sabato 29 aprile 2023

IN VENA DI RICORDI

 IN VENA DI RICORDI



E’ strano come in alcuni momenti i ricordi riaffiorino nella mente come fossero schizzi di un quadro informale. La mente riesce a fare scherzi simpatici e a volte un po’ meno. E’ stato mentre guardavo il cielo così pieno di strisce, dove righe che sembrano fatte col righello si espandono e rendono lattiginoso l’azzurro che non si riesce più ad osservare. Da tanti anni ormai, almeno venti ci sono questi veleni che vengono rilasciati nell’aria, da entità che si comportano come padroni del mondo e si permettono di fare quello che vogliono, comprandosi governi e stati interi con denaro e ricatti. Ma non è questo che volevo raccontare. Il ricordo che è affiorato, nonostante il grigiore che ammorba la terra è quello di una bambina allegra, nonostante le ristrettezze nelle quali viveva. Ero sdraiata sul cemento liscio dell’aia, sentendo il caldo sotto la schiena e guardavo il cielo. Dio quanto mi piaceva! Osservavo le nuvole bianche, quelle vere, che lentamente si spostavano e, mentre cambiavano forme io parlavo con loro. Coglievo un animale, una pianta, perfino il viso di un bambino, ed io ci parlavo. Rimanevo non so per quanto tempo in questo mio stato di rilassamento, e non mi accorgevo nemmeno di chi mi passava vicino. Mi lasciavano fare, si sa che i bambini parlano con gli angeli o con amici immaginari. Dicevano che poi mi sarebbe passato. Bè, così non è stato: quella bambina un po’ strana e un po’ stralunata non ha mai smesso di parlare con i suoi amici immaginari, ha solo imparato a comunicare con la telepatia. Mi accorgo che sto divagando, il ricordo era delle nuvole vere e di come oggi mi commuovo ogni volta che riesco a vederne qualcuna. In questi miei sessantacinque anni già compiuti ho visto molti cambiamenti, ma non avrei creduto che perfino il cielo sarebbe così cambiato. E poi quelle “voci” che mi sussurrano che il cielo non è cambiato per niente, che l’azzurro, le nuvole e il vento che fa cambiare le forme e le trasforma come nei miei ricordi di più di mezzo secolo fa ci sono ancora. Ed è qui che ringrazio i miei amici immaginari, perché mi hanno insegnato a guardare oltre le scie, oltre quella schifezza lattiginosa che fa perfino mancare il respiro. Vedo ancora le mie amiche nuvole che mi prendono in giro mentre si trasformano come hanno sempre fatto, risento il respiro di bambina e il caldo sotto la schiena. Chissà, forse è un modo per sopravvivere a questo scempio, al male che stiamo tutti subendo. Alzo gli occhi anche in questo momento, uno sprazzo di cielo azzurro e un raggio di sole che riesce, nitido a spuntare. E come nei miei ricordi di bambina una piccola nuvola bianca e soffice come il cotone e leggera come fosse fatta di niente passa veloce in quel tratto di cielo azzurro. E’ come se mi dicesse non riusciranno a farci sparire del tutto, finché ci sarà qualcuno come te e tanti altri che ci cercate e ci ricordate. Il respiro di una vecchia sessantacinquenne si fa lieve, come quella bambina che giocava con la terra e aveva sempre le unghie sporche. Dio come vorrei ritrovarla e tenerla per sempre. E poi quelle voci sussurrate sei sempre tu, sei quella bambina, o non ci ritroveresti e non continueresti a parlare con noi. Allora capisco che niente può cambiare il mio essere Aliena, capisco che questo viaggio, il viaggio di questa vita sta passando e, con serenità e gentilezza verrò accolta su quelle nuvole, e da lassù potrò guardare verso il basso e, aiutata da tante e tanti come me, manderemo tutto l’Amore che sarà possibile per aiutare l’Umanità che sta davvero soffrendo.

Ritorno qui, in casa mia ora e mi tornano in mente alcuni detti della generazione di mia nonna, uno in particolare mi piaceva e non lo avevo nemmeno capito, ma ora sì: quant s’è picinì s’è putei, quant s’è vech som amo chei.  (quando si è piccoli si è bambini, e quando si è vecchi, pure).Ma i più fortunati, fra i quali anch’io, sono sempre con l’animo e lo spirito dei picinì e dei putei.

Sorrido da sola, perché mi sono messa alla tastiera per parlare delle nuvole bianche e soffici e poi i tasti mi hanno preso la mano. Lo so, sono solo una vecchia signora di campagna con la passione della scrittura, non posso farci niente, mi basta un indizio e ci scrivo un racconto, una poesia, che poi soltanto alcuni eletti trovano il tempo di leggere, e per questo li ringrazio.

Chissà, stiamo tutti aspettando che arrivi il giorno in cui le nuvole lievi e bianche saranno l’unico ornamento del cielo azzurro, e se non sarà qui, su questo pianeta, io sono sicura che le ritroverò, fosse anche in un altro Universo dove sono attesa. Spero che in tanti sarete là con me.

proprietà riservata a Milena Ziletti - anche la fotografia 

mercoledì 12 aprile 2023

CIAO PAPA'

 CIAO PAPA’


 

 

Ormai non ci sei da quarant’anni

Volato via che sembrano cent’anni

Il mondo è cambiato e non lo riconosceresti

Se tu tornassi vomiteresti.

Dicevi che i capelloni portavano i pidocchi

Ora su questo fluid gender non apriresti nemmeno gli occhi

Donne che sposano donne e uomini che si sposano fra loro

Sarebbe per te una realtà fuori dal coro.

Chissà cosa pensi di tutto questo guardando da lassù

Non credo ti metta voglia di ritornare giù

Quando a diciannove anni eri già padre

E sognavi un mondo che non fosse solo di capre.

Fatti un sorriso e beviti un bicchier di vino buono

Tanto qui non esiste più nemmeno il tuono

Resta dove sei e divertiti a pensare

Che presto anche noi ti verremo a trovare.

Ciao papà volato in cielo così giovane e bello

Hai lasciato quaggiù le tue figlie in un bordello

Ma sono cresciute e sanno cosa fare

Dopotutto sei lì per noi a vegliare

A presto papà, grande uomo fatto di poco

Di insegnamenti e pensieri dispensati davanti al fuoco

Restaci vicino e dell’universo aprici le porte

Torneremo lì, con le nostre gonne corte.

scritto da Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati (foto dal web)