MISHA
parte trentadue
Si sentiva
l’aria smossa da quelle enormi ali, l’occhio emanava una luce che sembrava un
faro e cercavano gli intrusi.
Boris uscì
dall’intrico del bosco e, insieme ai suoi gnomi formò un cerchio tenendosi
distanziati quanto bastava per potersi muovere agevolmente.
I cinque
rapaci iniziarono a volare in cerchio e si avvicinavano in un silenzio che
sembrava irreale. Gli gnomi attendevano il segnale del loro capo e non
staccavano gli occhi da quegli enormi volatili.
Uno iniziò
la picchiata e subito anche gli altri lo seguirono. Il sangue freddo degli
gnomi era ammirevole. I loro berretti volarono via spostasti dalla corrente
d’aria che quelle grosse ali producevano. Non si erano ancora mossi e
aspettavano. Boris lanciò il suo coltello, troppo visibile quell’occhio per
poterlo mancare, era un punto debole al
quale non avevano pensato. Uno alla volta anche gli altro lanciarono il pugnale
e nessuno mancò il bersaglio. I rapaci erano feriti e soprattutto ciechi,
caddero al suolo acuendo l’udito per lanciare la loro zampata ma gli gnomi
erano ben addestrati e, aiutandosi a vicenda, in pochi minuti ebbero tagliato
le loro gole. Non morirono subito, non si arrendevano e gli artigli tagliavano
l’aria non ancora sconfitti. Gli gnomi rimanevano a distanza e quando più
nessun movimento proveniva da quelli, rimasero sbalorditi nel vedere quegli
enormi rapaci ridursi in cenere nera e volare via nel vento.
Boris e gli
altri erano ricoperti di sangue e avevano qualche ferita, raccolsero i loro
berretti e tornarono dagli altri.
Dopo la dura
battaglia, gli gnomi avevano bisogno di riposare qualche minuto e smaltire
anche l’adrenalina che li pervadeva. Misha li raggiunse e curò le loro ferite.
“fin qui ci
siamo arrivati, ora proseguiamo.” Ordinò Boris.
Misha li
chiamò tutti vicini a sé. Spiegò loro il piano successivo, dovevano occuparsi
dei bambini, disfarsi delle donne di pezza, trovare i carri e uscire da quel
posto il più in fretta possibile, poi sarebbe toccato a lei.
“Tom, parlaci
delle donne di pezza.” Chiese al bambino.
“Le donne di
pezza obbediscono agli ordini della strega, si occupano dei bambini, non hanno
sentimenti, sembrano fantocci e non parlano mai. Non so quante sono.” Le
rispose.
“E quante
guardie ci sono?” Gli chiese ancora.
“Questo non
lo so, ma conosco dove si riuniscono durante le pause, è una costruzione che si
riconosce fra tutte perché di colore rosso fuoco. Nessuno di noi bambini si è
mai avvicinato, è circondata da alberi bassi e spinosi che si muovono e che
pungono chiunque si avvicini.” Le riferì.
Misha si
rivolse all’elfo. “Tu devi trovare i carri e il sentiero per uscire. Devi
andare subito, noi ti aspettiamo qui. Questa è la prima cosa da fare. Vai!” E
l’elfo era già sparito.
“Cosa pensi
di fare, ragazza medicina?” Le chiese Boris.
“So che i
tunnel sono ormai stati vuotati dalla lava verde e che i bambini sono nei loro
giacigli sorvegliati dalle donne di pezza. Le guardie saranno a riposo tranne
quelle che fanno la ronda. Nessuno si aspetta la nostra presenza e dovremo
agire in silenzio. Entrerò con voi nelle stanze dei bambini e li silenzierò ma,
da quel momento Kloriana percepirà la mia presenza e non avremo che pochissimi
minuti per procedere. Usate i vostri pugnali e tagliate la testa di pezza, infilzate
il torace come se doveste spaccare loro il cuore, non ce l’hanno ma è ciò che
va fatto. Dopo prendete i bambini e raggiungete i carri e scappate più in
fretta possibile.” Li ragguagliò.
“ E tu che farai, ragazza medicina?” Le chiese
Boris.
“Io distruggerò
questo posto, e anche la strega.” Gli rispose.
“Mi sembra
un po’ troppo per una ragazzina.” Le disse.
Misha
osservò quel viso che aveva imparato ad amare tanti anni prima.
“Nessuno
oltre a me, correrà altri rischi.” E chiuse il discorso.
L’elfo era
già di ritorno. “Ho trovato quello che mi avete chiesto.” E li mise al
corrente.
Ora dovevano
muoversi.
Era
impressionante il silenzio di quel posto, sembrava che fosse tutto morto,
eppure c’erano alberi, volatili e anche animali selvatici.
Il gruppo
avanzò silenzioso e arrivarono al limite di un piccolo villaggio. Tutti lo
osservarono per imprimersi bene l’ubicazione di ogni struttura.
“Quell’enorme
costruzione è dove tengono i bambini.” Disse Tom.
Misha spiegò
agli gnomi come era strutturato all’interno e Tom si meravigliava di come le
sue indicazioni fossero precise.
“Le donne di
pezza vanno tolte di mezzo il più in fretta possibile. Di preciso non so quante
sono ma credo non più di una decina. State molto attenti, non si lasceranno
sopraffare molto facilmente, sono avvolte dalla magia di Kloriana e sentirà immediatamente quando avrete
tagliato già la prima testa, per questo andremo avanti con cautela. Vi faccio
strada.” Spiegò.
Misha
precedeva il gruppo. L’elfo si accorgeva anche di ogni più piccolo rumore o
movimento e, al momento non sentiva niente.
“Entrerò da
sola, voi aspettatemi qui.” Ordinò loro. Aprì l’unica porta ed entrò, rasente
al muro passava inosservata ai bambini che erano tutti sdraiati e sembravano
dormire. Nessun rumore se non i loro respiri. Attraversò cinque camerate e,
come si aspettava vedeva i bambini di varie età distribuiti lì dentro. Nessuna
presenza delle donne di pezza. Non poteva usare la sua magia per non essere sentita da Kloriana, doveva aspettare il
più a lungo possibile prima di ricorrervi.
Un’ultima
stanza buia. Entrò con circospezione e vide, appese al muro otto donne di
pezza. Erano inanimate ma non per questo meno pericolose. Sospirò e si accorse
subito che quelle avevano rilevato la sua presenza. Rimase immobile a lungo,
fino a che tutto tornò immobile e uscì senza fare il minimo rumore.
Raggiunse il
gruppo e descrisse loro la situazione. I bambini sembravano avvolti in un sonno
innaturale e le donne di pezza si sarebbero rianimate al primo movimento che ci
fosse stato.
“Dovete
oltrepassare le cinque camerate senza farvi distrarre da niente, in silenzio e
senza fare nessun rumore. Poi sapete cosa fare con le donne di pezza. Io
sveglierò i bambini e li renderò docili come cuccioli, dovrete portarli fuori e
andare con l’elfo ai carri e scappare il più velocemente possibile.” Li
osservava e capiva quanto erano pronti.
Boris si
mise alla testa dei suoi gnomi. L’elfo e Tom aspettavano fuori. Misha ricordò a
Tom che doveva aiutarli coi bambini, doveva essere lì appena si fossero
risvegliati e doveva fare in modo di convincerli a seguirlo fino ai carri, con
l’elfo. Tom fece cenno di aver capito.
La squadra
degli gnomi entrò e si diresse direttamente all’ultima stanza. Misha si avvolse
in una nuvola isolante sperando di poter guadagnare qualche minuto di tempo in
più prima di essere sentita da
Kloriana. Visualizzò tutti i bambini ed entrò nelle loro menti. Era una cosa
molto difficile, servivano molte forze e molta energia per farlo, i bambini
erano tanti e di varie età e lei si era preparata per questo, non di meno le
avrebbe ridotto significativamente le forze.
Boris e i
suoi gnomi avevano raggiunto l’ultima stanza, otto gnomi e otto donne di pezza,
non poteva andare meglio. Diede a ognuno di loro gli ordini e, come fossero un
tutt’uno si scagliarono simultaneamente contro quei fantocci di pezza. Non si
fecero intimorire quando quelle aprirono gli occhi che sembravano pozzi senza
luce. Tagliarono loro la testa e scavarono nel torace dove al posto del cuore
trovarono una serpe addormentata. Non furono sufficientemente veloci, presi
dalla sorpresa a tagliare la testa delle serpi che fecero in tempo a svegliarsi
e mostrare una lunga lingua biforcuta e occhi accesi come rubini. Due di esse
ritornarono nel torace delle due donne di pezza e quelle, anche senza testa
ripresero vita. Avevano braccia lunghe e sottili e cercavano di stritolare chi
aveva osato tanto. Ci vollero tutti e otto gli gnomi per poter distruggere
quelle due serpi e sprecarono anche del tempo prezioso.
Dovevano
darsi da fare velocemente. Tutti i bambini erano in piedi con espressioni di
bambole inanimate. Arrivò Tom e parlò loro, si fece riconoscere e, finalmente
quarantotto bambini iniziarono a uscire. C’erano quattro bambini che
camminavano a stento e furono presi sulle spalle possenti degli gnomi.
Raggiunsero
l’uscita e l’elfo fece loro strada. Dovevano essere veloci, qualcosa si stava
risvegliando e non potevano farsi trovare lì.
Misha li
osservava, felice che quella parte fosse conclusa. I bambini erano in salvo, o
lo sarebbero stati di lì a poco, le fate e le streghe avrebbero provveduto a
rianimarli.
Ora toccava
alle guardie.
Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina di fb di Elfi, fate e mondo incantato
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