MALLY
PAGINA TRENTOTTO
Il viso di
Mally cambia espressione al ricordo del suo primogenito, Daniel, concepito
durante la traversata verso la loro nuova patria. Lascio che i ricordi le
scorrano nell’anima ed io li intravedo nei suoi occhi lucidi.
Daniel è stato
un figlio del mare fin dal suo concepimento, credo amasse di più le onde e i
delfini che la sua famiglia. Aveva da poco imparato a camminare e lo condussi
sulla spiaggia. Entrò in acqua e sembrò arrivato nel suo elemento naturale.
Dovetti rincorrerlo e ripotarlo a riva, e si dibatteva che non voleva uscire
dall’acqua. Da quel giorno lo portai in spiaggia accompagnata da un provetto
nuotatore e lo vidi davvero felice.
Crebbe così,
con più acqua salata nelle vene che sangue. Aveva dieci anni e si era costruito
una piccola barca di legno, corredata di vele. Quando suo padre la vide,
all’inizio ne fu orgoglioso, poi capendone la pericolosità gli ordinò di non
allontanarsi mai dalla riva o le correnti di vento e di mare l’avrebbero
portato al largo. Non eravamo mai tranquilli quando si assentava, sapevamo bene
che era in mare.
Robert
decise di dargli lezioni su come ci si orienta in mare e decise di prendere un
vecchio veliero e partire con lui per una settimana. Credo che insieme abbiano
passato i più bei giorni della loro vita. Tornarono col sorriso più bello che
avessi mai visto sui loro visi. Ogni sera, Robert continuò ad istruirlo e lui
assorbiva gli insegnamenti come se già li avesse nel sangue. A quattordici anni
lo affidammo a Mister King, non potevamo più trattenerlo ma gli imponemmo di
tornare a casa almeno ogni tre o quattro mesi. Sapevamo che era in buone mani e
trascorse con lui quattro anni. Tornò a casa che aveva da poco compiuto
diciotto anni. Mister King ci disse che era un ottimo capitano e che lui non
sapeva cosa altro insegnargli, era pronto ad avere un veliero o altra
imbarcazione al suo comando, era giovane ma era in gamba. Ero presente quando
Robert parlò a nostro figlio. Daniel, so
che sei un ottimo marinaio e un ottimo capitano, Mister King me lo ha
confermato, ma non bastano le qualità tecniche per tenere unito un equipaggio.
Ci vuole passione, e tu ne hai in abbondanza, ci vuole fermezza, ci vuole
giustizia e una buone dose di buon senso, il tuo equipaggio sarà formato da
tanti uomini, ognuno con la loro storia, la loro vita, le loro necessità, e tu
dovrai barcamenarti fra tutto questo, sei pronto a queste grandi
responsabilità? Daniel lo aveva ascoltato attentamente, amava e rispettava
suo padre e teneva in grande considerazione i suoi consigli. Io sono pronto, padre, lo sono da tempo.
Io ero fiera di lui, anche se il cuore mi lacrimava sapendo che sarebbe stato
sempre lontano, ma la sua felicità veniva prima di tutto. Mi intromisi. Daniel, figlio mio, domani sera festeggeremo
sulla spiaggia il tuo compleanno, lasciaci godere della tua compagnia in questi
giorni. Lui mi abbracciò, sapeva il dolore che provavo e quanto soffrivo
per la sua lontananza. Certamente, mamma,
domani sera festeggeremo.
I
preparativi sulla spiaggia erano terminati. Aspettavamo il buio per accendere i
falò c’erano tavolate colme di prelibatezze di ogni genere, e tanta gente a
festeggiare il nuovo capitano, il giovane capitano. C’era talmente tanta
allegria ma avevo gli occhi colmi di lacrime. Robert mi raggiunse. Sei pronta? Non perderti i prossimi minuti.
Nessuno si
era accorto che nella rada uno splendido veliero aveva buttato l’ancora. Sui
suoi bordi vennero accese tante candele e, in lontananza si vedeva solo la sua
forma luccicante. Liz la vide per prima. Cos’è
quello? Tutti si fermarono ad osservare quella visione di luci a forma di
scafo, era una visione straordinaria: le candele sembravano stelle tremolanti e
si confondevano con quelle del firmamento.
Quello è “La Corsara” il veliero di
Daniel. Disse
Robert.
Daniel aveva
la bocca aperta, credo non avesse afferrato subito il concetto. Guardò suo
padre, guardò me che avevo gli occhi pieni di lacrime e corse ad abbracciarmi.
Non riusciva a parlare. Si tolse la camicia e si tuffò in mare, lo raggiunse a
nuoto, non si fermò nemmeno un minuto e salì a bordo.
Sentimmo le
sue grida di gioia arrivare fino alla spiaggia mentre correva spegnendo le
candele. Robert mi abbracciò, il nostro primo figlio aveva scelto la sua
strada.
Ci vollero
alcune settimane per trovare l’equipaggio, poi La Corsara prese il largo e divenne una delle imbarcazione della
flotta della Tenuta.
Passò la sua
vita sul mare, si spinse dove altri non avevano mai osato, mi duole solo
pensare che non trovò mai una donna da tenersi al fianco. Oh ne ebbe di donne!
Ma non furono mai importanti come la voglia di navigare e non durarono mai.
Tornava a
casa almeno una volta all’anno ed era sempre una grade gioia. Fu un ottimo
capitano, giovanissimo quando iniziò ma seppe farsi rispettare, era degno
figlio di suo padre, e oso dire anche di sua madre.
Questo è
stato il mio Daniel, e credo sia ancora là fuori, sul mare.
Lascio che i
ricordi le ridiano emozioni e aspetto.
La guardo e
vedo una donna fiera, felice, credo che Nivaria sia stata la scelta migliore
che potesse fare, insieme a Robert.
E dimmi, Mally, di Liz cosa fu? E di
Alec?
Alla
prossima amiche.
immagine dal web - romanzo pubblicato su e book
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