lunedì 25 novembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte quarantatre






Il temporale non accennava a diminuire. La grandine aveva distrutto tutto quello che era rimasto nei campi. Katrin stava andando negli alloggi di suo padre e osservava dalle finestre la natura che pareva volesse punire l’umanità.
Il cameriere di suo padre era, come al solito silenzioso mentre la precedeva. Per quell’occasione lei aveva scelto uno dei pochi vestiti che possedeva, sobrio ma elegante e un giro collo d’oro semplice che era stato di sua madre. Rosie, con molta difficoltà le aveva acconciato i capelli. Raddrizzò la schiena ed entrò nel salotto di suo padre. La tavola era preparata ed erano tutti già presenti.
Buonasera signori, buonasera padre. Disse facendo un lieve inchino e aspettando di prendere posto a tavola.
Una cameriera entrò spingendo un carrello colmo di vivande ed uscì.
Nessuno si muoveva. Katrin prese il suo piatto e lo riempì. Nessuno ha fame stasera? Disse mentre si sedeva a tavola.
Impertinente e screanzata! Le disse Susan. Katrin non si scompose e cominciò a mangiare.
Finalmente suo padre si decise e si servirono prima di accomodarsi a tavola. Susan indossava uno dei suoi vecchi abiti e aveva gli occhi che mandavano scintille osservando quello di Katrin e, soprattutto la sua sfavillante e giovane bellezza.
Cristofer aveva un’erezione che tentava di nascondere alla vista di quelle spalle nude e di quell’accenno di seno scoperto.
Lord Semple si versò un altro bicchiere.
Avete tutti fatto voto del silenzio? Disse Katrin.
Impertinente e screanzata! Disse di nuovo la donna.
Si sta ripetendo, miss Susan. Non dimentichi che sono in casa mia. Ribadì senza scomporsi. A cosa devo questo invito? Aggiunse.
Nessuno parlava, mangiavano in silenzio. Lord Semple avrebbe dovuto prendere la parola ma dopo la sfuriata che aveva avuto con sua figlia aveva il timore che quella figlia di nessuno lo mettesse in imbarazzo.
Sir Cristofer, ho saputo che ha chiesto il permesso di corteggiarmi. Che ci trova in me di tanto romantico? Gli chiese mentre si riempiva maleducatamente la bocca di cibo. Miss Susan fece una smorfia di disgusto che Katrin contraccambiò con un sorriso.
Katrin! Tuonò suo padre rosso di rabbia. Non sta a te decidere chi può o non può corteggiarti. Sono io tuo padre! Quasi ruggì.
Noi abbiamo un patto, padre. Ho voce in capitolo su chi dovrà diventare mio marito, e non dubito che anche mio nonno vorrà essere messo al corrente. Rispose serafica.
Lord Semple cercò di trattenere la rabbia. Quella ragazza lo stava apertamente sfidando ma lui non poteva permetterle di rivelare la verità, soprattutto ai suoi ospiti, non ancora, almeno.
Ritrovò una parvenza di calma. Essere corteggiata serve per conoscersi meglio. Le disse.
Hai ragione, padre, ma si dà il caso che io non voglia conoscere meglio sir Cristofer. Gli rispose.
Susan era paonazza. Come si permetteva quella smorfiosa di rifiutare suo figlio? Di mandare a monte i suoi piani? Cercò di trattenersi per non rovinare i suoi fini. Sono giovani, mio caro. Disse a lord Semple accarezzandogli il braccio. Avranno molto tempo per conoscersi. Aggiunse.
Molto tempo? Sbottò Katrin alzando un sopracciglio. Avete intenzione di fermarvi così a lungo? Padre, cos’è questa novità? Tu ne sai niente? Gli chiese sempre col sorriso sulle labbra.
Lord Semple si schiarì la gola. Susan e Cristofer possono rimanere quanto vogliono, la mia vecchia amica ha bisogno di me ed io non l’abbandonerò. Le rispose.
Sei troppo generoso, padre. Devo aver preso da te. Aggiunse.
Il discorso viaggiava sul filo del rasoio fra padre e figlia, sarebbe bastato poco per far esplodere tutta la rabbia che entrambi covavano l’un l’altra.
Katrin si alzò e preparò il dessert per tutti e lo servì personalmente.
Ora che ci siamo chiariti posso andare, padre? Gli chiese educatamente. E lui assentì.
Buona continuazione miss Susan, sir Cristofer, padre. Salutò ognuno con un sorriso e uscì.
Fece un gran sospiro di sollievo. Stavolta era riuscita a tenere la situazione sotto controllo ma sapeva bene che non sarebbe durata ancora a lungo, quella donna aveva scritto in faccia quello che voleva e lo avrebbe ottenuto, quello che non avrebbe avuto era la sua sottomissione. Ah Katrin, che dio te la mandi buona. Pensò mentre entrava nella sua stanza.
Nel camino c’era un piccolo ceppo acceso, il temporale aveva rinfrescato e Rosie si era premurata di accenderlo. Nella fioca luce che emanava la fiamma si spogliò e raggiunse il letto.
Fuori, finalmente il temporale era scemato, una stagione stava terminando e lei sapeva che era così anche per quanto la riguardava.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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