KATRIN, LA SUA STORIA
parte quarantuno
Rimasero ad
osservarsi per alcuni istanti. Le loro labbra così vicine che potevano sentirne
la morbidezza.
Fu Robin il
primo a distaccarsene ma non si allontanò.
Quello che sto per rivelarle, miss
Katrin, potrebbe decretare la mia morte, metto la mia vita nelle sue mani. Le disse in tono molto serio.
Aspettò che lei dicesse qualcosa. Katrin gli prese la mano e la portò sul suo
cuore, imitando lo stesso gesto che aveva fatto lui. Ha la mia parola, sir Robin. Gli lasciò la mano e attese.
Erano molto
vicini e Robin iniziò a parlare sotto voce. Io
sono un Cavaliere del Regno, una élite molto antica e segreta. Nemmeno il re ne
è a conoscenza. Siamo votati alla salvezza del Regno, non dei regnanti e
obbediamo solo alle leggi del nostro statuto. Abbiamo una ristretta cerchia che
ci dà gli ordini. Non esistono solo soldati ma rappresentanti in ogni settore
di attività. Chi ci entra sa che non potrà uscirne se non col permesso della
“Cerchia ristretta”. Io sono stato scelto per vegliare sulla sua sicurezza,
sulla sua vita, miss Katrin, lei non immagina nemmeno quanto è importante. E
non andò oltre con altre spiegazioni.
Katrin
rimase assorta, cercando di assimilare le notizie appena apprese. Significa che mio nonno ne fa parte? Gli
chiese.
A questo non so rispondere. Io eseguo
gli ordini. Le rispose.
Oppure non vuole rispondere. Capisco
che mi ha già detto molto e non le chiederò altro. Sapeva molto bene che le aveva detto
solo una piccolissima parte di quello che gli aveva chiesto, ma capiva
altrettanto bene che non poteva fargli oltrepassare i limiti del suo
giuramento, nemmeno per lei.
E se io avessi scelto l’altro soldato
come maestro, cosa avrebbe fatto? Gli chiese stemperando il momento un po’ troppo teso. Era così sicuro che avrei scelto proprio
lei? Sorrise.
Ho confidato nel mio fascino ma, se
non fosse bastato avrei semplicemente ucciso il mio rivale. Le rispose scherzando ma non troppo.
C’è qualcos’altro che mi può dire,
sir Robin? Gli
chiese ancora.
Il soldato
rimase titubante. Mi ha appena detto che
non chiedeva altro, ma vedo che non ha resistito. Al momento è tutto ciò che
posso dirle, e già sto rischiando la vita. Le rispose col suo solito
sorriso beffardo.
Katrin
sapeva che non avrebbe ottenuto di più e gli era grata della fiducia che le
aveva mostrato. Mi piacerebbe che lei
fosse un amico oltre che un soldato che veglia sulla mia vita, ma so che non
posso chiedere troppo, sono nata per essere sola, sono stata comprata per
soddisfare le brame di ricchezza di mio padre. Se solo potessi vivere con mio
nonno! Sospirò con tanta tristezza.
Era
innegabile la sofferenza che provava e che aveva provato in tutti quegli anni,
crescere senza nessuno accanto che ti vuole davvero bene è difficile per
chiunque, ma terribile con un padre come il suo. Se non si fosse ribellata ora
sarebbe stata una semplice ragazzina sottomessa, proprio quello che lui voleva
e che lei non gli aveva concesso di fare. Doveva ringraziare suo nonno se era
ancora in vita ma sapeva che l’aspettava un futuro incerto e pericoloso.
Robin la osservava
e vedeva quante paure passavano in quegli occhi, quella bellissima bocca che
così raramente sorrideva. Di una cosa si rammaricava: di non averla mai vista
ridere ed essere felice. Anche quando combatteva lo faceva con grinta e rabbia,
lui questo lo aveva capito, per questo la sottoponeva a duri allenamenti.
Interruppe
quel silenzio così carico elettricità. Quando
mi hanno ordinato questo incarico non ne ero felice. Fare la balia ad una
ragazzina viziata non era nei miei sogni. Poi ho imparato a conoscerla, a
rispettarla, a capire quanta forza e determinazione mette in ogni cosa che fa.
Credevo di trovarmi davanti la solita snob annoiata, anche se giovane e carina.
Ed ora so quanto importante è, invece il compito che mi hanno assegnato. Io
sono il suo maestro e voglio esserle anche amico, sì questo lo posso fare ora
che la conosco. Le disse senza alzare il tono della voce.
Katrin
sorrise maliziosa. Mi ha appena detto che
sono carina. Lo sa che è la prima volta che qualcuno me lo dice?
Davvero ho detto questo? Si girò a guardarsi le spalle. Credo sia stato qualcun altro, io non lo
avrei mai detto! Ribadì sorridendo.
Raggiunsero
i cavalli e rientrarono al castello, nessuno dei due disse una parola.
Katrin
oltrepassò la porta e vide un certo movimento. Fermò una cameriera. Cosa sta succedendo? Volle sapere. Missis Susan e suo figlio devono partire per
qualche giorno e stiamo preparando il necessario. Le rispose senza smettere
di lavorare.
Salì le
scale e raggiunse la sua stanza. Rosie era pronta con la grande tinozza di
acqua per il suo bagno. L’aiutò ad asciugarsi e sparì a preparare la cena.
Quella
ragazzina sembrava una molla, non era mai ferma. Katrin si guardò intorno e
vide che la stanza era estremamente pulita e tutto era in ordine. Sorrise
pensando alla felicità che aveva dato all’ultima delle sue serve, sapendo bene
che aveva acquisito una fidata persona.
Rimase
assorta davanti allo specchio, si osservava. Davvero era carina? Si spostò i
capelli, fece delle smorfie, si atteggiò a gran dama, ma finì col farsi una
boccaccia, lei era Katrin, una figlia di nessuno, anzi una figlia del popolo e
non poteva essere diversa.
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