venerdì 8 novembre 2019

KATRIN, la sua storia


KATRIN, la sua storia

parte trentadue






Fu Katrin a prendere la parola.
Siediti, Miriam e presta molta attenzione a quello che ti chiedo. Le disse.
La giovane donna si sedette comodamente sul letto, incrociò le splendide gambe ma non degnò di uno sguardo la ragazza, i suoi occhi non abbandonavano il bel viso del soldato.
Katrin se ne accorse ma non distolse l’attenzione. Voglio vedere i documenti che mio padre ti ha affidato. Le chiese senza mezzi termini.
Miriam ne fu sorpresa e la sua espressione la tradì. Il padrone le aveva assicurato che nessuno era a conoscenza del loro patto, per il quale riceveva particolari privilegi. Cercò di mentire ma il soldato le si avvicinò, sguainò la spada e gliela puntò alla gola.
Rispondi alla tua padrona, ti ha fatto una richiesta. Miriam si stava preoccupando per la sua incolumità. Si alzò e aprì uno stipetto prendendo una cartella, la posò sul tavolino e aspettò.
Robin la prese. La aprì facendo in modo che la cameriera non potesse vedere, nemmeno Katrin sapeva cosa avrebbe fatto. Cercò due particolari fogli e li sostituì con quelli che aveva sotto la divisa. Rimase con Katrin alcuni minuti fingendo di leggere, richiuse la cartella e la restituì alla donna.
Noi non abbiamo bisogno di altro. Sai bene quello che ti può succedere se solo aprirai bocca. Le disse con fare truce. Mi sono spiegato? Aggiunse.
La donna tremava visibilmente, sapeva fin troppo bene cosa le avrebbe fatto il padrone se fosse venuto a conoscenza di quell’incontro. Ripose i documenti senza dire una parola, e quando si voltò non c’era più nessuno nella stanza.
Robin e Katrin non parlarono fino a quando non furono all’aperto.
Hai tutto quello che ti serve? Gli chiese la ragazza.
Sì, finalmente tuo nonno potrà dormire sonni tranquilli. Le rispose.
Entrambi tornarono ai loro compiti.
Katrin raggiunse Sara e si sedette con lei sorseggiando una bevanda fresca.
Luglio era nel pieno del suo caldo soffocante. I lavori nei campi procedevano speditamente e i raccolti erano davvero molto abbondanti. Le giornate di Katrin procedevano secondo la tabella di marcia concordata.
Era la fine del mese. Robin e Katrin stavano scoccando frecce contro dei bersagli mobili. La ragazza era davvero brava ma ancora non aveva imparato a trattenere l’impazienza. Il soldato la incitava, spesso la derideva e la faceva andare su tutte le furie, e lei, invariabilmente sbagliava.
Deve imparare a gestire la rabbia, l’impazienza, qualunque cosa le accada intorno e qualunque frase le venga rivolta. Glielo ripeto ancora una volta: se non salva prima se stessa non può aiutare nessuno. La prima regola di un soldato e combattere e salvare, ma nel suo caso è già sufficiente che salvi se stessa. Impari a dominare il suo istinto. Ribadì anche quel giorno.
Katrin si impegnava molto e in quel poco tempo era davvero migliorata. Robin era duro ma era un ottimo maestro, lei gliene era grata ma non glielo avrebbe ancora detto, non fino a quando lo avesse battuto, come aveva intenzione di fare.
L’arrivo di due carrozze li distrasse e si fermarono ad osservare quell’insolito arrivo. Non era un posto quello dove molte persone venivano in visita. Ne approfittarono per dissetarsi e asciugarsi il sudore.
Dalla prima carrozza scese una donna seguita da un giovane uomo. Katrin capì subito di chi si trattava. Un sguardo al soldato le fece capire che anche lui sapeva chi erano i due nuovi arrivati.
Nessuno uscì dalla porta di casa e quelli rimasero indecisi ad osservare quel castello e tutto quello che c’era lì intorno.
Tu, chiama il tuo padrone. Si rivolse perentoria a Katrin che si stava avvicinando.
Perché dovrei farlo? Lei chi è? Le rispose senza mostrare nessun rispetto.
Gli occhi della nuova arrivata mandavano scintille. Che una serva potesse rivolgersi a lei con quel tono non era tollerabile. Dimmi il tuo nome, screanzata e farò rapporto al mio grande amico lord Semple, saprà come rimetterti al tuo posto. Le rispose rabbiosa.
Ho altro da fare. Le disse raggiungendo Robin.
Il soldato aveva assistito all’incontro ma non disse niente. Possiamo uscire a cavallo? Non ce la faccio a rimanere. Presero le loro armi e uscirono dalle mura sotto gli occhi sbigottiti dei due.
I cocchieri aspettavano di essere pagati prima di scaricare i bagagli ma loro non avevano più denaro. La donna alzò il mento ed entrò in casa come se fosse casa sua. La prima cameriera che incontrò stava sistemando della biancheria e si spaventò alla vista della sconosciuta. Vai dal tuo padrone e avvisalo che missis Susan lo vuole vedere. E fai in fretta! Ordinò come se fosse la padrona del mondo.
Cristofer la raggiunse, finalmente un po’ di refrigerio dopo il lungo e scomodo viaggio in carrozza. Erano in piedi, in attesa di essere ricevuti dal padrone di casa, da quell’incontro sarebbe scaturito quello che poteva o non poteva essere il loro futuro in quella dimora.

immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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