venerdì 1 novembre 2019

KATRIN, la sua storia


KATRIN, la sua storia

parte ventisette






Il mese di luglio era appena iniziato e il sole, implacabile sembrava voler riscaldare i cuori di tutti. Era l’ultimo giorno che passava col nonno, aveva già dato disposizioni a Sara che si era subito data da fare con i preparativi.
Katrin raggiunse Alfred. Mi dispiace portarti via Sara. Gli disse sorridendo. Ho visto come vi guardate e spero che in un futuro non troppo lontano possiate coronare il vostro sogno d’amore, io vorrò esserci. Così dicendo sguainò la spada e iniziarono a duellare sotto il sole cocente. Nessuno dei due voleva arrendersi, ma la voce del nonno la chiamò e lei finì a terra con la lama del suo avversario puntata alla gola. Mai farsi distrarre, gliel’ho detto mille volte, miss Katrin, nemmeno col suo miglior amico. Le disse aiutandola a rialzarsi.
A presto, miss Katrin. Le fece un inchino, salutò il vecchio lord e raggiunse gli altri soldati.
Nonno e nipote rientrarono insieme. Sulla tavola uno spuntino e dell’acqua fresca. Dobbiamo salutarci adesso, mia cara. Questa sera ho un impegno e non tornerò fino a dopodomani. Ho solo un’ultima raccomandazione da farti: se in qualsiasi momento ti sentissi in pericolo, prendi Lampo e galoppa veloce qui da noi. Promettimelo.
Katrin gli strinse la mano. Volerò nonno, metterò le ali a Lampo e nessuno mi raggiungerà. Lo abbracciò e si tennero stretti a lungo. Nessuno dei due avrebbe potuto aggiungere altro senza lasciarsi trascinare dall’emozione. Katrin si sciolse dall’abbraccio, gli sorrise e raggiunse la sua camera. Non avrebbe pianto, lo aveva promesso a se stessa, era ora di agire non di perdersi. Sara aveva quasi ultimato di riempire il baule. Torneremo, Sara. Torneremo e sarà per sempre. Le disse mentre si rinfrescava il viso.
Il viaggio di ritorno non fu dei più piacevoli. Sia Katrin che Sara non erano contente di tornare a casa, ma erano state lontane a lungo ed era ora di riprendere in mano la propria esistenza.
Era quasi mezzogiorno quando varcarono il portone e si fermarono davanti all’entrata principale. Katrin scese per prima e si guardò intorno, niente era cambiato, sospirò ed entrò salutando le cameriere e i camerieri che stavano lavorando.
Era sdraiata sul letto e pensava a come procedere quando il cameriere di suo padre bussò e le chiese di seguirlo. Non aveva perso tempo suo padre, era tornata da sole due ore e già le voleva parlare. Per un attimo si chiese se davvero non ricordasse niente del loro ultimo incontro, era inutile stare a pensarci, lo avrebbe scoperto subito.
Bussò ed entrò. Come al solito suo padre era girato verso la grande finestra con le mani dietro la schiena.
Siediti. E lei prese posto.
Come sta tuo nonno?  Le chiese mentre prendeva posto sulla sua poltrona.
Sta molto meglio, padre, e ti manda i suoi saluti. Gli rispose educatamente.
Lord Semple la osservava attentamente e lei faticava a mantenere la calma. Non aveva portato la spada ma aveva il pugnale nascosto.
Si osservavano a vicenda. L’uomo guardava quella figlia di nessuno cercando di mantenersi calmo, e lei osservava suo padre che pareva stranamente lucido. Lei rimaneva in silenzio.
Sei stata assente a lungo, non hai niente da raccontare a tuo padre? Le chiese senza troppo trasporto.
Ho passato del tempo col nonno, si regge con un bastone e sembra più vecchio di quanto ricordassi. Siamo stati bene insieme e spero di tornarci presto, col tuo permesso. Aggiunse.
Katrin fremeva, cercava di scoprire se suo padre la stesse interrogando e, soprattutto se davvero non ricordasse niente del loro ultimo incontro.
Mi sembri diversa, Katrin. Le disse suo padre.
Sono più grande, padre, sono cresciuta. Gli rispose.
Hai compiuto quindici anni, è ora che tu comincia a comportarti da signorina. Presto inizieranno a chiedere la tua mano ed io voglio solo il meglio per te. Aggiunse senza toglierle gli occhi di dosso.
Non sono ancora pronta, padre. Gli rispose soltanto.
Lo sarai quando lo vorrò io. Aggiunse con tono sempre mieloso.
Katrin avrebbe voluto alzarsi e prenderlo a schiaffi. Intuiva dove voleva arrivare, ma lei non glielo avrebbe permesso. Mantenne a stento la calma soltanto al pensiero del piano di suo nonno.
Io non sono una tua proprietà, padre. Non sono una vacca in vendita e sono ancora troppo giovane. Dammi tempo e troveremo un accordo. Questo te lo concedo, so che vuoi solo il mio bene. Aggiunse sentendosi una bugiarda professionista.
Lord Semple sorrise compiaciuto. Aveva capito che se voleva ottenere qualcosa da quella figlia di nessuno servivano le buone maniere e lui gliele avrebbe concesse.
Adesso per lei sarebbe arrivato il momento della verità. Si alzò e prese due bicchieri che riempì di vino, come nel loro ultimo incontro. Brindiamo al nostro accordo. Gli disse senza staccargli gli occhi di dosso. Sentiva il pugnale batterle sulla coscia e lei era pronta ad estrarlo in caso di necessità.
Tuo nonno deve averti insegnato un po’ di creanza. Le rispose alzando il bicchiere.
Bevvero insieme. Ora vado, padre, devo cercarmi un nuovo maestro d’armi. Continuerò la mia educazione con Sara, per te e per il buon nome della nostra famiglia.
Uscì dalla porta e liberò un grosso sospiro. Ma non era certa che tutto fosse andato bene, lei conosceva troppo bene suo padre ed era stato troppo accomodante. Fiutava il pericolo, indubbiamente suo padre aveva dei piani, ma anche lei aveva i suoi.



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