KATRIN, la sua storia
parte ventinove
Il mese di
luglio iniziò con nuove tabelle di marcia, sia per l’allenamento che per le
lezioni con Sara.
Katrin si
sottoponeva a tutto con il massimo impegno, quella per il momento era la sua
vita e la sfruttava il più possibile, ben sapendo che le cose sarebbero
cambiate con l’arrivo di miss Susan o se suo padre l’avesse costretta ad
accettare un corteggiatore.
Robin non le
risparmiava niente, non la adulava ma la incitava, era davvero un ottimo
maestro e non si perdeva mai in niente che non fosse altro che l’allenamento.
Erano già
passate due settimane, duellare sotto il sole rendeva problematica perfino la
presa sull’elsa della spada. Quel pomeriggio Katrin si presentò per il consueto
addestramento ed ebbe una sorpresa: Lampo era stato sellato e Robin era già
pronto in sella al suo cavallo.
Dove andiamo? Chiese la ragazza. Mi segua. Le rispose soltanto il soldato.
Cavalcavano
al passo, senza nessuna fretta. Katrin lo seguiva chiedendosi dove l’avrebbe
condotta quando una freccia le passò così vicino al viso che la fece
sussultare. Lampo si impennò e lei cadde rovinosamente a terra.
Robin la
raggiunse ma non scese da cavallo. Quante
volte le ho detto che non bisogna mai abbassare la guardia? Si rialzi. Le
ordinò mentre lui riprendeva la strada.
Katrin si tolse
la polvere di dosso e calmò il cavallo. Raggiunse il suo maestro che già si era
allontanato. Era di spalle e lei, silenziosamente prese arco e freccia e
incoccò per far partire la freccia e spaventarlo ma quello non si fece
sorprendere. Si voltò di scatto e lanciò il suo pugnale che si conficcò ai
piedi di Lampo che ancora si spaventò e la disarcionò un’altra volta.
Katrin era
infuriata, anche se non sapeva bene con chi. Era dolorante, cadere due volte da
cavallo lasciava il segno e lei non era abituata. Si rialzò fulminando con lo
sguardo il suo aguzzino che rimaneva ben saldo in sella e la osservava
beffardo.
Senza
pensarci sguainò la spada e lo raggiunse cercando di disarcionarlo a sua volta,
ma lui se l’aspettava e con un piede l’allontanò facendola di nuovo ruzzolare a
terra.
La ragazza
ansimava e il suo viso arrossato esprimeva tutta la sua collera, la sua rabbia
per quello che aveva subìto. Robin non diceva niente e rimaneva ad osservarla
dall’alto del cavallo.
Non è altro che una ragazzina viziata.
Le disse. Tirò le
briglie e la lasciò a terra continuando per la sua strada.
Katrin
rimase esterrefatta a terra aspettando che il respiro le tornasse normale.
Avrebbe voluto uccidere quel ragazzo che la stava umiliando, per fortuna senza
nessuno che potesse vedere, di questo gli era riconoscente.
Si rialzò e
si tolse un po’ di polvere dagli indumenti, risalì in sella a Lampo e raggiunse
il soldato che continuava per la sua strada come se non fosse successo niente.
Cavalcava
tenendo aperti occhi e orecchie, non sapendo cosa aspettarsi ancora.
Raggiunsero uno spiazzo circondato da alcuni alberi. Era davvero un bel posto,
non lo aveva mai visto e si distrasse soltanto il tempo per ammirare tanta
bellezza, e le fu fatale.
Da dietro
gli alberi sbucarono quattro uomini incappucciati che iniziarono a lottare
contro Robin e Katrin. Di nuovo lei era a terra, non si aspettava un assalto di
quel genere, ma la sua incertezza durò poco. Si rialzò mentre due di loro la
circondavano con la spada in pugno. Iniziarono a combattere, lei non aveva mai
avuto due avversari in una volta e si trovava in difficoltà. Robin si era già
liberato di uno di loro e mentre lei si affaticava per parare i colpi dei due
uomini il suo maestro aveva già messo fuori combattimento entrambi gli
aggressori. Ansimava e si appoggiò al tronco di un albero ad osservare come se
la stava cavando la ragazza. Gli occhi del soldato brillavano di soddisfazione
ma non glielo avrebbe mai detto, si stava difendendo bene, nonostante dovesse
avere vari dolori al fondo schiena. Rimase ad osservarla ancora per qualche
attimo, lei non gli chiedeva di intervenire in suo aiuto, sapeva che avrebbe
preferito morire piuttosto. Si decise, lanciò un fischio e quelli si
allontanarono senza dire una sola parola.
Katrin
faticava a respirare, la fatica la stava sopraffacendo ma osservando la faccia
del soldato che sorrideva beffardamente sentì ritornare le forze e si scagliò
contro di lui. Iniziarono a incrociare le lame, lei era furibonda e se ci fosse
riuscita l’avrebbe trafitto senza rimorsi. Robin la lasciò sfogare e la tenne a
bada senza troppo sforzo.
Nella lotta
impari lui la costrinse con la schiena contro un albero e le bloccò le mani,
disarmandola. Avevano il viso vicino, soltanto il naso teneva le distanze fra
loro.
Oggi ha avuto una piccola
dimostrazione di come è facile perdere la vita se non si è sempre all’erta.
Ricordi, miss Katrin che mai nessun nemico l’avviserà dell’attacco che le vuole
sferrare. Se vuole diventare davvero brava deve pensare come un soldato, e un
soldato sa che ogni istante può essere quello che gli porta via la vita. Vuole
imparare, o vuole solo passare il tempo? Le chiese senza allontanarsi di un millimetro.
Katrin
osservava il viso del ragazzo, gli occhi erano chiari e sembravano freddi come
il ghiaccio, sentiva il suo corpo muscoloso che la imprigionava contro il
tronco e lo sguardo che non lasciava i suoi occhi, no, non si distraeva nemmeno
per un solo attimo.
Voglio riuscire a batterti e farti
mangiare la polvere, te l’ho già detto. Gli soffiò sul viso.
Questo volevo sentirmi dire, miss
Katrin. Le rispose
lasciandola libera dalla sua morsa. A
proposito, miss Katrin, niente male oggi, proprio niente male. Le disse col
suo più beffardo sorriso.
Non l’aiutò,
non l’aspettò, salì sul suo cavallo e riprese la via del ritorno.
Lei si
riprese dalla sorpresa e salì con un balzo in sella a Lampo, facendo una
smorfia di dolore.
Lo raggiunse
e quello le disse: tranquilla non ci sono
altre sorprese. Ma lei non abbassò la guardia.
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