mercoledì 31 luglio 2019

COMUNICAZIONE


Comunicazione

QUESTO BLOG CHIUDE PER LA PAUSA ESTIVA

CI RITROVIAMO IN AUTUNNO

RINGRAZIO TUTTI I NAVIGANTI CHE SONO APPRODATI SUL MIO BLOG:

DALL’ITALIA
DAGLI U.S.A.
DALL’IRLANDA
DAI PAESI BASSI
DALL’INDIA
DALLA GERMANIA
DA REGIONE SCONOSCIUTA

CHE ANONIMANTE HANNO TENUTO VIVO QUESTO BLOG E MI HANNO DATO LA SODDISFAZIONE DI ESSERE LETTA.

GRAZIE DI CUORE A TUTTI VOI.

CI RITROVEREMO CON UN NUOVO ROMANZO CHE STO ULTIMANDO DAL TITOLO “KATRIN, LA SUA STORIA” E SPERO VI POSSA PIACERE COME PIACE A ME.

A PRESTO. VI VOGLIO BENE
MILENA

martedì 30 luglio 2019

MALLY


MALLY

PAGINA QUARANTACINQUE


Mi lasciai cadere esausta sulla poltrona. Mi mancavano le forze. Ora che tutto era concluso mi misi a piangere. Piansi per i miei cari, per il dolore che avevo loro causato, su un punto Katrin aveva ragione li avevo abbandonati e loro erano morti senza sapere niente della loro figlia. Non avevo mai scritto nemmeno una riga a loro, ero talmente arrabbiata per quello che volevano costringermi a fare sposando il conte che non ebbi mai il desiderio di farmi viva. Volevo dimenticarmi della mia vita prima che fossi la Corsara e forse avevo sbagliato. Robert si inginocchiò e mi prese le mani fra le sue. Sapeva quanto dolore avevo passato, quanta disperazione ogni volta che ricevevo le notizie da Mister King. Lasciò che sfogassi il mio pianto mentre in disparte, il giudice e Jeremy attendevano in silenzio. Mi feci forza e mi asciugai gli occhi. Mi faceva male tutto quello che era successo, ma non ero stata io a cercarlo.
Signora Nell, entro pochi giorni le pratiche per le sue proprietà saranno pronte. C’è altro che posso fare per lei? Guardai quel piccolo uomo che aveva nelle sue mani ogni giorno il destino di tante persone e vidi lo sguardo di un uomo senza timori. Voglio solo che sia fatta giustizia. Mi salutò e se ne andò, l’impagabile Jeremy aveva provveduto a chiamare le carrozze per tutti. Rimanemmo soltanto noi tre. Vuoi fare un giro per la casa, amore mio? Lo avrei tanto desiderato, ma il dolore sarebbe stato troppo forte e risposi di no. Poi ci ripensai, congedammo Jeremy con l’accordo che avrebbe seguito tutte le procedure necessarie e poi sarebbe partito per Nivaria, per raggiungerci.
Robert ed io rimanemmo soli nella grande casa della mia infanzia. Salii al piano superiore ed entrai in quella che era stata la mia camera e trovai sul letto, ben disteso il completo rosso, Katrin era stata puttana fino in fondo. Gli armadi erano vuoti, sapevo che aveva venduto tutto quello che poteva per tirare avanti. Sentimmo dei passi su per le scale, ci eravamo dimenticati della cameriera che si affacciò timorosa. Le dissi che avrebbe ricevuto il suo salario e che poteva tornare a casa. Entrammo nella camera dei miei genitori e, vedendo il grande letto disfatto non riuscii a trattenermi e scoppiai in un pianto dirotto. Avevo il petto squassato dai singhiozzi, mi passarono davanti agli occhi gli anni che i miei cari avevano vissuto senza mie notizie, mi sembrò di sentire il loro dolore, la loro disperazione per la mia fuga e per mio padre anche la scomparsa di mio fratello.
Andiamo via, questa non è più casa mia. Riportami a casa, amore mio, riportami a Nivaria il più presto possibile.
Lasciammo quella che non era altro che un insieme di mura per me, non era altro che un ricordo, a volte brutto a volte bello che dovevo lasciare lì, non volevo portare niente con me a Nivaria, invece me ne andavo con una grande ricchezza che avrei volentieri diviso con mio fratello se solo fosse stato ancora vivo.
Robert mi sorreggeva, mi aiutò a salire in carrozza e mi allontanai da quella che una volta era casa mia senza mai voltarmi indietro. Avrei voluto ripartire subito ma il veliero di Mister King non era pronto per prendere il largo, doveva completare il carico e ci sarebbe voluta un’altra settimana.
Robert mi mise in mano la lettera di mio padre. Non vuoi leggerla, amore mio? Mi tremavano le mani mentre la aprivo.
Mally, dolce figlia mia, sono felice che tu te ne sia andata e spero che sia felice. Ho capito troppo tardi il male che stavi subendo e ti prego di perdonare questo povero vecchio che ti stava dando in pasta ad un lupo famelico. Se solo ne avessi la forza e lo stesso coraggio che hai avuto tu ti raggiungerei all’istante ma so che se solo mi allontanassi perderei ogni proprietà. E’ un mondo per chi non ha scrupoli ed io, dopo la scomparsa di tuo fratello ho iniziato a capire tante cose. Sappi che ti amo più di ogni altra cosa e spero nel tuo perdono. Tuo padre.
Era tipico di mio padre essere breve e conciso. Le mie lacrime bagnavo la pergamena e soffocai il pianto fra le braccia di mio marito. Sarebbero state le ultime lacrime, poi avrei voltato pagina e continuato la mia vita, quella vera, quella che io mi ero scelta.
La notizia dell’arresto di Katrin si diffuse in tutta la città. Il processo si sarebbe tenuto entro pochi giorni e il giudice Millor era tenuto in gran considerazione da tutti, anche stavolta Jeremy aveva scelto al meglio.
Fu una settimana terribile e non volli uscire dalla stanza. Sentivo i rumori in piazza, stavano issando il patibolo per l’impiccagione, Katrin non sarebbe stata l’unica ad essere impiccata, c’erano altri condannati. Sapevo che il processo si era concluso con la condanna ma noi, finalmente potevamo salpare e mettere davvero la parola fine.
La traversata del nostro ritorno a casa fu tranquilla ed ebbi il tempo per ricompormi e per prepararmi a rivedere tutto quello che amavo. Alcuni delfini danzavano ed io ringraziai gli spiriti buoni del mare e dell’isola per avermi accolta e resa felice, e chiesi loro di farmi dimenticare il dolore che portavo nel cuore.
Ero finalmente a casa, ed ero felice.

Io la guardo, qui sotto il salice, e il succo di ananas si è scaldato e non si può più bere. Aspetto che le lacrime sul suo viso si asciughino, non ha resistito al pianto mentre mi raccontava del suo ritorno sulla terra ferma. Sento dei passi e mi giro. C’è Robert che le si avvicina e le asciuga le lacrime col suo fazzoletto. Un uomo dal portamento regale, dal viso cotto dal sole. Rincuora sua moglie e si gira verso di me. Chiedo scusa signora se le ho girato le spalle, sono Robert Nell e sono felice di fare la sua conoscenza. Mia moglie mi ha parlato di lei e delle sue amiche, quelle del futuro, quelle che hanno letto la sua, anzi la nostra storia. Le saluti tutte da parte mia e le ringrazi. Ora ci deve lasciare, il portale spazio tempo si sta chiudendo e lei deve tornare al suo mondo. Mi bacia la mano. Guardo Mally che mi sorride e per un attimo mi viene la voglia di rimanere, di non tornare indietro. Robert mi accompagna e senza sapere come mi ritrovo qui, a scrivere il finale di questa storia.
Ah Mally, abbiamo imparato a volerti bene, grazie per averci rese partecipi della tua vita, qui ora è molto diverso dal 1720 a Nivaria. Un bacio, dolce Corsara, un abbraccio da me e da tutte le Amiche di Mally.


FINE


illustrazione di Tiziana Gissi - romanzo pubblicato su e book

lunedì 29 luglio 2019

MALLY


MALLY

PAGINA QUARANTAQUATTRO


Il viso di Katrin si fece terreo. Questa mossa non se l’aspettava. Il giudice ci chiamò tutti alla scrivania, soltanto il gendarme rimase sulla porta.
Aprì il sacchetto e svuotò i diamanti sulla scrivania. Katrin si aggrappava al bordo della scrivania ed aveva le nocche delle mani bianche tanto erano tese, per non parlare del suo sguardo. Ebbe l’impudenza di dire ciò che è in casa mia mi appartiene! A dimostrazione che ancora non aveva capito la gravità della sua situazione. Quelli erano i diamanti di nonna Grace, quelli che non erano stati trovati nel suo porta gioie. Il giudice srotolò alcuni documenti e li lesse molto attentamente, tutti noi avevamo puntati gli occhi su di lui, in attesa. Questo cambia tutto. Disse semplicemente. Puntò lo sguardo su Katrin che cominciò ad impallidire. Ci spieghi, signor giudice. Chiesi con un filo di voce. Questi documenti sono stati vergati direttamente da suo padre, e sono un atto d’accusa contro la signora. C’è scritto che la morte di sua moglie è stato un duro colpo per lui e che da quel momento non è più stato lo stesso. Sospettava che la signora Katrin lo stesse avvelenando e continuava ad insistere per sposarlo e per cambiare il testamento, cosa che lui non avrebbe mai voluto fare. Che aveva mandato uomini a cercare suo figlio ma che temeva che non avessero eseguito i suoi ordini. Fece una pausa. Mi duole dirglielo, signora Nell, ma da qui in poi la sua scrittura si è fatta troppo tremolante per capire ogni parola, l’unica cosa fatta con cura è la sua firma, così potremo confrontarla con quella sui documenti che ci ha mostrato la signora Katrin. Lascio a lei il tempo di leggere tutto, se vuole. Lo sapevo che mio padre non avrebbe mai sposato una donna come Katrin, lo conoscevo troppo bene. Li leggerò più tardi, signor giudice, voglio porre fine al più presto a tutta la faccenda. Il giudice assentì e confrontò le firme che, naturalmente non combaciavano. Alzò lo sguardo su Katrin che tremava visibilmente. Signora Katrin, lei è accusata di omicidio, di falso e se sarà trovato il corpo del signorino fratello di Mally sarà pure incriminata per occultamento di cadavere, ce n’è abbastanza per penzolare da una forca. Ha qualcosa da dire? Ma Katrin era talmente sotto shok che non riuscì a parlare. Scoprire che per tutti quegli anni i diamanti e le prove del suo crimine erano sotto lo stesso tetto dove viveva doveva essere un brutto colpo. Vorrei parlare da sola con Mally. Bisbigliò, ed io accettai, facendo uscire tutti quanti. Il giudice portò con sé ogni cosa prima di lasciare la stanza.
Ci volle un po’ prima che quella ritrovasse la parola. Tu sapevi del nascondiglio! L’ho cercato per dieci anni, sapevo dei diamanti di tua nonna, mi sarebbe bastato possederne un paio per poter fare la vita che ho sempre desiderato, invece quel maledetto Jeremy mi ha impedito tutto quello che poteva per bloccare ogni mia iniziativa. Cosa hai intenzione di fare? La guardavo e mi faceva quasi pena, poi pensai a quello che aveva fatto, aveva ucciso i miei cari e non glielo avrei mai perdonato. Voglio che tu penda dalla forca, solo ciò che meriti. Si alzò inviperita e si scagliò contro di me, ma io non arretrai. Si fermò col viso a un dito dal mio e vidi i suoi occhi che sembravano quelli di una pazza, ma io non ero per niente intimorita, io ero la Corsara, e avevo imparato a difendermi. Ti propongo un accordo. Mi disse. Non mossi un muscolo. Ti racconterò tutto quello che è successo e dove è sepolto il corpo di tuo fratello se non mi accuserai. Tu riavrai tutto ed io avrò solo la mia vita. Era davvero spaventata e disperata. Poteva fare atti inconsulti ma io avevo il mio pugnale a portata di mano se fosse servito. Io voglio solo giustizia, mia cara! E la allontanai con il braccio. Mi afferrò la mano ma mi liberai con uno strattone. Qualsiasi cosa tu possa propormi a me non serve, sono tornata solo per porre fine a tutto il male che hai fatto alla mia famiglia, compresa me, per vendere questa casa e le terre di mio padre, per visitare la tomba dei miei genitori e per vedere che giustizia fosse fatta. Non rimarrò il tempo necessario per vederti penzolare sulla pubblica piazza, ho piena fiducia nel giudice, e Jeremy rimarrà fino a che tutto sarà concluso. Questa non è più la mia patria, la mia vita è dove sono i miei amori, i miei figli, i miei amici, la mia gente, tutto ciò che tu non hai mai avuto e che la tua bramosia per il denaro ti ha precluso, non basta allargare le gambe per ottenere il meglio dalla vita, ci vuole amore, passione, sacrificio, interesse ma tu non li conosci e morirai senza che nessuno pianga per te. Hai distrutto la mia famiglia e stavi per distruggere anche me, se non fosse stato per nonna Grace e per Robert sarei potuta diventare come te, come tutto ciò che odio e disprezzo, non ho dimenticato niente di quello che è successo ed ora lo vedo con gli occhi da adulta: tu mi stavi traviando, mi stavi distruggendo, mi stavi plasmando a tua immagine e questo mi fa ribrezzo al solo pensarci. Quante famiglie hai rovinato, Katrin? Non provi nessun rimorso? Io ho impresso il dolore che mia madre aveva negli occhi ogni volta che soggiornavi da noi, sei una puttana Katrin, lo sei sempre stata e non c’è titolo che ti si addica di più di questo una patetica puttana senza coscienza. E vorresti clemenza da me? con che coraggio me lo chiedi? Ero davvero furiosa e la mia voce credo che la sentissero anche nell’altra stanza. Questa era una mia questione personale e privata, la resa dei conti con chi aveva cancellato tutti quelli che amavo e nessuno osava intromettersi. Katrin crollò sulla poltrona, arresa al suo destino. Teneva gli occhi bassi e le guance si bagnarono di lacrime, lacrime che in quegli anni anch’io avevo silenziosamente versato per i miei cari che non avrei più rivisto, e tutto per colpa sua, no, non provavo nessun rimorso per il suo destino, se lo era scelto da sola. Bussarono e rientrarono tutti. Il giudice mi diede la lettera, era indirizzata a me e non l’aveva aperta, mi consegnò i diamanti e i documenti e si sedette. Devo fare il mio dovere, ora. Signora Katrin lei è in arresto per tutti i reati che le sono addebitati e la faccio portare al carcere femminile in attesa del processo che io stesso presiederò. Il gendarme si avvicinò, le immobilizzò i polsi e la portò via. Si fermò sulla porta e si voltò. Tu non se meglio di me, sei solo stata più fortunata, io le puttane le riconosco a distanza e tu ne hai tutte le caratteristiche. Il gendarme la strattonò e, finalmente se ne andò da casa mia.
Alla prossima, amiche mie.


immagine dal web - romanzo pubblicato su e book

venerdì 26 luglio 2019

MALLY


MALLY

PAGINA QUARANTATRE


Passai una notte insonne, Robert mi raggiunse nel piccolo salotto della nostra camera. Qualcosa ti preoccupa, amore mio? Sapeva che dovevo affrontare una dura prova. Mi ero preparata ma non dovevo cedere all’emozione e alla rabbia se volevo che tutto andasse bene. Presto metterò la parola fine a questa storia, e non sarà piacevole per nessuno. Io non ti ho mai nascosto niente del mio passato, perciò qualsiasi cosa potrai udire saprai se è la verità o menzogna. Ho seguito il consiglio di Jeremy e porterà con sé un gendarme e un giudice, col denaro trovi ciò che vuoi in questa città. Avevo le mani sudate, non potevo nascondere la mia emozione, avevo aspettato questo momento per dieci lunghi anni. Dieci lunghissimi anni a leggere le missive che Mister King mi portava mentre io accumulavo una rabbia e un risentimento dei quali volevo liberarmi. Io volevo vivere felice, volevo solo che fosse fatta giustizia, nient’altro.
L’alba si presentava grigia come tutto in quella città che non amavo. Vorrei già esser a casa nostra. Sospirai. Robert mi prese fra le braccia. Ci sono io con te, ci sarò sempre e tu non devi tentennare. Fa quello che devi, e poi torniamo alla nostra vita. Come sempre aveva ragione. Bussarono alla porta e ci servirono la colazione che, con molta fatica riuscii a inghiottire. Mi preparai e scesi, Jeremy ci stava aspettando col gendarme e con un uomo basso e panciuto che mi venne presentato come il giudice Millor. La carrozza era pronta, era giunto il momento.
Le strade si erano animate ma il grigio incombeva su ogni cosa. Guardavo fuori dal finestrino, eravamo tutti in silenzio. Fu Jeremy a riportarmi al presente. Signora Nell, il giudice Millor è al corrente della sua situazione, ho provveduto io. Naturalmente lui agirà solo ed esclusivamente secondo legge ed io questo lo apprezzo. Ho mandato una missiva alla signora Katryn e ci sta aspettando, fra poco saremo arrivati. Lo ringraziai con un cenno della testa, avevo la gola secca e non riuscivo a parlare. Robert mi strinse la mano e mi sorrise. La carrozza si fermò davanti al cancello. Voglio che la carrozza entri fino al portone di casa, non voglio arrivarci a piedi come una mendicante! Il cocchiere provvide e ci volle quasi un’ora prima che il cancello fosse aperto e che potessimo raggiungere l’entrata. Ero sempre più arrabbiata, ma sul mio viso c’era solo un velato sorriso. La carrozza si fermò, quasi come il mio cuore. Trassi un grosso sospiro e scesi. La grande facciata era identica a come l’avevo lasciata, il viale e il parco erano molto trascurati e le erbacce invadevano ogni angolo, e non c’era nessuno ad accoglierci. Robert salì i pochi gradini e sbattè con forza il battacchio sul portone. E finalmente si aprì. Una cameriera ci fece entrare. La padrona vi aspetta nel salotto grande. E ci accompagnò. Lasciai tutti fuori ed entrai da sola. Katrin era seduta sulla poltrona padronale e sorseggiava un tè come se aspettasse un’amica. La guardai e vidi che gli anni non erano stati generosi con lei, era quasi irriconoscibile. Il bel viso, solare e sempre sorridente non era altro che una faccia magra e rugosa, i capelli raccolti lasciavano intravedere tutto il grigio che non era riuscita a nascondere. Soltanto il suo sguardo non aveva perso l’alterigia che la aveva sempre contraddistinta. Ci avrei pensato io a toglierle quello sberleffo dal viso. Ci guardammo a lungo, ci scrutammo: lei seduta ed io in piedi.
E così sei tornata a casa! Disse sarcastica. Sì, sono tornata per riprendermi casa mia. Fece una risata. Mia cara Mally, che tu lo voglia o no questa ora è casa mia, sono la tua matrigna, pensa che ironia, alla fine mi sono presa la tua casa e, se non fosse per quel maledetto Jeremy avrei molto di più, ma ora che sei qui possiamo sistemare ogni cosa. Sembrava molto sicura di sé. Sì, sistemeremo ogni cosa. Andai alla porta e feci entrare Jeremy, il giudice, Robert e il gendarme.
La sua fronte si corrugò. Chi è questa gente?  Ed io feci le presentazioni. Bene, sono contenta che ci sia anche il giudice, così potrà constatare una volta per tutte la legittimità di ciò che mi appartiene. Eravamo tutti in piedi, quello era il salotto studio di mio padre, ci aveva accolti in un luogo che la rendeva più sicura, ma io conoscevo la casa meglio di lei, ed era su questo che puntavo, sperando di avere ragione, o davvero avrei perso tutto in suo favore.
Aprì il cassetto dei documenti e mostrò la registrazione del suo matrimonio con mio padre ed il suo testamento e li consegnò al giudice che iniziò a leggerli molto attentamente. Lo lasciammo ai documenti e ci sistemammo al tavolino d’angolo, solo lei ed io. Dov’è mio fratello? Lei alzò sprezzante un sopracciglio. Mia cara Mally, perché lo chiedi a me? Io non l’ho più visto, se n’è andato dopo poco che anche tu te ne andassi lasciando la tua famiglia immersa in un grande dolore! Si vedeva che non provava emozioni, era sempre stata molto brava come attrice. Se fosse ancora vivo tu non saresti in questa casa, perciò deduco che sia morto e che il suo corpo sia stato ben nascosto. Ho già assimilato questo fatto. Il giudice ci richiamò e tornammo da lui.
Ho letto i documenti e sembrano in ordine, la signora Katrin risulta legittimamente la moglie di vostro padre e il testamento mi sembra regolare. Mi allungò i documenti. Volevo vederli e leggerli anch’io e parevano perfetti, tranne che per una cosa molto importante: la firma di mio padre non corrispondeva a quella che io conoscevo. Tirai un sospiro di sollievo, su questo punto avevo visto giusto.
Signor giudice, questa non è la firma di mio padre. Il giudice scosse la testa, non poteva dire diversamente da quanto già aveva detto, ci volevano le prove e di prove non ce n’erano.
Mi avvicinai ad un vecchio scrittoio, mi tremavano le mani, quello sarebbe stato il momento della verità. Aprii lo scomparto segreto, quello che quella maledetta sgualdrina non conosceva e trovai quello che cercavo. Presi un sacchetto di pelle, un rotolo di documenti e una lettera. Consegnai tutto al giudice e sfidai Katryn con lo sguardo.
Alla prossima amiche.

immagine dal web - romanzo pubblicato su e book

giovedì 25 luglio 2019

MALLY


MALLY

PAGINA QUARANADUE


Passai i primi giorni a fare shopping nei negozi più esclusivi, sempre in compagnia di Robert. Ormai praticamente tutti sapevano del mio ritorno e cominciavano a sortire un sacco di pettegolezzi. Fui invitata a delle cene, a dei balli ma rifiutai sempre, non avrei dato a nessuno la possibilità di insinuarsi nella mia nuova vita, sapevo che erano solo curiosi.
Non mi ero ancora avvicinata alla mia vecchia casa, pur se avevo indurito il cuore sapevo che avrei ricevuto un gran colpo quando vi avessi messo piede.
Mi feci condurre da Mister King dall’uomo che aveva gestito le mie proprietà in quei dieci anni, naturalmente Robert era con me. Mi stupii di vedere una semplice e piccola casa in un sobborgo della città. Ero molto incuriosita di conoscere l’uomo che aveva fatto in modo di rendermi ancora più ricca.
Scendemmo dalla carrozza sotto un cielo grigio (dio quanto mi mancava Nivaria!) Una signora ci fece accomodare e ci riscaldammo alle fiamme del camino. Ci raggiunse un uomo che pareva avere cent’anni, tanto sembrava trasandato. Facemmo le presentazioni e fummo lasciati soli.
Jeremy, così si chiamava era un contabile per una compagnia di navigazione. Scoprii che nel suo tempo libero si era dedicato alla gestione delle mie proprietà: le terre di nonna Grace, la vendita della sua residenza e delle sue terre avvenuta da poco, e della riscossione di parte degli introiti delle proprietà della mia famiglia. Aveva tenuto il pugno duro con Katrin e non le aveva lasciato la possibilità di fare quel che voleva, conosceva come pochi le leggi sulle proprietà, sulle successioni e lui possedeva la mia delega che lo autorizzava ad agire per mio conto. Mi chiesi dove avesse trovato la forza di fare tutto quanto ma, se Mister King lo aveva scelto doveva avere delle capacità fuori dalla norma.
Ci accomodammo in un semplice studio, due poltrone sdrucite, una scrivania scheggiata, un camino acceso e una caraffa di liquore.
Sono felice di conoscerla, signora Nell. Anch’io lo ero e glielo dissi.
Mise sulla scrivania tre grossi registri e me li mise davanti. Aprii il primo e vidi tante annotazioni e numeri scritti con una calligrafia piccola ed elegante. Qui, signora Nell, troverà tutto ciò che ho fatto per lei in questi anni, seguendo le sue indicazioni. Alzai lo sguardo su quel viso dalla barba incolta, non ci pensai nemmeno un istante, richiusi in registro. Non mi serve controllare ciò che ha rendicontato, non ho il minimo dubbio che sia tutto in ordine. Mi parli soltanto di come sono andate le cose.
L’uomo annuì, riprese i registri e li ripose nel cassetto.
Mi fece un racconto piuttosto dettagliato che mi incitò ancora maggiormente a non desistere dal mio piano.
Venga, signora Nell. Oltrepassammo una piccola porta che sembrava quasi invisibile, talmente era ben mimetizzata. Prese un candelabro e oltrepassammo un breve corridoio. Mise il candelabro su una mensola mentre i miei occhi si abituavano alla penombra. Il freddo era intenso e pensai che doveva essere una dispensa.
Qui c’è tutto quello che le appartiene, naturalmente al netto di quello che mi spetta, come avevamo concordato.
Ero sbalordita: c’erano circa una decina di forzieri. Jeremy aprì il coperchio del primo e vidi che era colmo di monete d’oro. Questo è quanto sono riuscito ad ottenere in questi anni. E poi c’è questo. Mi mise in mano un piccolo porta gioie che conoscevo molto bene, era di nonna Grace. Lo aprii emozionata e fui sbalordita di vedere che era vuoto. Guardai l’uomo in cerca di una risposta. Lui scosse la testa. Credo che Katrin sia arrivata prima di me, non ho mai trovato i diamanti che lei mi ha chiesto, non ho trovato niente di valore in casa di sua nonna.
Sentivo la rabbia montarmi dentro come un mare in burrasca. La ringrazio di tutto, Jeremy, non potevo capitare in mani migliori, tenga la delega, credo che non abbiamo ancora finito ed avrò bisogno di nuovo dei suoi servigi. Manderò a prendere i forzieri e li farò caricare sulla Sirena Grigia e voglio che ne trattenga uno per sé, lei è stato davvero prezioso e spero che con quello che si è guadagnato possa vivere una vita felice.
Mi accorsi che non era contento come avrei immaginato, dopotutto lui aveva reso me ancora più ricca ma ora anche lui lo era. Aspettai che parlasse.
Avrei una richiesta, signora Nell. Mia moglie ed io non siamo più tanto giovani e non abbiamo avuto la gioia di avere dei figli, niente ci lega a questo posto…mi chiedevo se fosse possibile avere un posto per noi sulla vostra isola, l’abbiamo sognato fin da quando Mister King mi ha parlato di voi e di Nivaria.
Sorrisi. Certamente, Jeremy. Da noi c’è sempre posto per amici e per persone oneste. Quando sarà pronto venga a Nivaria e troverà un clima e un mare che gioverà sia a sua moglie che a lei. Ora, però mi aiuti a portare a termine le mie incombenze. L’uomo sospirò. Sarà un piacere, signora Nell.
Ci demmo appuntamento per la mattina successiva all’albergo, sarebbe stato il gran giorno, quello del mio rientro a CASA MIA.
Alla prossima, amiche mie.

illustrazione dal web - romanzo pubblicato su e book

mercoledì 24 luglio 2019

MALLY


MALLY

PAGINA QUARANTUNO


Il volto di Mally si è fatto duro, le labbra tirate, gli occhi hanno smesso di brillare dalla felicità ed hanno preso un’espressione che non le avevo mai visto. Attendo, sperando di non averle chiesto qualcosa che non dovevo, ma la sua storia deve essere completa, almeno nei punti salienti, e questo mi sembra uno di questi.
Ti chiedo scusa, ancora non ho superato la cosa.
Rimango in attesa che lei trovi le parole per iniziare, rispetto i suoi sentimenti e spero che questo racconto non la faccia troppo soffrire.
Sono arrivata su quest’isola nel 1720, avevo 17 anni. Conosci quello che è successo negli anni successivi. Quando Mister King mi mise al corrente di quello che era successo alla mia famiglia, rimasi sconvolta. Soffrii in modo atroce e soltanto Robert sa quanto ho pianto. Non sono una che subisce passivamente e giurai a me stessa che sarei tornata e che avrei messo le cose a posto. Negli anni, Mister King mi aggiornava sull’andamento dei miei affari ma non toccai mai niente, lo avrei fatto di persona al momento opportuno. Ci vollero dieci anni prima che si presentasse l’occasione di tornare. Era primavera a Nivaria e avevo sistemato ogni cosa perché Tenuta Corsara potesse andare avanti anche senza Robert e me per alcuni mesi. Ci imbarcammo sul veliero di Mister King. Durante la traversata vedevo mio marito immergersi nella navigazione, erano dieci anni che non saliva su un’imbarcazione. Lo osservavo, era nel suo ambiente naturale e mi chiesi se non avesse mai desiderato poter tornare alla sua vecchia vita. Forse era il momento di chiederglielo. Lo raggiunsi e rimasi al suo fianco ad osservare le onde che si infrangevano contro lo scafo. Avrei voluto leggergli nei pensieri, ma rimasi in silenzio. Il veliero sobbalzava, il mare era leggermente mosso. Robert mi posò il braccio sulla spalla e mi attirò a sé. Ricordi la nostra traversata? E come avrei potuto scordarla? Mi aveva portata a Nivaria, mi aveva resa sposa e madre felice, mi aveva insegnato ad onorare gli spiriti buoni, mi aveva fatta diventare donna. Rimanemmo a lungo abbracciati sul ponte ad osservare il mare, ognuno immerso nei propri pensieri mentre intorno a noi i marinai svolgevano i loro compiti. Ti manca tutto questo, amore mio? Mi strinse ancora più forte. Mi manca già la mia famiglia, i miei figli, la mia vita è a Nivaria. No, non mi sono mai pentito di aver abbandonato il mare, se devo essere sincero sono stato molto impegnato in questi anni a seguire le tue splendide idee e a farti diventare ricca, e rendere ai nostri uomini la felicità che si sono meritati. Non sono più il capitano di un veliero, ma il capitano di una splendida famiglia. Fu per me un sollievo, sapevo che era sincero. Si era dato molto da fare in quei dieci anni per mantenere le promesse che aveva fatto, e vi garantisco che non fu sempre facile.
La brezza si era trasformata in vento e decidemmo di rientrare nella nostra cabina. La sera avremmo cenato col capitano ma ora avevamo tempo per noi. Chiudemmo la porta, ora non c’era Alec a farmi da guardia. Ci spogliammo e facemmo l’amore in quella piccola cuccetta come l’avevamo fatto dieci anni prima durante la traversata. Non vi ho mai parlato della nostra vita sessuale, non ho più tenuto un diario. Quello che scrissi sul diario e che fui costretta a subire e vedere mi nauseò a tal punto che non avrei più voluto ricordare tutto il sudiciume al quale avevo assistito. Sono diventata riservata, ora era amore vero quello che c’era fra Robert e me, e non riguardava nessun altro. Mi sovvenne, per un attimo l’immagine di Katrin e il conte nudi nella sua tenuta, quando li scoprii, fu in quel momento che capii di non far parte di quel mondo e che non ne volevo far parte. Fu da quel momento che capii quanti mariti tradivano le loro mogli, compreso mio padre, capii quando dolore aveva nel cuore mia madre e quanta insofferenza e depravazione c’era in mio fratello. Io non ero fatta per quel mondo e fui felice quando me andai. Ma ora stavo tornando, la dolce giovane Mally non esisteva più, era la Corsara quella che tornava, ed aveva le idee ben chiare su quello che voleva fare.
Due settimane ci vollero prima di entrare in porto, e vi posso dire che furono due settimane di passione, di puro amore e di sesso fatto col cuore, e qui mi taccio.
Scendemmo a terra e Mister King ci accompagnò ad un albergo, uno di quelli abbastanza puliti e decenti. La carrozza ci riparava dalla pioggia, qui non eravamo a Nivaria, e già ne sentivo la nostalgia. Sistemammo i bagagli e scendemmo nel salone a mangiare qualcosa di decente. I tipici piatti di questa terra mi riportarono indietro nel tempo, ma non li gustai, no. Ero forestiera nella terra dove ero nata. Chiesi a Robert se potevamo fare un giro in carrozza, volevo rendermi conto dei cambiamenti che erano avvenuti in quegli anni. Chiesi al cocchiere di condurci al cimitero, volevo portare il mio saluto alle tombe di mio padre e mia madre, sarebbe stata l’unica occasione e lo desideravo da tempo. Arrivammo che era quasi l’imbrunire e faticai parecchio a trovarle. Erano sistemate in un angolo desolato e pieno di erbacce, dovevo provvedere affinchè venissero sistemate. Mi rimproverai per non averci pensato prima. Rimanemmo alcuni minuti e il mio pensiero andò a mio fratello. Ormai ero sicura che fosse morto, lui non avrebbe permesso che le cose andassero in quel modo, chissà se scoprirò mai cos’è successo, sospirai.
Robert si teneva leggermente in disparte, sapeva che avevo bisogno di elaborare il mio lutto, era discreto come sempre. Aspettò parecchio prima di raggiungermi e prendermi per mano. Aveva cominciato a piovere piuttosto forte ed io non ero più abituata a quel clima. Andiamo, tesoro, o ti ammalerai.
Tornammo in albergo. Che cosa hai intenzione di fare? Come intendi procedere?
Sapevo bene quello che volevo fare, oh se lo sapevo!
Per ora voglio solo che la notizia del mio ritorno venga divulgata.
Avevo aspettato tanto, potevo aspettare ancora qualche giorno. Non c’è fretta per la vendetta.
Alla prossima, amiche mie.


illustrazione di Tiziana Gissi - romanzo pubblicato su e book

martedì 23 luglio 2019

MALLY


MALLY

PAGINA QUARANTA


Sorseggiamo in silenzio il succo di ananas col limone. Per i miei gusti è un po’ aspro, ma si adatta benissimo al clima torrido di Nivaria. Aspetto paziente che Mally si riprenda dal dolore causato al ricordo di Alec. Anche lei sorseggia la sua bibita alla quale ha aggiunto del ghiaccio. Sospira e alza lo sguardo.
Vuoi sapere di Liz? Con lei fu tutto molto facile, amava poche cose nella vita. I suoi genitori, i suoi fratelli (e preferiva Daniel) e i cavalli, un amore smisurato per i cavalli. Andò con suo padre ad una fiera, aveva da poco compiuto sei anni, e se ne innamorò. Mi raccontò Robert che passò in rassegna tutti i recinti e si fermò ad uno in particolare. C’erano una cavalla col suo puledro e, attratta da quei due splendidi animali, scavalcò il recinto. Madre e piccolo le si avvicinarono, lei era piccola e suo padre ebbe paura. Si bloccò quando vide quel grande splendido animale allungare il muso per farsi accarezzare. Scoccò un amore incondizionato. Naturalmente fummo costretti a comprare entrambe le bestie. Chiamò la cavalla Sirena e il puledro Spirit. Fu suo compito prendersi cura di loro, nel limite delle sue giovani possibilità. Facemmo costruire una stalla con dei box, sì cominciammo anche ad allevare cavalli, e devo dire che fu un’ottima idea. Liz e Sirena furono inseparabili. La felicità di mia figlia era legata più alla cavalla che alla sua famiglia, avevano un attaccamento incredibile.
Non era inusuale vederle sfrecciare sulla spiaggia. Aveva costruito degli ostacoli e passavano ore ad allenarsi, Liz voleva partecipare ad un torneo, ma era troppo giovane.
Quando Daniel si imbarcò con Miste King pianse per settimane, aveva nove anni e soffrì atrocemente per la sua mancanza. Amava anche Ramon ma non aveva mai ben accettato i suoi modi scanzonati.
Non crebbe come una signorina in modo convenzionale e noi la lasciammo libera di decidere per se stessa. Era interessata più ai cavalli che ai ragazzi. Nel tempo divenne una vera esperta e il nostro allevamento di cavalli e puledri rendeva bene e lei era felice.
Studiò tutto quello che trovava sugli equini ed era assidua frequentatrice della casa di Liana che le insegnava tutti i metodi di cura che lei conosceva per quegli animali che tanto amava.
Crebbe felice, faceva ciò che le piaceva e riuscì perfino a convincere il comitato di un torneo a farla gareggiare fuori ruolo: femmina e giovane non avrebbe potuto farlo senza l’autorità che riconoscevano alla nostra famiglia.
Fu il giorno in cui la vidi più felice. Superò tutte le gare e lasciò i giudici a bocca aperta, se fosse stata in gara avrebbe sbaragliato tutti i concorrenti.
La sua vita era così: cavalli, cavalli, cavalli ma poi trovò anche l’amore.
Non avevo mai ben capito quali fossero i gusti di Liz in fatto di ragazzi, lei stessa era un maschiaccio e curava poco il suo aspetto femminile. Aveva vent’anni, molti a quel tempo per una ragazza non accasata e la vedemmo scendere dalla sua stanza elegantemente vestita. Suo padre ed io sgranammo gli occhi, meravigliati chiedendole dove fosse diretta vestita in quel modo. C’era una festa per il compleanno del figlio di un altro allevatore, si conoscevano da tempo ed era stata invitata e, siccome era piuttosto distante si sarebbe fermata anche per la notte. Sembrava imbronciata e non era particolarmente felice della cosa ma non aveva potuto sottrarsi. La facemmo accompagnare augurandole di divertirsi.
Fu lì che conobbe Lorenzo, uno dei figli dell’allevatore, l’unico che non ne capiva niente di cavalli e che nemmeno gli piacevano, non potevano essere più diverso lui e Liz. Ma, come ben sai l’amore arriva per vie tortuose e spesso sconosciute. Lorenzo si stava annoiando e si allontanò sulla spiaggia, era un solitario, uno che amava studiare, scrivere, leggere, cosa piuttosto inusuale per un uomo in quell’epoca. Liz lo raggiunse, anche lei annoiata dalla festa, si conoscevano di vista. Lorenzo era rivolto verso il mare e non si era accorto della presenza di Liz. Lei si fermò ad ascoltare quello che lui stava dicendo. Il ragazzo, che aveva solo diciotto anni stava declamando al mare un sonetto che aveva composto. Gesticolava, si muoveva interpretando col corpo quello che declamava. Liz rimase in silenzio fino alla fine, poi lo applaudì. Lorenzo si girò di scatto, non sapeva di essere stato ascoltato. Liz gli fece i complimenti e non tornarono alla festa che a giorno inoltrato. Non ci disse mai dove fossero stati e cosa avessero fatto. Tornò a casa e chiese a suo padre di trovarle una casetta perché aveva trovato l’amore della sua vita. Vi si trasferirono dopo poche settimane, uno scandalo che una ragazza sposasse un ragazzo più giovane di lei, ma nessuno l’avrebbe fermata, aveva la cocciutaggine di qualcuno di famiglia, perciò io nemmeno ci provai.
Lei continuò ad occuparsi dei cavalli ed a gestire tutto il business degli allevamenti, lui continuò a scrivere e, alcune commedie vennero messe in scena con un certo successo.
La loro vita fu una vita lineare, ognuno coltivava la propria grande passione e si amavano. Ebbero due figli, Nanà e Sebastian. Furono felici ed io lo fui per loro.
Non c’è altro sulla vita di Liz, aveva bisogno di indipendenza e libertà, gliel’abbiamo lasciata e lei ha fatto il resto. Lei era felice e noi lo eravamo con lei.
Il sorriso è dolce, il viso di Mally rispecchia l’amore per i suoi figli e i suoi nipoti.
La riporto al presente.
E com’è andata con la tua eredità?
Ecco, il suo viso cambia espressione e il suo sguardo si fa duro, credo che sarà un racconto interessante.
Alla prossime, amiche di Mally.


immagine dal web - romanzo pubblicato su e book

lunedì 22 luglio 2019

MALLY


MALLY

PAGINA TRENTANOVE


Ogni volta che i suoi ricordi prendono la strada del passato il suo viso si illumina. E’ come se, raccontando a noi la sua storia rivivesse di nuovo ogni cosa.
Già, Alec. Un grande uomo il nostro Alec. Era molto giovane quando gli affidammo il compito che lui stesso ci aveva richiesto. Aveva una mente direi matematica, non dimenticava niente di quello che osservava o leggeva. Passò in rassegna tutte le nostre proprietà e cominciò a dare ordini su come riordinarle, e quanto fu efficiente! Occupò un piccolo ufficio al porto, non amava gli sfarzi, fu sempre molto umile e discreto. Quando cominciammo a commerciare in grande era lui che accoglieva le imbarcazioni nel porto, ne leggeva gli elenchi dei carichi e già sapeva come e dove disporli. Teneva una minuziosa scrittura di ogni cosa, passava ore, fino a notte fonda a redigere i suoi rapporti che, ogni mese consegnava e discuteva con Robert. Gli dicemmo spesso che non c’era bisogno di tanto lavoro da parte sua, che la nostra fiducia nei suoi confronti era illimitata e che accettavamo le sue scelte. Era sposato col suo lavoro e conduceva una vita piena ma solitaria. Dovette istruire anche altri ragazzi, ad un certo punto la mole di lavoro era talmente onerosa che non poteva fare tutto da solo. Credo che gli costò molto delegare alcuni compiti, ma ebbe sempre collaboratori che, essendo forgiati e controllati da lui erano ottimi.
Ricordo che un giorno, il capitano di un vascello gli consegnò la nota di carico. Come ogni volta la lesse e chiese di controllare il carico. Si trattava di molti sacchi di grano e di cereali vari, sull’isola erano molto ricercati. So che il suo metodo era aprire a caso alcuni sacchi, o barili, a seconda della merce in questione. Ne aprì alcuni e scoprì che erano pieni di muffe e insetti. Restituì la nota di carico al capitano rifiutando di far sbarcare il carico. Il capitano cercò di corromperlo. Io non c’ero quando successe, ma mi dissero che nessuno lo aveva mai visto così alterato. Era abitudine portare una spada al fianco, e lui l’aveva ma credo non l’avesse mai nemmeno sfoderata. In quell’occasione la sfoderò e minacciò il capitano, gli ingiunse di non tornare più a Nivaria o l’avrebbe fatto arrestare. Furono attimi di vero terrore per quelli che stavano a guardare. Temevano che se il capitano avesse sfoderato la propria arma avrebbe potuto uccidere Alec con estrema facilità. Ma non avvenne, quell’uomo ritornò a bordo del suo vascello e riprese il mare.
Più nessuno osò corrompere qualcuno della nostra compagnia.
Si era comprato una piccola casetta vicino al porto, molto carina. Ci viveva da solo, sua madre viveva col suo compagno e le sue sorelle si erano accasate. Eppure, lui non mancava mai di dare soldi alla sua famiglia, amava immensamente le sue donne.
Una sera sentimmo il suo calesse fermarsi. Non era atteso, non era serata di rendiconto. Robert ed io ci guardammo, sospettando che ci fossero dei problemi col lavoro e che fosse venuto a parlarcene.
Fummo immensamente sorpresi quando ci raggiunse in compagnia di una donna e di un bambino di circa tre anni.
Robert ed io li facemmo accomodare, offrendo loro qualcosa di fresco. La donna era evidentemente imbarazzata, mentre il bambino le salì in braccio, teneramente abbracciato a sua madre.
Eravamo in attesa.
Robert, Mally vi presento mia moglie Ester e mio figlio Josè. Vide le nostre espressioni meravigliate, era evidente che quel piccolo non fosse suo figlio.
Ci spiegò che Ester era una ragazza madre e che fra di loro avevano stipulato un accordo: avrebbero vissuto insieme come marito e moglie, lui aveva riconosciuto il bambino e insieme avrebbero colmato le loro solitudini e i problemi di Ester.
Era il solito Alec dal cuore d’oro, ma io capii il suo gesto. Voleva porre rimedio, in qualche modo a quello che in gioventù aveva fatto, e questo era un modo per rimediare: aiutare una donna e suo figlio in difficoltà.
Non fu una punizione quell’unione, no. Io imparai a conoscere Ester, era davvero una brava donna e suo figlio un bambino educato. Non mi stupii quando mi disse che aspettavano un bambino tutto loro. Impararono ad amarsi, eccome se si amavano. Ebbero cinque figli e nessuno notò mai la differenza fra loro e Josè. Alec incominciò perfino a sorridere, aveva gli occhi luminosi quando veniva da noi con la sua numerosa famiglia.
Gli spiriti buoni dell’isola avevano accolto le mie preghiere e avevano dato ad Alec la felicità che meritava.
Ero felice per loro e loro lo erano ancora di più. Vissero una vita piena di soddisfazioni e credo che non si siano mai lasciati, morirono insieme, avvelenati da cibo avariato. Li trovarono nel loro letto, mano nella mano. Fu un giorno tristissimo, un vuoto che non è mai stato colmato. Sono sicura che gli spiriti buoni dell’isola abbiano esaudito il loro desiderio di andarsene insieme, amandosi come si amavano sulla terra.
Questa è la storia di Alec, il nostro Alec.
I suoi occhi sono pieni di lacrime. Si vede che lo amava davvero.
Ti parlerò di Liz più tardi.
La lascio al suo ricordo doloroso, noi ci troviamo alla prossima.


immagine dal web - romanzo pubblicato su e book

venerdì 19 luglio 2019

MALLY


MALLY

PAGINA TRENTOTTO


Il viso di Mally cambia espressione al ricordo del suo primogenito, Daniel, concepito durante la traversata verso la loro nuova patria. Lascio che i ricordi le scorrano nell’anima ed io li intravedo nei suoi occhi lucidi.
Daniel è stato un figlio del mare fin dal suo concepimento, credo amasse di più le onde e i delfini che la sua famiglia. Aveva da poco imparato a camminare e lo condussi sulla spiaggia. Entrò in acqua e sembrò arrivato nel suo elemento naturale. Dovetti rincorrerlo e ripotarlo a riva, e si dibatteva che non voleva uscire dall’acqua. Da quel giorno lo portai in spiaggia accompagnata da un provetto nuotatore e lo vidi davvero felice.
Crebbe così, con più acqua salata nelle vene che sangue. Aveva dieci anni e si era costruito una piccola barca di legno, corredata di vele. Quando suo padre la vide, all’inizio ne fu orgoglioso, poi capendone la pericolosità gli ordinò di non allontanarsi mai dalla riva o le correnti di vento e di mare l’avrebbero portato al largo. Non eravamo mai tranquilli quando si assentava, sapevamo bene che era in mare.
Robert decise di dargli lezioni su come ci si orienta in mare e decise di prendere un vecchio veliero e partire con lui per una settimana. Credo che insieme abbiano passato i più bei giorni della loro vita. Tornarono col sorriso più bello che avessi mai visto sui loro visi. Ogni sera, Robert continuò ad istruirlo e lui assorbiva gli insegnamenti come se già li avesse nel sangue. A quattordici anni lo affidammo a Mister King, non potevamo più trattenerlo ma gli imponemmo di tornare a casa almeno ogni tre o quattro mesi. Sapevamo che era in buone mani e trascorse con lui quattro anni. Tornò a casa che aveva da poco compiuto diciotto anni. Mister King ci disse che era un ottimo capitano e che lui non sapeva cosa altro insegnargli, era pronto ad avere un veliero o altra imbarcazione al suo comando, era giovane ma era in gamba. Ero presente quando Robert parlò a nostro figlio. Daniel, so che sei un ottimo marinaio e un ottimo capitano, Mister King me lo ha confermato, ma non bastano le qualità tecniche per tenere unito un equipaggio. Ci vuole passione, e tu ne hai in abbondanza, ci vuole fermezza, ci vuole giustizia e una buone dose di buon senso, il tuo equipaggio sarà formato da tanti uomini, ognuno con la loro storia, la loro vita, le loro necessità, e tu dovrai barcamenarti fra tutto questo, sei pronto a queste grandi responsabilità? Daniel lo aveva ascoltato attentamente, amava e rispettava suo padre e teneva in grande considerazione i suoi consigli. Io sono pronto, padre, lo sono da tempo. Io ero fiera di lui, anche se il cuore mi lacrimava sapendo che sarebbe stato sempre lontano, ma la sua felicità veniva prima di tutto. Mi intromisi. Daniel, figlio mio, domani sera festeggeremo sulla spiaggia il tuo compleanno, lasciaci godere della tua compagnia in questi giorni. Lui mi abbracciò, sapeva il dolore che provavo e quanto soffrivo per la sua lontananza. Certamente, mamma, domani sera festeggeremo.
I preparativi sulla spiaggia erano terminati. Aspettavamo il buio per accendere i falò c’erano tavolate colme di prelibatezze di ogni genere, e tanta gente a festeggiare il nuovo capitano, il giovane capitano. C’era talmente tanta allegria ma avevo gli occhi colmi di lacrime. Robert mi raggiunse. Sei pronta? Non perderti i prossimi minuti.
Nessuno si era accorto che nella rada uno splendido veliero aveva buttato l’ancora. Sui suoi bordi vennero accese tante candele e, in lontananza si vedeva solo la sua forma luccicante. Liz la vide per prima. Cos’è quello? Tutti si fermarono ad osservare quella visione di luci a forma di scafo, era una visione straordinaria: le candele sembravano stelle tremolanti e si confondevano con quelle del firmamento.
Quello è “La Corsara” il veliero di Daniel. Disse Robert.
Daniel aveva la bocca aperta, credo non avesse afferrato subito il concetto. Guardò suo padre, guardò me che avevo gli occhi pieni di lacrime e corse ad abbracciarmi. Non riusciva a parlare. Si tolse la camicia e si tuffò in mare, lo raggiunse a nuoto, non si fermò nemmeno un minuto e salì a bordo.
Sentimmo le sue grida di gioia arrivare fino alla spiaggia mentre correva spegnendo le candele. Robert mi abbracciò, il nostro primo figlio aveva scelto la sua strada.
Ci vollero alcune settimane per trovare l’equipaggio, poi La Corsara prese il largo e divenne una delle imbarcazione della flotta della Tenuta.
Passò la sua vita sul mare, si spinse dove altri non avevano mai osato, mi duole solo pensare che non trovò mai una donna da tenersi al fianco. Oh ne ebbe di donne! Ma non furono mai importanti come la voglia di navigare e non durarono mai.
Tornava a casa almeno una volta all’anno ed era sempre una grade gioia. Fu un ottimo capitano, giovanissimo quando iniziò ma seppe farsi rispettare, era degno figlio di suo padre, e oso dire anche di sua madre.
Questo è stato il mio Daniel, e credo sia ancora là fuori, sul mare.
Lascio che i ricordi le ridiano emozioni e aspetto.
La guardo e vedo una donna fiera, felice, credo che Nivaria sia stata la scelta migliore che potesse fare, insieme a Robert.
E dimmi, Mally, di Liz cosa fu? E di Alec?
Alla prossima amiche.


immagine dal web - romanzo pubblicato su e book

giovedì 18 luglio 2019

MALLY


MALLY

PAGINA TRENTASETTE


Ero sotto il salice e leggevo alcuni resoconti, la brezza mi scompigliava i capelli. Ero talmente assorta che non sentii i passi. Signora Mally. Una voce delicata e sconosciuta. Alzai lo sguardo incuriosita e mi trovai di fronte la giovane Inez. Le sorrisi vedendo il suo imbarazzo, conoscendo la sua timidezza capivo quanto le costava essere lì. Teneva in mano un pacco avvolto in carta semplice con un bellissimo fiocco, me lo porse. Per lei. Disse soltanto, si voltò per andarsene ma le chiesi di fermarsi. Posai il pacco sul tavolo e la invitai a sedersi. La osservavo e non poteva sfuggirmi la perfezione di quel corpo diventato da poco donna, i capelli color delle palme e gli occhi verdi come le loro foglie, sembrava una figlia dell’isola, invece era arrivata da altro luogo. Il viso era sottile, nell’insieme si poteva dire piacevole e se avesse sorriso di più poteva essere più bella. Cosa mi hai portato, Inez? Lei arrossì. E’ un regalo per lei, io non volevo, non è gran cosa ma la mamma ha insistito, dice che è sicura che le piacerà, dice anche di ringraziarla tanto per quello che ha fatto per noi. Credo fosse la frase più lunga che avesse mai detto davanti a qualcuno. La feci sedere e le offrii da bere, ma lei rifiutò. Ero molto incuriosita mentre aprivo il pacco e rimasi sbalordita quando vidi quello che conteneva: un mio ritratto fatto col carboncino ed era bellissimo. Rimasi alcuni secondi, veramente emozionata ad osservare quel disegno, chiedendomi come potessi essere io quel viso che mi guardava sorridendo, non aveva tralasciato niente aveva solo aggiunto il suo tocco da vera artista che mi rendeva più bella di quello che ero in realtà, ero strabiliata. E’ bellissimo! Non sapevo che fossi così brava! Grazie, grazie del pensiero, lo appenderò dove tutti lo possano ammirare. Lei diventava sempre più rossa e imbarazzata. In quel momento arrivò Ramon, osservò il ritratto, poi me e poi ancora il ritratto. Sei proprio bellissima, mamma, ma questo ritratto lo è ancora di più! Inez era sempre più imbarazzata mentre mio figlio guardava il disegno e poi guardava lei. Credo che la scintilla scattò in quel momento, mentre lei teneva gli occhi bassi vidi qualcosa nello sguardo di mio figlio e capii che la ragazza aveva fatto breccia nel suo cuore, una madre le capisce queste cose, ed esultavo dentro di me al pensiero di come gli sarebbe stato difficile conquistare quella deliziosa ragazza.
Gli chiesi di riaccompagnarla a casa, lei protestò debolmente e non lo guardò mai in viso, non lo sfiorò, non gli disse niente, credo che, per la prima volta anche mio figlio lasciò che parlasse il silenzio. Li osservavo mentre si allontanavano e mi misi a ridere. Robert, arrivato per prendere i documenti mi guardò alzando un sopracciglio. Credo che nostro figlio abbia trovato pane per i suoi denti. Scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, come per dire speriamo bene, e tornò al suo lavoro.
Fu l’inizio del cambiamento di Ramon. Non aveva perso la sua esuberanza, la sua voglia di scherzare e di ridere, non poteva cambiare la sua vera essenza. Mi accorgevo che piano piano parecchie ragazze smisero di stargli intorno e lui si assentava spesso. Sapevo bene dove andava e cosa faceva, nulla mi sfuggiva nella mia tenuta, era sempre nei paraggi di Inez. Seppi dopo come andarono le cose. Da quando l’aveva accompagnata a casa aveva capito che lei era diversa da tutte (ah! L’amore! Come lo capivo bene!) Non era un ragazzo timido, aveva provato tutti gli approcci che conosceva ma lei non aveva mai ceduto, lei mi disse poi che non si riteneva alla sua altezza e che lo aveva sempre ammirato ed amato a distanza senza mai dare niente a vedere. Che sciocchi ragazzi: entrambi innamorati ma entrambi incapaci di dichiararsi il loro sentimento. Fece molto bene a Ramon la serietà di Inez, la ragazza ebbe un gran potere su di lui, e lei nemmeno lo sapeva. Una sera, a cena c’eravamo solo Ramon suo padre ed io. Diedi un tocco alla gamba di mio marito da sotto il tavolo. Ramon, figlio mio cosa ti capita da un po’ di tempo? Mi sembri diverso. Mi guardò col suo modo scanzonato e mi sorrise. Hai capito benissimo cosa mi prende, e potresti darmi una mano. Risi molto divertita. E da quando hai bisogno dio tua madre per conquistare una ragazza? Robert ci guardava divertito, ben felice di lasciare a me l’incombenza con nostro figlio. Da quando ho scoperto la donna della mia vita e lei non ne vuole sapere. Finalmente lo aveva confessato, era un bello smacco per lui non riuscire a conquistare una ragazza, non gli era mai capitato. Certo ti sei scelto una ragazza piuttosto “banale”! lo provocai. Lui si alterò e se avesse potuto mi avrebbe insultata. Calmati, figlio mio, il tuo cuore non avrebbe potuto scegliere di meglio. Devi capire che tu sei il figlio del capitano e lei una ragazza senza titoli, e soprattutto troppo timida, non farà mai nessun passo verso di te, la sua natura e la sua educazione non glielo permettono. Ramon rimase pensieroso. Allora cosa mi consigli? Suo padre si mise a ridere. Rapiscila, come ho fatto io con tua madre! E ci mettemmo a ridere.
Naturalmente non la rapì. Inez su mio invito cominciò a frequentare la grande casa per fare i ritratti della mia famiglia e tenni per ultimo quello di Ramon. Non so cosa successe durante le pose, so soltanto che a cena, una sera venne tenendo per mano la ragazza e ci presentò la sua futura moglie. Si sposarono dopo due mesi e non ho mai visto nessuno più felici di loro, erano talmente diversi che si completavano a vicenda. Ero molto felice per loro, finalmente anche Ramon, il mio scapestrato figlio aveva messo la testa a posto, credo che molti cuori femminili abbiano pianto al loro matrimonio.
Ritorniamo al presente e osservo quel viso di madre, così orgogliosa dei propri figli.
E di Daniel che mi racconti? Com’è stata la sua vita?
Alla prossima, amiche mie e scopriremo altri dettagli della vita di Mally.

immagine dal web - romanzo pubblicato su e book

mercoledì 17 luglio 2019

MALLY


MALLY

PAGINA TRENTASEI


Mally interrompe il suo racconto. Siamo sotto il salice piangente e ci godiamo la brezza che arriva dal mare. Sul vassoio del tè c’è anche succo di ananas e limone, io l’ho bevuto, è molto dissetante e rinfrescante, capisco perché è la bibita preferita di Mally. La osservo mentre il suo sguardo si perde, si perde nel passato? Si perde nella nostalgia di quello che è stato? Il silenzio è impregnato dalla dolcezza delle onde del mare, di canti e grida di uccelli che io non ho mai visto, hanno colori che sembrano rubati all’arcobaleno. Non sono impaziente, osservarla nel suo ambiente è qualcosa che dà senso al racconto che io ho vissuto con lei, e spero che anche voi, amiche di Mally siate riuscite ad entrare nella sua storia.
Scusami, cara. Mi ero distratta pensando ai miei figli, ai miei tre figli.
Raccontami anche dell’altro figlio, ti prego, so che c’è molto altro della tua storia, che non può finire qui con un “e vissero felici e contenti!”
Lei mi guarda, sorride e torna al presente, al racconto che deve continuare.
E’ vero, Daniel aveva cinque anni e Liz quattro quando nacque Ramon e capimmo subito che non era della stessa pasta degli altri due. La sua vivacità si manifestò fin dalla nascita, cercò di ribellarsi al rito nel santuario, e quando lo immergemmo nelle onde del mare dovemmo nuotare a riprenderlo perché se se stava andando. Liana rideva, aveva capito che era uno spirito libero, ma era comunque uno spirito buono e crescendo lo dimostrò sempre, pur nella sua esuberanza.
Negli anni che ci separano dalla sua nascita non successe niente di rilevante, tanto lavoro, tanta prosperità e tanta ricchezza che abbiamo sempre condiviso.
Ti prego, parlaci di Ramon.
Il mio ultimogenito nacque ad ottobre 1726 e, come ti ho detto fu un’ardua impresa tenerlo a bada. Non era un classico ribelle, non in questo senso ma aveva idee molto precise su quello che era e che voleva e al primo posto della sua vita mise sempre la spensieratezza, la giovialità, la voglia di scherzare. Non volle imparare nessun mestiere in particolare, ma con la sua intelligenza (mi duole dirlo perché sono la madre di tutti e tre, ma era il più intelligente di tutti!) non ebbe mai difficoltà ad arrangiarsi nella vita. Era nostro figlio, era lui che animava la casa, coi suoi dispetti, le sue burle, era amato ed adorato da tutta la servitù. Crescendo aumentò sempre di più la sua simpatia e riusciva sempre ad ottenere quello che voleva, non si poteva resistergli. Lo amavo in modo incredibile e lui mi amava altrettanto, la sua famiglia era per lui motivo di orgoglio e la rispettò sempre. Aveva poco più di quindici anni quando cominciò ad interessarsi alle ragazze. Mio dio quante ragazze giravano nei dintorni, quante scappatelle, quante prediche riceveva, ma era impossibile frenarlo. Gli piacevano tutte, e nelle feste sulla spiaggia erano tutte per lui.
Robert ed io non sapevamo cosa fare, tranne che fargli una serie infinita di ramanzine e raccomandazioni non sapevamo cosa fare. Era fatto così, non so da chi avesse preso, forse dall’aria di Nivaria, dall’amore che respirava, non so come dirti, era come un mare sempre in burrasca ma mai cattivo, e come amava le onde spumose. Era l’unico ad entrare in mare quando c’era il temporale, sfidava il vento, le onde, la pioggia e talvolta perfino la neve, era come se fosse invincibile. La speranza di Robert e mia era quella che si innamorasse davvero e mettesse la testa a posto ma sembrava che nessuna ragazza riuscisse a conquistare il suo cuore. Fino a quando…
Era la primavera del 1746, Ramon aveva vent’anni e non era ancora cambiato. Aveva spezzato più cuori lui di tutti i maschi dell’isola messi insieme. Arrivò a Nivaria una famiglia, ricordo che arrivò a piedi, non possedeva nemmeno un carro. Piantarono una tenda in un angolo in disparte. C’erano padre, madre e tre figlie femmine. Sapevano che chi voleva poteva accamparsi nella nostra proprietà.
Una mattina, il capofamiglia bussò alla nostra porta. Stavamo facendo colazione, era raro ricevere visite a quell’ora. Lo facemmo accomodare e gli offrimmo da mangiare. Era impossibile non accorgersi che aveva molta fame, e capii che doveva avere grossi problemi. Robert ed io aspettammo che terminasse il suo pasto e gli chiedemmo cosa potevamo fare per lui. Ci disse che sua moglie era molto malata, che aveva bisogno di un lavoro, di un qualsiasi lavoro per poterla curare e crescere le sue figlie. Robert mi guardò e ci capimmo, lasciava a me il compito di aiutare quella famiglia. Presi delle provviste di cibo e, col mio calesse raggiungemmo la tenda, era talmente piccola che mi chiesi come potessero viverci.
Le tre ragazze erano fuori e consegnai loro il cesto di cibo. Con l’uomo entrai e vidi che sua moglie faticava a respirare, era magra da fare impressione e capii che la loro principale malattia era la fame, non avevano cibo e chissà come avevano fatto a superare il lungo viaggio. Non potevano stare lì. Li rassicurai che avrei provveduto io. Ripresi il calesse e andai da Liana. Poi tornai alla tenuta e cercai una casupola che potesse accoglierli ma erano tutte occupate. Fu uno dei nostri lavoranti che cedette loro la sua, viveva da solo e poteva essere temporaneamente ospitato da amici.
Si traferirono, vennero curati, si nutrirono e col tempo ritrovarono anche il sorriso. Si resero anche molto utili, Miguel il capofamiglia sapeva fare molti lavori e non faticò a trovare il lavoro, mentre le ragazze aiutavano le altre donne coi lavori di tessitura.
Erano tre ragazze dalla bellezza molto particolare, soltanto una, Inez non era una gran bellezza, era l’ultima nata, molto timida e stava sempre in disparte.
Alla prossima, amiche mie e scoprirete cosa successe.

immagine dal web - romanzo pubblicato su e book

martedì 16 luglio 2019

MALLY


MALLY

PAGINA TRENTACINQUE


La vita riprese ed io mi godevo i miei figli e la mia famiglia. Nella Tenuta Corsara c’era sempre un gran movimento, i lavori, tanti lavori procedevano con i canti tipici dell’isola che anche i nostri uomini avevano imparato. La gente del luogo era sempre allegra e imparammo che anche nelle situazioni più tristi non perdevano mai il sorriso, avevano un modo ben diverso da quello che avevo sempre conosciuto perfino di festeggiare un funerale, era impossibile non amare quelle usanza e divennero quelle di tutti noi.
Daniel aveva imparato a camminare e Liz era una bambina bellissima. Era agosto e il sole picchiava come solo lì succedeva. Robert doveva andare in città, al porto e gli chiesi se potevo accompagnarlo, i piccoli sarebbero rimasti con le tate. Davvero vuoi sobbarcarti un viaggio con questo caldo? Mi fermerò solo un paio di giorni. Non avevo ancora visto niente oltre la nostra tenuta. E’ ora che Nivaria conosca la corsara ed io conosca lei.
Ci accompagnò Alec, che aveva diciassette anni ed era un ragazzo bellissimo. Aveva mantenuto il suo comportamento serio e diventava ogni giorno più importante per tutti i lavori che gli venivano dati, su di lui si poteva contare sempre, discreto ed efficiente. Molte ragazze gli ronzavano intorno ma lui non le degnava di uno sguardo. Eravamo seduti di fronte. Alec, ti sei fatto proprio un gran bel ragazzo, e se ne sono accorte tutte a Tenuta Corsara. Tu hai qualcuna che ti piace particolarmente? Magari Anna? Alzò i suoi occhi e mi sorrise. Quello che c’è fra me e Anna è qualcosa di diverso, ci vogliamo molto bene e senza di lei, senza i suoi consigli, senza la sua presenza non sarei riuscito a superare i miei sensi di colpa. Non siamo innamorati, siamo amici e per me conta molto di più. Il mio affetto per lei non finirà mai, nemmeno il suo. Io ho lei e lei ha me, per sempre, questo non cambierà mai.
Eravamo giunti a destinazione. Il nostro magazzino al porto era quello che avevamo aperto per primo, Robert aveva cominciato a commerciare con le imbarcazioni che arrivavano, scambiava le nostre merci o comprava per rivendere negli altri magazzini tutto quello che mancava sull’isola, e mancava molto. Entrammo e fummo accolti dai nostri commessi. Non ci consideravamo i loro padroni, non erano schiavi, erano persone che lavoravano per noi e ricevevano il giusto salario. Eravamo diventati famosi per la nostra onestà e c’erano tante persone che ci chiedevano lavoro.
Il magazzino era un po’ caotico, troppe merci alla rinfusa ma fresco e accogliente. Vedevo Alec che osservava con estrema attenzione e mi chiesi cosa gli passasse per la mente. Robert aveva un paio di appuntamenti di lavoro e Alec gli chiese se poteva andare a visitare gli altri magazzini e io decisi di accompagnarlo.
Prendemmo un calesse e partimmo. Ero proprietaria con Robert e gli altri di altri quattro magazzini e li visitammo tutti. Fummo accolti sempre calorosamente e tornammo che la sera era già calata. Robert ci aspettava alla locanda e cenammo insieme. Passammo anche il giorno successivo insieme, io ed Alec e visitammo la città, lui la conosceva per esserci già stato e mi parlava di quello che aveva scoperto. Si vedeva che gli piaceva. Sei felice, Alec? Il ragazzo sorrise e gli occhi già splendidi brillarono. Lo sono molto, non potrei esserlo di più. Il capitano e voi, signora (non ero riuscita a farmi trattare da amica) avete dato un senso alla mia vita e vi sarò riconoscente per sempre. Ero felice per lui. E dimmi, cosa pensi della nuova vita di tua madre? Dell’uomo che ha scelto per compagno? Alec non si distrasse. Ha diritto ad essere felice, ne ha passate tante nella sua vita, le mie sorelle sono serene e spero che trovino anche loro uomini che le possano amare come meritano. Sì, sono felice qui a Nivaria.
Rientrammo a Tenuta Corsara e corsi ad abbracciare i miei figli.
Mi sorprese, la mattina dopo veder entrare Alec e chiedere di parlare con Robert e me, lo invitammo a fare colazione con noi ma si vedeva che era nervoso. Possiamo parlare qui, o preferisci andare nello studio? Gli chiese Robert. Vorrei andare nello studio. E capimmo che si trattava di qualcosa di serio.
Eravamo tutti seduti sulle poltroncine, aspettavamo che Alec parlasse. Prese un grosso respiro, alzò il viso e fece la sua richiesta. Capitano, ho visitato con te e la signora i vostri magazzini ed ho notato una gran confusione. Vorrei che mi dessi il compito di metterli in sesto. Aveva le mani sudate, si vedeva che era una cosa che gli stava a cuore. E cosa vorresti fare? Spiegalo anche a noi. Passò quasi mezz’ora a descriverci le sue idee, i suoi cambiamenti e capimmo finalmente quale era il suo vero talento. Voi, oggi nel vostro mondo lo chiamereste esperto di logistica, noi non conoscevamo questa parola ma era quello che era Alec.
Robert ed io ci guardammo per alcuni secondi, non c’era bisogno di pensarci molto, Alec era stato molto persuasivo e godeva della nostra massima fiducia.
Quando vuoi iniziare? Gli dissi sorridendo. Il suo viso, la sua espressione non erano mai stati tanto felici. Sono pronto, da tempo ho fatto i progetti, aspettavo solo il coraggio per sottoporveli. La sua felicità mi allargò il cuore. Portami i progetti, prepara quello che ti serve ed io farò il resto. Gli rispose Robert.
Iniziò così la nuova vita di Alec e cambiò radicalmente il modo fino ad allora usato di gestire qualsiasi tipo di magazzino, di granaio, perfino delle dispense della grande casa. Fu sempre molto impegnato, molto richiesto e la sua vita cambiò.
Alla prossima, amiche mie.

illustrazione di Tiziana Gissi - romanzo pubblicato su e book