MALLY
PAGINA QUARANTAQUATTRO
Il viso di
Katrin si fece terreo. Questa mossa non se l’aspettava. Il giudice ci chiamò
tutti alla scrivania, soltanto il gendarme rimase sulla porta.
Aprì il
sacchetto e svuotò i diamanti sulla scrivania. Katrin si aggrappava al bordo
della scrivania ed aveva le nocche delle mani bianche tanto erano tese, per non
parlare del suo sguardo. Ebbe l’impudenza di dire ciò che è in casa mia mi appartiene! A dimostrazione che ancora non
aveva capito la gravità della sua situazione. Quelli erano i diamanti di nonna
Grace, quelli che non erano stati trovati nel suo porta gioie. Il giudice
srotolò alcuni documenti e li lesse molto attentamente, tutti noi avevamo puntati
gli occhi su di lui, in attesa. Questo
cambia tutto. Disse semplicemente. Puntò lo sguardo su Katrin che cominciò
ad impallidire. Ci spieghi, signor
giudice. Chiesi con un filo di voce. Questi
documenti sono stati vergati direttamente da suo padre, e sono un atto d’accusa
contro la signora. C’è scritto che la morte di sua moglie è stato un duro colpo
per lui e che da quel momento non è più stato lo stesso. Sospettava che la
signora Katrin lo stesse avvelenando e continuava ad insistere per sposarlo e per
cambiare il testamento, cosa che lui non avrebbe mai voluto fare. Che aveva
mandato uomini a cercare suo figlio ma che temeva che non avessero eseguito i
suoi ordini. Fece una pausa. Mi duole
dirglielo, signora Nell, ma da qui in poi la sua scrittura si è fatta troppo
tremolante per capire ogni parola, l’unica cosa fatta con cura è la sua firma,
così potremo confrontarla con quella sui documenti che ci ha mostrato la
signora Katrin. Lascio a lei il tempo di leggere tutto, se vuole. Lo sapevo
che mio padre non avrebbe mai sposato una donna come Katrin, lo conoscevo
troppo bene. Li leggerò più tardi, signor
giudice, voglio porre fine al più presto a tutta la faccenda. Il giudice
assentì e confrontò le firme che, naturalmente non combaciavano. Alzò lo sguardo
su Katrin che tremava visibilmente. Signora
Katrin, lei è accusata di omicidio, di falso e se sarà trovato il corpo del
signorino fratello di Mally sarà pure incriminata per occultamento di cadavere,
ce n’è abbastanza per penzolare da una forca. Ha qualcosa da dire? Ma
Katrin era talmente sotto shok che non riuscì a parlare. Scoprire che per tutti
quegli anni i diamanti e le prove del suo crimine erano sotto lo stesso tetto
dove viveva doveva essere un brutto colpo. Vorrei
parlare da sola con Mally. Bisbigliò, ed io accettai, facendo uscire tutti
quanti. Il giudice portò con sé ogni cosa prima di lasciare la stanza.
Ci volle un
po’ prima che quella ritrovasse la parola. Tu
sapevi del nascondiglio! L’ho cercato per dieci anni, sapevo dei diamanti di
tua nonna, mi sarebbe bastato possederne un paio per poter fare la vita che ho
sempre desiderato, invece quel maledetto Jeremy mi ha impedito tutto quello che
poteva per bloccare ogni mia iniziativa. Cosa hai intenzione di fare? La
guardavo e mi faceva quasi pena, poi pensai a quello che aveva fatto, aveva
ucciso i miei cari e non glielo avrei mai perdonato. Voglio che tu penda dalla forca, solo ciò che meriti. Si alzò
inviperita e si scagliò contro di me, ma io non arretrai. Si fermò col viso a
un dito dal mio e vidi i suoi occhi che sembravano quelli di una pazza, ma io
non ero per niente intimorita, io ero la Corsara, e avevo imparato a
difendermi. Ti propongo un accordo.
Mi disse. Non mossi un muscolo. Ti
racconterò tutto quello che è successo e dove è sepolto il corpo di tuo
fratello se non mi accuserai. Tu riavrai tutto ed io avrò solo la mia vita.
Era davvero spaventata e disperata. Poteva fare atti inconsulti ma io avevo il
mio pugnale a portata di mano se fosse servito. Io voglio solo giustizia, mia cara! E la allontanai con il braccio.
Mi afferrò la mano ma mi liberai con uno strattone. Qualsiasi cosa tu possa propormi a me non serve, sono tornata solo per
porre fine a tutto il male che hai fatto alla mia famiglia, compresa me, per
vendere questa casa e le terre di mio padre, per visitare la tomba dei miei
genitori e per vedere che giustizia fosse fatta. Non rimarrò il tempo
necessario per vederti penzolare sulla pubblica piazza, ho piena fiducia nel
giudice, e Jeremy rimarrà fino a che tutto sarà concluso. Questa non è più la
mia patria, la mia vita è dove sono i miei amori, i miei figli, i miei amici,
la mia gente, tutto ciò che tu non hai mai avuto e che la tua bramosia per il
denaro ti ha precluso, non basta allargare le gambe per ottenere il meglio
dalla vita, ci vuole amore, passione, sacrificio, interesse ma tu non li
conosci e morirai senza che nessuno pianga per te. Hai distrutto la mia
famiglia e stavi per distruggere anche me, se non fosse stato per nonna Grace e
per Robert sarei potuta diventare come te, come tutto ciò che odio e disprezzo,
non ho dimenticato niente di quello che è successo ed ora lo vedo con gli occhi
da adulta: tu mi stavi traviando, mi stavi distruggendo, mi stavi plasmando a
tua immagine e questo mi fa ribrezzo al solo pensarci. Quante famiglie hai rovinato,
Katrin? Non provi nessun rimorso? Io ho impresso il dolore che mia madre aveva
negli occhi ogni volta che soggiornavi da noi, sei una puttana Katrin, lo sei
sempre stata e non c’è titolo che ti si addica di più di questo una patetica
puttana senza coscienza. E vorresti clemenza da me? con che coraggio me lo
chiedi? Ero davvero furiosa e la mia voce credo che la sentissero anche
nell’altra stanza. Questa era una mia questione personale e privata, la resa
dei conti con chi aveva cancellato tutti quelli che amavo e nessuno osava
intromettersi. Katrin crollò sulla poltrona, arresa al suo destino. Teneva gli
occhi bassi e le guance si bagnarono di lacrime, lacrime che in quegli anni
anch’io avevo silenziosamente versato per i miei cari che non avrei più
rivisto, e tutto per colpa sua, no, non provavo nessun rimorso per il suo
destino, se lo era scelto da sola. Bussarono e rientrarono tutti. Il giudice mi
diede la lettera, era indirizzata a me e non l’aveva aperta, mi consegnò i
diamanti e i documenti e si sedette. Devo
fare il mio dovere, ora. Signora Katrin lei è in arresto per tutti i reati che
le sono addebitati e la faccio portare al carcere femminile in attesa del
processo che io stesso presiederò. Il gendarme si avvicinò, le immobilizzò
i polsi e la portò via. Si fermò sulla porta e si voltò. Tu non se meglio di me, sei solo stata più fortunata, io le puttane le
riconosco a distanza e tu ne hai tutte le caratteristiche. Il gendarme la
strattonò e, finalmente se ne andò da casa mia.
Alla
prossima, amiche mie.
immagine dal web - romanzo pubblicato su e book
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