lunedì 4 novembre 2019

KATRIN, la sua storia


KATRIN, la sua storia

parte ventotto






Lord Semple rimase seduto a bere il suo vino. Dio quanta rabbia covava nel cuore. Non era riuscito a perdonare sua moglie di non avergli dato un figlio suo, sangue del suo sangue. Un figlio per il quale avrebbe dato tutto e che avrebbe ereditato tutto le sostanze Sheppard. Per avere le briciole aveva dovuto abbassarsi a comprare una bambina per la quale nutriva un’avversione che solo la sua rabbia per quello che non poteva ottenere riusciva a giustificare.
In tutti quegli anni non era riuscito a superare la delusione, un figlio suo avrebbe cambiato il corso della sua vita stessa. Si riempì di nuovo il bicchiere affogando i tristi pensieri fino a che non fu completamente ubriaco e si addormentò con la faccia sulla scrivania.
Katrin raggiunse il presidio delle guardie e chiese del capitano. Ben tornata, miss Katrin, cosa posso fare per lei? Le chiese.
Mi serve un nuovo maestro, un istruttore per continuare la mia formazione. Gli disse mentre raggiungevano il cortile dove alcuni uomini si stavano allenando.
Il capitano ne chiamò quattro e li mise in fila. Glieli presentò e le disse di scegliere, ognuno di quei quattro soldati avevano le caratteristiche per essere ottimi maestri.
Katrin li passò in rassegna, due avevano la piccola voglia sotto l’orecchio e gli altri no. Si soffermò davanti ad ognuno dei due prescelti. Uno era un uomo di circa trenta anni, l’altro sembrava un ragazzino, si avvicinò a quello. Come ti chiami? Lo interrogò. Mi chiamo Robin. Le rispose, aveva una voce gradevole. Quanti anni hai? Volle sapere. Ho quasi ventuno anni. Rispose senza aggiungere altro. Come un buon soldato rispondeva solo alla domanda e agli ordini. Lei rimase alcuni secondi ad osservarlo, aveva un bell’aspetto e questo non guastava, era sudato per il combattimento appena interrotto ma aveva abiti, capelli e barba ben tenuti. Dammi una dimostrazione. Gli disse prendendo posto al centro del cortile.
Iniziarono a duellare e si sentiva il rumore del ferro che si incrociava. Fu un attimo e Katrin si ritrovò a terra, senza la sua spada e con la punta di quella del suo avversario puntata alla gola. Miss Katrin, quando si combatte bisogna essere concentrati, una piccola disattenzione può costare la vita, lei per me è solo un nemico quando combatto, da me non avrà nessuna comprensione o agevolazione, non mi importa che sia ragazza, donna o la figlia del lord, io combatto per uccidere ed è quello che anche lei deve imparare. In un campo di battaglia non puoi aiutare nessuno se prima non elimini il nemico che hai di fronte, e stia sicura che quello farà di tutto per avere la meglio. Allungò la mano e l’aiutò a rialzarsi.
Per un attimo si sentì umiliata, non le era mai successo di perdere in quel modo. Si riprese in fretta. Vogliamo passare all’arco? Gli disse battagliera.
Vennero preparate alcune sagome e iniziarono a gareggiare. Katrin non sbagliò nemmeno un colpo, ma l’ultimo non le riuscì perfettamente. Robin scoccò la freccia e colpì in pieno la sagoma proprio al centro. Lei ha un problema, miss Katrin. La ragazza alzò il mento indispettita, mai nessuno l’aveva battuta o si era permesso di denigrarla. Robin, tranquillo aspettava di vedere la sua reazione. E quale sarebbe il mio problema? Gli chiese cercando di mantenere la calma. Si crede troppo brava. Gli rispose senza paura il giovane. E questo la danneggia, lei può diventare brava, ma ancora non lo è. Aggiunse con un leggero sorriso.
Robin era davanti a Katrin, aveva ancora in mano l’arco e la osservava. Alfred era stato troppo generoso e questo non andava bene, poteva migliorare e doveva imparare a capire che nella lotta vince chi vive, sempre.
Il capitano li osservava e aspettava di sapere il verdetto della giovane.
Riuscirò a batterti, stanne sicuro. Le disse in un orecchio. Allora non avrà bisogno di qualcuno che le dirà che è diventata brava. Gli rispose col suo sorriso beffardo che avrebbe presto imparato a conoscere, ad apprezzare e a volte a disprezzare.
Katrin raggiunse il capitano. Scelgo questo soldato, voglio fargli mangiare la polvere e ingoiare la sua sicurezza. Disse sorridendo. Il capitano sorrise compiaciuto. Conosceva quella ragazzina da sempre e sapeva che possedeva un carattere fuori dal comune, Robin era proprio quello di cui aveva bisogno: giovane, ottimo in tutte le specialità e soprattutto devoto al suo padrone.
Si misero d’accordo per cominciare il giorno successivo, quando all’improvviso, con una mossa da vera esperta lo gettò a terra e gli fu sopra tenendogli ferme le braccia.
Mai abbassare la guardia. Gli disse. Poi senza essere vista si abbassò all’orecchio e gli parlò. Fai sapere a mio nonno che l’incontro con mio padre è andato bene, ma che non mi fido. Robin fece un cenno e mentre Katrin allentava la presa il ragazzo rotolò sopra di lei e la bloccò. Mai abbassare la guardia. Le disse.
Sarebbe stata una bella lotta fra quei due.
Il capitano si avvicinò ai due che erano ancora a terra. Soldato, abbi cura di questa ragazza, non strapazzarla il primo giorno. E se ne andarono insieme.
Nel cortile ripresero gli allenamenti.
Katrin tornò nella sua stanza con l’orgoglio ferito, ma era palese che mancava di tattica, di precisione, di allenamento. Se voleva essere una vera combattente aveva molto da impegnarsi.
Sara sorrise, aveva assistito alla scena e non disse niente.



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