lunedì 29 luglio 2019

MALLY


MALLY

PAGINA QUARANTAQUATTRO


Il viso di Katrin si fece terreo. Questa mossa non se l’aspettava. Il giudice ci chiamò tutti alla scrivania, soltanto il gendarme rimase sulla porta.
Aprì il sacchetto e svuotò i diamanti sulla scrivania. Katrin si aggrappava al bordo della scrivania ed aveva le nocche delle mani bianche tanto erano tese, per non parlare del suo sguardo. Ebbe l’impudenza di dire ciò che è in casa mia mi appartiene! A dimostrazione che ancora non aveva capito la gravità della sua situazione. Quelli erano i diamanti di nonna Grace, quelli che non erano stati trovati nel suo porta gioie. Il giudice srotolò alcuni documenti e li lesse molto attentamente, tutti noi avevamo puntati gli occhi su di lui, in attesa. Questo cambia tutto. Disse semplicemente. Puntò lo sguardo su Katrin che cominciò ad impallidire. Ci spieghi, signor giudice. Chiesi con un filo di voce. Questi documenti sono stati vergati direttamente da suo padre, e sono un atto d’accusa contro la signora. C’è scritto che la morte di sua moglie è stato un duro colpo per lui e che da quel momento non è più stato lo stesso. Sospettava che la signora Katrin lo stesse avvelenando e continuava ad insistere per sposarlo e per cambiare il testamento, cosa che lui non avrebbe mai voluto fare. Che aveva mandato uomini a cercare suo figlio ma che temeva che non avessero eseguito i suoi ordini. Fece una pausa. Mi duole dirglielo, signora Nell, ma da qui in poi la sua scrittura si è fatta troppo tremolante per capire ogni parola, l’unica cosa fatta con cura è la sua firma, così potremo confrontarla con quella sui documenti che ci ha mostrato la signora Katrin. Lascio a lei il tempo di leggere tutto, se vuole. Lo sapevo che mio padre non avrebbe mai sposato una donna come Katrin, lo conoscevo troppo bene. Li leggerò più tardi, signor giudice, voglio porre fine al più presto a tutta la faccenda. Il giudice assentì e confrontò le firme che, naturalmente non combaciavano. Alzò lo sguardo su Katrin che tremava visibilmente. Signora Katrin, lei è accusata di omicidio, di falso e se sarà trovato il corpo del signorino fratello di Mally sarà pure incriminata per occultamento di cadavere, ce n’è abbastanza per penzolare da una forca. Ha qualcosa da dire? Ma Katrin era talmente sotto shok che non riuscì a parlare. Scoprire che per tutti quegli anni i diamanti e le prove del suo crimine erano sotto lo stesso tetto dove viveva doveva essere un brutto colpo. Vorrei parlare da sola con Mally. Bisbigliò, ed io accettai, facendo uscire tutti quanti. Il giudice portò con sé ogni cosa prima di lasciare la stanza.
Ci volle un po’ prima che quella ritrovasse la parola. Tu sapevi del nascondiglio! L’ho cercato per dieci anni, sapevo dei diamanti di tua nonna, mi sarebbe bastato possederne un paio per poter fare la vita che ho sempre desiderato, invece quel maledetto Jeremy mi ha impedito tutto quello che poteva per bloccare ogni mia iniziativa. Cosa hai intenzione di fare? La guardavo e mi faceva quasi pena, poi pensai a quello che aveva fatto, aveva ucciso i miei cari e non glielo avrei mai perdonato. Voglio che tu penda dalla forca, solo ciò che meriti. Si alzò inviperita e si scagliò contro di me, ma io non arretrai. Si fermò col viso a un dito dal mio e vidi i suoi occhi che sembravano quelli di una pazza, ma io non ero per niente intimorita, io ero la Corsara, e avevo imparato a difendermi. Ti propongo un accordo. Mi disse. Non mossi un muscolo. Ti racconterò tutto quello che è successo e dove è sepolto il corpo di tuo fratello se non mi accuserai. Tu riavrai tutto ed io avrò solo la mia vita. Era davvero spaventata e disperata. Poteva fare atti inconsulti ma io avevo il mio pugnale a portata di mano se fosse servito. Io voglio solo giustizia, mia cara! E la allontanai con il braccio. Mi afferrò la mano ma mi liberai con uno strattone. Qualsiasi cosa tu possa propormi a me non serve, sono tornata solo per porre fine a tutto il male che hai fatto alla mia famiglia, compresa me, per vendere questa casa e le terre di mio padre, per visitare la tomba dei miei genitori e per vedere che giustizia fosse fatta. Non rimarrò il tempo necessario per vederti penzolare sulla pubblica piazza, ho piena fiducia nel giudice, e Jeremy rimarrà fino a che tutto sarà concluso. Questa non è più la mia patria, la mia vita è dove sono i miei amori, i miei figli, i miei amici, la mia gente, tutto ciò che tu non hai mai avuto e che la tua bramosia per il denaro ti ha precluso, non basta allargare le gambe per ottenere il meglio dalla vita, ci vuole amore, passione, sacrificio, interesse ma tu non li conosci e morirai senza che nessuno pianga per te. Hai distrutto la mia famiglia e stavi per distruggere anche me, se non fosse stato per nonna Grace e per Robert sarei potuta diventare come te, come tutto ciò che odio e disprezzo, non ho dimenticato niente di quello che è successo ed ora lo vedo con gli occhi da adulta: tu mi stavi traviando, mi stavi distruggendo, mi stavi plasmando a tua immagine e questo mi fa ribrezzo al solo pensarci. Quante famiglie hai rovinato, Katrin? Non provi nessun rimorso? Io ho impresso il dolore che mia madre aveva negli occhi ogni volta che soggiornavi da noi, sei una puttana Katrin, lo sei sempre stata e non c’è titolo che ti si addica di più di questo una patetica puttana senza coscienza. E vorresti clemenza da me? con che coraggio me lo chiedi? Ero davvero furiosa e la mia voce credo che la sentissero anche nell’altra stanza. Questa era una mia questione personale e privata, la resa dei conti con chi aveva cancellato tutti quelli che amavo e nessuno osava intromettersi. Katrin crollò sulla poltrona, arresa al suo destino. Teneva gli occhi bassi e le guance si bagnarono di lacrime, lacrime che in quegli anni anch’io avevo silenziosamente versato per i miei cari che non avrei più rivisto, e tutto per colpa sua, no, non provavo nessun rimorso per il suo destino, se lo era scelto da sola. Bussarono e rientrarono tutti. Il giudice mi diede la lettera, era indirizzata a me e non l’aveva aperta, mi consegnò i diamanti e i documenti e si sedette. Devo fare il mio dovere, ora. Signora Katrin lei è in arresto per tutti i reati che le sono addebitati e la faccio portare al carcere femminile in attesa del processo che io stesso presiederò. Il gendarme si avvicinò, le immobilizzò i polsi e la portò via. Si fermò sulla porta e si voltò. Tu non se meglio di me, sei solo stata più fortunata, io le puttane le riconosco a distanza e tu ne hai tutte le caratteristiche. Il gendarme la strattonò e, finalmente se ne andò da casa mia.
Alla prossima, amiche mie.


immagine dal web - romanzo pubblicato su e book

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