venerdì 22 novembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte quarantadue






Susan e Cristofer erano partiti da un giorno quando suo padre la mandò a chiamare.
Entrò nel suo studio e, come al solito l’uomo era girato di spalle ad osservare fuori dalla finestra. Siediti, Katrin. Lei obbedì e si accomodò in attesa.
Lord Semple prese posto sulla sua poltrona. Rimase assorto ad osservarla per lungo tempo, come se quello che vedeva gli sembrasse diverso dal solito. Katrin rimase immobile e in silenzio, aspettava paziente.
L’uomo non si perse in preamboli. Ho ricevuto la prima richiesta per corteggiarti. Esordì.
Katrin spalancò gli occhi.
Sir Cristofer Goltreet mi ha chiesto il permesso di corteggiarti.
Katrin non riuscì a trattenere una sonora risata. Lo sguardo di suo padre si fece truce e battè i pugni sul tavolo. Ed io ho acconsentito! Aggiunse.
Katrin tornò seria e si alzò dalla sedia. Come aveva fatto in precedenza appoggiò le mani sulla scrivania e si sporse verso suo padre. Era talmente vicina che vedeva le vene rosse tessere la ragnatela delle troppe bevute.
Questo non succederà mai. Gli rispose con tutta calma. Tu sposa pure quella squallida donna in cerca della tua ricchezza, fai quello che vuoi della tua vita, dei tuoi possedimenti, di tutto quello che hai, ma non azzardarti a fare niente che mi riguardi o dirò a tutti la verità sulla mia nascita. Gli disse tutto d’un fiato. Osservava il viso di suo padre perdere il colore, il sospetto ora era una realtà, sua figlia sapeva e se suo nonno ne fosse venuto a conoscenza, per lui sarebbero cambiate molte cose.
Katrin andò al tavolo dei liquori e preparò due bicchieri. Io continuerò ad essere tua figlia e tu sarai libero di fare ciò che vuoi, ma lasciami fuori dalle tue tresche. Posò i bicchieri sul tavolo. Questo è il nostro accordo, padre.
Lord Semple si riebbe, prese il bicchiere e lo scaraventò contro il camino. Maledetta figlia di nessuno, non sai con chi hai a che fare, te ne farò pentire. Le urlò.
Nemmeno tu, padre, sai con chi hai a che fare, sono la nipote di lord Sheppard fino a che tu ti comporterai bene, o la figlia di nessuno, per me non fa differenza, ma per te? Prese il suo bicchiere che non aveva ancora toccato e lo offrì beffardamente a suo padre. Bevi che ti accorci la vita. E uscì.
Si sentiva sollevata, finalmente aveva messo in chiaro la situazione con quello che chiamava padre. Sapeva molto bene che era morbosamente attaccato alle ricchezze che suo nonno gli aveva concesso. Per il momento aveva segnato un punto a suo favore, ma non poteva stare troppo tranquilla.
Entrò nella sua stanza, Rosie le aveva preparato gli indumenti per l’allenamento. Ci mise poco a raggiungere Robin.
Qualcosa non va? Le chiese il soldato osservando lo sguardo corrucciato della ragazza. Al contrario, va tutto molto bene. E cominciarono ad allenarsi.
Susan e Cristofer tornarono dopo due giorni. Katrin era alla finestra e li osservava scaricare alcuni scatoloni dalla carrozza. Era evidente il sollievo che sprigionavano i loro volti, dovevano aver ricevuto buone notizie.
Cristofer alzò lo sguardo e la vide. Le mandò un saluto e lei non fece una mossa. Quella sera doveva cenare con loro e non vedeva l’ora di vedere come sarebbe andata.
Il cielo si oscurò. Il temporale si stava avvicinando, lampi e tuoni già si vedevano e si sentivano nonostante fossero ancora molto distanti. Era il primo temporale di agosto, quello che di solito allevia afa e calore ma che porta anche distruzione. I lavori nei campi non erano ancora terminati e se fosse grandinato avrebbero perso altro raccolto, dopo quello andato distrutto con gli incendi.
Il cortile si svuotò e tutti corsero nei loro alloggi.
Katrin era davanti allo specchio che si preparava per la cena. Rosie chiuse le finestre ma il vento si sentiva lo stesso ululare come un lupo ferito.
Le prime grosse gocce batterono come colpi di tamburi e poi la grandine prese forza. Gli alberi si piegavano al vento quasi a toccare terra. Nelle stalle gli animali erano irrequieti e agitati, sembrava stesse arrivando il finimondo.
Qualcuno bussò e Rosie andò ad aprire. Cristofer chiese di entrare. Aveva il suo falso sorriso stampato in faccia e teneva in mano un pacchetto infiocchettato. Buon pomeriggio, miss Katrin. Le ho portato questo dono dalla città, spero che sia di suo gradimento. Le disse posando il pacchetto sul tavolino.
Katrin non si rendeva conto in quel momento di quanto fosse bella, aveva i capelli acconciati e una semplice sottoveste scollata che metteva in risalto il suo corpo perfetto. Gli occhi del giovane si beavano di tanto splendore assaporando il piacere che ne avrebbe tratto una volta che fosse stata sua moglie.
La ringrazio del pensiero, sir Cristofer, ma non accetto doni dagli sconosciuti, soprattutto da lei. Riprenda il suo regalo ed esca immediatamente dalla mia stanza. Gli disse estraendo il pugnale che aveva posato lì vicino.
Cristofer divenne paonazzo. Possibile che lord Semple non le avesse ancora detto della sua richiesta? E come si permetteva quella insignificante ragazzina di comportarsi così con lui?
Ci vediamo stasera a cena, sir Cristofer. Lo congedò. Lui era immobile e non accennava ad uscire. Katrin si alzò e gli puntò il pugnale alla gola. Vuole un calcio che l’aiuti a trovare la porta? Gli sussurrò dolcemente.
Finalmente lui si riprese. Me la pagherai, puttana. E uscì.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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