KATRIN, la sua storia
parte ventotto
Lord Semple
rimase seduto a bere il suo vino. Dio quanta rabbia covava nel cuore. Non era
riuscito a perdonare sua moglie di non avergli dato un figlio suo, sangue del
suo sangue. Un figlio per il quale avrebbe dato tutto e che avrebbe ereditato
tutto le sostanze Sheppard. Per avere le briciole aveva dovuto abbassarsi a
comprare una bambina per la quale nutriva un’avversione che solo la sua rabbia
per quello che non poteva ottenere riusciva a giustificare.
In tutti
quegli anni non era riuscito a superare la delusione, un figlio suo avrebbe
cambiato il corso della sua vita stessa. Si riempì di nuovo il bicchiere
affogando i tristi pensieri fino a che non fu completamente ubriaco e si
addormentò con la faccia sulla scrivania.
Katrin
raggiunse il presidio delle guardie e chiese del capitano. Ben tornata, miss Katrin, cosa posso fare per lei? Le chiese.
Mi serve un nuovo maestro, un
istruttore per continuare la mia formazione. Gli disse mentre raggiungevano il cortile dove alcuni
uomini si stavano allenando.
Il capitano
ne chiamò quattro e li mise in fila. Glieli presentò e le disse di scegliere,
ognuno di quei quattro soldati avevano le caratteristiche per essere ottimi
maestri.
Katrin li
passò in rassegna, due avevano la piccola voglia sotto l’orecchio e gli altri
no. Si soffermò davanti ad ognuno dei due prescelti. Uno era un uomo di circa
trenta anni, l’altro sembrava un ragazzino, si avvicinò a quello. Come ti chiami? Lo interrogò. Mi chiamo Robin. Le rispose, aveva una
voce gradevole. Quanti anni hai? Volle
sapere. Ho quasi ventuno anni. Rispose
senza aggiungere altro. Come un buon soldato rispondeva solo alla domanda e
agli ordini. Lei rimase alcuni secondi ad osservarlo, aveva un bell’aspetto e
questo non guastava, era sudato per il combattimento appena interrotto ma aveva
abiti, capelli e barba ben tenuti. Dammi
una dimostrazione. Gli disse prendendo posto al centro del cortile.
Iniziarono a
duellare e si sentiva il rumore del ferro che si incrociava. Fu un attimo e
Katrin si ritrovò a terra, senza la sua spada e con la punta di quella del suo
avversario puntata alla gola. Miss
Katrin, quando si combatte bisogna essere concentrati, una piccola disattenzione
può costare la vita, lei per me è solo un nemico quando combatto, da me non
avrà nessuna comprensione o agevolazione, non mi importa che sia ragazza, donna
o la figlia del lord, io combatto per uccidere ed è quello che anche lei deve
imparare. In un campo di battaglia non puoi aiutare nessuno se prima non
elimini il nemico che hai di fronte, e stia sicura che quello farà di tutto per
avere la meglio. Allungò la mano e l’aiutò a rialzarsi.
Per un
attimo si sentì umiliata, non le era mai successo di perdere in quel modo. Si
riprese in fretta. Vogliamo passare
all’arco? Gli disse battagliera.
Vennero
preparate alcune sagome e iniziarono a gareggiare. Katrin non sbagliò nemmeno
un colpo, ma l’ultimo non le riuscì perfettamente. Robin scoccò la freccia e
colpì in pieno la sagoma proprio al centro. Lei
ha un problema, miss Katrin. La ragazza alzò il mento indispettita, mai
nessuno l’aveva battuta o si era permesso di denigrarla. Robin, tranquillo
aspettava di vedere la sua reazione. E
quale sarebbe il mio problema? Gli chiese cercando di mantenere la calma. Si crede troppo brava. Gli rispose senza
paura il giovane. E questo la danneggia,
lei può diventare brava, ma ancora
non lo è. Aggiunse con un leggero sorriso.
Robin era
davanti a Katrin, aveva ancora in mano l’arco e la osservava. Alfred era stato
troppo generoso e questo non andava bene, poteva migliorare e doveva imparare a
capire che nella lotta vince chi vive, sempre.
Il capitano
li osservava e aspettava di sapere il verdetto della giovane.
Riuscirò a batterti, stanne sicuro. Le disse in un orecchio. Allora non avrà bisogno di qualcuno che le
dirà che è diventata brava. Gli rispose col suo sorriso beffardo che
avrebbe presto imparato a conoscere, ad apprezzare e a volte a disprezzare.
Katrin
raggiunse il capitano. Scelgo questo
soldato, voglio fargli mangiare la polvere e ingoiare la sua sicurezza. Disse
sorridendo. Il capitano sorrise compiaciuto. Conosceva quella ragazzina da
sempre e sapeva che possedeva un carattere fuori dal comune, Robin era proprio
quello di cui aveva bisogno: giovane, ottimo in tutte le specialità e
soprattutto devoto al suo padrone.
Si misero
d’accordo per cominciare il giorno successivo, quando all’improvviso, con una
mossa da vera esperta lo gettò a terra e gli fu sopra tenendogli ferme le
braccia.
Mai abbassare la guardia. Gli disse. Poi senza essere vista si
abbassò all’orecchio e gli parlò. Fai
sapere a mio nonno che l’incontro con mio padre è andato bene, ma che non mi
fido. Robin fece un cenno e mentre Katrin allentava la presa il ragazzo
rotolò sopra di lei e la bloccò. Mai
abbassare la guardia. Le disse.
Sarebbe
stata una bella lotta fra quei due.
Il capitano
si avvicinò ai due che erano ancora a terra. Soldato, abbi cura di questa ragazza, non strapazzarla il primo giorno.
E se ne andarono insieme.
Nel cortile
ripresero gli allenamenti.
Katrin tornò
nella sua stanza con l’orgoglio ferito, ma era palese che mancava di tattica,
di precisione, di allenamento. Se voleva essere una vera combattente aveva
molto da impegnarsi.
Sara
sorrise, aveva assistito alla scena e non disse niente.
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