ESTERINA
P. DIECI
Il fiume canta la sua consueta canzone ed io,
sono qui ad ascoltarla.
Mi illudo di sentire le parole di Alberto “Esterina, sei bellissima” e penso a
quanto sarà meraviglioso quando lui tornerà. Penso a cosa farò quando la guerra
sarà finita, quando questo pazzo mondo sarà tornato normale, quando
ricominceranno a nascere bambini.
Il volo degli uccelli, le rondini che mi
vorticano intorno sembrano mandarmi messaggi di speranza. Ma nessuno ancora sa
quando questa maledetta guerra finirà. Il pensiero di Alfredo, il non sapere
dove è sepolto mi dà un dolore immenso. E’ così triste non avere nemmeno una
tomba su cui piangere i propri cari. Maledetta guerra e maledetto chi l’ha
voluta. Che Dio stramaledica chi ha mandato tanti lutti e dolore a questo
Paese.
Mi accorgo con vergogna che sto piangendo. Io
non ho motivo per piangere, se piango io cosa devono fare i nostri soldati? E
le loro vedove? E i loro orfani? E tutti quei genitori rimasti senza figli? Mi
asciugo in fretta gli occhi e ritorno verso casa, il mio lavoro con i cavalli
mi sta aspettando ed io ho bisogno di sentirmi impegnata e non pensare.
E’ una estate strana questa che sta passando.
Nessun canto nei campi, e anche i bambini non hanno voglia di giocare. Le donne
sembrano già vecchie a vent’anni ed i vecchi pare abbiano voglia solo di
morire.
Il dolore
che stanno tutti provando non si può raccontare, per questo sembra un’estate
senza calore. Il freddo più acuto si vive in casa mia: nessun calore dimora
nella nostra vita. Mia madre non è cambiata, è solo peggiorata, e non ci
parliamo quasi più.
E l’autunno e l’inverno, ancora una volta, si
presentano senza nessuna notizia di Alberto.
10
dicembre 1916. Caro Diario. Anche il 1916 si sta compiendo. Ho paura che questo
inverno sia l’identica copia di quello passato. Tutti abbiamo fatto scorta di
legna e molte famiglie si sono riunite in un’unica casa per stare più caldi.
Naturalmente nessuno è ospitato in casa nostra, mia madre non lo permetterebbe
mai. Non sia detto che i Celerini si mescolino con gli altri. Abbiamo molte
stanze, e tutte con il camino, ma restano rigorosamente chiuse. Ovviamente
nessuno ha chiesto la nostra ospitalità, basta lo sguardo di mia madre a far
desistere chiunque, e passeremo le feste di Natale sole e silenziose come ogni
sera. Non ci scambieremo nemmeno gli auguri e sento tanto la mancanza di un
gesto gentile, di un piccolo regalo. Ho 17 anni ed un gran vuoto sia nel cuore
sia intorno a me. Ma quando la guerra sarà finita e Alberto sarà tornato, tutto
cambierà. Sorridi Esterina, sei giovane e sana, abbi pazienza, coltiva il tuo
amore e tieni libero il tuo cuore per il futuro che verrà. Sono sicura che il
futuro sarà migliore, per me e per tutti.
Il gelo, le malattie, tutto si ripete. In
gennaio è scesa molta neve e le strade sono state impraticabili. Febbraio non è
stato molto diverso e sono rimasta per giorni interi chiusa nella mia stanza
senza altro da fare che leggere. Mia madre è impegnata con i registri dei conti
e sembra non aver altro nella mente. Gli animali soffrono come noi e, tutti
insieme, aspettiamo la nuova primavera, la primavera del 1917 con tanta
speranza che porti anche la fine della guerra.
E in questa tiepida mattina di aprile vedo
Mariuccia correre verso casa nostra. Mi cerca e, ancora ansante, mi porge una
voluminosa busta. Non abbiamo parole. “E’
quello che penso sia?” Le chiedo.
Non ho il coraggio di guardare la busta, l’ho
talmente aspettata che non vorrei fosse solo un miraggio, non vorrei che
svanisse come sono svaniti fin’ora tutti i desideri che ho espresso. “E’ proprio quello che pensi tu, è una
lettera di Alberto indirizzata a te. E’ arrivata questa mattina e Albina mi ha
chiesto subito di portartela. Nessuno l’ha aperta: è solo per te. Però Albina
ti chiede di farle sapere qualcosa quando l’avrai letta, perché a lei non è
arrivato niente.”
“Va bene
Mariuccia. Verrò a trovare Albina appena posso. Ringraziala da parte mia.”
Appoggio la lettera sul cuore e corro verso
casa. Mia madre ha visto e chiede spiegazioni. Io non le mentirò di certo, non
ho intenzione di farlo, né adesso né poi. “Mariuccia
mi ha portato una lettera di Alberto, finalmente mi ha scritto. Ora salgo nella
mia camera a leggerla.”
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