KATRIN, la sua storia
parte trentasei
Luglio
sembrava non voler lasciare il passo all’afa dell’estate che, contrariamente al
solito era rovente. Molto spesso si accendevano dei falò improvvisi nei campi e
tutti i lavoranti erano costretti a correre in aiuto per spegnere le fiamme e
salvare il raccolto. Agognavano la pioggia come non era mai successo. Molto
raccolto era andato distrutto e loro sapevano bene che il sacrificio maggiore
sarebbe toccato alle loro famiglie.
Le giornate
di Katrin non erano diverse dal solito: allenamento e lezioni, mentre i suoi
ospiti si sollazzavano e diventavano ogni giorno più esigenti. Lei non aveva
più avuto occasione di frequentarli ma Sara le aveva riferito le lamentele
della servitù. Missis Susan si comportava come se fosse già la padrona del
castello e suo figlio bighellonava ozioso tutto il giorno e spesso insidiava le
serve più giovani e carine.
Era la fine
del mese, finalmente sarebbe arrivato agosto con i suoi temporali, anche se
sapevano tutti che potevano essere davvero devastanti dopo il caldo torrido.
Katrin e
Robin erano in cortile e si allenavano con arco e frecce. Da sotto il portico
Cristofer, appoggiato ad una colonna li osservava con il suo inseparabile
sigaro fra le labbra.
Rimase
parecchio ad osservarli. Il sudore colava sui corpi del maestro e dell’allieva che
non si accorgevano nemmeno del sole implacabile. I fantocci venivano manovrati
a loro insaputa e dovevano essere colpiti senza errore. Erano molto concentrati
e non si accorsero quando Cristofer si allontanò.
Sentirono il
rumore degli zoccoli di un cavallo e un nitrito di protesta che Katrin
riconobbe subito. Lampo si stava impuntando, non voleva essere cavalcato da uno
sconosciuto, mentre Cristofer lo frustava per obbligarlo a rispondere ai suoi
ordini.
Katrin si
bloccò con la freccia incoccata. Quello è
il mio cavallo, sir Cristofer, e nessuno lo può prendere senza il mio permesso.
Scenda subito dalla sella o se ne pentirà! Gli intimò.
Lui fermò il
cavallo ma non si voltò. Ho avuto il
permesso da lord Semple di prendere un cavallo e questo fa per me. Le
rispose strafottente incitando Lampo a rimettersi al passo.
Katrin
scoccò la freccia che trapassò la manica della camicia di Cristofer e si piantò
davanti al muso di Lampo che si impennò facendo cadere il cavaliere.
Lei li
raggiunse e consegnò le briglie allo stalliere spaventato. Portalo nel suo box e cura la sua ferita, e non permettere a nessuno di
riprenderlo. Gli disse calma.
Cristofer
era ancora a terra e sprizzava rabbia da tutti i pori, aveva perfino la bava
alla bocca. Me la pagherai per questo, tu
non sai chi sono io! Le urlò.
Con estrema
calma prese un’altra freccia, la incoccò e la fece partire. Lo stesso fece
subito con un’altra. Le due punte si piantarono nelle maniche della camicia e
lo costrinsero a terra. Si inginocchiò ed estrasse il pugnale. Robin assisteva
pronto ad intervenire per impedire che la ragazza andasse oltre, ma confidava
nella sua capacità di autocontrollo.
Io sono lady Katrin Semple, figlia di
lord Semple, nipote di lord Sheppard, quello che è lei non mi importa
minimamente. Oltrepassi ancora una volta i limiti ed io farò altrettanto. Ed
ora corra da mammina a lamentarsi. Aveva parlato con tono di voce normale e tutti i presenti
avevano ascoltato. L’umiliazione che aveva subìto era davvero grande ma lui non
aveva il coraggio di ribattere.
Lei gli estrasse
le frecce. Cristofer si rialzò e si tolse la polvere di dosso, aveva una
leggera ferita al braccio che sanguinava. Si guardò intorno, gli sguardi di
molti soldati erano fissi su di lui e capì che erano tutti dalla parte della
ragazza. Con tutta la dignità che riuscì a trovare si voltò e tornò dentro
casa.
Ribolliva di
rabbia e chiamò sua madre per farsi curare la ferita ma non le raccontò quello
che era successo, se i piani di sua madre andavano a buon fine ci avrebbe
pensato lui a sistemare ogni cosa, per ora doveva solo pazientare.
Si è fatta un nuovo amico, lo sa
vero, miss Katrin? Le
disse Robin. Lei alzò lo sguardo su di lui, i suoi meravigliosi occhi non
promettevano niente di buono. Sfoderarono la spada e cominciarono a duellare
come se ne andasse della loro stessa vita. I soldati li osservavano, poi un
ordine secco del capitano li riportò al loro allenamento.
Trascorsero
parecchi minuti circondati solo dal clangore delle spade. Non si è ancora sfogata a sufficienza, miss Katrin? Le chiese Robin
senza mai abbassare la guardia. Ha forse
bisogno di una pausa, sir Robin? Ribadì lei con un sorriso. Nessuno dei due
voleva essere il primo ad arrendersi ma la sete stava diventando insopportabile.
Il capitano li raggiunse e li costrinse a fermarsi. Fa troppo caldo per continuare, prendetevi una pausa. Disse loro
prima di allontanarsi.
Raggiunsero
l’ombra sotto il grande portico e si dissetarono con lentezza. Avevano entrambi
il fiatone. Cosa avrebbe fatto se al mio
posto ci fosse stato sir Cristofer? Le chiese Robin.
Non dovrebbe nemmeno chiedermelo, sir
Robin. Lo avrei solo strapazzato un pochino. Gli rispose ridendo di gusto.
Stia attenta, miss Katrin, non lo
provochi troppo. Disse
ancora.
Lei diventò
improvvisamente seria. Qui sono io la
padrona, sono io che chiedo rispetto, e se le condizioni cambieranno sono
pronta a combattere per ciò che è mio. Lord Semple mi ha riconosciuta come
figlia ed io farò il mio dovere! Gli rispose.
Robin la osservava,
osservava quel viso così bello che sapeva cambiare espressione nel giro in un
attimo.
Cosa significa che l’ha riconosciuta
come figlia? Chiese
senza capire.
Nessun commento:
Posta un commento