IN VENA DI RICORDI
E’ strano
come in alcuni momenti i ricordi riaffiorino nella mente come fossero schizzi
di un quadro informale. La mente riesce a fare scherzi simpatici e a volte un
po’ meno. E’ stato mentre guardavo il cielo così pieno di strisce, dove righe
che sembrano fatte col righello si espandono e rendono lattiginoso l’azzurro
che non si riesce più ad osservare. Da tanti anni ormai, almeno venti ci sono
questi veleni che vengono rilasciati nell’aria, da entità che si comportano
come padroni del mondo e si permettono di fare quello che vogliono, comprandosi
governi e stati interi con denaro e ricatti. Ma non è questo che volevo
raccontare. Il ricordo che è affiorato, nonostante il grigiore che ammorba la
terra è quello di una bambina allegra, nonostante le ristrettezze nelle quali
viveva. Ero sdraiata sul cemento liscio dell’aia, sentendo il caldo sotto la
schiena e guardavo il cielo. Dio quanto mi piaceva! Osservavo le nuvole
bianche, quelle vere, che lentamente si spostavano e, mentre cambiavano forme
io parlavo con loro. Coglievo un animale, una pianta, perfino il viso di un
bambino, ed io ci parlavo. Rimanevo non so per quanto tempo in questo mio stato
di rilassamento, e non mi accorgevo nemmeno di chi mi passava vicino. Mi lasciavano
fare, si sa che i bambini parlano con gli angeli o con amici immaginari. Dicevano
che poi mi sarebbe passato. Bè, così non è stato: quella bambina un po’ strana
e un po’ stralunata non ha mai smesso di parlare con i suoi amici immaginari,
ha solo imparato a comunicare con la telepatia. Mi accorgo che sto divagando,
il ricordo era delle nuvole vere e di come oggi mi commuovo ogni volta che
riesco a vederne qualcuna. In questi miei sessantacinque anni già compiuti ho
visto molti cambiamenti, ma non avrei creduto che perfino il cielo sarebbe così
cambiato. E poi quelle “voci” che mi sussurrano che il cielo non è cambiato per
niente, che l’azzurro, le nuvole e il vento che fa cambiare le forme e le
trasforma come nei miei ricordi di più di mezzo secolo fa ci sono ancora. Ed è
qui che ringrazio i miei amici immaginari, perché mi hanno insegnato a guardare
oltre le scie, oltre quella schifezza lattiginosa che fa perfino mancare il
respiro. Vedo ancora le mie amiche nuvole che mi prendono in giro mentre si
trasformano come hanno sempre fatto, risento il respiro di bambina e il caldo
sotto la schiena. Chissà, forse è un modo per sopravvivere a questo scempio, al
male che stiamo tutti subendo. Alzo gli occhi anche in questo momento, uno
sprazzo di cielo azzurro e un raggio di sole che riesce, nitido a spuntare. E come
nei miei ricordi di bambina una piccola nuvola bianca e soffice come il cotone
e leggera come fosse fatta di niente passa veloce in quel tratto di cielo
azzurro. E’ come se mi dicesse non
riusciranno a farci sparire del tutto, finché ci sarà qualcuno come te e tanti
altri che ci cercate e ci ricordate. Il respiro di una vecchia
sessantacinquenne si fa lieve, come quella bambina che giocava con la terra e
aveva sempre le unghie sporche. Dio come vorrei ritrovarla e tenerla per
sempre. E poi quelle voci sussurrate sei
sempre tu, sei quella bambina, o non ci ritroveresti e non continueresti a
parlare con noi. Allora capisco che niente può cambiare il mio essere
Aliena, capisco che questo viaggio, il viaggio di questa vita sta passando e,
con serenità e gentilezza verrò accolta su quelle nuvole, e da lassù potrò
guardare verso il basso e, aiutata da tante e tanti come me, manderemo tutto l’Amore
che sarà possibile per aiutare l’Umanità che sta davvero soffrendo.
Ritorno qui,
in casa mia ora e mi tornano in mente alcuni detti della generazione di mia
nonna, uno in particolare mi piaceva e non lo avevo nemmeno capito, ma ora sì: quant s’è picinì s’è putei, quant s’è vech
som amo chei. (quando si è piccoli si è
bambini, e quando si è vecchi, pure).Ma i più fortunati, fra i quali anch’io,
sono sempre con l’animo e lo spirito dei
picinì e dei putei.
Sorrido da
sola, perché mi sono messa alla tastiera per parlare delle nuvole bianche e
soffici e poi i tasti mi hanno preso la mano. Lo so, sono solo una vecchia
signora di campagna con la passione della scrittura, non posso farci niente, mi
basta un indizio e ci scrivo un racconto, una poesia, che poi soltanto alcuni
eletti trovano il tempo di leggere, e per questo li ringrazio.
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