mercoledì 6 marzo 2019

ESTERINA


ESTERINA

P. NOVE






"Sei diventato un ubriacone, non sei più nemmeno un marito, se non fosse per me non avresti più niente. Resta chiuso nel tuo mondo, io non ho certamente bisogno di te, ma mia figlia, ti giuro, farà come dico io.”  

I suoi occhi sembrano forare i miei pensieri, so che vorrebbe saper leggere quello che mi passa per la testa, ma non glielo permetterò.

Non intendo nemmeno replicare a quello che ha detto, non ha nessun valore per me, e il mio silenzio ed il mio sguardo così fiero la fanno arrabbiare ancora di più. Lei lo sa che sarà difficile piegarmi ai suoi voleri ma non demorderà, io non cederò, e la nostra vita futura sarà sicuramente un inferno.

“Grazie babbo per le belle parole, ne girano così poche ultimamente.”

Mi alzo e gli dò un bacio. Si commuove e mi abbraccia e sento i suoi singhiozzi che gli solcano il petto. So che sta pensando ad Alfredo, so che il dolore della sua perdita lo porterà alla morte, so tutto questo ma so anche che mi vuole bene. Ricambio l’abbraccio e lo accompagno nel suo studio, dove, purtroppo, continuerà a bere e fumare fino a stordirsi.

Uno sguardo a mia madre che non si è mossa dalla sua sedia e mi ritiro nella mia camera.

In questa atmosfera di gelo famigliare e di gelo invernale marzo passa senza altre novità.

La primavera si avvicina, la vita comincia a risvegliarsi. E’ la fine di aprile, quasi un anno è passato e Alberto non ha ancora dato sue notizie.

Questa mattina mio padre è sceso insolitamente rasato e ben vestito. Vuole uscire a cavallo e rivedere le sue terre. E’ un sollievo rivederlo nella sua forma migliore. Solo gli occhi smentiscono il suo abbigliamento.

Dopo tanti mesi facciamo colazione tutti insieme e mia madre ha un’espressione perplessa. Lo saluto calorosamente e lui mi accoglie in un abbraccio. “Esterina sei sempre la mia bambina bellissima”.

Uno sguardo anche al posto vuoto di mio fratello, ma lo toglie velocemente.
Mentre si allontana a cavallo si volta a guardare la sua casa, casa che non rivedrà mai più.

Hanno trovato mio padre annegato nel fiume. Quando il cavallo è tornato da solo alla stalla abbiamo capito che era successo qualcosa. Non è stato difficile trovarlo. Aveva un’aria serena, di uno finalmente in pace. Oramai niente aveva più importanza: né guerra, né raccolti, né pace. Aveva raggiunto il suo adorato figlio e questo era tutto quello che voleva.  

Hanno detto che si è trattato di un incidente, ma nessuno ci ha creduto fino in fondo. Adesso che è sepolto e mi ritrovo da sola con mia madre mi sembra di essere attraversata dal gelo. Non c’è più nessuno che stia dalla mia parte, fra me e lei è diventata una lotta alla pari, ma lei parte in vantaggio perché io ho solo sedici anni.

31 maggio 1916. Caro Diario. Giusto un anno fa ti raccontavo di questo paese ormai senza più giovani. E’ passato un anno, un anno durissimo sotto tutti i punti di vista. Il freddo, la mancanza di notizie dal fronte, le malattie, la morte di mio padre, tutto è peggiorato. La guerra sembra non voler finire e molti giovani soldati stanno morendo al fronte. Da un anno aspetto notizie di Alberto, ma non sono ancora arrivate. Mia madre si è vestita di nero, porta un lutto che è solo falso, lei non aveva nessun sentimento per suo marito, ma gli altri non lo devono sapere. Mi verrebbe voglia di gridare a tutti che è stata colpa sua se mio padre si è tolto la vita. Fra di noi, per il momento, tutto procede senza intoppi. Non ci sopportiamo molto e ci vediamo quasi solo per i pasti. Sta di sicuro tramando qualcosa che mi riguarda, sto aspettando la sua prossima mossa.
Per questa primavera ed estate ho scelto di curare i cavalli, li ho sempre amati e mi piace stare con loro, in più posso stare fuori di casa e lontana da mia madre. Spero che sia un’estate piacevole per tutti e che il caldo faccia guarire chi ancora ha la tosse.

foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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