KATRIN, la sua storia
parte ventisette
Il mese di
luglio era appena iniziato e il sole, implacabile sembrava voler riscaldare i
cuori di tutti. Era l’ultimo giorno che passava col nonno, aveva già dato
disposizioni a Sara che si era subito data da fare con i preparativi.
Katrin
raggiunse Alfred. Mi dispiace portarti
via Sara. Gli disse sorridendo. Ho
visto come vi guardate e spero che in un futuro non troppo lontano possiate
coronare il vostro sogno d’amore, io vorrò esserci. Così dicendo sguainò la
spada e iniziarono a duellare sotto il sole cocente. Nessuno dei due voleva
arrendersi, ma la voce del nonno la chiamò e lei finì a terra con la lama del
suo avversario puntata alla gola. Mai
farsi distrarre, gliel’ho detto mille volte, miss Katrin, nemmeno col suo
miglior amico. Le disse aiutandola a rialzarsi.
A presto, miss Katrin. Le fece un inchino, salutò il vecchio
lord e raggiunse gli altri soldati.
Nonno e
nipote rientrarono insieme. Sulla tavola uno spuntino e dell’acqua fresca. Dobbiamo salutarci adesso, mia cara. Questa
sera ho un impegno e non tornerò fino a dopodomani. Ho solo un’ultima
raccomandazione da farti: se in qualsiasi momento ti sentissi in pericolo,
prendi Lampo e galoppa veloce qui da noi. Promettimelo.
Katrin gli
strinse la mano. Volerò nonno, metterò le
ali a Lampo e nessuno mi raggiungerà. Lo abbracciò e si tennero stretti a
lungo. Nessuno dei due avrebbe potuto aggiungere altro senza lasciarsi
trascinare dall’emozione. Katrin si sciolse dall’abbraccio, gli sorrise e
raggiunse la sua camera. Non avrebbe pianto, lo aveva promesso a se stessa, era
ora di agire non di perdersi. Sara aveva quasi ultimato di riempire il baule. Torneremo, Sara. Torneremo e sarà per
sempre. Le disse mentre si rinfrescava il viso.
Il viaggio
di ritorno non fu dei più piacevoli. Sia Katrin che Sara non erano contente di
tornare a casa, ma erano state lontane a lungo ed era ora di riprendere in mano
la propria esistenza.
Era quasi
mezzogiorno quando varcarono il portone e si fermarono davanti all’entrata
principale. Katrin scese per prima e si guardò intorno, niente era cambiato,
sospirò ed entrò salutando le cameriere e i camerieri che stavano lavorando.
Era sdraiata
sul letto e pensava a come procedere quando il cameriere di suo padre bussò e
le chiese di seguirlo. Non aveva perso tempo suo padre, era tornata da sole due
ore e già le voleva parlare. Per un attimo si chiese se davvero non ricordasse
niente del loro ultimo incontro, era inutile stare a pensarci, lo avrebbe
scoperto subito.
Bussò ed
entrò. Come al solito suo padre era girato verso la grande finestra con le mani
dietro la schiena.
Siediti. E lei prese posto.
Come sta tuo nonno? Le chiese mentre prendeva posto sulla sua
poltrona.
Sta molto meglio, padre, e ti manda i
suoi saluti. Gli
rispose educatamente.
Lord Semple
la osservava attentamente e lei faticava a mantenere la calma. Non aveva
portato la spada ma aveva il pugnale nascosto.
Si
osservavano a vicenda. L’uomo guardava quella figlia di nessuno cercando di
mantenersi calmo, e lei osservava suo padre che pareva stranamente lucido. Lei
rimaneva in silenzio.
Sei stata assente a lungo, non hai
niente da raccontare a tuo padre? Le chiese senza troppo trasporto.
Ho passato del tempo col nonno, si
regge con un bastone e sembra più vecchio di quanto ricordassi. Siamo stati
bene insieme e spero di tornarci presto, col tuo permesso. Aggiunse.
Katrin
fremeva, cercava di scoprire se suo padre la stesse interrogando e, soprattutto
se davvero non ricordasse niente del loro ultimo incontro.
Mi sembri diversa, Katrin. Le disse suo padre.
Sono più grande, padre, sono
cresciuta. Gli
rispose.
Hai compiuto quindici anni, è ora che
tu comincia a comportarti da signorina. Presto inizieranno a chiedere la tua
mano ed io voglio solo il meglio per te. Aggiunse senza toglierle gli occhi di dosso.
Non sono ancora pronta, padre. Gli rispose soltanto.
Lo sarai quando lo vorrò io. Aggiunse con tono sempre mieloso.
Katrin
avrebbe voluto alzarsi e prenderlo a schiaffi. Intuiva dove voleva arrivare, ma
lei non glielo avrebbe permesso. Mantenne a stento la calma soltanto al
pensiero del piano di suo nonno.
Io non sono una tua proprietà, padre.
Non sono una vacca in vendita e sono ancora troppo giovane. Dammi tempo e
troveremo un accordo. Questo te lo concedo, so che vuoi solo il mio bene. Aggiunse sentendosi una bugiarda
professionista.
Lord Semple
sorrise compiaciuto. Aveva capito che se voleva ottenere qualcosa da quella
figlia di nessuno servivano le buone maniere e lui gliele avrebbe concesse.
Adesso per
lei sarebbe arrivato il momento della verità. Si alzò e prese due bicchieri che
riempì di vino, come nel loro ultimo incontro. Brindiamo al nostro accordo. Gli disse senza staccargli gli occhi
di dosso. Sentiva il pugnale batterle sulla coscia e lei era pronta ad estrarlo
in caso di necessità.
Tuo nonno deve averti insegnato un
po’ di creanza. Le
rispose alzando il bicchiere.
Bevvero
insieme. Ora vado, padre, devo cercarmi
un nuovo maestro d’armi. Continuerò la mia educazione con Sara, per te e per il
buon nome della nostra famiglia.
Uscì dalla
porta e liberò un grosso sospiro. Ma non era certa che tutto fosse andato bene,
lei conosceva troppo bene suo padre ed era stato troppo accomodante. Fiutava il
pericolo, indubbiamente suo padre aveva dei piani, ma anche lei aveva i suoi.
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