ESTERINA
P. QUINDICI
La primavera, l’estate, l’autunno del 1918 e
nuove voci di speranza cominciano ad arrivare anche da noi. Sembra proprio che
la pace sia molto vicina. Ti prego Signore, fa tornare la vita.
Ed ecco, finalmente un inverno speciale:
novembre 1918: la guerra è finita.
Increduli, ci ritroviamo sulla piazza del paese,
siamo tutti in silenzio e abbiamo paura che sia solo un’illusione ma, poi,
arriva anche a noi la conferma: pace.
Alberto tornerà presto a casa, tutti torneranno
alle loro case e alle loro famiglie e tutto, finalmente, avrà il sapore della
vita.
Entro in casa tutta contenta e vedo mia madre
con il suo solito sguardo, vorrei correrle incontro e abbracciarla, tanto sono
felice, ma lei mi gira le spalle si chiude nello studio.
“Non importa, Alberto sta tornando e tutto
cambierà” sono i miei pensieri.
Sarà la mia vita che cambia, e ancora non so
quanto!
QUINTO CAPITOLO
C’è aria di attesa in tutto il paese. Tutti
aspettiamo il ritorno dei nostri soldati. Con quanta trepidazione madri, mogli
e amici aspettano l’arrivo dei nostri eroi. Io li considero veri eroi, perché
hanno sopportato disagi e situazioni che nemmeno possiamo immaginare. Speriamo
che la vita riprenda il suo corso normale e per tutti ci sia la ripresa.
20
DICEMBRE 1918. Caro Diario. Quest’anno il Natale avrà un sapore diverso.
Finalmente non verrà festeggiato con tanta tristezza nel cuore, ma con molta,
molta speranza e fiducia. Non sappiamo
quando tutti faranno ritorno alle loro famiglie, so che alcuni sono in ospedale
a curare le ferite, ma sappiamo anche che, seppur lentamente, il rientro è già
cominciato.
Non sto
nella pelle dal desiderio di rivedere Alberto. Di guardarlo negli occhi e
rivedere il suo amore. Oh Gesù Bambino che stai per arrivare, porta a tutti noi
quello che più desideriamo.
Anche se in casa mia i festeggiamenti non sono
particolarmente spumeggianti il mio umore è decisamente allegro. Mia madre non
cambia il suo modo di agire e non so cosa aspettarmi da lei.
E mentre inizia il nuovo anno, in questa fredda
mattina di gennaio, mia madre mi dice: “oggi
pomeriggio ti devo parlare, presentati nello studio alle tre.” E’ finita la
guerra sul fronte, credo che cominci la guerra in questa casa. Sono pronta.
Allo scoccare esatto delle tre entro nello
studio che fu del mio adorato padre e mi accingo ad ascoltare le novità. Mia
madre va subito al sodo:
“Sono
contenta che la guerra sia finita, ma adesso dobbiamo parlare di noi. Io ho
portato avanti tutto il lavoro ed ho gestito quella che ho considerato una
emergenza. Ora, bisogna fare programmi e progetti per il nostro futuro. Abbiamo
bisogno di un uomo che prenda in mano le redini della situazione e, soprattutto
che abbia l’autorità di farsi ascoltare ed obbedire. In poche parole, devo
sceglierti un marito adatto alla nostra situazione.”
Questo me lo aspettavo e non faccio trasparire
nessuna emozione.
“E, dimmi,
mamma, hai già in mente qualcuno in particolare?”
“Certamente
sì. Ho già parlato con i Montero che tu conosci benissimo. Giovanni, il loro
figlio maggiore è quello più adatto, si unirebbero le loro proprietà con le
nostre. Inoltre, è un ragazzo piacente e in gamba, molto capace, insomma è il
marito giusto per te.”
“Sì,
certamente conosco Giovanni Montero. Ha perso un occhio durante la guerra ed ha
un caratteraccio ma, anche se fosse l’unico uomo disponibile non lo sposerei
mai: io ho già scelto l’uomo che diventerà mio marito e tu lo hai sempre
saputo, ti faccio una contro proposta: perché non lo sposi tu? Risolveresti
ugualmente tutti i problemi.”
immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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