ESTERINA
P. DODICI
Sto piangendo come una fontana. Sono felice che
lui sia ancora vivo.
Rileggo la lettera, voglio impararla a memoria e
ripeterla nella mia mente in ogni momento.
Scendo le scale e ancora mia madre mi guarda con
sospetto.
“Alberto
sta bene, vado a dirlo anche ad Albina.” Lei non mi risponde ma so che non le fa piacere
questo legame che si è creato con la famiglia di Alberto. “Non posso farci niente, mamma. Loro sono più famiglia di te”
penso. Prendo la mia bicicletta e di corsa a casa di Albina. Almeno oggi ci
sarà una bella notizia.
QUARTO CAPITOLO
Estate 1917. Siamo ancora in piena guerra. Non
so nemmeno se tutto il mondo si è dichiarato guerra. Io non capisco questa
pazzia, questo voler conquistare altre terre, sottomettere interi paesi.
Qualcuno mi vuole spiegare perché uomini normali dovrebbero desiderare la morte
dei loro simili? Cosa vuole dire “nemico”? Nemico di cosa o di chi?
Va bene che sono una semplice ragazza di
campagna ma nella mia mente non riesco a concepire di dover uccidere un altro
essere umano, proprio non ci riesco. E poi, se penso al grande dolore di intere
famiglie e comunità per la morte di qualche persona cara, lo capisco ancora di
meno.
Anche se non ci voglio pensare non ne posso fare
a meno: la guerra, le malattie, i disagi sono ormai parte di tutte le famiglie.
Solo mia madre sembra non provare niente! Io non riuscirò mai a capirla. Passa le
sue giornate a dare ordini ai lavoranti o sui libri dei conti. Sono sicura che
se ci fosse una possibilità di arricchirsi in questo tragico momento lei
saprebbe trovarla e sfruttarla. Non posso fare a meno di pensare, quando la
guardo, di essere stata generata da un essere non umano.
Il suo viso ha le rughe di chi non sorride mai,
gli occhi sempre attenti e scaltri per non farsi cogliere impreparata da
qualsiasi avvenimento. Più che rispettata è temuta da tutti, un suo ordine e
non torni al lavoro e lei, si approfitta di questa situazione.
Io non la temo, non la amo e non la odio: la
tollero in attesa di compiere la maggiore età e di andarmene lontana da lei.
Non riuscirà ad intrappolarmi nella sua rete, qualunque sia, non ce la farà mai
a piegarmi ai suoi progetti. Lei conosce la mia determinazione, così come io
conosco bene la sua e arriverà, prima o poi, il momento dello scontro, e so che
sarà davvero duro per me.
10 luglio
1917. Caro Diario. Non posso, davvero non posso pensare che questa triste e
miserabile guerra possa continuare. Vedo intere famiglie soffrire di un dolore
talmente intenso ed intimo che nessuno ormai lo sa più esternare. Ieri, mentre
percorrevo alcune stradine con la mia bicicletta, non ho visto altro che facce
smunte, tristi. Donne con la schiena piegata dal peso del lavoro, bambini con
espressioni vuote e con gli occhi privi della luce gioiosa della quale
avrebbero bisogno. Vecchi che a stento riescono a portare un sacco sulle spalle
così seri e sconsolati da non riuscire nemmeno più a sorridere ai loro nipoti.
Se nessuno riesce a trasmettere un po’ di gioia di vivere cosa possiamo
aspettarci dal futuro? I nostri bambini hanno bisogno di speranza, le nostre
donne hanno bisogno di amore, i nostri vecchi hanno bisogno di sostegno. Cosa
posso fare per loro? Io vorrei poter regalare a tutti loro un pezzettino della
mia felicità: felicità che mi viene dal mio amore, dalla mia certezza che le
cose miglioreranno. Per questo sorrido a tutti loro quando li incontro e vedo
che loro ricambiano il sorriso. Adesso mi chiamano “la figlia della signora” ma
io vorrei essere solo Esterina. Nessuno sa cosa provo dentro casa mia, quanto
sono sola e quanto mi costa continuare questa vita. Mi dà così tanta gioia
quando passo a salutare Albina! Vedendo lei mi sembra di vedere Alberto, e
teniamo vivo fra di noi il suo ricordo, trasmettendogli con le nostre preghiere
la nostra protezione fatta di amore vero. Ho 18 anni, ancora tre anni e sarò
maggiorenne. Coraggio Esterina, la strada è ancora lunga. Mantieni il sorriso,
presto Alberto tornerà ed avrà bisogno del tuo sostegno.
immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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