KATRIN, LA SUA STORIA
parte trentanove
Puntuale,
Katrin arrivò nel salone delle cameriere. La governante aveva le labbra serrate
dal disappunto ma sapeva molto bene che non poteva ribellarsi alla figlia del
padrone.
Una lunga
fila di donne erano disposte e pronte per essere presentate.
Ci sono tutte? Volle sapere Katrin.
Tutte quelle presenti oggi al lavoro.
Le rispose la
governante.
Katrin
cominciò a passarle in rassegna come se fosse un generale che sceglie le
proprie truppe. Si fermò davanti a varie ragazze chiedendo loro informazioni
personali ma non si soffermò particolarmente su nessuna di loro.
Raggiunse
l’ultima della fila, una ragazzina completamente ricoperta di fuliggine, non si
distinguevano nemmeno i tratti del viso, era sporca, magra e non si capiva
niente altro.
Come ti chiami? Le chiese Katrin. Mi chiamo Rosie. Le rispose con voce
titubante. Quanti anni hai? Da dove
vieni? Quale è il tuo compito qui? Continuò pur capendo bene quale fosse il
suo compito, ma voleva sentirlo da lei.
Ho quattordici anni, signora e vengo
dalla campagna, un posto piuttosto distante da qui, e il mio compito consiste
nel pulire ogni giorno tutti i camini del castello dalla cenere e dalla
sporcizia. Le
rispose arrossendo.
Come sei finita qui? Le domandò ancora.
I miei genitori hanno troppi figli,
due fratelli stanno facendo pratica per diventare soldati di questo castello, e
io sono qui da tre anni, signora. Rispose Rosie.
Tutte le
presenti erano in silenzio, la governante non si capacitava di tanto interesse
verso quella sguattera.
Ti piacerebbe diventare la mia
cameriera personale? Le
chiese senza giri di parole.
Gli occhi
della ragazzina si illuminarono. Certo
che mi piacerebbe, signora, ma non saprei come si fa. Rispose sincera.
Nessuna di tutte queste donne e
ragazze presenti sa come si fa, ho bisogno di una persona che risponda ai miei
comandi e mi sia fedele. Pensi di poterlo essere tu? Continuò Katrin.
La
governante intervenne cercando di farle cambiare idea. Stia zitta e torni al suo posto, miss Adriane, o prenderà il posto di
Rosie che si è appena liberato. Le rispose senza nemmeno guardarla in
faccia.
Ora Rosie ha bisogno di un bagno e di
abiti nuovi, la voglio nella mia stanza col pranzo. Sorrise a tutte le presenti. Grazie a tutte voi, grazie per il lavoro che
svolgete e per la dedizione che mettete nel farlo. Se insorgessero problemi
sappiate che io vi ascolterò, basta che informiate Rosie.
Si era fatta
amiche tutte loro, o quasi, ne avrebbe avuto bisogno e potevano essere molto
utili per sapere quello che succedeva.
Miss Adriane, lei risponde del lavoro
di queste donne, cerchi di non dimenticare che sono persone del lord, e che
come tali vanno trattate. Aggiunse prima di andarsene.
Katrin uscì
in cortile ad osservare i soldati che si allenavano. Quello sarebbe stato un
giorno da passare con Sara, per le lezioni, al ricordo della sua cameriera che
se ne era andata le si strinse il cuore.
Il sole di
agosto era implacabile, sembrava un’estate infinita, non c’erano stati
temporali e parecchio raccolto era andato distrutto con i roghi. Era appoggiata
ad una colonna, immersa nei suoi pensieri quando il cameriere di suo padre la
raggiunse, lord Semple la stava aspettando.
Robin la
stava osservando e le augurò mentalmente buona fortuna.
Lord Semple
era da solo nel suo studio, come sempre osservava fuori dalla grande finestra
tenendo le mani allacciate dietro la schiena. Siediti, Katrin.
La ragazza
prese posto sulla scomoda poltrona e attese.
Suo padre la
fece attendere qualche minuto, in silenzio, poi si voltò e prese posto sulla
sua comoda poltrona. Lei lo aveva osservato e aveva notato un sottile
cambiamento nel suo fisico, sembrava meno appesantito ed era anche sobrio,
forse la presenza di miss Susan lo aveva incitato a migliorare.
Ho licenziato la tua cameriera, ed ho
saputo che se ne è già andata. Miss Susan si è data da fare per sceglierne una
adeguata a te, al tuo rango, spero sia stata di tuo gradimento. La informò.
Il dubbio
divenne certezza, quella Johan sarebbe stata un pericolo per lei, ora sapeva a
chi era devota.
Ringrazierò miss Susan alla prima
occasione, ma non sono una bambina che ha bisogno delle scelte degli altri, per
questo l’ho rifiutata ed ho scelto proprio poco fa quella che piace a me,
dopotutto sono la figlia del lord e so prendere da sola le mie decisioni. Gli rispose.
L’irritazione
fece arrossare la faccia del lord. Miss
Susan ha avuto il mio consenso nella scelta, sono tuo padre e tu mi devi
obbedienza. Urlò battendo il pugno sul tavolo lucido.
Katrin non
si scompose. Noi abbiamo un patto, padre,
e ti prego di non mettermi alla prova, tu rimani nei tuoi ranghi ed io nei
miei, oppure me ne vado a stare da mio nonno. Gli rispose tranquilla.
Lord Semple
sapeva che avrebbe perso grandi ricchezze se quella figlia di nessuno se ne
fosse andata, se ne rendeva ben conto che non era più una bambina e che non era
facile da manovrare come una volta. Cercò di riprendere la calma. Ora puoi andare. Le disse soltanto.
Katrin si
alzò e lo guardò dritto in faccia. Quando
se ne andranno miss Susan e suo figlio?
Gli girò le
spalle e uscì. Per quel giorno gli aveva tenuto testa, ma non appena si fosse
sposato avrebbe avuto tre nemici da tenere a bada e non sarebbe stato facile.
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