MISHA
parte trentatre
Era sola,
finalmente non doveva preoccuparsi di nessun altro. Sapeva che Kloriana l’aveva
sentita e non conosceva cosa avrebbe
messo in campo per contrastarla. Non doveva pensarci. Aveva un piano da
seguire.
Si avvicinò
alla struttura che ospitava le guardie. Le piccole piante che la circondavano
si muovevano come fossero dei radar o avessero vita propria. Capì
immediatamente che erano avvolte dalla magia della strega.
Se lei non
poteva oltrepassarle era certa che nemmeno le guardie lo potessero senza
l’intervento della strega, che non avrebbe tardato ad arrivare.
Prese dalla
sacca una piccola torcia e cercò di accenderla. Al terzo tentativo fallito
stava per rinunciarci e pensare a qualcosa d’altro quando una mano le porse la
fiamma di cui aveva bisogno. Boris era tornato, non l’avrebbe lasciata sola,
anche lui aveva un conto in sospeso con quella strega malefica.
Lanciò la
fiamma sul primo arbusto e quello cominciò a strillare come fosse un essere
vivente. Le fiamme iniziarono a prendere
vigore e si attaccavano alle piante vicine che, avvolte dal fuoco e dal fumo si
innalzavano più alte del fuoco sradicandosi dal terreno in cerca di sollievo.
Urlavano come esseri umani, si contorcevano e grida disumane riempivano il
silenzio che c’era stato fino a quel momento. Il fuoco stava facendo il proprio
lavoro e quegli arbusti si stavano trasformando in cenere e le grida di dolore
in sospiri che precedono la morte. Le guardie iniziarono ad uscire per
controllare cosa stesse succedendo. Misha soffiò sulla fiamma e in un attimo
tutto l’edificio fu circondato dal fuoco. Le guardie non potevano oltrepassarlo
e cercarono la fuga da dove erano passati Orson e Laret. Erano uomini senza
colpe, bambini che erano sopravvissuti e lei non li avrebbe mai uccisi.
“Che ci fai
qui, Boris?” Gli chiese mentre osservava le fiamme che si alzavano sempre più
in alto.
“Avrai
bisogno del mio aiuto ed io la voglio morta, mentre tu sei troppo tenera per
portare fino in fondo la tua missione. Sarò io a ucciderla, gliel’ho promesso!”
Le rispose.
Misha si
mise a correre e Boris la seguì.
“Questi sono
i magazzini dell’oro di Verzel, dobbiamo dar fuoco, sono pietre che vengono dal
vulcano ed è lì che torneranno. Conoscono il calore e ne basterà poco per dare
inizio alla loro fusione.” Spiegò allo gnomo.
Non aveva
niente per accendere una fiamma e dovette ricorrere alla magia. Un piccolo
sbuffo di fumo e poi, lentamente il calore cominciò a prendere forma, volute di
fumo che irritavano gli occhi e la gola, nessuna fiamma visibile, ma la lava
verde si stava sciogliendo e, mentre si scioglieva, come aveva fatto fin dai
tempi dei tempi cominciò a scavare e scorrere all’interno della terra. Si stava
formando un grande cratere e la lava verde si scioglieva verso il centro della
Terra. Niente e nessuno avrebbe potuto fermarla.
“Ci sta
aspettando. Sa che stiamo arrivando e si è trincerata nel posto più sicuro per lei.
Non credo che sappia della tua presenza, perciò rimani nascosto fino a quando
non sarà il tuo momento. Mi sono spiegata? Non dovrai intervenire prima per
nessun motivo!” Gli ordinò.
La cava
sommersa stava lentamente bruciando. Con un ultimo guizzo diresse un lampo verso
le camerate che avevano ospitato i bambini e anche quelle iniziarono a
bruciare. Soltanto la residenza di Kloriana era ancora in piedi e immune a
tutto.
Sto arrivando, Kloriana.
Ti sto aspettando, ragazzina.
Misha si
diresse all’alloggio della strega che aveva la porta aperta. Entrò seguita da
Boris e la porta si richiuse all’istante. A gesti ricordò allo gnomo quello che
gli aveva detto di fare.
Senza timore
raggiunse la grande stanza del braciere. Kloriana, vestita di tutto punto come
sua usanza, la stava aspettando. Soltanto l’ovale del viso e le mani con dita
lunghe secche e unghie di vari colori rimanevano visibili.
“Ti aspettavo, ragazzina. Ancora non capisco cosa
credi di fare.”
“Voglio il
libro degli incantesimi, voglio toglierti tutti i poteri e ucciderti per tutto
il male che hai fatto.” Le rispose.
Una risata
sgradevole riempì la stanza e la fiamma nel braciere si levò alta fino al
soffitto.
“Sei solo
un’illusa. Come credi di riuscirci se nemmeno tutte le streghe e gli abitanti
che sono oltre il portale ci sono mai riusciti?” E rise sguaiatamente di nuovo.
Erano una di
fronte all’altra, piuttosto distanti e nel mezzo il braciere con le fiamme che
si alzavano o abbassavano a seconda della voce della strega.
Misha sorrise
mentre si avvicinava al braciere. L’altra fu veloce a raggiungerla e con un
gesto della mano la scaraventò lontana.
“Ah
ragazzina! Non ho voglia di giocare con te. Non sei né strega né fata ma
soltanto un’umana mandata al macello. Il mio potere è immenso su di te e non
voglio perdere tempo.” Diceva mentre si avvicinava a Misha che era ancora per
terra dove l’aveva sbattuta.
Con fatica,
la ragazza estrasse dalla sua sacca un piccolo scettro con tanti diamanti
incastonati. Cominciò a farlo ruotare e le mille luci brillanti accecarono per
un attimo la strega che si portò le mani a coprirsi gli occhi.
“Maledetta,
questa è opera di Moliniana. Maledette entrambe!” Urlava mentre un liquido
giallo sgorgava dai suoi occhi feriti.
Misha doveva
approfittare di quei pochi secondi per raggiungere il braciere. La strega si
riprese troppo presto e la raggiunse e di nuovo la scaraventò contro il muro
mandando in frantumi lo scettro mentre i diamanti si disperdevano sul
pavimento.
“Mi hai
proprio stancato, ragazzina.” Le urlò prendendola per i capelli.
Misha non
diceva niente e si lasciava trascinare verso il braciere. L’intento della
strega era di immergere la ragazza nelle fiamme che l’avrebbero resa fumo e
dispersa nella cava, dove sarebbe rimasta in eterno.
Boris avrebbe
voluto intervenire ma un gesto di Misha lo fermò, non era ancora il momento.
Lui fremeva vedendo quanto lei stava soffrendo.
“Ora
assaggerai il bruciore delle mie fiamme, a loro non ti puoi ribellare. Presto
non rimarrà niente di te e poi mi occuperò di tutti gli altri. Sono io la più
forte, nessuno lo è più di me, il libro mi protegge e tu non lo prenderai mai.”
Il braciere
non era un normale braciere, ma un antico manufatto impregnato di antica magia,
rimaneva sempre freddo, per fare che le fiamme riducessero in fumo qualsiasi
oggetto o persona doveva esservi immerso senza toccare i bordi. Nessuno lo
sapeva, o questo era quello che credeva Kloriana.
La strega
aveva trascinato Misha al bordo del braciere. “Guardami, ragazzina, il mio viso
sarà l’ultima cosa che vedrai prima di dissolverti in fumo.” Disse mentre le
fiamme si abbassavano pronte a inghiottire la ragazza.
Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina fb di Elfi, fate e mondo incantato
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