KATRIN, LA SUA STORIA
parte quarantatre
Il temporale
non accennava a diminuire. La grandine aveva distrutto tutto quello che era
rimasto nei campi. Katrin stava andando negli alloggi di suo padre e osservava
dalle finestre la natura che pareva volesse punire l’umanità.
Il cameriere
di suo padre era, come al solito silenzioso mentre la precedeva. Per
quell’occasione lei aveva scelto uno dei pochi vestiti che possedeva, sobrio ma
elegante e un giro collo d’oro semplice che era stato di sua madre. Rosie, con
molta difficoltà le aveva acconciato i capelli. Raddrizzò la schiena ed entrò
nel salotto di suo padre. La tavola era preparata ed erano tutti già presenti.
Buonasera signori, buonasera padre. Disse facendo un lieve inchino e
aspettando di prendere posto a tavola.
Una cameriera
entrò spingendo un carrello colmo di vivande ed uscì.
Nessuno si
muoveva. Katrin prese il suo piatto e lo riempì. Nessuno ha fame stasera? Disse mentre si sedeva a tavola.
Impertinente e screanzata! Le disse Susan. Katrin non si
scompose e cominciò a mangiare.
Finalmente
suo padre si decise e si servirono prima di accomodarsi a tavola. Susan
indossava uno dei suoi vecchi abiti e aveva gli occhi che mandavano scintille
osservando quello di Katrin e, soprattutto la sua sfavillante e giovane
bellezza.
Cristofer
aveva un’erezione che tentava di nascondere alla vista di quelle spalle nude e
di quell’accenno di seno scoperto.
Lord Semple
si versò un altro bicchiere.
Avete tutti fatto voto del silenzio? Disse Katrin.
Impertinente e screanzata! Disse di nuovo la donna.
Si sta ripetendo, miss Susan. Non
dimentichi che sono in casa mia. Ribadì senza scomporsi. A
cosa devo questo invito? Aggiunse.
Nessuno
parlava, mangiavano in silenzio. Lord Semple avrebbe dovuto prendere la parola
ma dopo la sfuriata che aveva avuto con sua figlia aveva il timore che quella
figlia di nessuno lo mettesse in imbarazzo.
Sir Cristofer, ho saputo che ha
chiesto il permesso di corteggiarmi. Che ci trova in me di tanto romantico? Gli chiese mentre si riempiva
maleducatamente la bocca di cibo. Miss Susan fece una smorfia di disgusto che
Katrin contraccambiò con un sorriso.
Katrin! Tuonò suo padre rosso di rabbia. Non sta a te decidere chi può o non può
corteggiarti. Sono io tuo padre! Quasi ruggì.
Noi abbiamo un patto, padre. Ho voce
in capitolo su chi dovrà diventare mio marito, e non dubito che anche mio nonno
vorrà essere messo al corrente. Rispose serafica.
Lord Semple
cercò di trattenere la rabbia. Quella ragazza lo stava apertamente sfidando ma
lui non poteva permetterle di rivelare la verità, soprattutto ai suoi ospiti,
non ancora, almeno.
Ritrovò una
parvenza di calma. Essere corteggiata
serve per conoscersi meglio. Le disse.
Hai ragione, padre, ma si dà il caso
che io non voglia conoscere meglio sir Cristofer. Gli rispose.
Susan era
paonazza. Come si permetteva quella smorfiosa di rifiutare suo figlio? Di
mandare a monte i suoi piani? Cercò di trattenersi per non rovinare i suoi
fini. Sono giovani, mio caro. Disse a
lord Semple accarezzandogli il braccio. Avranno
molto tempo per conoscersi. Aggiunse.
Molto tempo? Sbottò Katrin alzando un
sopracciglio. Avete intenzione di
fermarvi così a lungo? Padre, cos’è questa novità? Tu ne sai niente? Gli
chiese sempre col sorriso sulle labbra.
Lord Semple
si schiarì la gola. Susan e Cristofer
possono rimanere quanto vogliono, la mia vecchia amica ha bisogno di me ed io
non l’abbandonerò. Le rispose.
Sei troppo generoso, padre. Devo aver
preso da te. Aggiunse.
Il discorso
viaggiava sul filo del rasoio fra padre e figlia, sarebbe bastato poco per far
esplodere tutta la rabbia che entrambi covavano l’un l’altra.
Katrin si
alzò e preparò il dessert per tutti e lo servì personalmente.
Ora che ci siamo chiariti posso
andare, padre? Gli
chiese educatamente. E lui assentì.
Buona continuazione miss Susan, sir
Cristofer, padre. Salutò
ognuno con un sorriso e uscì.
Fece un gran
sospiro di sollievo. Stavolta era riuscita a tenere la situazione sotto
controllo ma sapeva bene che non sarebbe durata ancora a lungo, quella donna
aveva scritto in faccia quello che voleva e lo avrebbe ottenuto, quello che non
avrebbe avuto era la sua sottomissione. Ah
Katrin, che dio te la mandi buona. Pensò mentre entrava nella sua stanza.
Nel camino
c’era un piccolo ceppo acceso, il temporale aveva rinfrescato e Rosie si era
premurata di accenderlo. Nella fioca luce che emanava la fiamma si spogliò e
raggiunse il letto.
Fuori,
finalmente il temporale era scemato, una stagione stava terminando e lei sapeva
che era così anche per quanto la riguardava.
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