giovedì 14 novembre 2019

KATRIN, la sua storia


KATRIN, la sua storia

parte trentasei






Luglio sembrava non voler lasciare il passo all’afa dell’estate che, contrariamente al solito era rovente. Molto spesso si accendevano dei falò improvvisi nei campi e tutti i lavoranti erano costretti a correre in aiuto per spegnere le fiamme e salvare il raccolto. Agognavano la pioggia come non era mai successo. Molto raccolto era andato distrutto e loro sapevano bene che il sacrificio maggiore sarebbe toccato alle loro famiglie.
Le giornate di Katrin non erano diverse dal solito: allenamento e lezioni, mentre i suoi ospiti si sollazzavano e diventavano ogni giorno più esigenti. Lei non aveva più avuto occasione di frequentarli ma Sara le aveva riferito le lamentele della servitù. Missis Susan si comportava come se fosse già la padrona del castello e suo figlio bighellonava ozioso tutto il giorno e spesso insidiava le serve più giovani e carine.
Era la fine del mese, finalmente sarebbe arrivato agosto con i suoi temporali, anche se sapevano tutti che potevano essere davvero devastanti dopo il caldo torrido.
Katrin e Robin erano in cortile e si allenavano con arco e frecce. Da sotto il portico Cristofer, appoggiato ad una colonna li osservava con il suo inseparabile sigaro fra le labbra.
Rimase parecchio ad osservarli. Il sudore colava sui corpi del maestro e dell’allieva che non si accorgevano nemmeno del sole implacabile. I fantocci venivano manovrati a loro insaputa e dovevano essere colpiti senza errore. Erano molto concentrati e non si accorsero quando Cristofer si allontanò.
Sentirono il rumore degli zoccoli di un cavallo e un nitrito di protesta che Katrin riconobbe subito. Lampo si stava impuntando, non voleva essere cavalcato da uno sconosciuto, mentre Cristofer lo frustava per obbligarlo a rispondere ai suoi ordini.
Katrin si bloccò con la freccia incoccata. Quello è il mio cavallo, sir Cristofer, e nessuno lo può prendere senza il mio permesso. Scenda subito dalla sella o se ne pentirà! Gli intimò.
Lui fermò il cavallo ma non si voltò. Ho avuto il permesso da lord Semple di prendere un cavallo e questo fa per me. Le rispose strafottente incitando Lampo a rimettersi al passo.
Katrin scoccò la freccia che trapassò la manica della camicia di Cristofer e si piantò davanti al muso di Lampo che si impennò facendo cadere il cavaliere.
Lei li raggiunse e consegnò le briglie allo stalliere spaventato. Portalo nel suo box e cura la sua ferita, e non permettere a nessuno di riprenderlo. Gli disse calma.
Cristofer era ancora a terra e sprizzava rabbia da tutti i pori, aveva perfino la bava alla bocca. Me la pagherai per questo, tu non sai chi sono io! Le urlò.
Con estrema calma prese un’altra freccia, la incoccò e la fece partire. Lo stesso fece subito con un’altra. Le due punte si piantarono nelle maniche della camicia e lo costrinsero a terra. Si inginocchiò ed estrasse il pugnale. Robin assisteva pronto ad intervenire per impedire che la ragazza andasse oltre, ma confidava nella sua capacità di autocontrollo.
Io sono lady Katrin Semple, figlia di lord Semple, nipote di lord Sheppard, quello che è lei non mi importa minimamente. Oltrepassi ancora una volta i limiti ed io farò altrettanto. Ed ora corra da mammina a lamentarsi. Aveva parlato con tono di voce normale e tutti i presenti avevano ascoltato. L’umiliazione che aveva subìto era davvero grande ma lui non aveva il coraggio di ribattere.
Lei gli estrasse le frecce. Cristofer si rialzò e si tolse la polvere di dosso, aveva una leggera ferita al braccio che sanguinava. Si guardò intorno, gli sguardi di molti soldati erano fissi su di lui e capì che erano tutti dalla parte della ragazza. Con tutta la dignità che riuscì a trovare si voltò e tornò dentro casa.
Ribolliva di rabbia e chiamò sua madre per farsi curare la ferita ma non le raccontò quello che era successo, se i piani di sua madre andavano a buon fine ci avrebbe pensato lui a sistemare ogni cosa, per ora doveva solo pazientare.
Si è fatta un nuovo amico, lo sa vero, miss Katrin? Le disse Robin. Lei alzò lo sguardo su di lui, i suoi meravigliosi occhi non promettevano niente di buono. Sfoderarono la spada e cominciarono a duellare come se ne andasse della loro stessa vita. I soldati li osservavano, poi un ordine secco del capitano li riportò al loro allenamento.
Trascorsero parecchi minuti circondati solo dal clangore delle spade. Non si è ancora sfogata a sufficienza, miss Katrin? Le chiese Robin senza mai abbassare la guardia. Ha forse bisogno di una pausa, sir Robin? Ribadì lei con un sorriso. Nessuno dei due voleva essere il primo ad arrendersi ma la sete stava diventando insopportabile. Il capitano li raggiunse e li costrinse a fermarsi. Fa troppo caldo per continuare, prendetevi una pausa. Disse loro prima di allontanarsi.
Raggiunsero l’ombra sotto il grande portico e si dissetarono con lentezza. Avevano entrambi il fiatone. Cosa avrebbe fatto se al mio posto ci fosse stato sir Cristofer? Le chiese Robin.
Non dovrebbe nemmeno chiedermelo, sir Robin. Lo avrei solo strapazzato un pochino. Gli rispose ridendo di gusto.
Stia attenta, miss Katrin, non lo provochi troppo. Disse ancora.
Lei diventò improvvisamente seria. Qui sono io la padrona, sono io che chiedo rispetto, e se le condizioni cambieranno sono pronta a combattere per ciò che è mio. Lord Semple mi ha riconosciuta come figlia ed io farò il mio dovere! Gli rispose.
Robin la osservava, osservava quel viso così bello che sapeva cambiare espressione nel giro in un attimo.
Cosa significa che l’ha riconosciuta come figlia? Chiese senza capire.


 immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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