martedì 19 novembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte trentanove






Puntuale, Katrin arrivò nel salone delle cameriere. La governante aveva le labbra serrate dal disappunto ma sapeva molto bene che non poteva ribellarsi alla figlia del padrone.
Una lunga fila di donne erano disposte e pronte per essere presentate.
Ci sono tutte? Volle sapere Katrin.
Tutte quelle presenti oggi al lavoro. Le rispose la governante.
Katrin cominciò a passarle in rassegna come se fosse un generale che sceglie le proprie truppe. Si fermò davanti a varie ragazze chiedendo loro informazioni personali ma non si soffermò particolarmente su nessuna di loro.
Raggiunse l’ultima della fila, una ragazzina completamente ricoperta di fuliggine, non si distinguevano nemmeno i tratti del viso, era sporca, magra e non si capiva niente altro.
Come ti chiami? Le chiese Katrin. Mi chiamo Rosie. Le rispose con voce titubante. Quanti anni hai? Da dove vieni? Quale è il tuo compito qui? Continuò pur capendo bene quale fosse il suo compito, ma voleva sentirlo da lei.
Ho quattordici anni, signora e vengo dalla campagna, un posto piuttosto distante da qui, e il mio compito consiste nel pulire ogni giorno tutti i camini del castello dalla cenere e dalla sporcizia. Le rispose arrossendo.
Come sei finita qui? Le domandò ancora.
I miei genitori hanno troppi figli, due fratelli stanno facendo pratica per diventare soldati di questo castello, e io sono qui da tre anni, signora. Rispose Rosie.
Tutte le presenti erano in silenzio, la governante non si capacitava di tanto interesse verso quella sguattera.
Ti piacerebbe diventare la mia cameriera personale? Le chiese senza giri di parole.
Gli occhi della ragazzina si illuminarono. Certo che mi piacerebbe, signora, ma non saprei come si fa. Rispose sincera.
Nessuna di tutte queste donne e ragazze presenti sa come si fa, ho bisogno di una persona che risponda ai miei comandi e mi sia fedele. Pensi di poterlo essere tu? Continuò Katrin.
La governante intervenne cercando di farle cambiare idea. Stia zitta e torni al suo posto, miss Adriane, o prenderà il posto di Rosie che si è appena liberato. Le rispose senza nemmeno guardarla in faccia.
Ora Rosie ha bisogno di un bagno e di abiti nuovi, la voglio nella mia stanza col pranzo. Sorrise a tutte le presenti. Grazie a tutte voi, grazie per il lavoro che svolgete e per la dedizione che mettete nel farlo. Se insorgessero problemi sappiate che io vi ascolterò, basta che informiate Rosie.
Si era fatta amiche tutte loro, o quasi, ne avrebbe avuto bisogno e potevano essere molto utili per sapere quello che succedeva.
Miss Adriane, lei risponde del lavoro di queste donne, cerchi di non dimenticare che sono persone del lord, e che come tali vanno trattate. Aggiunse prima di andarsene.
Katrin uscì in cortile ad osservare i soldati che si allenavano. Quello sarebbe stato un giorno da passare con Sara, per le lezioni, al ricordo della sua cameriera che se ne era andata le si strinse il cuore.
Il sole di agosto era implacabile, sembrava un’estate infinita, non c’erano stati temporali e parecchio raccolto era andato distrutto con i roghi. Era appoggiata ad una colonna, immersa nei suoi pensieri quando il cameriere di suo padre la raggiunse, lord Semple la stava aspettando.
Robin la stava osservando e le augurò mentalmente buona fortuna.
Lord Semple era da solo nel suo studio, come sempre osservava fuori dalla grande finestra tenendo le mani allacciate dietro la schiena. Siediti, Katrin.
La ragazza prese posto sulla scomoda poltrona e attese.
Suo padre la fece attendere qualche minuto, in silenzio, poi si voltò e prese posto sulla sua comoda poltrona. Lei lo aveva osservato e aveva notato un sottile cambiamento nel suo fisico, sembrava meno appesantito ed era anche sobrio, forse la presenza di miss Susan lo aveva incitato a migliorare.
Ho licenziato la tua cameriera, ed ho saputo che se ne è già andata. Miss Susan si è data da fare per sceglierne una adeguata a te, al tuo rango, spero sia stata di tuo gradimento. La informò.
Il dubbio divenne certezza, quella Johan sarebbe stata un pericolo per lei, ora sapeva a chi era devota.
Ringrazierò miss Susan alla prima occasione, ma non sono una bambina che ha bisogno delle scelte degli altri, per questo l’ho rifiutata ed ho scelto proprio poco fa quella che piace a me, dopotutto sono la figlia del lord e so prendere da sola le mie decisioni. Gli rispose.
L’irritazione fece arrossare la faccia del lord. Miss Susan ha avuto il mio consenso nella scelta, sono tuo padre e tu mi devi obbedienza. Urlò battendo il pugno sul tavolo lucido.
Katrin non si scompose. Noi abbiamo un patto, padre, e ti prego di non mettermi alla prova, tu rimani nei tuoi ranghi ed io nei miei, oppure me ne vado a stare da mio nonno. Gli rispose tranquilla.
Lord Semple sapeva che avrebbe perso grandi ricchezze se quella figlia di nessuno se ne fosse andata, se ne rendeva ben conto che non era più una bambina e che non era facile da manovrare come una volta. Cercò di riprendere la calma. Ora puoi andare. Le disse soltanto.
Katrin si alzò e lo guardò dritto in faccia. Quando se ne andranno miss Susan e suo figlio?
Gli girò le spalle e uscì. Per quel giorno gli aveva tenuto testa, ma non appena si fosse sposato avrebbe avuto tre nemici da tenere a bada e non sarebbe stato facile.

immagine dal web - diritti e proprietà riservati a Milena Ziletti

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