venerdì 29 novembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte quarantasette






Ha sentito la mia mancanza, miss Katrin? Le chiese col suo solito sorriso ironico.
La ragazza ridivenne seria. Presumo abbia avuto da fare, al contrario di me che mi sto annoiando da morire, non amo rimanere inattiva troppo a lungo. Gli rispose.
Ha qualche programma, miss Katrin? Aggiunse.
Nessuno dei due si fidava a parlare troppo liberamente all’interno del castello. Ci vediamo domattina alle stalle. Le disse il soldato prima di uscire. Non credo sarà possibile, dovrà scortare una carovana, vada a prendere istruzioni. Non doveva assentarsi. Gli disse con cipiglio severo.
Katrin ribolliva dall’impazienza ma aveva imparato molto bene l’autocontrollo e l’importanza di avere un piano quando si vuole portare avanti un’azione pericolosa. Si sedette comodamente davanti al camino e cominciò a dare forma al suo piano.
Non si accorse nemmeno del tempo che passava fino a quando Rosie entrò col vassoio della cena. Si sedette al tavolo e alzò un sopracciglio. Dov’è il tuo piatto? Le chiese. I nuovi ordini della lady sono tassativi: la servitù può consumare un pasto al giorno. Le rispose ad occhi bassi.
Vieni, ce n’è abbastanza per entrambe. E cominciarono a mangiare in silenzio.
La mattina si presentò limpida e fredda. La neve era ghiacciata e sarebbe stato molto difficile per i carri riuscire a percorrere i sentieri che portavano al primo villaggio. Katrin era alla finestra. Cristofer era in sella al suo nuovo cavallo, un regalo che gli aveva fatto sua madre. Un drappello di soldati erano già insella ma fra loro non vide Robin. Tre carri coperti cominciarono la difficoltosa avanzata. Le fruste non risparmiavano quelle povere bestie che affondavano i garretti nella neve. Soltanto uno stolto poteva pensare di uscire dopo una tempesta del genere.
Con molta difficoltà iniziarono il loro viaggio.
Aspettò che si fossero allontanati poi raggiunse le stalle.
Robin la stava aspettando. Voleva dirmi qualcosa miss Katrin? Le chiese appena la vide. Sono stato messo al corrente dell’ordine di suo padre di requisire le scorte di cibo. Il capitano mi ha esentato, forse sa qualcosa che io non so. Aggiunse.
Il capitano è un grand’uomo. Io nemmeno ho fiatato ma lui si fida di me, come io mi fido di lui. Gli rispose.
Cominciarono a strigliare Lampo. Mi vuol tenere ancora sulla corda? Sbottò il soldato. O devo estorcerle le informazioni con la forza? Aggiunse sorridendo.
La ragazza non vedeva l’ora di metterlo al corrente del suo piano. Non ci volle molto per descrivere quello che aveva intenzione di fare. Robin sorrise compiaciuto. E’ un ottimo piano, ma mi sta nascondendo una parte importante. Le disse.
Katrin fece una risata, Lampo rispose con un nitrito di piacere. Sto aspettando, miss Katrin. Insistette. Sir Robin, lo saprà al momento opportuno! Gli rispose soavemente. Qualcuno mi ha insegnato che un buon piano per riuscire deve essere a conoscenza del minor numero di persone, per ora lo conosco solo io, ma le prometto che le chiederò il suo aiuto. Finì di strigliare il cavallo e ritornò veloce in camera sua, faceva davvero molto freddo.
Ci vollero tre settimane per portare a termine la requisizione delle scorte di cibo dei contadini.
Il malcontento era palpabile ma nessuno osava ribellarsi apertamente, soprattutto perché i capi villaggio erano riusciti a mantenere la calma.
La cantina, la dispensa e i granai del castello erano colmi di vettovaglie. Si apprestava la festa per il nuovo anno ma, come al solito non c’erano invitati al castello.
Nell’appartamento dei padroni era stata preparata una tavola imbandita con ogni ben di dio, Katrin era stata invitata con la richiesta di indossare un abito da sera adatto all’occasione.
Rosie si era superata nell’acconciarle i capelli. Si era spalmata un leggero trucco e aveva messo la catenina di sua madre. L’abito era arrivato da una sartoria rinomata, regalo di suo nonno.
Era pronta, aspettava solo il cameriere che arrivasse per accompagnarla. Fu sorpresa che fosse Cristofer ad aver bussato. Le fece un inchino mentre il suo sguardo si perdeva nella scollatura dell’abito. Doveva ammetterlo, era davvero molto graziosa e, come gli era successo la volta precedente ebbe un’erezione che non riuscì a nascondere.
Non dimentichi che porto sempre il pugnale con me. Gli disse guardando i pantaloni attillati.
La fece entrare per prima. Erano nel salone principale e al centro c’era un tavolo preparato a regola d’arte. Tovaglia finissima e piatti e posate che non venivano usate da anni. Uno sfavillio di luci di candele. Due cameriere aspettavano di servire la cena.
Susan e suo padre si tenevano per mano mentre Cristofer preparava da bere per tutti.
Buonasera Katrin, siamo felici che sia qui. Dobbiamo festeggiare il nuovo anno e siamo sicuri che sarà bellissimo e felice per la nostra famiglia. Disse lady Susan.
Cristofer porse i bicchieri e brindarono alla fine del vecchio anno. Si sedettero e le cameriere cominciarono a servire.


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giovedì 28 novembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte quarantasei






La neve non smetteva di scendere, il cielo era grigio e nebbioso tanto da non riuscire a vedere le cime degli alberi.
Erano passate due settimane dal matrimonio e nel castello si erano subito visti i cambiamenti. Lady Susan aveva preso in mano le redini della conduzione e aveva mandato via parecchie serve e cameriere. I lavori da fare erano molti e quelle rimaste non avevano un attimo di tregua, soprattutto perché la nuova lady era molto esigente e si infuriava con facilità. Aveva sempre con sé una corta frusta che faceva saettare ogni volta che rimproverava qualche mal capitato e aveva già ferito un paio di ragazze.
Sir Cristofer era raggiante, aveva ordinato abiti nuovi e bottiglie di pregiato liquore e sigari di ottima qualità che teneva nella sua stanza. Ora il piccolo appartamento che aveva occupato con sua madre era tutto suo e si deliziava a far ammattire le serve che dovevano lavorare per lui.
Katrin si stava annoiando, la mancanza di Sara si faceva sentire in quelle circostanze in cui era obbligata a stare chiusa in camera, fuori la neve era talmente alta che anche i soldati avevano sospeso gli allenamenti.
Rosie entrò con una cesta di legna per il camino. Katrin la osservava mentre svolgeva il suo lavoro, si dedicava anima e corpo per soddisfare le poche richieste che le faceva. Si accorse dell’espressione corrucciata. Va tutto bene, Rosie? Le chiese. La ragazza sospese il lavoro e si voltò verso la sua padrona. Cercava il coraggio di parlarle, ma aveva molta soggezione. Katrin si sedette di fronte al camino e la costrinse a fare altrettanto. Puoi parlare liberamente con me, lo sai. Le disse gentilmente.
Rosie si decise, non aveva niente da perdere. C’è molto malumore fra la servitù. Da quando lady Susan ha preso le redini della casa tutto è cambiato. Ha mandato via parecchie ragazze e a quelle rimaste ha ridotto il cibo. Dice che gli incendi e la grandine hanno distrutto molti raccolti e che dobbiamo fare dei sacrifici. La ragazzina sospirò. C’è dell’altro, vero? Le chiese Katrin. La cameriera non aveva il coraggio di guardarla. Cosa altro c’è, Rosie? Dimmelo! Le chiese di nuovo.
Sul viso della ragazzina comparvero alcune lacrime che asciugò in fretta. Katrin le prese la mano e la tenne stretta fra le sue. Parla, Rosie, non devi temere niente da me, te lo prometto. Le disse.
I capi villaggio hanno ricevuto l’ordine di requisire scorte di cibo nelle case di tutti, domani alcuni carri passeranno a ritirare tutto e i soldati andranno di casa in casa per controllare che non abbiano trattenuto troppo. Anche la mia famiglia resterà senza cibo, ho tre fratellini, due nonni che vivono insieme ai miei genitori, come faranno a superare l’inverno? E pare che sarà un inverno davvero rigido. Le rivelò riprendendo a piangere.
Katrin rimase in silenzio. Come mai non ne sapeva niente? Robin che fine aveva fatto? Non lo vedeva da alcuni giorni.
Si decise. Prese il mantello e una pesante sciarpa di lana e andò agli alloggi dei soldati.
Entrò nel grande salone. Parecchi uomini stavano mangiando o bevendo, alcuni giocavano ai dadi. Vide il capitano e gli si avvicinò. Uscirono insieme, sotto una tempesta di neve come se ne erano viste poche volte.
Ho saputo che andrete a requisire le scorte di cibo nei villaggi. Da chi viene questo ordine? E chi comanderà la spedizione? Gli chiese senza mezzi termini.
Il capitano non ebbe timore a rispondere, lui era un uomo ligio al dovere e agli ordini ricevuti, anche quelli che non gli piacevano, come questo. Sir Cristofer ha portato un ordine scritto da suo padre, miss Katrin. Sarà lui stesso a guidare la carovana e a dare gli ordini. Noi facciamo solo quello che ci viene ordinato. Le rispose.
La ragazza rimase assorta per qualche minuto mentre nella sua mente andava formandosi un piano. Fate esattamente quello che vi viene chiesto ma non maltrattate nessuno, è tutta brava gente e non merita di soffrire. Gli rispose. Il soldato la osserva senza riuscire a capire dove volesse arrivare, ma si fidava di quella ragazzina che aveva visto crescere così in fretta in quegli ultimi tempi, ne distingueva i tratti dell’onore e della forza, attributi che mancavano a suo padre e alla sua nuova famiglia. Sir Robin non aveva dovuto faticare a forgiare la forza e il carattere della figlia del lord, era talmente diversa che si poteva notare che non era sua figlia.
Mi fido di lei, miss Katrin. Le disse prima di tornare dai suoi uomini.
Affondando nella neve alta faticava a raggiungere la porta d’entrata. Si chiuse veloce la porta alle spalle e cercò di liberarsi dalla neve rimastale addosso.
Non fa troppo freddo per uscire? Le disse in tono gentile Cristofer.
Soltanto i topi e gli scarafaggi hanno paura del freddo. Gli rispose senza nemmeno guardarlo.
I tratti del viso di Cristofer si contrassero. Avrebbe provveduto lui in persona a farle abbassare la cresta. Molto presto la musica sarebbe cambiata e lui non vedeva l’ora.
Katrin rientrò con le ciglia ancora ghiacciate. Si fiondò vicino al camino e si tolse il mantello. Aveva il naso e le guance rosse, le mani intirizzite e una rabbia che le montava dentro. Un sorriso le illuminò il viso al pensiero di quello che avrebbe fatto. Aveva ancora le labbra atteggiate al sorriso quando si voltò e si rese conto che Robin era lì, seduto sulla sua poltroncina e la osservava in modo diverso dal solito.
Devo proprio abituarmi a trovarla seduto sulla mia poltrona preferita! Gli disse.

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mercoledì 27 novembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte quarantacinque






Cavalcarono in silenzio e raggiunsero il loro boschetto preferito. Ormai sapevano che era il luogo dove si confidavano e presero posto nel solito modo.
Robin attese, osservandola in silenzio col suo solito sorriso sulle labbra. La conosceva molto bene e sapeva come comportarsi con lei.
Katrin sospirò. Quei due stanno cercando documenti e denaro ma non riescono a trovarli. Cristofer se la prende con sua madre e vuole che si dia da fare per farsi sposare. Quello che non capisco è che non so quanto lui sappia. Miss Susan vorrebbe che acconsentissi al suo corteggiamento, eppure sa che è mio fratellastro.
Sono persone con l’acqua alla gola, con niente da perdere e tutto da guadagnare. Disse Robin. Io so dove tiene i documenti e parecchi valori tuo padre. Una cameriera lo ha sorpreso mentre richiudeva una cassaforte, ce ne sono tre nel suo studio, vuoi che le apriamo? Le chiese.
Non mi interessano i suoi averi. Gli rispose alzandosi e raggiungendo il cavallo.
Ripresero a cavalcare e lanciare frecce. Katrin era davvero brava e superò il suo maestro nella caccia. Raccolsero le loro prede e tornarono al castello, in cucina avrebbero saputo cosa farne.
L’estate passò senza portare avvenimenti di rilievo. L’autunno si era presentato freddo e piovoso, l’unica cosa che i contadini avevano salvato era la legna per riscaldarsi, ma di cibo ne avevano davvero poco.
Era il primo giorno di novembre e la neve fece la sua prima apparizione. Katrin non aveva più rivisto suo padre e i suoi ospiti si tenevano alla larga, anche se spesso si accorgeva di essere osservata da Cristofer.
Il fuoco nel camino scoppiettava mentre Rosie rammendava. Quasi si spaventarono quando sentirono bussare alla porta.
Cristofer entrò e fece un inchino ironico. Questa sera è invita a cena, miss Katrin. Non si faccia troppo aspettare. Le disse con un sorriso ambiguo.
Vuole che le prepari un bel vestito, miss Katrin? Le chiese Rosie. Nemmeno per sogno. Le rispose.
Il solito cameriere arrivò per accompagnarla. Entrò nel salotto di suo padre, e come l’ultima volta vide il tavolo apparecchiato e il carrello delle vivande già pronto.
Buonasera, padre. Signora, Cristofer. Si rivolse con estrema cortesia ai presenti.
Susan teneva la mano stretta sotto il braccio di suo padre e sorrideva con una splendida luce negli occhi.
Cristofer preparò quattro bicchieri di vino e li pose sul tavolo. Katrin alzò un sopracciglio in attesa di conoscere il motivo dell’invito.
Finalmente suo padre si decise a parlare. Abbiamo una bella notizia da comunicarti, miss Susan ed io abbiamo deciso di sposarci. Le disse con fare soddisfatto.
Sono felice per te, padre. A quando la cerimonia? Gli chiese senza degnare di uno sguardo la donna.
Abbiamo, anzi la mia dolce futura sposa ha programmato ogni cosa. L’ultima domenica del mese verrà il frate per celebrare il nostro matrimonio, sei la prima a saperlo e spero di avere la tua approvazione, anche se non mi serve. Le disse con la gioia che gli sprizzava dagli occhi.
Miss Susan prese il calice e altrettanto fecero gli altri. Brindiamo al nostro amore, al nostro futuro di felicità. Disse.
Presero posto a tavola. Fu una cena che fece venire la nausea a Katrin. Il modo di comportarsi di miss Susan era davvero stucchevole. Povero lord Semple, ti sei tirato in seno una vipera, pensò.
La notizia delle prossime nozze si propagò veloce come un fulmine in tutto il territorio. I preparativi erano frenetici, miss Susan dava ordini a tutti e anche se la cerimonia era programmata per pochi intimi voleva portate e pietanze sopraffine. Cristofer si godeva il momento, aspettando di poter disporre anche lui di quello che gli serviva.
Lord Sheppard accettò l’invito e Katrin fu felice di averlo al castello per un paio di giorni.
Tutto si svolse senza intoppi. Gli sposi erano raggianti mentre brindavano al loro futuro.
Katrin accompagnò suo nonno nella camera che gli era stata assegnata, sarebbe ripartito il giorno dopo. Che ne pensi, nonno? Gli chiese abbracciandolo.
Penso che lord Semple avrà vita dura, non immagina nemmeno quanto! Lascerò che si goda la luna di miele prima di intervenire. Le rispose. Tu stai bene, piccola? Le chiese accarezzandole i capelli come quando era bambina. Sto bene, nonno, ma non vedo l’ora di andarmene da qui, questa non è casa mia. Gli rispose. Ci vediamo domani, faremo colazione insieme prima che tu te ne vada. Gli diede un bacio sulla guancia e tornò nella sua stanza.
Rosie stava sistemando la legna per il camino e Robin era seduto nella sua poltroncina. E vissero felici e contenti, come nelle fiabe. Disse sarcastico il soldato.
Che ci fa qui? Gli chiese. Mi ha fatto entrare miss Rosie. Le rispose.
La neve cadeva silenziosa e tutto era già ricoperto col suo candore. Godiamoci questi momenti di pace. Disse Katrin.



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martedì 26 novembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte quarantaquattro






Era piena notte quando si svegliò di colpo. Soltanto un’unica candela posata sul tavolo davanti allo specchio emanava una tenue luce. Rimase con gli occhi spalancati a guardare quella fiamma quasi immobile. Cos’era stato a destarla così improvvisamente? Un brutto sogno? Un rumore? Cercò di rilassare i battiti accelerati del cuore e poi capì. Buon dio, quella donna era davvero una strega! Come aveva fatto a non capirlo subito? Cristofer era figlio di lord Semple così come lo era lei per tutti, come poteva miss Susan cercare di ottenere il matrimonio fra due fratelli? O conosceva la verità?
Sempre più inqueta si alzò e andò alla finestra. Il cielo stellato dopo il temporale sembrava ancora più limpido.
Si sentiva irrequieta. L’istinto sviluppato in tante lezioni di guerra le di battaglia le diceva che qualcosa stava accadendo. Prese il suo mantello scuro e se lo avvolse. Senza far rumore, a piedi nudi uscì senza una meta precisa. Teneva la mano stretta all’elsa del pugnale, pronta a tutto.
Scese le scale. Il grande atrio era quasi completamente buio. Da lì si poteva arrivare in qualunque punto del castello, un corridoio portava alle cucine, uno all’uscita, uno nelle stanze di suo padre, altri in varie ali del castello, compreso l’appartamento che occupavano Susan e Cristofer. C’era silenzio assoluto. Rimase dubbiosa per qualche istante e poi si decise. Imboccò il corridoio che conduceva da suo padre.
Stava rasente al muro, ombra nell’ombra, se qualcuno l’avesse scoperta non sapeva come poteva giustificarsi.
Alcune finestre erano aperte e sbuffi di aria fresca facevano tremolare le foglie di alcune piante nei vasi. Era a pochi passi dallo studio di suo padre quando avvertì la sensazione di pericolo. Si nascose dietro un grande vaso. La porta dello studio era socchiusa e una luce tremolante si intravedeva dalla fessura.
Alcuni bisbigli che non riusciva a riconoscere e a capire. Si avvicinò ancora e vide due persone che aprivano cassetti. Poi riconobbe Susan e Cristofer, ben mimetizzati sotto mantelli scuri che rovistavano in vari anfratti.
Sono sicura che ha denaro qui dentro. Disse la donna. O qualche documento segreto e compromettente. Le rispose suo figlio. Madre, ho bisogno di denaro, non posso aspettare ancora a lungo qui. Stare inattivo mi mette di cattivo umore, sono giovane e ho delle necessità. Continuò.
Rovistarono a lungo ma non trovarono niente che potesse essere utile. Devi deciderti, madre, devi costringerlo a sposarti e fare testamento in tuo favore prima che quella dannata ragazzina scopra i nostri piani. Le disse.
Quella ragazzina è la nipote di un uomo potente e lui stravede per lei, dobbiamo trovare il modo di portarla dalla nostra parte o farla sparire. Troverò il modo di assoldare qualcuno che ci aiuti ma tu devi avere pazienza, devi comportarti con molto tatto. C’è in ballo una ricchezza che ci basterà per dieci vite e tu potrai fare il padrone rispettato e riverito, mentre io sarò la signora e governerò questo posto come si deve. Gli spiegò ancora una volta sua madre.
Si stavano preparando ad uscire, non avevano trovato niente nemmeno quella notte. Dove avrà riposto i suoi averi? I documenti più importanti? Ripeteva la donna. Deciditi, madre, entra nel suo letto e fa in modo che non possa più fare a meno di te, dopo tutto sai bene come si fa! Le rispose Cristofer.
Rimisero ogni cosa a posto e presero ognuno la candela che avevano portato.
Quando tu avrai raggiunto il nostro scopo, io mi dedicherò a Katrin, le farò vedere come si comporta un vero uomo, che lei lo voglia o no ne farò quel che voglio. Continuò mentre uscivano richiudendo silenziosamente la porta.
Katrin trattenne il fiato aspettando che i due si allontanassero. O Cristofer sapeva che lei non era la figlia di lord Semple o non sapeva di essere lui suo figlio. Sospettò che Susan non gli avesse mai rivelato la verità.
Aspettò ancora qualche minuto prima di rientrare nella sua camera. L’alba cominciava a colorare d’oro i campi devastati dalla grandine, sarebbe stato un inverno duro per tutti. Si sdraiò ben sapendo che non avrebbe più dormito. Mille pensieri le riempivano la mente, lei stessa si chiedeva dove suo padre tenesse i documenti più importanti e il denaro che doveva avere a disposizione.
Pensava a questo quando si addormentò di nuovo.
Rosie entrò col vassoio della colazione. Katrin si alzò e cominciò a prepararsi per la giornata.
In cortile l’attività dei soldati era iniziata da poco. Katrin raggiunse le stalle e sellò Lampo. Come per magia comparve Robin già in sella al suo cavallo. Osservava il viso della ragazza con il suo solito sorriso.
Prenda arco e frecce, oggi sarà una giornata dura. Le disse prima di precederla fuori dalle mura.
Katrin non aveva aperto bocca e lo seguiva pronta a qualunque situazione. Robin incoccò una freccia e la fece partire. Colpì un uccello al volo mentre cavalcava. Vediamo se lei sa fare di meglio, miss Katrin. Le disse continuando a cavalcare, ma la ragazza non gli diede retta.
Robin l’aspettò e le si affiancò. Qualcosa non va, miss Katrin? Le chiese in tono serio.
Stanotte ho dormito poco, ho seguito il mio istinto, quello che lei mi ha così affinato ed ho scoperto alcune cose. Gli rispose mentre raggiungevano il loro posto preferito.
Lo so. Sono entrato nella sua camera e lei non c’era. Le disse.
Lei alzò il viso. Mi spia anche di notte? Volle sapere.
Anch’io ho un istinto ben affinato. Le rispose semplicemente.


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lunedì 25 novembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte quarantatre






Il temporale non accennava a diminuire. La grandine aveva distrutto tutto quello che era rimasto nei campi. Katrin stava andando negli alloggi di suo padre e osservava dalle finestre la natura che pareva volesse punire l’umanità.
Il cameriere di suo padre era, come al solito silenzioso mentre la precedeva. Per quell’occasione lei aveva scelto uno dei pochi vestiti che possedeva, sobrio ma elegante e un giro collo d’oro semplice che era stato di sua madre. Rosie, con molta difficoltà le aveva acconciato i capelli. Raddrizzò la schiena ed entrò nel salotto di suo padre. La tavola era preparata ed erano tutti già presenti.
Buonasera signori, buonasera padre. Disse facendo un lieve inchino e aspettando di prendere posto a tavola.
Una cameriera entrò spingendo un carrello colmo di vivande ed uscì.
Nessuno si muoveva. Katrin prese il suo piatto e lo riempì. Nessuno ha fame stasera? Disse mentre si sedeva a tavola.
Impertinente e screanzata! Le disse Susan. Katrin non si scompose e cominciò a mangiare.
Finalmente suo padre si decise e si servirono prima di accomodarsi a tavola. Susan indossava uno dei suoi vecchi abiti e aveva gli occhi che mandavano scintille osservando quello di Katrin e, soprattutto la sua sfavillante e giovane bellezza.
Cristofer aveva un’erezione che tentava di nascondere alla vista di quelle spalle nude e di quell’accenno di seno scoperto.
Lord Semple si versò un altro bicchiere.
Avete tutti fatto voto del silenzio? Disse Katrin.
Impertinente e screanzata! Disse di nuovo la donna.
Si sta ripetendo, miss Susan. Non dimentichi che sono in casa mia. Ribadì senza scomporsi. A cosa devo questo invito? Aggiunse.
Nessuno parlava, mangiavano in silenzio. Lord Semple avrebbe dovuto prendere la parola ma dopo la sfuriata che aveva avuto con sua figlia aveva il timore che quella figlia di nessuno lo mettesse in imbarazzo.
Sir Cristofer, ho saputo che ha chiesto il permesso di corteggiarmi. Che ci trova in me di tanto romantico? Gli chiese mentre si riempiva maleducatamente la bocca di cibo. Miss Susan fece una smorfia di disgusto che Katrin contraccambiò con un sorriso.
Katrin! Tuonò suo padre rosso di rabbia. Non sta a te decidere chi può o non può corteggiarti. Sono io tuo padre! Quasi ruggì.
Noi abbiamo un patto, padre. Ho voce in capitolo su chi dovrà diventare mio marito, e non dubito che anche mio nonno vorrà essere messo al corrente. Rispose serafica.
Lord Semple cercò di trattenere la rabbia. Quella ragazza lo stava apertamente sfidando ma lui non poteva permetterle di rivelare la verità, soprattutto ai suoi ospiti, non ancora, almeno.
Ritrovò una parvenza di calma. Essere corteggiata serve per conoscersi meglio. Le disse.
Hai ragione, padre, ma si dà il caso che io non voglia conoscere meglio sir Cristofer. Gli rispose.
Susan era paonazza. Come si permetteva quella smorfiosa di rifiutare suo figlio? Di mandare a monte i suoi piani? Cercò di trattenersi per non rovinare i suoi fini. Sono giovani, mio caro. Disse a lord Semple accarezzandogli il braccio. Avranno molto tempo per conoscersi. Aggiunse.
Molto tempo? Sbottò Katrin alzando un sopracciglio. Avete intenzione di fermarvi così a lungo? Padre, cos’è questa novità? Tu ne sai niente? Gli chiese sempre col sorriso sulle labbra.
Lord Semple si schiarì la gola. Susan e Cristofer possono rimanere quanto vogliono, la mia vecchia amica ha bisogno di me ed io non l’abbandonerò. Le rispose.
Sei troppo generoso, padre. Devo aver preso da te. Aggiunse.
Il discorso viaggiava sul filo del rasoio fra padre e figlia, sarebbe bastato poco per far esplodere tutta la rabbia che entrambi covavano l’un l’altra.
Katrin si alzò e preparò il dessert per tutti e lo servì personalmente.
Ora che ci siamo chiariti posso andare, padre? Gli chiese educatamente. E lui assentì.
Buona continuazione miss Susan, sir Cristofer, padre. Salutò ognuno con un sorriso e uscì.
Fece un gran sospiro di sollievo. Stavolta era riuscita a tenere la situazione sotto controllo ma sapeva bene che non sarebbe durata ancora a lungo, quella donna aveva scritto in faccia quello che voleva e lo avrebbe ottenuto, quello che non avrebbe avuto era la sua sottomissione. Ah Katrin, che dio te la mandi buona. Pensò mentre entrava nella sua stanza.
Nel camino c’era un piccolo ceppo acceso, il temporale aveva rinfrescato e Rosie si era premurata di accenderlo. Nella fioca luce che emanava la fiamma si spogliò e raggiunse il letto.
Fuori, finalmente il temporale era scemato, una stagione stava terminando e lei sapeva che era così anche per quanto la riguardava.


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venerdì 22 novembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte quarantadue






Susan e Cristofer erano partiti da un giorno quando suo padre la mandò a chiamare.
Entrò nel suo studio e, come al solito l’uomo era girato di spalle ad osservare fuori dalla finestra. Siediti, Katrin. Lei obbedì e si accomodò in attesa.
Lord Semple prese posto sulla sua poltrona. Rimase assorto ad osservarla per lungo tempo, come se quello che vedeva gli sembrasse diverso dal solito. Katrin rimase immobile e in silenzio, aspettava paziente.
L’uomo non si perse in preamboli. Ho ricevuto la prima richiesta per corteggiarti. Esordì.
Katrin spalancò gli occhi.
Sir Cristofer Goltreet mi ha chiesto il permesso di corteggiarti.
Katrin non riuscì a trattenere una sonora risata. Lo sguardo di suo padre si fece truce e battè i pugni sul tavolo. Ed io ho acconsentito! Aggiunse.
Katrin tornò seria e si alzò dalla sedia. Come aveva fatto in precedenza appoggiò le mani sulla scrivania e si sporse verso suo padre. Era talmente vicina che vedeva le vene rosse tessere la ragnatela delle troppe bevute.
Questo non succederà mai. Gli rispose con tutta calma. Tu sposa pure quella squallida donna in cerca della tua ricchezza, fai quello che vuoi della tua vita, dei tuoi possedimenti, di tutto quello che hai, ma non azzardarti a fare niente che mi riguardi o dirò a tutti la verità sulla mia nascita. Gli disse tutto d’un fiato. Osservava il viso di suo padre perdere il colore, il sospetto ora era una realtà, sua figlia sapeva e se suo nonno ne fosse venuto a conoscenza, per lui sarebbero cambiate molte cose.
Katrin andò al tavolo dei liquori e preparò due bicchieri. Io continuerò ad essere tua figlia e tu sarai libero di fare ciò che vuoi, ma lasciami fuori dalle tue tresche. Posò i bicchieri sul tavolo. Questo è il nostro accordo, padre.
Lord Semple si riebbe, prese il bicchiere e lo scaraventò contro il camino. Maledetta figlia di nessuno, non sai con chi hai a che fare, te ne farò pentire. Le urlò.
Nemmeno tu, padre, sai con chi hai a che fare, sono la nipote di lord Sheppard fino a che tu ti comporterai bene, o la figlia di nessuno, per me non fa differenza, ma per te? Prese il suo bicchiere che non aveva ancora toccato e lo offrì beffardamente a suo padre. Bevi che ti accorci la vita. E uscì.
Si sentiva sollevata, finalmente aveva messo in chiaro la situazione con quello che chiamava padre. Sapeva molto bene che era morbosamente attaccato alle ricchezze che suo nonno gli aveva concesso. Per il momento aveva segnato un punto a suo favore, ma non poteva stare troppo tranquilla.
Entrò nella sua stanza, Rosie le aveva preparato gli indumenti per l’allenamento. Ci mise poco a raggiungere Robin.
Qualcosa non va? Le chiese il soldato osservando lo sguardo corrucciato della ragazza. Al contrario, va tutto molto bene. E cominciarono ad allenarsi.
Susan e Cristofer tornarono dopo due giorni. Katrin era alla finestra e li osservava scaricare alcuni scatoloni dalla carrozza. Era evidente il sollievo che sprigionavano i loro volti, dovevano aver ricevuto buone notizie.
Cristofer alzò lo sguardo e la vide. Le mandò un saluto e lei non fece una mossa. Quella sera doveva cenare con loro e non vedeva l’ora di vedere come sarebbe andata.
Il cielo si oscurò. Il temporale si stava avvicinando, lampi e tuoni già si vedevano e si sentivano nonostante fossero ancora molto distanti. Era il primo temporale di agosto, quello che di solito allevia afa e calore ma che porta anche distruzione. I lavori nei campi non erano ancora terminati e se fosse grandinato avrebbero perso altro raccolto, dopo quello andato distrutto con gli incendi.
Il cortile si svuotò e tutti corsero nei loro alloggi.
Katrin era davanti allo specchio che si preparava per la cena. Rosie chiuse le finestre ma il vento si sentiva lo stesso ululare come un lupo ferito.
Le prime grosse gocce batterono come colpi di tamburi e poi la grandine prese forza. Gli alberi si piegavano al vento quasi a toccare terra. Nelle stalle gli animali erano irrequieti e agitati, sembrava stesse arrivando il finimondo.
Qualcuno bussò e Rosie andò ad aprire. Cristofer chiese di entrare. Aveva il suo falso sorriso stampato in faccia e teneva in mano un pacchetto infiocchettato. Buon pomeriggio, miss Katrin. Le ho portato questo dono dalla città, spero che sia di suo gradimento. Le disse posando il pacchetto sul tavolino.
Katrin non si rendeva conto in quel momento di quanto fosse bella, aveva i capelli acconciati e una semplice sottoveste scollata che metteva in risalto il suo corpo perfetto. Gli occhi del giovane si beavano di tanto splendore assaporando il piacere che ne avrebbe tratto una volta che fosse stata sua moglie.
La ringrazio del pensiero, sir Cristofer, ma non accetto doni dagli sconosciuti, soprattutto da lei. Riprenda il suo regalo ed esca immediatamente dalla mia stanza. Gli disse estraendo il pugnale che aveva posato lì vicino.
Cristofer divenne paonazzo. Possibile che lord Semple non le avesse ancora detto della sua richiesta? E come si permetteva quella insignificante ragazzina di comportarsi così con lui?
Ci vediamo stasera a cena, sir Cristofer. Lo congedò. Lui era immobile e non accennava ad uscire. Katrin si alzò e gli puntò il pugnale alla gola. Vuole un calcio che l’aiuti a trovare la porta? Gli sussurrò dolcemente.
Finalmente lui si riprese. Me la pagherai, puttana. E uscì.


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giovedì 21 novembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte quarantuno






Rimasero ad osservarsi per alcuni istanti. Le loro labbra così vicine che potevano sentirne la morbidezza.
Fu Robin il primo a distaccarsene ma non si allontanò.
Quello che sto per rivelarle, miss Katrin, potrebbe decretare la mia morte, metto la mia vita nelle sue mani. Le disse in tono molto serio. Aspettò che lei dicesse qualcosa. Katrin gli prese la mano e la portò sul suo cuore, imitando lo stesso gesto che aveva fatto lui. Ha la mia parola, sir Robin. Gli lasciò la mano e attese.
Erano molto vicini e Robin iniziò a parlare sotto voce. Io sono un Cavaliere del Regno, una élite molto antica e segreta. Nemmeno il re ne è a conoscenza. Siamo votati alla salvezza del Regno, non dei regnanti e obbediamo solo alle leggi del nostro statuto. Abbiamo una ristretta cerchia che ci dà gli ordini. Non esistono solo soldati ma rappresentanti in ogni settore di attività. Chi ci entra sa che non potrà uscirne se non col permesso della “Cerchia ristretta”. Io sono stato scelto per vegliare sulla sua sicurezza, sulla sua vita, miss Katrin, lei non immagina nemmeno quanto è importante. E non andò oltre con altre spiegazioni.
Katrin rimase assorta, cercando di assimilare le notizie appena apprese. Significa che mio nonno ne fa parte? Gli chiese.
A questo non so rispondere. Io eseguo gli ordini. Le rispose.
Oppure non vuole rispondere. Capisco che mi ha già detto molto e non le chiederò altro. Sapeva molto bene che le aveva detto solo una piccolissima parte di quello che gli aveva chiesto, ma capiva altrettanto bene che non poteva fargli oltrepassare i limiti del suo giuramento, nemmeno per lei.
E se io avessi scelto l’altro soldato come maestro, cosa avrebbe fatto? Gli chiese stemperando il momento un po’ troppo teso. Era così sicuro che avrei scelto proprio lei?  Sorrise.
Ho confidato nel mio fascino ma, se non fosse bastato avrei semplicemente ucciso il mio rivale. Le rispose scherzando ma non troppo.
C’è qualcos’altro che mi può dire, sir Robin? Gli chiese ancora.
Il soldato rimase titubante. Mi ha appena detto che non chiedeva altro, ma vedo che non ha resistito. Al momento è tutto ciò che posso dirle, e già sto rischiando la vita. Le rispose col suo solito sorriso beffardo.
Katrin sapeva che non avrebbe ottenuto di più e gli era grata della fiducia che le aveva mostrato. Mi piacerebbe che lei fosse un amico oltre che un soldato che veglia sulla mia vita, ma so che non posso chiedere troppo, sono nata per essere sola, sono stata comprata per soddisfare le brame di ricchezza di mio padre. Se solo potessi vivere con mio nonno!  Sospirò con tanta tristezza.
Era innegabile la sofferenza che provava e che aveva provato in tutti quegli anni, crescere senza nessuno accanto che ti vuole davvero bene è difficile per chiunque, ma terribile con un padre come il suo. Se non si fosse ribellata ora sarebbe stata una semplice ragazzina sottomessa, proprio quello che lui voleva e che lei non gli aveva concesso di fare. Doveva ringraziare suo nonno se era ancora in vita ma sapeva che l’aspettava un futuro incerto e pericoloso.
Robin la osservava e vedeva quante paure passavano in quegli occhi, quella bellissima bocca che così raramente sorrideva. Di una cosa si rammaricava: di non averla mai vista ridere ed essere felice. Anche quando combatteva lo faceva con grinta e rabbia, lui questo lo aveva capito, per questo la sottoponeva a duri allenamenti.
Interruppe quel silenzio così carico elettricità. Quando mi hanno ordinato questo incarico non ne ero felice. Fare la balia ad una ragazzina viziata non era nei miei sogni. Poi ho imparato a conoscerla, a rispettarla, a capire quanta forza e determinazione mette in ogni cosa che fa. Credevo di trovarmi davanti la solita snob annoiata, anche se giovane e carina. Ed ora so quanto importante è, invece il compito che mi hanno assegnato. Io sono il suo maestro e voglio esserle anche amico, sì questo lo posso fare ora che la conosco. Le disse senza alzare il tono della voce.
Katrin sorrise maliziosa. Mi ha appena detto che sono carina. Lo sa che è la prima volta che qualcuno me lo dice?
Davvero ho detto questo? Si girò a guardarsi le spalle. Credo sia stato qualcun altro, io non lo avrei mai detto! Ribadì sorridendo.
Raggiunsero i cavalli e rientrarono al castello, nessuno dei due disse una parola.
Katrin oltrepassò la porta e vide un certo movimento. Fermò una cameriera. Cosa sta succedendo? Volle sapere. Missis Susan e suo figlio devono partire per qualche giorno e stiamo preparando il necessario. Le rispose senza smettere di lavorare.
Salì le scale e raggiunse la sua stanza. Rosie era pronta con la grande tinozza di acqua per il suo bagno. L’aiutò ad asciugarsi e sparì a preparare la cena.
Quella ragazzina sembrava una molla, non era mai ferma. Katrin si guardò intorno e vide che la stanza era estremamente pulita e tutto era in ordine. Sorrise pensando alla felicità che aveva dato all’ultima delle sue serve, sapendo bene che aveva acquisito una fidata persona.
Rimase assorta davanti allo specchio, si osservava. Davvero era carina? Si spostò i capelli, fece delle smorfie, si atteggiò a gran dama, ma finì col farsi una boccaccia, lei era Katrin, una figlia di nessuno, anzi una figlia del popolo e non poteva essere diversa.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

mercoledì 20 novembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte quaranta






Oltrepassò il corridoio che portava all’appartamento privato di suo padre senza incontrare nessuno.
Scese la scalinata e girò l’angolo andando a sbattere contro Cristofer.
Buongiorno, miss Katrin. La salutò con falsa gentilezza.
Mi sta seguendo, sir Cristofer? Devo avvisare la mia scorta di aumentare la guardia? Gli rispose oltrepassandolo senza degnarlo di uno sguardo.
Lui commise il suo primo errore. L’afferrò per un braccio e la strattonò. Quando sarò io a comandare qui, tu farai quello che io ti ordino! Le soffiò in faccia.
Lui nemmeno si accorse della mossa della ragazza che aveva sfoderato il pugnale e, con un colpo ben assestato gli ferì il braccio. La prossima volta che mi tocca di nuovo o mi manca di rispetto non mirerò al braccio ma in un posto molto più delicato, sir Cristofer, mi sono spiegata? Le rispose senza alterare il tono della voce.
Sei solo una puttana, come tutte le donne! Ringhiò tenendo bassa la voce.
Lei si fermò. Ho un altro avvertimento per lei, sir Cristofer: se si azzarda a toccare o anche solo a sfiorare una serva o una cameriera io piomberò di notte nella sua stanza e la evirerò, quando meno se lo aspetta lei non sarà più un uomo, glielo prometto. E lo lasciò con il braccio che gocciolava sangue.
Aveva faticosamente mantenuto la calma, sapeva che lo faceva apposta, che cercava la scusa per accusarla davanti a suo padre.
Salì nella sua stanza ed ebbe la piacevole sorpresa di trovare Rosie che l’aspettava. Sul tavolo il vassoio con il pranzo.
Katrin sorrise nel vedere quanto graziosa fosse la ragazza poco più giovane di lei. La cameriera era in imbarazzo, non sapeva proprio cosa fare.
Vieni Rosie, siediti con me, mangiamo insieme e facciamo conoscenza. La invitò.
Finito di mangiare diede le prime istruzioni a Rosie e quella fu ben felice di mettersi subito all’opera.
Fuori c’erano poche persone, il caldo era davvero insopportabile. Katrin raggiunse le stalle e sellò Lampo. Aveva bisogno di stare da sola, troppe emozioni in poche ore. Uscì dalle mura e non fu sorpresa di essere raggiunta da Robin.
Sta pensando di scappare, miss Katrin? Le chiese con il suo sorriso ironico.
Volevo stare sola coi miei pensieri, ma sapevo che mi avrebbe raggiunta. Gli rispose.
Me ne starò zitto e lei potrà continuare come se fosse sola. Le rispose, stavolta in tono serio. Le si mise dietro e lasciò che la ragazza andasse dove voleva.
Non fu sorpreso quando Katrin si fermò nel boschetto dove si erano confidati la prima volta. Scesero da cavallo e si sedettero come avevano fatto la volta precedente.
Nessuno dei due parlava.
Cos’è successo con suo padre, miss Katrin? Osò chiederle.
Lei aprì gli occhi e, ancora una volta cercò di leggergli dentro, in cerca della conferma che potesse davvero fidarsi di lui. Sapeva già molte cose che la riguardavano ma lei, ancora aveva paura a confidarsi del tutto.
Fu lui che, capendo i dubbi che la assillavano iniziò a parlare.
Ho ricevuto un messaggio da suo nonno. Disse, e questo catturò l’attenzione della ragazza. Ha rilevato tutti i debiti di Cristofer e sua madre, ora è a lord Sheppard che dovranno rispondere, ma loro non lo sanno e non credo lo sapranno se non sarà necessario. Aggiunse.
Perché mio nonno ha fatto questo? Gli chiese senza capire.
Gli strozzini erano diventati molto esigenti, volevano almeno una parte del denaro ma Cristofer e sua madre non posseggono nemmeno un centesimo. Lo ha fatto per dare più tempo a lei, miss Katrin. Darà loro maggior tempo per pagare e non saranno costretti ad anticipare i tempi per fare quello che hanno intenzione di fare. La informò.
Perché mio nonno si fida di lei, sir Robin fino ad informarla di notizie così delicate? Gli chiese.
Io non potrei rispondere a questa domanda, ma ho la certezza che se non lo farò lei non mi darà più la sua completa fiducia, vero? Le disse avvicinandosi e sedendosi di fronte a lei, così vicino che i suoi occhi sembravano entrare negli occhi di lei.
Lei osserva spesso i miei occhi, cosa ci vede, miss Katrin? Continuò.
Katrin non parlava, aveva un milione di domande che le riempivano la mente, ma ora più che mai non sapeva di chi fidarsi ciecamente, e dio sapeva quanto aveva bisogno di amici se voleva sopravvivere. Susan aveva già cominciato i suoi intrallazzi e lei era solo una ragazza, se pur la figlia del lord non aveva molta voce in capitolo e quando suo padre si fosse risposato quella che sarebbe diventata sua moglie avrebbe avuto più potere di lei.
Robin riprese a parlare. Quello che vedo io nei suoi occhi, miss Katrin è una voglia matta di scappare da questo posto, ma ha un grande senso del dovere, io lo so per certo, la conosco più di quanto lei vorrebbe, ma di me si può fidare, questo glielo posso giurare. Prese la mano della ragazza e la posò sul suo cuore. Sente il mio battito, miss Katrin? E’ la mia vita che viene dopo la sua. Le disse, molto serio, tanto serio che così non lo aveva mai visto.
E’ pronta a scoprire un segreto che dovrà custodire con la sua stessa vita? E’ ancora in tempo a rifiutare. Lei ritrasse la mano e avvicinò il suo viso ancora di più a quello del soldato.
Io nei suoi occhi vedo determinazione e coraggio, devozione e molto altro, quello che non so è a chi è rivolto tutto questo. Gli rispose.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

martedì 19 novembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte trentanove






Puntuale, Katrin arrivò nel salone delle cameriere. La governante aveva le labbra serrate dal disappunto ma sapeva molto bene che non poteva ribellarsi alla figlia del padrone.
Una lunga fila di donne erano disposte e pronte per essere presentate.
Ci sono tutte? Volle sapere Katrin.
Tutte quelle presenti oggi al lavoro. Le rispose la governante.
Katrin cominciò a passarle in rassegna come se fosse un generale che sceglie le proprie truppe. Si fermò davanti a varie ragazze chiedendo loro informazioni personali ma non si soffermò particolarmente su nessuna di loro.
Raggiunse l’ultima della fila, una ragazzina completamente ricoperta di fuliggine, non si distinguevano nemmeno i tratti del viso, era sporca, magra e non si capiva niente altro.
Come ti chiami? Le chiese Katrin. Mi chiamo Rosie. Le rispose con voce titubante. Quanti anni hai? Da dove vieni? Quale è il tuo compito qui? Continuò pur capendo bene quale fosse il suo compito, ma voleva sentirlo da lei.
Ho quattordici anni, signora e vengo dalla campagna, un posto piuttosto distante da qui, e il mio compito consiste nel pulire ogni giorno tutti i camini del castello dalla cenere e dalla sporcizia. Le rispose arrossendo.
Come sei finita qui? Le domandò ancora.
I miei genitori hanno troppi figli, due fratelli stanno facendo pratica per diventare soldati di questo castello, e io sono qui da tre anni, signora. Rispose Rosie.
Tutte le presenti erano in silenzio, la governante non si capacitava di tanto interesse verso quella sguattera.
Ti piacerebbe diventare la mia cameriera personale? Le chiese senza giri di parole.
Gli occhi della ragazzina si illuminarono. Certo che mi piacerebbe, signora, ma non saprei come si fa. Rispose sincera.
Nessuna di tutte queste donne e ragazze presenti sa come si fa, ho bisogno di una persona che risponda ai miei comandi e mi sia fedele. Pensi di poterlo essere tu? Continuò Katrin.
La governante intervenne cercando di farle cambiare idea. Stia zitta e torni al suo posto, miss Adriane, o prenderà il posto di Rosie che si è appena liberato. Le rispose senza nemmeno guardarla in faccia.
Ora Rosie ha bisogno di un bagno e di abiti nuovi, la voglio nella mia stanza col pranzo. Sorrise a tutte le presenti. Grazie a tutte voi, grazie per il lavoro che svolgete e per la dedizione che mettete nel farlo. Se insorgessero problemi sappiate che io vi ascolterò, basta che informiate Rosie.
Si era fatta amiche tutte loro, o quasi, ne avrebbe avuto bisogno e potevano essere molto utili per sapere quello che succedeva.
Miss Adriane, lei risponde del lavoro di queste donne, cerchi di non dimenticare che sono persone del lord, e che come tali vanno trattate. Aggiunse prima di andarsene.
Katrin uscì in cortile ad osservare i soldati che si allenavano. Quello sarebbe stato un giorno da passare con Sara, per le lezioni, al ricordo della sua cameriera che se ne era andata le si strinse il cuore.
Il sole di agosto era implacabile, sembrava un’estate infinita, non c’erano stati temporali e parecchio raccolto era andato distrutto con i roghi. Era appoggiata ad una colonna, immersa nei suoi pensieri quando il cameriere di suo padre la raggiunse, lord Semple la stava aspettando.
Robin la stava osservando e le augurò mentalmente buona fortuna.
Lord Semple era da solo nel suo studio, come sempre osservava fuori dalla grande finestra tenendo le mani allacciate dietro la schiena. Siediti, Katrin.
La ragazza prese posto sulla scomoda poltrona e attese.
Suo padre la fece attendere qualche minuto, in silenzio, poi si voltò e prese posto sulla sua comoda poltrona. Lei lo aveva osservato e aveva notato un sottile cambiamento nel suo fisico, sembrava meno appesantito ed era anche sobrio, forse la presenza di miss Susan lo aveva incitato a migliorare.
Ho licenziato la tua cameriera, ed ho saputo che se ne è già andata. Miss Susan si è data da fare per sceglierne una adeguata a te, al tuo rango, spero sia stata di tuo gradimento. La informò.
Il dubbio divenne certezza, quella Johan sarebbe stata un pericolo per lei, ora sapeva a chi era devota.
Ringrazierò miss Susan alla prima occasione, ma non sono una bambina che ha bisogno delle scelte degli altri, per questo l’ho rifiutata ed ho scelto proprio poco fa quella che piace a me, dopotutto sono la figlia del lord e so prendere da sola le mie decisioni. Gli rispose.
L’irritazione fece arrossare la faccia del lord. Miss Susan ha avuto il mio consenso nella scelta, sono tuo padre e tu mi devi obbedienza. Urlò battendo il pugno sul tavolo lucido.
Katrin non si scompose. Noi abbiamo un patto, padre, e ti prego di non mettermi alla prova, tu rimani nei tuoi ranghi ed io nei miei, oppure me ne vado a stare da mio nonno. Gli rispose tranquilla.
Lord Semple sapeva che avrebbe perso grandi ricchezze se quella figlia di nessuno se ne fosse andata, se ne rendeva ben conto che non era più una bambina e che non era facile da manovrare come una volta. Cercò di riprendere la calma. Ora puoi andare. Le disse soltanto.
Katrin si alzò e lo guardò dritto in faccia. Quando se ne andranno miss Susan e suo figlio?
Gli girò le spalle e uscì. Per quel giorno gli aveva tenuto testa, ma non appena si fosse sposato avrebbe avuto tre nemici da tenere a bada e non sarebbe stato facile.

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