giovedì 21 novembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte quarantuno






Rimasero ad osservarsi per alcuni istanti. Le loro labbra così vicine che potevano sentirne la morbidezza.
Fu Robin il primo a distaccarsene ma non si allontanò.
Quello che sto per rivelarle, miss Katrin, potrebbe decretare la mia morte, metto la mia vita nelle sue mani. Le disse in tono molto serio. Aspettò che lei dicesse qualcosa. Katrin gli prese la mano e la portò sul suo cuore, imitando lo stesso gesto che aveva fatto lui. Ha la mia parola, sir Robin. Gli lasciò la mano e attese.
Erano molto vicini e Robin iniziò a parlare sotto voce. Io sono un Cavaliere del Regno, una élite molto antica e segreta. Nemmeno il re ne è a conoscenza. Siamo votati alla salvezza del Regno, non dei regnanti e obbediamo solo alle leggi del nostro statuto. Abbiamo una ristretta cerchia che ci dà gli ordini. Non esistono solo soldati ma rappresentanti in ogni settore di attività. Chi ci entra sa che non potrà uscirne se non col permesso della “Cerchia ristretta”. Io sono stato scelto per vegliare sulla sua sicurezza, sulla sua vita, miss Katrin, lei non immagina nemmeno quanto è importante. E non andò oltre con altre spiegazioni.
Katrin rimase assorta, cercando di assimilare le notizie appena apprese. Significa che mio nonno ne fa parte? Gli chiese.
A questo non so rispondere. Io eseguo gli ordini. Le rispose.
Oppure non vuole rispondere. Capisco che mi ha già detto molto e non le chiederò altro. Sapeva molto bene che le aveva detto solo una piccolissima parte di quello che gli aveva chiesto, ma capiva altrettanto bene che non poteva fargli oltrepassare i limiti del suo giuramento, nemmeno per lei.
E se io avessi scelto l’altro soldato come maestro, cosa avrebbe fatto? Gli chiese stemperando il momento un po’ troppo teso. Era così sicuro che avrei scelto proprio lei?  Sorrise.
Ho confidato nel mio fascino ma, se non fosse bastato avrei semplicemente ucciso il mio rivale. Le rispose scherzando ma non troppo.
C’è qualcos’altro che mi può dire, sir Robin? Gli chiese ancora.
Il soldato rimase titubante. Mi ha appena detto che non chiedeva altro, ma vedo che non ha resistito. Al momento è tutto ciò che posso dirle, e già sto rischiando la vita. Le rispose col suo solito sorriso beffardo.
Katrin sapeva che non avrebbe ottenuto di più e gli era grata della fiducia che le aveva mostrato. Mi piacerebbe che lei fosse un amico oltre che un soldato che veglia sulla mia vita, ma so che non posso chiedere troppo, sono nata per essere sola, sono stata comprata per soddisfare le brame di ricchezza di mio padre. Se solo potessi vivere con mio nonno!  Sospirò con tanta tristezza.
Era innegabile la sofferenza che provava e che aveva provato in tutti quegli anni, crescere senza nessuno accanto che ti vuole davvero bene è difficile per chiunque, ma terribile con un padre come il suo. Se non si fosse ribellata ora sarebbe stata una semplice ragazzina sottomessa, proprio quello che lui voleva e che lei non gli aveva concesso di fare. Doveva ringraziare suo nonno se era ancora in vita ma sapeva che l’aspettava un futuro incerto e pericoloso.
Robin la osservava e vedeva quante paure passavano in quegli occhi, quella bellissima bocca che così raramente sorrideva. Di una cosa si rammaricava: di non averla mai vista ridere ed essere felice. Anche quando combatteva lo faceva con grinta e rabbia, lui questo lo aveva capito, per questo la sottoponeva a duri allenamenti.
Interruppe quel silenzio così carico elettricità. Quando mi hanno ordinato questo incarico non ne ero felice. Fare la balia ad una ragazzina viziata non era nei miei sogni. Poi ho imparato a conoscerla, a rispettarla, a capire quanta forza e determinazione mette in ogni cosa che fa. Credevo di trovarmi davanti la solita snob annoiata, anche se giovane e carina. Ed ora so quanto importante è, invece il compito che mi hanno assegnato. Io sono il suo maestro e voglio esserle anche amico, sì questo lo posso fare ora che la conosco. Le disse senza alzare il tono della voce.
Katrin sorrise maliziosa. Mi ha appena detto che sono carina. Lo sa che è la prima volta che qualcuno me lo dice?
Davvero ho detto questo? Si girò a guardarsi le spalle. Credo sia stato qualcun altro, io non lo avrei mai detto! Ribadì sorridendo.
Raggiunsero i cavalli e rientrarono al castello, nessuno dei due disse una parola.
Katrin oltrepassò la porta e vide un certo movimento. Fermò una cameriera. Cosa sta succedendo? Volle sapere. Missis Susan e suo figlio devono partire per qualche giorno e stiamo preparando il necessario. Le rispose senza smettere di lavorare.
Salì le scale e raggiunse la sua stanza. Rosie era pronta con la grande tinozza di acqua per il suo bagno. L’aiutò ad asciugarsi e sparì a preparare la cena.
Quella ragazzina sembrava una molla, non era mai ferma. Katrin si guardò intorno e vide che la stanza era estremamente pulita e tutto era in ordine. Sorrise pensando alla felicità che aveva dato all’ultima delle sue serve, sapendo bene che aveva acquisito una fidata persona.
Rimase assorta davanti allo specchio, si osservava. Davvero era carina? Si spostò i capelli, fece delle smorfie, si atteggiò a gran dama, ma finì col farsi una boccaccia, lei era Katrin, una figlia di nessuno, anzi una figlia del popolo e non poteva essere diversa.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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