mercoledì 6 novembre 2019

KATRIN, la sua storia


KATRIN, la sua storia

parte trenta






Katrin non vedeva l’ora di immergersi nella grande tinozza di acqua calda. Aveva il fondo schiena talmente dolorante che anche solo camminare le riusciva difficoltoso. Lasciò Lampo alla stalla e raggiunse la sua stanza. Robin la osservava e si rendeva conto di quanto soffrisse, sia nel fisico che nel suo amor proprio. Era davvero tosta ma troppo impulsiva. Lui ancora non aveva capito cosa volesse quella ragazza, del motivo per cui si impegnava tanto in qualcosa che non le sarebbe mai servito, dopotutto era la figlia del lord e il suo futuro non poteva essere altro che il matrimonio con qualche riccone della zona, fare figli e continuare a vivere nell’agiatezza. Scosse la testa, non era compito suo leggere la mente di Katrin, lui doveva solo fare il suo lavoro e lo avrebbe continuato con la massima serietà. Aspettò che la ragazza entrasse in casa prima di avviarsi alla stalla. Era indubbio che in lei c’era qualcosa che lo incuriosiva, che lo affascinava e si chiese se prima o poi lo avesse scoperto.
Katrin era immersa nell’acqua profumata, aveva gli occhi chiusi e assaporava quel momento di relax quando bussarono alla porta. Sara aprì e il cameriere del lord le consegnò un biglietto per Katrin.
Vuoi leggerlo per me, per favore? Le chiese senza aprire gli occhi.
Sara aprì il biglietto. “Stasera cenerai con me alle diciannove.” Non c’era nemmeno la firma ma la carta portava impresso lo stemma del lord.
Katrin aprì gli occhi, meravigliata dell’invito che somigliava più ad un ordine. Non era mai successo, non avevano mai cenato insieme. Si chiese cosa ci fosse sotto, non si sentiva tranquilla. Aveva ancora un po’ di tempo prima di prepararsi, e non aveva proprio voglia di muoversi, ma avrebbe obbedito all’ordine-invito.
Si spalmò di unguento il fondo schiena, indossò un bel vestito e si sistemò i capelli. Faceva molto caldo ma all’interno del castello si stava bene.
Bussò ed entrò. Nel piccolo salotto di suo padre la tavola era preparata per due e lei prese posto mentre suo padre sorseggiava un bicchiere di vino e la osservava.
Buona sera, padre. Che sorpresa questo invito. Gli disse.
Il lord era quasi sobrio, ma le sue mani avevano un leggero tremolio che lei fece finta di non vedere.
Il cameriere portò il carrello con le vivande, le sistemò al centro del tavolo e uscì.
Sei stata via a lungo e non abbiamo festeggiato il tuo compleanno, per questo ho organizzato questa cena. Le disse.
Lei gli sorrise e cominciò a servirsi. Lui la osservava, sembrava volesse penetrarle nel cervello, scoprire i suoi pensieri, ciò che non gli era mai riuscito. Katrin era consapevole dello sguardo di suo padre ma lei rimase tranquilla e aspettò che anche lui iniziasse a mangiare.
Grazie, padre, è un bel pensiero. Gli rispose.
Mangiavano in silenzio e lord Semple non le staccava gli occhi di dosso. Quella figlia di nessuno si era fatta una bella ragazza, questo era innegabile, sarebbe stato facile trovarle un marito, un uomo che obbedisse solo e soltanto a lui.
La osservava e gli passavano nella mente alcune immagini di lei che lo voleva colpire, oppure di lei che lo insultava. Era davvero terribile non riuscire a scoprire se faceva parte della realtà o di un sogno da ubriaco. La osservava ma non trovava niente di diverso dal solito, probabilmente era frutto del troppo alcol.
Tuo nonno mi ha scritto. Sbottò, e lei alzò lo sguardo su di lui in attesa che proseguisse. Mi ha spiegato quello che è successo con Alfred e mi ha chiesto di farlo tornare. Tu cosa ne pensi? Osservava ogni sua espressione, lui non si fidava di quel vecchio imbroglione e la risposta di sua figlia gli avrebbe aperto gli occhi.
Katrin si decise a rispondergli. Padre, mi fa piacere che tu abbia capito che non era successo niente, qui sei tu il padrone, qualunque sia la tua decisione per me andrà bene. Si riempì la bocca di uno squisito dolce e attese.
L’uomo cambiò argomento. Dovrò assentarmi per qualche giorno, posso contare su di te? Le chiese. In che senso, padre? Volle sapere.
Voglio la tua parola che rimarrai qui e non farai colpi di testa, voglio fidarmi di te. Aggiunse a fatica. Katrin rimase col cucchiaio sospeso, cosa intendeva quell’uomo? Cosa aveva in mente? Certo che puoi fidarti di me, sono tua figlia e questa è casa mia, dimmi solo cosa vuoi che faccia, padre. Gli rispose convinta.
Voglio solo fidarmi di te. Ribadì il lord. Lei posò la sua mano sulla sua e gli sorrise, mai era stata così brava a mentire e si sorprese di se stessa. Non vado da nessuna parte, padre, ho parecchi impegni e cercherò di essere la brava figlia che tu vuoi. Gli rispose sorridendo.
Nessuno dei due si fidava l’uno dell’altro. Era una battaglia sotterranea che entrambi non avrebbero mai palesato, e per Katrin l’occasione che aspettava per cercare i documenti che servivano a suo nonno. E se fosse una trappola? Pensò per un attimo, ma ci avrebbe pensato al momento opportuno.
Terminarono di cenare e si salutarono. Lord Semple sarebbe partito di lì a due giorni e lei doveva organizzare la ricerca e anche altro. Non si fidava, proprio no. C’era qualcosa sotto e lei lo avrebbe scoperto.
Raggiunse la sua stanza ed ebbe una sorpresa, Robin seduto sulla sua poltrona preferita la stava aspettando. Fuori era buio e lei si chiese come fosse entrato e cosa volesse. Soffiò sulla candela e rimasero completamente al buio.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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