio il libro degli incantesimi, voglio toglierti tutti i poteri e ucciderti per tutto il male che hai fatto.” Le rispose.

Una risata sgradevole riempì la stanza e la fiamma nel braciere si levò alta fino al soffitto.

“Sei solo un’illusa. Come credi di riuscirci se nemmeno tutte le streghe e gli abitanti che sono oltre il portale ci sono mai riusciti?” E rise sguaiatamente di nuovo.

Erano una di fronte all’altra, piuttosto distanti e nel mezzo il braciere con le fiamme che si alzavano o abbassavano a seconda della voce della strega.

Misha sorrise mentre si avvicinava al braciere. L’altra fu veloce a raggiungerla e con un gesto della mano la scaraventò lontana.

“Ah ragazzina! Non ho voglia di giocare con te. Non sei né strega né fata ma soltanto un’umana mandata al macello. Il mio potere è immenso su di te e non voglio perdere tempo.” Diceva mentre si avvicinava a Misha che era ancora per terra dove l’aveva sbattuta.

Con fatica, la ragazza estrasse dalla sua sacca un piccolo scettro con tanti diamanti incastonati. Cominciò a farlo ruotare e le mille luci brillanti accecarono per un attimo la strega che si portò le mani a coprirsi gli occhi.

“Maledetta, questa è opera di Moliniana. Maledette entrambe!” Urlava mentre un liquido giallo sgorgava dai suoi occhi feriti.

Misha doveva approfittare di quei pochi secondi per raggiungere il braciere. La strega si riprese troppo presto e la raggiunse e di nuovo la scaraventò contro il muro mandando in frantumi lo scettro mentre i diamanti si disperdevano sul pavimento.

“Mi hai proprio stancato, ragazzina.” Le urlò prendendola per i capelli.

Misha non diceva niente e si lasciava trascinare verso il braciere. L’intento della strega era di immergere la ragazza nelle fiamme che l’avrebbero resa fumo e dispersa nella cava, dove sarebbe rimasta in eterno.

Boris avrebbe voluto intervenire ma un gesto di Misha lo fermò, non era ancora il momento. Lui fremeva vedendo quanto lei stava soffrendo.

“Ora assaggerai il bruciore delle mie fiamme, a loro non ti puoi ribellare. Presto non rimarrà niente di te e poi mi occuperò di tutti gli altri. Sono io la più forte, nessuno lo è più di me, il libro mi protegge e tu non lo prenderai mai.”

Il braciere non era un normale braciere, ma un antico manufatto impregnato di antica magia, rimaneva sempre freddo, per fare che le fiamme riducessero in fumo qualsiasi oggetto o persona doveva esservi immerso senza toccare i bordi. Nessuno lo sapeva, o questo era quello che credeva Kloriana.

La strega aveva trascinato Misha al bordo del braciere. “Guardami, ragazzina, il mio viso sarà l’ultima cosa che vedrai prima di dissolverti in fumo.” Disse mentre le fiamme si abbassavano pronte a inghiottire la ragazza.

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giovedì 4 febbraio 2021

MISHA

 MISHA

parte trentadue



Si sentiva l’aria smossa da quelle enormi ali, l’occhio emanava una luce che sembrava un faro e cercavano gli intrusi.

Boris uscì dall’intrico del bosco e, insieme ai suoi gnomi formò un cerchio tenendosi distanziati quanto bastava per potersi muovere agevolmente.

I cinque rapaci iniziarono a volare in cerchio e si avvicinavano in un silenzio che sembrava irreale. Gli gnomi attendevano il segnale del loro capo e non staccavano gli occhi da quegli enormi volatili.

Uno iniziò la picchiata e subito anche gli altri lo seguirono. Il sangue freddo degli gnomi era ammirevole. I loro berretti volarono via spostasti dalla corrente d’aria che quelle grosse ali producevano. Non si erano ancora mossi e aspettavano. Boris lanciò il suo coltello, troppo visibile quell’occhio per poterlo mancare, era un punto debole  al quale non avevano pensato. Uno alla volta anche gli altro lanciarono il pugnale e nessuno mancò il bersaglio. I rapaci erano feriti e soprattutto ciechi, caddero al suolo acuendo l’udito per lanciare la loro zampata ma gli gnomi erano ben addestrati e, aiutandosi a vicenda, in pochi minuti ebbero tagliato le loro gole. Non morirono subito, non si arrendevano e gli artigli tagliavano l’aria non ancora sconfitti. Gli gnomi rimanevano a distanza e quando più nessun movimento proveniva da quelli, rimasero sbalorditi nel vedere quegli enormi rapaci ridursi in cenere nera e volare via nel vento.

Boris e gli altri erano ricoperti di sangue e avevano qualche ferita, raccolsero i loro berretti e tornarono dagli altri.

Dopo la dura battaglia, gli gnomi avevano bisogno di riposare qualche minuto e smaltire anche l’adrenalina che li pervadeva. Misha li raggiunse e curò le loro ferite.

“fin qui ci siamo arrivati, ora proseguiamo.” Ordinò Boris.

Misha li chiamò tutti vicini a sé. Spiegò loro il piano successivo, dovevano occuparsi dei bambini, disfarsi delle donne di pezza, trovare i carri e uscire da quel posto il più in fretta possibile, poi sarebbe toccato a lei.

“Tom, parlaci delle donne di pezza.” Chiese al bambino.

“Le donne di pezza obbediscono agli ordini della strega, si occupano dei bambini, non hanno sentimenti, sembrano fantocci e non parlano mai. Non so quante sono.” Le rispose.

“E quante guardie ci sono?” Gli chiese ancora.

“Questo non lo so, ma conosco dove si riuniscono durante le pause, è una costruzione che si riconosce fra tutte perché di colore rosso fuoco. Nessuno di noi bambini si è mai avvicinato, è circondata da alberi bassi e spinosi che si muovono e che pungono chiunque si avvicini.” Le riferì.

Misha si rivolse all’elfo. “Tu devi trovare i carri e il sentiero per uscire. Devi andare subito, noi ti aspettiamo qui. Questa è la prima cosa da fare. Vai!” E l’elfo era già sparito.

“Cosa pensi di fare, ragazza medicina?” Le chiese Boris.

“So che i tunnel sono ormai stati vuotati dalla lava verde e che i bambini sono nei loro giacigli sorvegliati dalle donne di pezza. Le guardie saranno a riposo tranne quelle che fanno la ronda. Nessuno si aspetta la nostra presenza e dovremo agire in silenzio. Entrerò con voi nelle stanze dei bambini e li silenzierò ma, da quel momento Kloriana percepirà la mia presenza e non avremo che pochissimi minuti per procedere. Usate i vostri pugnali e tagliate la testa di pezza, infilzate il torace come se doveste spaccare loro il cuore, non ce l’hanno ma è ciò che va fatto. Dopo prendete i bambini e raggiungete i carri e scappate più in fretta possibile.” Li ragguagliò.

  E tu che farai, ragazza medicina?” Le chiese Boris.

“Io distruggerò questo posto, e anche la strega.” Gli rispose.

“Mi sembra un po’ troppo per una ragazzina.” Le disse.

Misha osservò quel viso che aveva imparato ad amare tanti anni prima.

“Nessuno oltre a me, correrà altri rischi.” E chiuse il discorso.

L’elfo era già di ritorno. “Ho trovato quello che mi avete chiesto.” E li mise al corrente.

Ora dovevano muoversi.

Era impressionante il silenzio di quel posto, sembrava che fosse tutto morto, eppure c’erano alberi, volatili e anche animali selvatici.

Il gruppo avanzò silenzioso e arrivarono al limite di un piccolo villaggio. Tutti lo osservarono per imprimersi bene l’ubicazione di ogni struttura.

“Quell’enorme costruzione è dove tengono i bambini.” Disse Tom.

Misha spiegò agli gnomi come era strutturato all’interno e Tom si meravigliava di come le sue indicazioni fossero precise.

“Le donne di pezza vanno tolte di mezzo il più in fretta possibile. Di preciso non so quante sono ma credo non più di una decina. State molto attenti, non si lasceranno sopraffare molto facilmente, sono avvolte dalla magia di Kloriana e sentirà immediatamente quando avrete tagliato già la prima testa, per questo andremo avanti con cautela. Vi faccio strada.” Spiegò.

Misha precedeva il gruppo. L’elfo si accorgeva anche di ogni più piccolo rumore o movimento e, al momento non sentiva niente.

“Entrerò da sola, voi aspettatemi qui.” Ordinò loro. Aprì l’unica porta ed entrò, rasente al muro passava inosservata ai bambini che erano tutti sdraiati e sembravano dormire. Nessun rumore se non i loro respiri. Attraversò cinque camerate e, come si aspettava vedeva i bambini di varie età distribuiti lì dentro. Nessuna presenza delle donne di pezza. Non poteva usare la sua magia per non essere sentita da Kloriana, doveva aspettare il più a lungo possibile prima di ricorrervi.

Un’ultima stanza buia. Entrò con circospezione e vide, appese al muro otto donne di pezza. Erano inanimate ma non per questo meno pericolose. Sospirò e si accorse subito che quelle avevano rilevato la sua presenza. Rimase immobile a lungo, fino a che tutto tornò immobile e uscì senza fare il minimo rumore.

Raggiunse il gruppo e descrisse loro la situazione. I bambini sembravano avvolti in un sonno innaturale e le donne di pezza si sarebbero rianimate al primo movimento che ci fosse stato.

“Dovete oltrepassare le cinque camerate senza farvi distrarre da niente, in silenzio e senza fare nessun rumore. Poi sapete cosa fare con le donne di pezza. Io sveglierò i bambini e li renderò docili come cuccioli, dovrete portarli fuori e andare con l’elfo ai carri e scappare il più velocemente possibile.” Li osservava e capiva quanto erano pronti.

Boris si mise alla testa dei suoi gnomi. L’elfo e Tom aspettavano fuori. Misha ricordò a Tom che doveva aiutarli coi bambini, doveva essere lì appena si fossero risvegliati e doveva fare in modo di convincerli a seguirlo fino ai carri, con l’elfo. Tom fece cenno di aver capito.

La squadra degli gnomi entrò e si diresse direttamente all’ultima stanza. Misha si avvolse in una nuvola isolante sperando di poter guadagnare qualche minuto di tempo in più prima di essere sentita da Kloriana. Visualizzò tutti i bambini ed entrò nelle loro menti. Era una cosa molto difficile, servivano molte forze e molta energia per farlo, i bambini erano tanti e di varie età e lei si era preparata per questo, non di meno le avrebbe ridotto significativamente le forze.

Boris e i suoi gnomi avevano raggiunto l’ultima stanza, otto gnomi e otto donne di pezza, non poteva andare meglio. Diede a ognuno di loro gli ordini e, come fossero un tutt’uno si scagliarono simultaneamente contro quei fantocci di pezza. Non si fecero intimorire quando quelle aprirono gli occhi che sembravano pozzi senza luce. Tagliarono loro la testa e scavarono nel torace dove al posto del cuore trovarono una serpe addormentata. Non furono sufficientemente veloci, presi dalla sorpresa a tagliare la testa delle serpi che fecero in tempo a svegliarsi e mostrare una lunga lingua biforcuta e occhi accesi come rubini. Due di esse ritornarono nel torace delle due donne di pezza e quelle, anche senza testa ripresero vita. Avevano braccia lunghe e sottili e cercavano di stritolare chi aveva osato tanto. Ci vollero tutti e otto gli gnomi per poter distruggere quelle due serpi e sprecarono anche del tempo prezioso.

Dovevano darsi da fare velocemente. Tutti i bambini erano in piedi con espressioni di bambole inanimate. Arrivò Tom e parlò loro, si fece riconoscere e, finalmente quarantotto bambini iniziarono a uscire. C’erano quattro bambini che camminavano a stento e furono presi sulle spalle possenti degli gnomi.

Raggiunsero l’uscita e l’elfo fece loro strada. Dovevano essere veloci, qualcosa si stava risvegliando e non potevano farsi trovare lì.

Misha li osservava, felice che quella parte fosse conclusa. I bambini erano in salvo, o lo sarebbero stati di lì a poco, le fate e le streghe avrebbero provveduto a rianimarli.

Ora toccava alle guardie.

Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina di fb di Elfi, fate e mondo incantato