giovedì 4 febbraio 2021

MISHA

 MISHA

parte trentadue



Si sentiva l’aria smossa da quelle enormi ali, l’occhio emanava una luce che sembrava un faro e cercavano gli intrusi.

Boris uscì dall’intrico del bosco e, insieme ai suoi gnomi formò un cerchio tenendosi distanziati quanto bastava per potersi muovere agevolmente.

I cinque rapaci iniziarono a volare in cerchio e si avvicinavano in un silenzio che sembrava irreale. Gli gnomi attendevano il segnale del loro capo e non staccavano gli occhi da quegli enormi volatili.

Uno iniziò la picchiata e subito anche gli altri lo seguirono. Il sangue freddo degli gnomi era ammirevole. I loro berretti volarono via spostasti dalla corrente d’aria che quelle grosse ali producevano. Non si erano ancora mossi e aspettavano. Boris lanciò il suo coltello, troppo visibile quell’occhio per poterlo mancare, era un punto debole  al quale non avevano pensato. Uno alla volta anche gli altro lanciarono il pugnale e nessuno mancò il bersaglio. I rapaci erano feriti e soprattutto ciechi, caddero al suolo acuendo l’udito per lanciare la loro zampata ma gli gnomi erano ben addestrati e, aiutandosi a vicenda, in pochi minuti ebbero tagliato le loro gole. Non morirono subito, non si arrendevano e gli artigli tagliavano l’aria non ancora sconfitti. Gli gnomi rimanevano a distanza e quando più nessun movimento proveniva da quelli, rimasero sbalorditi nel vedere quegli enormi rapaci ridursi in cenere nera e volare via nel vento.

Boris e gli altri erano ricoperti di sangue e avevano qualche ferita, raccolsero i loro berretti e tornarono dagli altri.

Dopo la dura battaglia, gli gnomi avevano bisogno di riposare qualche minuto e smaltire anche l’adrenalina che li pervadeva. Misha li raggiunse e curò le loro ferite.

“fin qui ci siamo arrivati, ora proseguiamo.” Ordinò Boris.

Misha li chiamò tutti vicini a sé. Spiegò loro il piano successivo, dovevano occuparsi dei bambini, disfarsi delle donne di pezza, trovare i carri e uscire da quel posto il più in fretta possibile, poi sarebbe toccato a lei.

“Tom, parlaci delle donne di pezza.” Chiese al bambino.

“Le donne di pezza obbediscono agli ordini della strega, si occupano dei bambini, non hanno sentimenti, sembrano fantocci e non parlano mai. Non so quante sono.” Le rispose.

“E quante guardie ci sono?” Gli chiese ancora.

“Questo non lo so, ma conosco dove si riuniscono durante le pause, è una costruzione che si riconosce fra tutte perché di colore rosso fuoco. Nessuno di noi bambini si è mai avvicinato, è circondata da alberi bassi e spinosi che si muovono e che pungono chiunque si avvicini.” Le riferì.

Misha si rivolse all’elfo. “Tu devi trovare i carri e il sentiero per uscire. Devi andare subito, noi ti aspettiamo qui. Questa è la prima cosa da fare. Vai!” E l’elfo era già sparito.

“Cosa pensi di fare, ragazza medicina?” Le chiese Boris.

“So che i tunnel sono ormai stati vuotati dalla lava verde e che i bambini sono nei loro giacigli sorvegliati dalle donne di pezza. Le guardie saranno a riposo tranne quelle che fanno la ronda. Nessuno si aspetta la nostra presenza e dovremo agire in silenzio. Entrerò con voi nelle stanze dei bambini e li silenzierò ma, da quel momento Kloriana percepirà la mia presenza e non avremo che pochissimi minuti per procedere. Usate i vostri pugnali e tagliate la testa di pezza, infilzate il torace come se doveste spaccare loro il cuore, non ce l’hanno ma è ciò che va fatto. Dopo prendete i bambini e raggiungete i carri e scappate più in fretta possibile.” Li ragguagliò.

  E tu che farai, ragazza medicina?” Le chiese Boris.

“Io distruggerò questo posto, e anche la strega.” Gli rispose.

“Mi sembra un po’ troppo per una ragazzina.” Le disse.

Misha osservò quel viso che aveva imparato ad amare tanti anni prima.

“Nessuno oltre a me, correrà altri rischi.” E chiuse il discorso.

L’elfo era già di ritorno. “Ho trovato quello che mi avete chiesto.” E li mise al corrente.

Ora dovevano muoversi.

Era impressionante il silenzio di quel posto, sembrava che fosse tutto morto, eppure c’erano alberi, volatili e anche animali selvatici.

Il gruppo avanzò silenzioso e arrivarono al limite di un piccolo villaggio. Tutti lo osservarono per imprimersi bene l’ubicazione di ogni struttura.

“Quell’enorme costruzione è dove tengono i bambini.” Disse Tom.

Misha spiegò agli gnomi come era strutturato all’interno e Tom si meravigliava di come le sue indicazioni fossero precise.

“Le donne di pezza vanno tolte di mezzo il più in fretta possibile. Di preciso non so quante sono ma credo non più di una decina. State molto attenti, non si lasceranno sopraffare molto facilmente, sono avvolte dalla magia di Kloriana e sentirà immediatamente quando avrete tagliato già la prima testa, per questo andremo avanti con cautela. Vi faccio strada.” Spiegò.

Misha precedeva il gruppo. L’elfo si accorgeva anche di ogni più piccolo rumore o movimento e, al momento non sentiva niente.

“Entrerò da sola, voi aspettatemi qui.” Ordinò loro. Aprì l’unica porta ed entrò, rasente al muro passava inosservata ai bambini che erano tutti sdraiati e sembravano dormire. Nessun rumore se non i loro respiri. Attraversò cinque camerate e, come si aspettava vedeva i bambini di varie età distribuiti lì dentro. Nessuna presenza delle donne di pezza. Non poteva usare la sua magia per non essere sentita da Kloriana, doveva aspettare il più a lungo possibile prima di ricorrervi.

Un’ultima stanza buia. Entrò con circospezione e vide, appese al muro otto donne di pezza. Erano inanimate ma non per questo meno pericolose. Sospirò e si accorse subito che quelle avevano rilevato la sua presenza. Rimase immobile a lungo, fino a che tutto tornò immobile e uscì senza fare il minimo rumore.

Raggiunse il gruppo e descrisse loro la situazione. I bambini sembravano avvolti in un sonno innaturale e le donne di pezza si sarebbero rianimate al primo movimento che ci fosse stato.

“Dovete oltrepassare le cinque camerate senza farvi distrarre da niente, in silenzio e senza fare nessun rumore. Poi sapete cosa fare con le donne di pezza. Io sveglierò i bambini e li renderò docili come cuccioli, dovrete portarli fuori e andare con l’elfo ai carri e scappare il più velocemente possibile.” Li osservava e capiva quanto erano pronti.

Boris si mise alla testa dei suoi gnomi. L’elfo e Tom aspettavano fuori. Misha ricordò a Tom che doveva aiutarli coi bambini, doveva essere lì appena si fossero risvegliati e doveva fare in modo di convincerli a seguirlo fino ai carri, con l’elfo. Tom fece cenno di aver capito.

La squadra degli gnomi entrò e si diresse direttamente all’ultima stanza. Misha si avvolse in una nuvola isolante sperando di poter guadagnare qualche minuto di tempo in più prima di essere sentita da Kloriana. Visualizzò tutti i bambini ed entrò nelle loro menti. Era una cosa molto difficile, servivano molte forze e molta energia per farlo, i bambini erano tanti e di varie età e lei si era preparata per questo, non di meno le avrebbe ridotto significativamente le forze.

Boris e i suoi gnomi avevano raggiunto l’ultima stanza, otto gnomi e otto donne di pezza, non poteva andare meglio. Diede a ognuno di loro gli ordini e, come fossero un tutt’uno si scagliarono simultaneamente contro quei fantocci di pezza. Non si fecero intimorire quando quelle aprirono gli occhi che sembravano pozzi senza luce. Tagliarono loro la testa e scavarono nel torace dove al posto del cuore trovarono una serpe addormentata. Non furono sufficientemente veloci, presi dalla sorpresa a tagliare la testa delle serpi che fecero in tempo a svegliarsi e mostrare una lunga lingua biforcuta e occhi accesi come rubini. Due di esse ritornarono nel torace delle due donne di pezza e quelle, anche senza testa ripresero vita. Avevano braccia lunghe e sottili e cercavano di stritolare chi aveva osato tanto. Ci vollero tutti e otto gli gnomi per poter distruggere quelle due serpi e sprecarono anche del tempo prezioso.

Dovevano darsi da fare velocemente. Tutti i bambini erano in piedi con espressioni di bambole inanimate. Arrivò Tom e parlò loro, si fece riconoscere e, finalmente quarantotto bambini iniziarono a uscire. C’erano quattro bambini che camminavano a stento e furono presi sulle spalle possenti degli gnomi.

Raggiunsero l’uscita e l’elfo fece loro strada. Dovevano essere veloci, qualcosa si stava risvegliando e non potevano farsi trovare lì.

Misha li osservava, felice che quella parte fosse conclusa. I bambini erano in salvo, o lo sarebbero stati di lì a poco, le fate e le streghe avrebbero provveduto a rianimarli.

Ora toccava alle guardie.

Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina di fb di Elfi, fate e mondo incantato

Nessun commento:

Posta un commento