MALLY
PAGINA VENTICINQUE
Fu il più
bel risveglio che potessi aspettarmi. Lo abbracciai forte e rimasi alcuni
minuti ad inebriarmi del suo odore di maschio e di salsedine.
Ho molte novità, vieni che le
comunico a tutti.
La colazione
era pronta e, la sola presenza del loro capitano rendeva quegli uomini più
felici, capii che non era solo un sentimento di sudditanza che c’era fra loro,
ma c’era molto affetto, molta stima, molto sentimento che mai nessuno di loro avrebbe
confessato.
Mi sono assentato a lungo perché ho
voluto tornare con questo. E mostrò un documento ben arrotolato in una fodera di pelle. Questo andrà custodito a costo di noi
stessi: è l’atto di proprietà di questa tenuta, la Tenuta Corsara, e contiene
la mappa completa di ciò che ci appartiene. L’atto di acquisto porta impresso
il mio nome, ma voi avete la mia parola che, finchè vorrete vivere qui avrete
la vostra parte. Nemmeno io immaginavo che fosse così vasta, è stata una bella
lotta contrattare il prezzo, poi ho saputo che nessuno l’avrebbe voluta
comprare, dicono che ci siano dei fantasmi che girano liberi, ma noi non ci
facciamo intimidire da queste quisquiglie. Ora è nostra e possiamo cominciare a
fare sul serio. Arriveranno carri di materiale per costruzione, suppellettili
varie, animali, tutto già pagato e tutto già nostro. Non ce l’avrei fatta ad
ottenere tutto senza la vostra parte e quella di mia moglie. Tenuta Corsara è
stata iscritta al registro delle proprietà e nessuno ce la può togliere.
Alec arrivò
con un barilotto che Robert aveva portato con sé e cominciò a distribuire il
contenuto. Brindarono anche se era ancora mattina presto ma valeva davvero la
pena brindare e ubriacarsi per questa bella notizia.
Ero contenta
di passare a Robert il compito di dirigere i lavori e di riposarmi.
Il giorno
successivo iniziarono ad arrivare i carri con tutte le nostre cose.
Serviva un
recinto per gli animali, una sede per mettere tutti gli attrezzi e farne un
laboratorio, serviva la casa sistemata per l’inverno, l’unico che avremmo
trascorso tutti sotto lo stesso tetto.
Fra quei
venti uomini, mai avrei immaginato che ci fossero persone così capaci. Prima di
essere marinai erano stati qualcos’altro ed ora lo mettevano a frutto. Nessuno
si risparmiava.
Anna venne a
trovarmi e la presentai a Robert. Iniziai a frequentarla ogni giorno. Lei mi
insegnava la sua lingua e fu Alec ad impararla prima di me, era un ragazzo
dalla mente molto sveglia e gli chiesi se non volesse un lavoro più adatto alle
sue capacità invece di essere la mia guardia del corpo, ma lui rifiutò.
Scoprimmo
che la casupola di Liana e Anna era all’interno della nostra proprietà ma non
facemmo niente, rimase là dove era sempre stata, dove due sconosciute mi
avevano accolta come una di loro, ora avevo la possibilità di ricambiare il
gesto.
Passarono
due mesi e la casa principale aveva cambiato aspetto, almeno all’interno.
Avevano fatto alcune separazioni per darci un po’ di intimità, una stanza dove
mangiare tutti insieme, trovarono un pozzo poco distante e iniziarono anche a
costruire delle cisterne per la raccolta dell’acqua invernale, l’acqua era un
bene prezioso e scarso, bisognava farne buon uso.
Con l’aiuto
di Anna ora capivo bene la loro lingua anche se avevo ancora delle difficoltà
nel parlarla. Il mio pancione cresceva ed io stavo molto bene, il mio bambino
sarebbe nato in pieno inverno. Furono costruiti camini e raccolta molta legna,
non avremmo sofferto il freddo. Avrei tanto voluto poter visitare altri
villaggi ma la prudenza me lo impediva.
C’era una
cosa che mi preoccupava: quegli uomini, da molti mesi non frequentavano una
donna e il nervosismo cominciava ad essere palpabile.
Ne parlai
con Robert, anche lui aveva colto i segnali ed era indeciso su cosa fare.
Quegli uomini da due mesi stavano lavorando senza sosta, senza orario, avevano
bisogno di un diversivo.
A
malincuore, Robert decise di portarli alla città sul porto, dove aveva portato
a termine l’acquisto di tutto. Fece loro un sacco di raccomandazioni e, una
mattina partirono tutti tranne Alec e Tomas, che rimasero con me.
Tenuta
Corsara sembrava morta senza di loro. La spiaggia era il mio posto preferito,
le palme erano alte e mi piaceva sedermi ad osservare le onde e, devo
confessarlo, spesso pensavo a casa mia.
Fu lì, che
quel giorno, Alec mi raccontò la sua storia.
Alla
prossima, amiche mie, e la scoprirete anche voi.
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