MALLY
PAGINA VENTIQUATTRO
Avevamo
portato con noi alcune suppellettili dal veliero e ci furono molto utili o
avremmo dovuto mangiare direttamente dalle mani. Avevamo un carro carico di
oggetti e utensili e mi dedicai a sistemarli con un po’ di ordine.
Alcuni uomini
stavano ripulendo la grande casa, altri erano di nuovo usciti a pesca e Tomas
si lamentava di non avere niente a disposizione per cucinare meglio.
Erano
passati tre giorni da quando Robert era partito e cominciavo a stare un po’ in
ansia. Canticchiavo sottovoce pensando di cullare il mio bambino, non vedevo
l’ora che nascesse. Il sole era implacabile, l’estate sull’isola era rovente.
Non avevo abiti tranne quelli che indossavo presi ad Alec. Ogni giorno entravo
in mare completamente vestita cercando di togliermi di dosso polvere e
sporcizia ed era un calvario stare al sole ad asciugare con la salsedine che mi
appiccicava addosso.
Ero appena
uscita dall’acqua e vidi Anna. Mi avvicinai e con lei mi sedetti sotto una
palma. Ciao Anna, mi fa piacere rivederti.
Non so se mi capisse, cercavo di usare tutto quello che conoscevo sulla sua
lingua ma non sapevo se il risultato fosse buono. La ragazzina sorrise. Ciao Mally, vuoi venire con me? Si alzò
e mi prese per mano. Non sapevo cosa fare, se andare da sola, chiamare Alec,
poi decisi di fidarmi e la seguii.
Passammo in
mezzo ad una splendida vegetazione e vidi farfalle bellissime. Anna mi guardava
e sorrideva conscia della mia meraviglia alla vista di tanta bellezza.
Mi condusse
ad una piccola e solitaria casupola di legno, ben tenuta. Aveva un recinto con
alcune capre e pecore, animali da cortile e perfino un asino ben pasciuto.
Sulla porta
una donna giovane ci stava aspettando. Mia
mamma. Mally. E si scambiarono alcune parole che non riuscii a capire.
La donna mi
venne incontro e, con mia grande sorpresa mi abbracciò. Liana. Disse semplicemente. Ci eravamo presentate. Mi fecero
entrare e c’era un fresco molto piacevole. Liana mi osservava ed io non sapevo
cosa dire o cosa fare, ero conscia di sembrare una stracciona ma non potevo
farci niente. Annuì col capo e sparì in un’altra stanza. Rimasi con Anna che mi
offrì la bevanda tipica di quel posto, una spremuta di ananas con limone che io
non avevo mai bevuto ma che sarebbe diventata la mia bibita preferita. Era dolce,
fresca, deliziosa, e cercai di trattenermi dal trangugiarla come fa un
marinaio. Liana ritornò e mi porse un abito leggero e colorato, un paio di
sandali, un fazzoletto colorato per coprire i capelli e ripararmi dal sole, e
apprezzato più di ogni altra cosa un pettine e un pezzo di specchio e del
sapone profumato. Ero allibita. Lei si accorse del mio turbamento e della mia
emozione, prese una borsa di tela, vi mise dentro ogni cosa e me la mise al
braccio.
Grazie, farò in modo di ricambiare.
Mi ricorderò di questo gesto gentile. Mi scendevano lacrime di commozione ma loro mi sorridevano.
Liana puntò
il dito alla mia pancia. Quando? Ero
esterrefatta, come faceva a saperlo? Ancora non si vedeva niente. Alzai sette
dita. Lei sorrise.
Un po’ a
gesti un po’ a parole mi disse che mi avrebbe aiutato col parto.
Mio dio!
Pensai. Non avevo realizzato che ero circondata da soli uomini e che presto
avrei partorito. Avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse. Non pensai a quello
che stavo facendo, andava contro ogni logica ed ogni insegnamento ricevuto a
casa, ma ora era questa la mia nuova casa e mi avvicinai a Liana, l’abbracciai
e dissi semplicemente gracias.
Guardai
quella casupola e me ne innamorai, così come mi innamorai di Anna e Liana,
avrei scoperto poi chi erano e come erano considerate.
La ragazzina
mi prese per mano per ricondurmi indietro. Ringraziai quella donna ancora tante
volte prima di uscire e non fui sorpresa di trovare Alec ad aspettarmi.
Anna gli
sorrise ma lui rimase serio e si incamminò davanti a noi.
Il
pomeriggio volgeva al tramonto e il sole sarebbe sparito ben presto. Anna mi
fece abbassare al suo livello, mi guardò direttamente in viso e mi accarezzò.
Disse qualcosa in una lingua che non conoscevo, e si allontanò saltellando.
Tutti gli uomini
mi guardavano, preoccupati per la mia assenza.
Avanti, quando si mangia? Bisogna pur
tenere buoni rapporti col vicinato.
Fu una cena
diversa, da tempo non mangiavamo uova o carne e Tomas si era superato.
Le stelle
erano già spuntate ed io ero piuttosto stanca. Mi ritirai sul carro e mi
addormentai sorridendo.
E quando mi
svegliai, Robert era accanto a me.
Alla
prossima, amiche mie.
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