KATRIN, la sua storia
parte trenta
Katrin non
vedeva l’ora di immergersi nella grande tinozza di acqua calda. Aveva il fondo
schiena talmente dolorante che anche solo camminare le riusciva difficoltoso.
Lasciò Lampo alla stalla e raggiunse la sua stanza. Robin la osservava e si
rendeva conto di quanto soffrisse, sia nel fisico che nel suo amor proprio. Era
davvero tosta ma troppo impulsiva. Lui ancora non aveva capito cosa volesse
quella ragazza, del motivo per cui si impegnava tanto in qualcosa che non le
sarebbe mai servito, dopotutto era la figlia del lord e il suo futuro non
poteva essere altro che il matrimonio con qualche riccone della zona, fare
figli e continuare a vivere nell’agiatezza. Scosse la testa, non era compito
suo leggere la mente di Katrin, lui doveva solo fare il suo lavoro e lo avrebbe
continuato con la massima serietà. Aspettò che la ragazza entrasse in casa
prima di avviarsi alla stalla. Era indubbio che in lei c’era qualcosa che lo
incuriosiva, che lo affascinava e si chiese se prima o poi lo avesse scoperto.
Katrin era
immersa nell’acqua profumata, aveva gli occhi chiusi e assaporava quel momento
di relax quando bussarono alla porta. Sara aprì e il cameriere del lord le
consegnò un biglietto per Katrin.
Vuoi leggerlo per me, per favore? Le chiese senza aprire gli occhi.
Sara aprì il
biglietto. “Stasera cenerai con me alle
diciannove.” Non c’era nemmeno la firma ma la carta portava impresso lo
stemma del lord.
Katrin aprì
gli occhi, meravigliata dell’invito che somigliava più ad un ordine. Non era mai
successo, non avevano mai cenato insieme. Si chiese cosa ci fosse sotto, non si
sentiva tranquilla. Aveva ancora un po’ di tempo prima di prepararsi, e non
aveva proprio voglia di muoversi, ma avrebbe obbedito all’ordine-invito.
Si spalmò di
unguento il fondo schiena, indossò un bel vestito e si sistemò i capelli.
Faceva molto caldo ma all’interno del castello si stava bene.
Bussò ed
entrò. Nel piccolo salotto di suo padre la tavola era preparata per due e lei
prese posto mentre suo padre sorseggiava un bicchiere di vino e la osservava.
Buona sera, padre. Che sorpresa
questo invito. Gli
disse.
Il lord era
quasi sobrio, ma le sue mani avevano un leggero tremolio che lei fece finta di
non vedere.
Il cameriere
portò il carrello con le vivande, le sistemò al centro del tavolo e uscì.
Sei stata via a lungo e non abbiamo
festeggiato il tuo compleanno, per questo ho organizzato questa cena. Le disse.
Lei gli
sorrise e cominciò a servirsi. Lui la osservava, sembrava volesse penetrarle
nel cervello, scoprire i suoi pensieri, ciò che non gli era mai riuscito.
Katrin era consapevole dello sguardo di suo padre ma lei rimase tranquilla e
aspettò che anche lui iniziasse a mangiare.
Grazie, padre, è un bel pensiero. Gli rispose.
Mangiavano
in silenzio e lord Semple non le staccava gli occhi di dosso. Quella figlia di
nessuno si era fatta una bella ragazza, questo era innegabile, sarebbe stato
facile trovarle un marito, un uomo che obbedisse solo e soltanto a lui.
La osservava
e gli passavano nella mente alcune immagini di lei che lo voleva colpire,
oppure di lei che lo insultava. Era davvero terribile non riuscire a scoprire
se faceva parte della realtà o di un sogno da ubriaco. La osservava ma non
trovava niente di diverso dal solito, probabilmente era frutto del troppo
alcol.
Tuo nonno mi ha scritto. Sbottò, e lei alzò lo sguardo su di
lui in attesa che proseguisse. Mi ha
spiegato quello che è successo con Alfred e mi ha chiesto di farlo tornare. Tu
cosa ne pensi? Osservava ogni sua espressione, lui non si fidava di quel
vecchio imbroglione e la risposta di sua figlia gli avrebbe aperto gli occhi.
Katrin si
decise a rispondergli. Padre, mi fa
piacere che tu abbia capito che non era successo niente, qui sei tu il padrone,
qualunque sia la tua decisione per me andrà bene. Si riempì la bocca di uno
squisito dolce e attese.
L’uomo
cambiò argomento. Dovrò assentarmi per
qualche giorno, posso contare su di te? Le chiese. In che senso, padre? Volle sapere.
Voglio la tua parola che rimarrai qui
e non farai colpi di testa, voglio fidarmi di te. Aggiunse a fatica. Katrin rimase col
cucchiaio sospeso, cosa intendeva quell’uomo? Cosa aveva in mente? Certo che puoi fidarti di me, sono tua
figlia e questa è casa mia, dimmi solo cosa vuoi che faccia, padre. Gli
rispose convinta.
Voglio solo fidarmi di te. Ribadì il lord. Lei posò la sua mano
sulla sua e gli sorrise, mai era stata così brava a mentire e si sorprese di se
stessa. Non vado da nessuna parte, padre,
ho parecchi impegni e cercherò di essere la brava figlia che tu vuoi. Gli
rispose sorridendo.
Nessuno dei
due si fidava l’uno dell’altro. Era una battaglia sotterranea che entrambi non
avrebbero mai palesato, e per Katrin l’occasione che aspettava per cercare i
documenti che servivano a suo nonno. E se
fosse una trappola? Pensò per un attimo, ma ci avrebbe pensato al momento
opportuno.
Terminarono
di cenare e si salutarono. Lord Semple sarebbe partito di lì a due giorni e lei
doveva organizzare la ricerca e anche altro. Non si fidava, proprio no. C’era
qualcosa sotto e lei lo avrebbe scoperto.
Raggiunse la
sua stanza ed ebbe una sorpresa, Robin seduto sulla sua poltrona preferita la
stava aspettando. Fuori era buio e lei si chiese come fosse entrato e cosa
volesse. Soffiò sulla candela e rimasero completamente al buio.
Nessun commento:
Posta un commento