KATRIN, LA SUA STORIA
parte quarantadue
Susan e
Cristofer erano partiti da un giorno quando suo padre la mandò a chiamare.
Entrò nel
suo studio e, come al solito l’uomo era girato di spalle ad osservare fuori
dalla finestra. Siediti, Katrin. Lei
obbedì e si accomodò in attesa.
Lord Semple
prese posto sulla sua poltrona. Rimase assorto ad osservarla per lungo tempo,
come se quello che vedeva gli sembrasse diverso dal solito. Katrin rimase
immobile e in silenzio, aspettava paziente.
L’uomo non
si perse in preamboli. Ho ricevuto la
prima richiesta per corteggiarti. Esordì.
Katrin
spalancò gli occhi.
Sir Cristofer Goltreet mi ha chiesto
il permesso di corteggiarti.
Katrin non
riuscì a trattenere una sonora risata. Lo sguardo di suo padre si fece truce e
battè i pugni sul tavolo. Ed io ho
acconsentito! Aggiunse.
Katrin tornò
seria e si alzò dalla sedia. Come aveva fatto in precedenza appoggiò le mani
sulla scrivania e si sporse verso suo padre. Era talmente vicina che vedeva le
vene rosse tessere la ragnatela delle troppe bevute.
Questo non succederà mai. Gli rispose con tutta calma. Tu sposa pure quella squallida donna in
cerca della tua ricchezza, fai quello che vuoi della tua vita, dei tuoi
possedimenti, di tutto quello che hai, ma non azzardarti a fare niente che mi
riguardi o dirò a tutti la verità sulla mia nascita. Gli disse tutto d’un
fiato. Osservava il viso di suo padre perdere il colore, il sospetto ora era
una realtà, sua figlia sapeva e se suo nonno ne fosse venuto a conoscenza, per
lui sarebbero cambiate molte cose.
Katrin andò
al tavolo dei liquori e preparò due bicchieri. Io continuerò ad essere tua figlia e tu sarai libero di fare ciò che
vuoi, ma lasciami fuori dalle tue tresche. Posò i bicchieri sul tavolo. Questo è il nostro accordo, padre.
Lord Semple
si riebbe, prese il bicchiere e lo scaraventò contro il camino. Maledetta figlia di nessuno, non sai con chi
hai a che fare, te ne farò pentire. Le urlò.
Nemmeno tu, padre, sai con chi hai a
che fare, sono la nipote di lord Sheppard fino a che tu ti comporterai bene, o
la figlia di nessuno, per me non fa differenza, ma per te? Prese il suo bicchiere che non aveva
ancora toccato e lo offrì beffardamente a suo padre. Bevi che ti accorci la vita. E uscì.
Si sentiva
sollevata, finalmente aveva messo in chiaro la situazione con quello che
chiamava padre. Sapeva molto bene che era morbosamente attaccato alle ricchezze
che suo nonno gli aveva concesso. Per il momento aveva segnato un punto a suo
favore, ma non poteva stare troppo tranquilla.
Entrò nella
sua stanza, Rosie le aveva preparato gli indumenti per l’allenamento. Ci mise
poco a raggiungere Robin.
Qualcosa non va? Le chiese il soldato osservando lo
sguardo corrucciato della ragazza. Al
contrario, va tutto molto bene. E cominciarono ad allenarsi.
Susan e
Cristofer tornarono dopo due giorni. Katrin era alla finestra e li osservava
scaricare alcuni scatoloni dalla carrozza. Era evidente il sollievo che
sprigionavano i loro volti, dovevano aver ricevuto buone notizie.
Cristofer
alzò lo sguardo e la vide. Le mandò un saluto e lei non fece una mossa. Quella
sera doveva cenare con loro e non vedeva l’ora di vedere come sarebbe andata.
Il cielo si
oscurò. Il temporale si stava avvicinando, lampi e tuoni già si vedevano e si
sentivano nonostante fossero ancora molto distanti. Era il primo temporale di
agosto, quello che di solito allevia afa e calore ma che porta anche
distruzione. I lavori nei campi non erano ancora terminati e se fosse
grandinato avrebbero perso altro raccolto, dopo quello andato distrutto con gli
incendi.
Il cortile
si svuotò e tutti corsero nei loro alloggi.
Katrin era
davanti allo specchio che si preparava per la cena. Rosie chiuse le finestre ma
il vento si sentiva lo stesso ululare come un lupo ferito.
Le prime
grosse gocce batterono come colpi di tamburi e poi la grandine prese forza. Gli
alberi si piegavano al vento quasi a toccare terra. Nelle stalle gli animali
erano irrequieti e agitati, sembrava stesse arrivando il finimondo.
Qualcuno
bussò e Rosie andò ad aprire. Cristofer chiese di entrare. Aveva il suo falso
sorriso stampato in faccia e teneva in mano un pacchetto infiocchettato. Buon pomeriggio, miss Katrin. Le ho portato
questo dono dalla città, spero che sia di suo gradimento. Le disse posando
il pacchetto sul tavolino.
Katrin non
si rendeva conto in quel momento di quanto fosse bella, aveva i capelli
acconciati e una semplice sottoveste scollata che metteva in risalto il suo
corpo perfetto. Gli occhi del giovane si beavano di tanto splendore assaporando
il piacere che ne avrebbe tratto una volta che fosse stata sua moglie.
La ringrazio del pensiero, sir
Cristofer, ma non accetto doni dagli sconosciuti, soprattutto da lei. Riprenda
il suo regalo ed esca immediatamente dalla mia stanza. Gli disse estraendo il pugnale che
aveva posato lì vicino.
Cristofer
divenne paonazzo. Possibile che lord Semple non le avesse ancora detto della
sua richiesta? E come si permetteva quella insignificante ragazzina di
comportarsi così con lui?
Ci vediamo stasera a cena, sir
Cristofer. Lo
congedò. Lui era immobile e non accennava ad uscire. Katrin si alzò e gli puntò
il pugnale alla gola. Vuole un calcio che
l’aiuti a trovare la porta? Gli sussurrò dolcemente.
Finalmente
lui si riprese. Me la pagherai, puttana. E
uscì.
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