sabato 30 marzo 2019

ESTERINA


ESTERINA

P. VENTISETTE






“Non so cosa speravo quando sono venuta da te. Hai tutto il diritto di comportarti così. Io al tuo posto avrei fatto lo stesso. Ma se sono venuta fin qui a parlarti è perché ho capito che l’amore rende diversi, ed io mi sento diversa. Ho fatto tanto per conquistarmi la posizione che ho, ho sposato tuo padre anche se non lo amavo, ho tentato in tutti i modi di piegarti ad un matrimonio che aumentasse il nostro patrimonio e non ho mai capito il perché tu ti sia sempre rifiutata. Lo capisco adesso, adesso che sono disposta a rinunciare a tutto per l’amore che porto a Gustavo. Sì mia cara, rinuncio a tutto ma voglio sposare Gustavo, il nostro amore ha diritto di essere vissuto alla luce del sole, anche se non so come faremo a vivere se perdo tutto. Non l’avevo messo in conto, può darsi che Gustavo non mi voglia senza il mio patrimonio, ma io voglio lui. Lui mi ama e troveremo comunque il modo di vivere.”

Sono esterrefatta! Mia madre disposta a rinunciare a tutto per amore. No, non ci posso credere. Questo è un cambiamento che non mi aspettavo.

“Ora capisci cosa vuol dire amare veramente? Cosa vuol dire rinunciare a tutto per amore? Bè, io l’ho fatto molti anni fa ed ho subìto ogni umiliazione. Ancora oggi vengo emarginata e non so come raccontare ai miei figli il motivo di tanto risentimento. Tu stessa mi hai maledetta, dalle tue labbra sono uscite le offese più gravi, quelle che mi hanno fatto più male. Adesso capisci cosa ho provato e cosa sto ancora provando?  I miei figli sono considerati i figli del peccato e tutto per causa tua, per la tua voglia di potere e di denaro e per la tua mancanza di amore nel cuore. Sono contenta che, finalmente, anche il tuo cuore si sia aperto, sono sicura che ci troverai molta felicità, amare è indispensabile per vivere bene, adesso anche tu lo sai.”

“Mamma, mamma, ti ho portato dei fiori”. Lorenzo entra come una ventata di aria fresca e si ferma. Non sapeva che avevo ospiti. Mi porge i fiori di campo e guarda mia madre. “Buon giorno signora”.

“Questa è tua nonna Matilde, adesso la puoi conoscere, è la mia mamma. Mi hai chiesto di lei un po’ di tempo fa. Mamma, questo è Lorenzo, mio figlio, tuo nipote”.

Si guardano in silenzio. Io so che rivede in mio figlio i tratti di Alfredo, gli somiglia molto e lei ha molto amato suo figlio. Lorenzo le si avvicina. “Tu sei la mia nonna? Sei molto bella! Perché non sei mai venuta a trovarci?”

Dovrà trovare una risposta da dargli. Lorenzo non è un bambino che si accontenta di mezze parole.

“Se avessi saputo che eri un bambino così bello sarei venuta prima. Te l’ha detto la tua mamma che somigli molto a un altro bambino? Il mio bambino?”

Lorenzo non molla, le si avvicina ancora di più e le sale sulle ginocchia. Mia madre non sa cosa fare e mi guarda. Lascio a lei la decisione, se fare la nonna o andarsene e lei, lo stringe tra le braccia e gli bacia i capelli. Si commuove e comincia a piangere.

Mia madre che piange e si commuove? Anche questa non l’avevo mai vista.

Alberto entra trafelato. “Scusa Esterina ma mi è scappato con i fiori per te e non sono riuscito a raggiungerlo in tempo”. Tiene per mano Teresa che, incuriosita, anche lei si avvicina a mia madre.

“Ti presento la nonna Matilde” le dice Lorenzo, “è venuta finalmente a trovarci, adesso abbiamo anche noi una nonna”.

Alberto ed io siamo impietriti: mia madre con i miei figli in braccio che li guarda come se non avesse mai visto niente di più bello. Anche noi ci guardiamo e rimaniamo in silenzio, non sappiamo cosa dire.

Alberto mi si avvicina e mi posa una mano sulla spalla, mia madre deve sapere che questa è una famiglia, una famiglia fatta di amore, e lei non lo ha mai capito, fino ad ora.

Ora Alberto ha riportato fuori i bambini, devo terminare di discutere con mia madre.

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venerdì 29 marzo 2019

ESTERINA


ESTERINA

P. VENTISEI






“Esterina, ho un messaggio da parte di tua madre, chiede quando può venire a parlarti. Non chiedermi a che proposito vuole vederti. Mi ha stupito questa richiesta, aspetta una tua risposta.”

Non stupisce me, ma lei non lo può sapere. Mi verrebbe voglia di farla aspettare un anno, ma io non sono come lei, e poi, sono curiosa di sapere cosa vuole da me.

“Può venire domani pomeriggio.”

Mariuccia mi guarda incuriosita ma non aggiunge altro, lei sa che alcune questioni sono ancora in sospeso fra di noi e spera, come ogni persona buona, che si possano appianare.

 Mi sento agitata, non vedo mia madre da parecchi anni, da quando mi sono messa con Alberto e si è precipitata a sputare tutto il suo veleno in questa casa e su di noi, non ha mai visto nemmeno i suoi nipoti, ha dovuto prendere un grande coraggio per ritornare qui. Bene, io l’aspetto.

Alberto mi ha chiesto se desidero che lui stia nei paraggi, e gli ho solo chiesto di stare con i bambini. Sono sicura che Lorenzo farà di tutto per vedere sua nonna, è molto incuriosito e vuole fare la sua conoscenza. Non credo sarà possibile, non mi aspetto sentimentalismi.

Guardo mia madre al di là della scrivania. Si è mantenuta bene in questi anni, sembra davvero che il tempo per lei non sia passato. I suoi lineamenti si sono addolciti ed i suoi occhi sembrano più grandi e dolci. Anche lei mi guarda con occhi attenti, dopo tutto sono sua figlia, figlia che non vede da più di sei anni e che, l’ultima volta che l’ha vista, l’ha ricoperta di insulti.

Aspetto che sia lei a parlare per prima. E’ stata sua l’idea di questo incontro e tocca a lei iniziare.

“Ti trovo bene Esterina. Vedo che le lentiggini sono sparite.”

“Sono sicura, mamma, che non sei venuta a parlarmi delle mie lentiggini, posso sapere cosa vuoi?”

“Sei sempre la solita, subito al sodo. Bene. Sono sicura che hai sentito anche tu le voci che circolano sul mio conto da un po’ di tempo.”

“Cara mamma, non ti devi giustificare con me, sei libera di fare come ti pare.”

“Per te è facile parlare così. Tu non hai la vergogna nei tuoi sentimenti. Io sì! Io non sono come te, non posso sopportare una vita emarginata come la tua. Io voglio camminare a testa alta.”

“E allora, cosa vuoi da me?”

“Tu conosci il testamento di tuo padre, se mi risposo perdo tutto. Io amo Gustavo, per la prima volta nella mia vita, alla mia età non più giovane, mi sono innamorata veramente. Non posso vivere nel peccato, voglio poter sposarmi in chiesa con tutti i sacramenti prescritti dal Signore, e voglio raggiungere un accordo con te per le mie proprietà. Voglio sapere se sei disposta a lasciarmi gestire tutto come ora in cambio di un affitto che andremo a concordare. Faremo tutto con il notaio e tutto sarà regolare.”

Riprende fiato e mi guarda. Io non parlo e la fisso negli occhi. Quegli occhi che sono sempre stati così freddi e calcolatori ma che ora hanno una luce più dolce, non come quando i suoi schiaffi mi colpivano e mandavano lampi e saette come se ci fosse il temporale.

Possibile che l’amore, anche su di lei abbia compiuto il miracolo?

Voglio andare fino in fondo e capire fin dove è disposta ad arrivare.

“Mi dispiace mamma, ma se tu ti risposi ho intenzione di rispettare la volontà del babbo: tu perdi tutto, e tutto ritorna a me, dopotutto ho due figli e devo pensare al loro futuro.”

Le sue spalle si accasciano. Davvero aveva sperato che io accettassi la sua proposta ed ora, si trova in un bel pasticcio. Sta meditando su cosa fare e cosa dire. Vedo le sue labbra tirarsi come fionde ed i suoi occhi perdere lo splendore che avevano fino a poco fa.


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giovedì 28 marzo 2019

ESTERINA


ESTERINA

P. VENTICINQUE






Come me la sono cavata? Avrò usato le parole giuste? Lorenzo se ne è andato tranquillo. Parlerò con Alberto di tutto questo, anche lui deve essere pronto a rispondere a queste domande.

La festa di compleanno è riuscita molto bene. Mariuccia ha sfornato
due enormi torte, le candeline erano già pronte, e Teresa ha tenuto tutti allegri con i suoi racconti immaginari di fate e principi. E mentre i bambini si divertono e aprono i regali Mariuccia mi si avvicina.

“Ho sentito alcune voci in paese e riguardano tua madre.”

La guardo meravigliata. Era da tanto tempo che nessuno più la nominava.

“Che cosa dicono?”

“Dicono che ci sia una storia fra lei e Gustavo. Che vivano insieme e dormano nello stesso letto. Ci sono molte chiacchiere e, i pettegolezzi si sprecano. Puoi immaginare, si comincia a dire che dopotutto, lei è tua madre, perciò nessuno si meraviglia se anche lei ha cominciato a vivere nel peccato. Non so quanto ci sia di vero, ma è da un po’ che circolano questi pettegolezzi. Tua madre da più di un mese non va in chiesa e tutti non fanno che sparlare di lei e di Gustavo.”

Mentre racconto ad Alberto quello che ho saputo su mia madre e lo abbraccio sotto le coperte gli spiego anche una parte di testamento che lui non conosce.

“Sai Alberto, mio padre ha messo nel testamento che se mia madre si fosse risposata avrebbe perso tutta la sua eredità, che sarebbe ritornata a me. Conoscendo la venalità di mia madre, sono sicura che farà di tutto per tenersela, anche a costo di perdere la tanto declamata “onorabilità”. Mia madre antepone il denaro a tutto. Anche in tempo di guerra concludeva affari, ho paura che abbia anche approfittato della povera gente, ma io sono sempre stata tenuta all’oscuro di tutto. Certo, sarebbe un ben crudele scherzo del destino se ora, per amore rinunciasse a tutto, ma sono certa che non accadrà, tu che ne pensi?”

“Penso che tuo padre gli abbia fatto un gran brutto scherzo. Sai, io la conosco poco, so come è stata dura e cattiva con te, ma non me la sento di augurarle del male. Le auguro di trovare finalmente anche lei l’amore, così potrà capire le tue scelte, i tuoi sacrifici e le tue rinunce, tutto quello che hai subito per difendere un amore nel quale credevi. Chissà, sarà proprio l’amore quello che farà crollare tua madre?”

Non mi importa. Io la mia vita l’ho scelta molti anni fa, se adesso tocca a lei le faccio agli auguri.

Lorenzo è uscito a cavallo con suo padre e Teresa è andata da Mariuccia. Come è bello poter godere di un po’ di tranquillità. Nel mio studio leggo e mi soffermo a pensare alla mia vita: sono felice, e questo mi basta.

NONO CAPITOLO

Sono passati alcuni mesi dal compleanno di Lorenzo e le voci sulla storia di mia madre si sono fatte sempre più insistenti. Certo deve avere un gran dilemma: tenersi l’eredità e vivere nel peccato, o rinunciare all’eredità e vivere il suo amore alla luce del sole? Se la conosco bene starà studiando il modo di tenersi le due cose, ma non so proprio come potrà riuscirci. E’ stata così dura con me quando ho deciso di vivere con Alberto! Chissà se ora sta capendo cosa significa rinunciare a tutto in nome dell’amore.
Non so proprio cosa pensare, ma sono sicura che ci deve stare proprio male. Non fa parte del suo modo di concepire la vita l’ambiguità, dovrà scegliere, non credo potrà durare a lungo nell’incertezza. Lei è una che ci tiene molto alla considerazione della gente al punto di essere quasi bigotta, è una che non ha mai lesinato critiche e giudizi a nessuno. Per lei esiste solo un modo per vivere: quello onesto. Cara mamma, come si sta?

E’ un agosto caldo e afoso e ognuno cerca frescura come può. Lo studio è per me, oltre ad un rifugio, il posto dei ricordi. Spesso rivedo mio padre seduto alla sua scrivania, Alfredo che fischiettando entra a parlare con lui. Quanto tempo è passato! Ora sto seduta sulla poltrona della padrona di casa. Cesarino e Alberto sono stati molto bravi a gestire le mie proprietà. Siamo una famiglia ricca, ma quello che più mi dà piacere è l’aver saputo tenere fede ai miei propositi di ragazza. Sto pensando a questo quando entra Mariuccia.



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mercoledì 27 marzo 2019

ESTERINA


ESTERINA

P. VENTIQUATTRO






OTTAVO CAPITOLO

Oggi festeggiamo il quinto compleanno di Lorenzo. Il tempo è letteralmente volato. I miei bambini sono cresciuti sani e belli, sono l’orgoglio della mia vita.

Lorenzo a cinque anni sa già scrivere e leggere, gliel’ho insegnato io, ma lui ha imparato con una facilità sconvolgente. E’ molto serio, e dietro i suoi occhi, sempre attenti e pensierosi, si cela una mente intelligente, logica, molto portata al ragionamento. Teresa, invece, è tutto il suo contrario.

A due anni ha una cascata di capelli dorati e il viso spruzzato di lentiggini colorate. Sorride sempre e a tutti. La sua risata “tiene in piedi la casa”, la sua spontaneità, ho paura, non le sarà di aiuto nella vita, ma come si fa a dire ad una bambina di due anni che il mondo non è solo una fiaba? Verrà il momento in cui le insegnerò anche le cose più terrene, ma per ora, la lascio vivere con i suoi sogni ed i suoi desideri.

E’ molto presto e sono nello studio a leggere. Sento bussare timidamente ed entra Lorenzo. E’ ancora assonnato, ma si è già lavato e vestito da solo. Sa essere molto autonomo per la sua età, un po’ mi dispiace, vorrei poterlo coccolare come quando era più piccolo, ma lui, già è distante da questo, vuole essere grande.

“Mamma, oggi compio cinque anni.” Si avvicina e, si siede sulle mie ginocchia. Mi guarda dritto in faccia e mi chiede “perché sono il figlio del peccato? Perché io non posso vedere le mie nonne? Perché non mi vogliono? Cosa ho fatto di male?”

Mio Dio, è ancora troppo piccolo per queste spiegazioni, ma i suoi occhi non lasciano il mio viso e lui mi chiede la verità, non una storia, cosa posso dirgli? Non avrei mai voluto che arrivasse questo momento e, soprattutto non così presto.

Dove ha sentito questi discorsi? Perché non me ne ha mai parlato prima? E’ inutile, l’ho sempre saputo e non mi sono ancora preparata.

Lo stringo forte fra le braccia e lo bacio con tutto il mio amore di madre, mi tocca un compito molto difficile, Signore aiutami a trovare le parole giuste.

La casa è ancora avvolta nel silenzio del primo mattino e in lontananza si sentono le campane suonare e, mentre mi stringo al cuore il mio bambino comincio a raccontare.

“Tu non sei il figlio del peccato, sei il figlio dell’amore. E’ stato solo merito del grande amore fra me e tuo padre che tu sei potuto nascere. Dimmi Lorenzo, vuoi bene alla tua mamma e al tuo papà? Ecco, loro ne vogliono di più a te. Ho conosciuto il tuo papà che ero una ragazzina giovane e molto, molto carina. Ci siamo promessi amore eterno, come nelle favole che piacciono tanto a Teresa, ma, poi, c’è stata la guerra. Papà è partito, ma io l’ho aspettato per tre lunghi anni, e l’avrei aspettato anche fino alla fine del mondo, perché l’ho sempre amato come lo amo ancora. Mia madre voleva che sposassi un altro uomo, ma io non ho potuto tradire il mio vero amore. E, quando la guerra è finita e il papà è tornato, lui ha sposato un’altra donna. L’ha sposata perché sentiva il dovere di farlo, ma voleva bene a me, e lei lo ha capito e l’ha rimandato da me. Lui ha sposato Elena, si sono uniti in matrimonio, un sacramento che nessuno può rompere, e chi lo fa, diventa peccatore. Noi siamo peccatori, non tu o Teresa, ma vi amiamo con tutto il cuore e voi lo sapete. Solo noi siamo peccatori, non tu. Tu sei il bambino più bravo del mondo. E’ vero, tu e Teresa avete due nonne, Albina e Matilde, ma nessuna vi vuole conoscere. Non per colpa vostra, ma per colpa mia, perché ho portato via il marito di un’altra e mi sono comportata male, non mi hanno perdonata, mi hanno scacciata dalle loro case, così, siccome voi siete i miei bambini, non vogliono neanche voi. E’ un discorso da grandi, mio piccolo Lorenzo, ma non riesco a trovare altre parole per spiegarti. Tu capisci cosa ti ho detto?”

“Non ho capito proprio tutto. Ma sono sicuro che le nonne sbagliano a non volerci bene. A me piacerebbe conoscerle, tutti i bambini hanno le nonne.
Io ti voglio molto bene, voglio bene a papà, a Teresa e ti dico una cosa mamma: non vorrei avere una mamma e un papà diverso da voi.”
“Grazie piccolo, anche da parte di papà. A proposito, lo sai che giorno è oggi?”
“Certo, sto aspettando la festa a sorpresa!”

E se ne va a chiamare sua sorella per la colazione.


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martedì 26 marzo 2019

ESTERINA


ESTERINA

P. VENTITRE






Maddalena ci accoglie con un sorriso tirato. Mi accorgo che non è felice di questo incontro e capisco subito che è stata Mariuccia l’artefice di tutto questo.

Cerco di non scoraggiarmi ed entro in casa. Anche Elena è stata invitata, Maddalena non sapeva che ci sarei stata anch’io, e si sente molto in imbarazzo.

Nessuno conosce il vero accordo fra Elena e me, abbiamo preferito che la gente pensasse e sparlasse come voleva ma, la verità è comunque venuta a galla, e tutti sanno che l’ho pagata per riavere Alberto e non che è stata lei a deciderlo.

Stiamo tutti cercando di comportarci da persone civili, dopo tutto fra poco ce ne andremo ed ognuno tirerà un sospiro di sollievo, quando entra Albina. Maddalena è sua sorella ed ha saputo che oggi Mariuccia sarebbe venuta in visita, ma poi, vede me e il bambino.

Nella stanza ogni respiro sembra essersi fermato.

Lo sguardo di Albina passa dall’allibito all’incredulo, per poi mostrare tutto il disprezzo che prova per noi. Guarda Elena e non capisce cosa ci fa lei in quella stanza con noi.

Il suo viso si fa rosso, il gozzo le si gonfia e la rabbia sembra esploderle dagli occhi. “Non posso, proprio non posso stare nella stessa stanza con loro, ma tu, Elena, non dici niente? Vieni, andiamocene, qui si respira la vergogna e nessuno dovrebbe starle vicino”.
La prende con forza per un braccio ed escono. Lorenzo sceglie proprio quel momento per cominciare a piangere e Albina si blocca sulla porta. Dopo tutto è suo nipote, si gira, ma la rabbia è più forte del sentimento ed esce di corsa.

“Ora dobbiamo andare, il bambino deve mangiare e sta scendendo il fresco. Ti ringrazio Maddalena, spero che verrai anche tu a trovarci al cascinale, ci farebbe molto piacere, come hai potuto vedere siamo ancora persone civili ed il mio bambino è uguale a tutti gli altri.”

Ce ne torniamo silenziosamente a casa, e Mariuccia è molto felice, ha fatto un piccolo passo per riportarmi nel mondo civile e ci è quasi riuscita.

“Grazie mia cara della tua amicizia” penso, e la ringrazio con il cuore.

Il tempo trascorre ed io mi godo il mio bambino che cresce sano e vispo e dimostra una intelligenza fuori dal comune. Sono sua madre e mi sembra che tutto di lui sia straordinario. A due anni parla perfettamente e sorride poco, è sempre piuttosto serio. Mariuccia lo vizia spudoratamente, purtroppo lei non riesce a restare incinta, mentre io mi accorgo che aspetto un altro bambino.

Questa gravidanza è così diversa dall’altra. Sto molto male e non posso alzarmi dal letto, e tutto è sulle spalle di Mariuccia e di Alberto. Io non mi faccio abbattere dalla situazione, è solo passeggera, ho aspettato Alberto per la durata di tutta una guerra figurarsi se non so aspettare nove mesi la nascita del mio bambino e, puntualmente, la natura fa il suo corso e Teresa nasce il 10 febbraio 1926.

 E’ Stato un parto lungo e doloroso che ha rischiato di portarmi alla tomba, dovrò stare attenta per un po’ e non avere altri figli. Meglio se mi accontento e mi goda i miei due bambini, il mio uomo e la mia felicità di madre.

Niente può incrinare la mia, la nostra felicità. Abbiamo due splendidi figli, il nostro amore che non si è mai appannato, due amici come Mariuccia e Cesarino e abbiamo imparato a godere di ogni piccola cosa.

Il mondo che c’è fuori non ci vuole e noi dovremo farcene una ragione, ma per i nostri bambini che stanno crescendo come sarà? Vivere emarginati per noi che siamo adulti è stata dura, ma eravamo preparati e sapevamo molto bene come sarebbe stata la vita per due che vivono “nel peccato”, ma per i nostri bambini, quando cominceranno a uscire, a frequentare la scuola, come sarà? Loro sono senza colpe, non devono subire offese o ingiustizie per colpa nostra, saremo in grado di aiutarli? La gente sa essere molto cattiva, con noi lo è stata e, ancora continua ad esserlo.

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domenica 24 marzo 2019

VITA E MORTE DI UN PICCOLO PIANETA


VITA E MORTE DI UN PICCOLO PIANETA




Da quando esiste l’essere umano, in pochi o in tanti, si sono posti le domande della vita. Da dove veniamo, dove andiamo, che ci facciamo qui. Poi ci sono quelli che se ne fregano di pensare e vivono la vita come viene godendosi l’esistenza terrena.
C’era una volta, e sicuramente c’è ancora un Essere potente che ha voluto creare la Vita. Nell’Universo che ancora è tanto sconosciuto mise un insieme di asteroidi e formò, fra le altre la Galassia così detta La Via Lattea. Ruotava silenziosa con tutte le sue stelle, i suoi pianeti, ce n’erano a miliardi che si somigliavano. A volte si scontravano nel loro girovagare nel buio più profondo, alcune esplodevano, altre venivano inghiottite da buchi neri e polvere e frammenti si univano e poi si dividevano, era quasi un gioco per chi aveva avuto questa idea della creazione.
L’Universo, o gli Universi sono talmente immensi e sconosciuti che non ne so parlare, e credo che, ad un certo punto, anche il Creatore si sia accorto dell’immensità della sua opera.
Si interessò ad un piccolo pezzo di terra infuocata al limite della galassia della Via Lattea, e si intestardì nel volerla rendere migliore. Passarono migliaia di anni prima che il fuoco si spegnesse e che le comete, con i loro residui di ghiaccio rendessero il pianeta vivibile. Mi sembra di vederlo il Creatore che si gratta il mento pensando a cosa poter fare per il pianeta chiamato Terra. Lentamente, molto lentamente acqua, terra, aria cominciarono a trasformalo.
Alcuni Alieni che già aveva creato e avevano osservato l’evolversi del pianeta Terra decisero di portare vita. Iniziarono con gli animali, dai più microscopici ai più grandi, seminarono e fecero in modo che il pianeta Terra iniziasse a vivere e crescere. Ghiacciai immensi, deserti aridi, mari e fiumi che prosperavano, foreste sterminate seguivano già allora il susseguirsi del giorno e della notte mentre una stella immensa e bollente veniva messa alla giusta distanza dal pianeta che cominciò a ruotare e ad essere riscaldato dal sole.
Su altre Galassie altre specie che noi conosciamo e non conosciamo come “alieni” erano davvero soddisfatti di come proseguiva l’opera del Creatore e di quello che anche loro stavano facendo per il pianeta Terra.
Il bello della storia del pianeta Terra è che è nato e si è sviluppato molto lentamente, proprio perché il Creatore lo voleva perfetto e per ottenerlo aveva bisogno di fare varie prove. Per questo ci furono varie epoche che servirono per capire e per sviluppare nel migliore dei modi il pianeta Terra che ora era pronto per avere dei propri abitanti.
Furono ancora gli Alieni che cominciarono a costruire manufatti enormi che ancora oggi l’uomo terrestre non riesce a capire come si siano potuti formare. Arrivarono con la loro immensa conoscenza tecnologica e prepararono il pianeta per la vita umana.
Non erano loro i “creatori” loro erano già stati creati. Iniziarono ad arrivare sul pianeta colonie di Alieni, mentre il creatore, di suo aveva lasciato il seme che avrebbe portato alla pacifica convivenza fra le razze aliena e umana.
Non sta a me capire come possa essere successo, è fuori dalla mia portata ma, ad un certo punto le due razze si mescolarono e per un tempo che noi non possiamo nemmeno immaginare diedero vita e forma al pianeta Terra.
Mano a mano che il pianeta continuava la sua evoluzione molti Alieni tornarono alle loro Galassie, lasciando sulla Terra un cospicuo numero di loro discendenti pronti ad aiutare i terrestri nella loro evoluzione.
Per un tempo lunghissimo la Terra continuò a cambiare, ere glaciali ed ere di siccità e calore immenso si alternarono varie volte. Il Creatore intervenne a dare un po’ di stabilità al pianeta e, per premiare i coraggiosi e validi sopravvissuti diede loro la capacità di decidere, il famigerato libero arbitrio. Commise un grave errore, sì anche il Creatore può sbagliare (ma è sempre pronto a rimettere tutto a posto). Anche gli ultimi alieni se ne andarono e rimasero solo i loro discendenti e i terrestri.
Gli umani iniziarono a dare una storia al pianeta. Da soli non ci sarebbero mai riusciti, nonostante quello che crediamo, gli umani, da soli e senza aiuto sarebbero ancora all’età della pietra.
Furono ancora gli alieni ad intervenire, alcuni di loro tornarono sulla Terra e trasmisero a persone che avevano scelto, alcune delle loro conoscenze in tutti i settori della vita. Sembrava che tutto potesse essere a posto ma qualcuno si impossessò delle menti di persone sbagliate e da qui cominciarono i guai.
Tutti sapete la storia di questi ultimi due o tre mila anni, e se poi guardate l’attualità capite bene che siamo ridotti proprio male.
Gli Alieni continuano ad osservarci e non si capacitano dell’imbecillità di tanti esseri umani: avevano tutto per vivere su un pianeta meraviglioso ma non sono stati capaci di usare l’unico sentimento che serve e che il Creatore ha donato in gran quantità: l’Amore e il Rispetto, hanno usato il loro libero arbitrio nel modo sbagliato.
Sono lì, ben nascosti (anzi no) che ci osservano e aspettano che il Creatore dia un segnale, ancora non hanno ben compreso se dovranno distruggere o salvare il pianeta Terra, piccola briciola nell’Universo che si crede il centro di tutto.
 Io credo che prima o poi dovranno decidersi ad intervenire se vogliono salvare il Pianeta Terra, se invece il Creatore darà il segnale di lasciar fare agli umani verranno a prendere i loro discendenti e lasceranno il resto dell’umanità alla loro distruzione.
Ci sarà un finale, ma come questo finale sarà io non so da chi dipenderà, quello che so è che io me ne andrò su un’astronave.


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sabato 23 marzo 2019

ESTERINA


ESTERINA

P. VENTIDUE






Viviamo molto intimamente e molto intensamente questo bellissimo periodo. Le feste di Natale, il nuovo anno, li abbiamo festeggiati con Mariuccia e Cesarino che ci hanno dato una bellissima notizia: si sposeranno in febbraio e verranno a vivere al cascinale.

Oggi, accompagnerò Mariuccia a provare l’abito da sposa. Non capisco come possa volere me al suo fianco: peccatrice e con il pancione, ma lei mi vuole bene e sta andando contro tutte le convenzioni e non rinuncia alla nostra amicizia.

Fa molto freddo, ma siamo talmente felici che camminiamo verso la sartoria ridendo come due ragazzine emozionate.

Albina sta attraversando la strada e ci incrocia. Guarda con disprezzo me e la mia pancia, sputa con biasimo ai miei piedi e si rivolge a Mariuccia.

“Cosa ci fai in giro con questa rubamariti? Non ti vergogni a frequentare persone come lei? Stai attenta, per una che ruba i mariti delle altre potrebbe essere facile portarti via anche il tuo, ti consiglio di starle alla larga, una sgualdrina non distingue un letto dall’altro e potresti trovartela nel tuo con tuo marito. E pensare che l’avevo accolta in casa mia come una figlia quando sua madre la maltrattava. Ora ho capito che sua madre aveva ragione, cercava di raddrizzarla, lei aveva già capito di che pasta era fatta sua figlia. Povera Matilde, ha generato una figlia sgualdrina, ed io ho generato un figlio debole che si è fatto attrarre da una come lei.”

Senza aggiungere altro se ne va.

La nostra allegria è finita. Nessuna di noi ha voglia di parlare. Abbiamo, ognuna nel nostro cuore, un grandissimo dispiacere. Entriamo nel negozio per provare il vestito da sposa e veniamo accolte con grande freddezza. Capisco di non essere ben accetta e cerco di andarmene. Mariuccia si avvede della situazione e si rivolge alla titolare: “signora Maria, se non vuole fare i nostri abiti ce ne andiamo subito.”
La sarta cerca di rimediare ma Mariuccia esce e le grida “si tenga l’abito, io non lo voglio più!”

Adesso come facciamo? Mariuccia non si perde d’animo e insieme sistemiamo l’abito da sposa di sua nonna e, il giorno del suo matrimonio è bellissima, come tutte le spose lo sono.

Io sono all’ottavo mese di gravidanza e non entro in chiesa, ma tutti i festeggiamenti sono previsti al cascinale e non me ne perdo nemmeno uno. Alberto non lascia mai il mio fianco, sa che per noi tutto questo non sarà mai possibile e cerca di consolarmi, ma io non ne ho bisogno, sono troppo felice così.

Il parto si avvicina e Mariuccia è sempre al mio fianco. I lavori sono rallentati, in questa stagione c’è meno da fare e Alberto e Cesarino si concentrano sui conti.

E’ all’alba del 31 marzo che hanno inizio le doglie e Alberto corre a chiamare Mariuccia. Finalmente ci siamo.

Il parto è un’esperienza unica e irripetibile che ogni donna conosce e attraversa per amore. Lorenzo nasce a mezzogiorno del primo aprile e tutto è andato bene.

Io non so descrivere la gioia e la felicità che ho provato quando ho visto il suo visino per la prima volta, e Alberto piangeva come una ragazzina, abbracciava Cesarino e Mariuccia e non riusciva a stare fermo, era talmente emozionato che il cuore sembrava potesse scoppiargli.

Nessuno ha portato regali, ha fatto auguri, ma sul muro di cinta hanno scritto “qui vive la famiglia del peccato che ha messo al mondo il bastardo, state lontani da questo posto, si respira vergogna.”

Lorenzo viene battezzato in casa e cominciamo la classica trepidazione di genitori. Il bambino cresce sano ed è bellissimo, ha i capelli scuri di Alberto e il sorriso mi ricorda tanto il mio povero fratello, “almeno voi da lassù aiutateci e proteggeteci” penso rivolta a mio padre e ad Alfredo, perché quaggiù abbiamo poca solidarietà.

Io mi dedico completamente al mio bambino e lascio i lavori della tenuta ad Alberto e Cesarino. Mariuccia mi aiuta ed è innamorata di Lorenzo che contraccambia con i suoi modi semplici e ruffiani.
Non esco quasi mai dal cascinale, ma oggi, in questa giornata così tiepida e piacevole di inizio autunno, prendo il mio piccolo, e con Mariuccia andiamo in paese. Sono passati parecchi mesi da quando l’ho accompagnata dalla sarta ed oggi, voglio ritentare l’avventura.
 Sua madre ci ha invitate a prendere un tè, è il primo invito che ricevo e non me lo lascio scappare.


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venerdì 22 marzo 2019

ESTERINA


ESTERINA

P. VENTUNO






E mia madre si precipita come una furia in casa mia. Non c’era ancora venuta.

“Sei diventata il disonore della nostra famiglia! Come hai potuto fare questo? Non potevi trovarti un uomo che fosse libero senza rubarlo alla moglie? Hai sempre avuto una fissazione per Alberto, ma che arrivassi persino a comprartelo non poteva immaginarlo nessuno. Fino a quando questa situazione non si sistemerà dimentica che io sia tua madre, sei una vergogna, e sono sicura che anche tuo padre si rivolta nella tomba.”

Si avvicina con fare minaccioso. Sono sicura che desidererebbe tanto schiaffeggiarmi come quando ero più giovane, ma ora si tira indietro all’ultimo minuto. “Sei una sgualdrina e l’ho sempre saputo!” E se ne va.

E’ così che comincia la nostra vita insieme, siamo allontanati da tutti, ma noi, sicuri del nostro amore non ci lasciamo intimidire.

Le notti non sono più solitarie. La prima volta che ho dormito con Alberto ero emozionata. Fare l’amore con lui è stato il naturale compiersi dei nostri più intimi desideri. Per me era la prima volta e la tenerezza, la dolcezza, l’estasi di quei momenti nessuno li potrà cancellare. Nessuno potrà scalfire la roccia del nostro amore. Finalmente sono felice.

Finalmente posso iniziare quella vita che ho sempre desiderato e aspettato. Ne è valsa la pena, ne sono sicura e mi avvio verso il futuro con tutta la felicità che ho sempre aspettato.



SETTIMO CAPITOLO

La nostra felicità mi riempie la vita, ma, la vita, quella vera e vissuta è cambiata.

Se prima ero circondata da persone cordiali e gentili, ora, tutti mi hanno girato le spalle. Soltanto Mariuccia non è cambiata e non ci giudica, lei ha sempre saputo dei nostri sentimenti e li rispetta nonostante tutto.

In questa estate del 1922 il caldo è solo nei nostri cuori, perché intorno a noi c’è solo il gelo e il disprezzo di tutto il paese.

Albina mi ha tolto il saluto e non vuole più sentir parlare nemmeno di Alberto, siamo considerati il simbolo del peccato: io per vivere con uomo che non è mio marito e Alberto perché ha abbandonato la moglie per l’amante. Eppure, ogni sera, quando ci corichiamo nel nostro letto e viviamo così intensamente il nostro amore, cercando di recuperare anche il tempo che abbiamo vissuto lontani, non possiamo non pensare che il Signore non possa capire le nostre scelte.
 Se Lui le può capire, sappiamo bene che tutti gli altri non lo potranno mai, e saremo destinati ad una vita solitaria, dovrà essere il nostro amore a bastarci, di questo siamo assolutamente sicuri.

E’ appena cominciato l’autunno ed io sono incinta! Dio come sono felice e anche preoccupata. Mettere al mondo un figlio nella nostra situazione è da incoscienti, ma l’amore, la vita, tutta l’esistenza non si può arginare, segue il suo corso, ed io l’affronterò con Alberto.

Non si può tenere a lungo nascosta la notizia e poi non mi interessa nasconderla, tutti vengono a conoscenza della mia gravidanza e diventiamo, se possibile, ancor di più emarginati. Mariuccia vive con me questa bellissima emozione e mi giungono voci che Albina ha maledetto questa nuova creatura, figlia del peccato!

20 ottobre 1922. Caro Diario. Da quando vivo con Alberto non ho avuto più bisogno di te. Ma ora, mio caro diario, ti devo confidare la bella notizia: aspetto un bambino! So che sarà difficile per noi e per lui, ma da un grande amore come il nostro non poteva che nascerne il frutto. Spero anche di avere molti figli, ognuno sarà figlio dell’amore ed io li amerò per sempre, qualunque cosa accada. Ho bisogno del sostegno di Alberto perché non ci sarà nessun altro al mio fianco. Ringrazio ogni giorno il Signore che mi ha mandato Mariuccia, se non avessi lei al mio fianco sarei proprio sola. Ora devo andare. A presto.

La gravidanza procede a meraviglia. Più la pancia cresce, più le chiacchiere aumentano e più siamo soli. La nascita è prevista per fine marzo ed io non vedo l’ora.



immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

giovedì 21 marzo 2019

ESTERINA


ESTERINA

P. VENTI






Lo sapevo che aveva fatto affari anche in tempo di guerra, e glielo lascio volentieri. Non avrei mai immaginato di essere d’accordo con lei su qualcosa, ma il desiderio di dividerci è talmente forte che in pochi giorni stiliamo la nota di quello che sarà mio e di quello che toccherà a lei.

“Grazie, papà” penso. Adesso sono finalmente libera.

Nell’estate di questo primo anno di libertà il lavoro ferve e assumo un nuovo amministratore, Gustavo è andato con mia madre, da me è arrivato Cesarino.

Sono talmente impegnata che il 1920 e anche l’anno successivo volano via letteralmente. Soltanto nei giorni di festa mi sento un po’ sola, ma ho imparato a godere anche di questi momenti.

Ho 23 anni, sono ricca, e mi manca solo l’amore. Cosa posso fare? Il ricordo di Alberto non mi ha mai abbandonato e, a volte, mi capita di vederlo con Elena ed i suoi bambini. Ogni volta è un tuffo al cuore e un gran dolore, la vita non è stata generosa con me.

Sono nello studio e sento bussare. E’ con molta meraviglia che vedo entrare Elena.

“Buon giorno Esterina, posso parlarti?”

La faccio accomodare e aspetto di sentire cosa mi deve dire.

“Ho pensato molto prima di fare questo passo e venire da te. Sono sposata con Alberto da molto tempo e non sono riuscita, mai, nemmeno per un piccolo momento a farmi amare. So che mi vuole bene, che ama i bambini e non ci fa mancare nulla. Anch’io gli voglio bene, e mi accontenterei se solo sapessi che va bene anche a lui. Ma non è così! Ho vissuto questi anni con la speranza che le cose potessero cambiare e che i suoi sentimenti nei miei confronti potessero mutare, ma non è mai successo. Lui cerca di non darlo a vedere ma è sempre triste, ed io so, che è te che ha sempre nei pensieri e nel cuore. Non posso rimproverarglielo, tu c’eri prima di me e ho sempre saputo del vostro amore, dei sacrifici e delle rinunce che hai fatto per lui. Mi sono meravigliata quando mi ha chiesto di sposarlo ed io, ero tanto sola che ho accettato: è stato l’errore più grosso che potessi fare. Non si può spegnere un grande amore, ed il vostro è sempre stato un grande amore, tu stessa non ti sei ancora sposata e sono sicura che lo ami ancora. Lui per me, non è mai stato un vero marito; lo capisci Esterina? Sai quante volte nel sonno pronuncia il tuo nome? Ho aspettato, pazientato, ma ora non ce la faccio più, non posso competere con il rimpianto del vostro amore.  Sono venuta da te con una proposta: se tu mi prometti che mi aiuterai economicamente con i miei bambini io lascio libero Alberto. Lui non sa di questa mia decisione, prima volevo sentire il tuo parere, non voglio rischiare di lasciarlo se non sono sicura che tu lo ami e lo vuoi ancora per te. Cosa mi dici Esterina?”

“Quanto è la tua richiesta?”

E ci accordammo.

Ora dovevo solo aspettare di vederlo venire da me. Elena mi aveva garantito che ci avrebbe pensato lei a convincerlo.

E, finalmente, è qui, in casa mia e non riesco a dirgli niente.

“Elena mi ha detto tutto. Mi ha praticamente cacciato da casa. Esterina, mia bellissima Esterina, non ho mai tradito la nostra promessa, non ci sarei mai riuscito. Sei pronta ad affondare il mondo al mio fianco? Lo sai che non sarà facile, sono comunque un uomo sposato, l’uomo di un’altra e tu, diventerai quella che se lo è comprato. Dovremo subire…”

“Ho già subito il peggio. La vita senza di te è stata il peggio. Ora sono pronta a tutto.”
Ma non avrei mai immaginato come sarebbe stato difficile!

Mi accorgo che le cose sono cambiate già dai primi giorni della nostra convivenza. Nessuno mi invita più in casa propria, nessuno mi saluta come prima. Sono considerata una concubina, una peccatrice, quella che ruba il marito e non sono più accettata nemmeno in chiesa alla domenica.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

martedì 19 marzo 2019

ESTERINA



ESTERINA

P. DICIANNOVE





Alberto è stato di parola. Nel mese di giugno ha sposato Elena e le campane della chiesa hanno a lungo suonato a festa. Il mio cuore si è vestito a lutto, non posso farci niente, non posso cancellare il mio amore. La tristezza ha preso il posto della speranza e, per non morire di dispiacere comincio a interessarmi all’andamento della proprietà.

Ho 20 anni, fra un anno entrerò in possesso della mia eredità. Devo farmi un po’ le ossa e capire come funziona. Mia madre ha assunto davvero un amministratore ed è a lui che mi rivolgo.

Fra mia madre è me c’è una specie di tregua, ma so che lei non ha perso la speranza di combinare il mio matrimonio, ma dovrà cambiare il candidato, perché Giovanni si è sposto con un’altra.

La guerra è finita, la vita riprende il suo corso, la gente si sposa e finalmente trova anche un po’ di amore, anch’io dovrò pensare a cosa fare nel futuro. Per adesso imparo a dirigere la mia proprietà.

Mi impegno molto e imparo in fretta. Gustavo, l’amministratore, è molto fiero di quello che imparo e mia madre si mantiene distante da me.

Sono talmente impegnata che non mi accorgo del tempo che passa. Solo quando sono sola nella mia stanza provo dolore e tristezza ma non mi arrendo nemmeno davanti all’evidenza: Alberto è unito nel sacro vincolo del matrimonio con Elena, niente potrà riportarlo da me, ma io non riesco ad allontanarmi da lui.

Le feste, il Natale, il nuovo anno, tutto mi scivola addosso senza lasciarmi niente nel cuore. Un altro anno, il 1920, finalmente a maggio i miei 21 anni.

Ci sono quasi, fra una settimana, il 17 maggio 1920 entrerò in possesso della mia eredità. Cosa ne farò? Cosa cambierà? Staremo a vedere.


SESTO CAPITOLO.

Finalmente, oggi 17 maggio 1920 compio 21 anni.

Scendo a colazione e non trovo nessuno. Non mi aspettavo né festeggiamenti né auguri. Per me è una data importante, quella che segna il mio nuovo inizio. Mia madre non c’è e nessuno sa dove sia andata.

Bisogna che mi organizzi e vada dal notaio, ho bisogno di sapere della mia eredità. Per intanto, con Gustavo controllo i conti e il tempo vola come al solito. E’ già sera quando vedo mia madre rientrare e, senza convenevoli mi dice: “Domani a pranzo ci sarà il notaio Gelmini e tutto verrà chiarito. Buon compleanno Esterina.” E nient’altro.

Nello studio ci siamo solo noi tre. Il notaio comincia a leggere tutte le carte ma io ci capisco poco. “Si fermi signor notaio, eviti i formalismi e vada al sodo, in cosa consiste l’eredità? Di cosa entro in possesso?”

“Signorina Esterina, lei diventa proprietaria esattamente della metà di tutto, ora bisogna fare l’inventario e le divisioni, ma a grandi linee le posso dire che oltre al cascinale ci sono vari appezzamenti di terra, altre abitazioni e un cascinale molto importante a circa cinque chilometri da qui, ci sono gli animali, le stalle e tanto altro. Vi ho portato un primo elenco che potete consultare e vedere se riuscite a trovare un accordo fra di voi prima di passare alle questioni prettamente legali.”

E dopo un ultimo caffè e un liquore, ci lascia.

Siamo rimaste sole e nessuna di noi ha voglia di continuare la nostra convivenza.

“Mamma, che ne dici se decidiamo fra noi la divisione dei beni?”

Io sono bendisposta, e spero lo sia anche lei.

“Va bene, ma ti premetto che desidero avere l’altro cascinale perché l’ho acquistato da poco e mi piace, sul resto mi va bene la separazione consensuale.”


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