KATRIN, la sua storia
parte trentasette
Per un
attimo la ragazza rimase zitta. Non si era resa conto di quanto aveva appena
detto. Stava entrando troppo in confidenza con Robin e se da un lato la cosa
non le dispiaceva dall’altro aveva il timore di non riuscire a nascondergli
niente.
Non posso parlarne qui. Non avrei
dovuto farmi sfuggire quell’affermazione. Gli disse a voce molto bassa.
Non si preoccupi, miss Katrin,
troveremo il momento giusto per parlarne. Le rispose rassicurandola.
Vado a controllare Lampo e corro a
farmi un bagno. Ci vediamo domani. Gli disse prima di allontanarsi.
Raggiunse
poi la sua camera e Sara era intenta a sistemare alcuni indumenti. La vasca era
pronta e lei si spogliò in fretta e si immerse con un sospiro di piacere.
Com’è andata oggi, miss Katrin? Le chiese la cameriera come faceva
ogni giorno al suo rientro. Ho avuto uno
scontro con Cristofer, credo di averlo umiliato troppo, ma non me ne pento. Le
rispose serafica.
Cenarono
insieme e la notte passò tranquilla.
Il mattino
si presentò col sole già bollente. Katrin si svegliò stupita che Sara non fosse
ancora arrivata. Si alzò e si preparò per la lezione.
Si stava
sistemando i capelli quando sentì bussare e Sara entrò con la colazione.
Sei in ritardo, Sara, sono pronta ora
possiamo mangiare insieme. Le parole le morirono sulle labbra quando si avvide dell’espressione sul
viso della sua cameriera.
Cosa ti succede, Sara? Le chiese avvicinandosi. La cameriera
pose il vassoio sul tavolo e si asciugò le lacrime. Suo padre mi ha convocata questa mattina presto e mi ha detto che entro
un paio di settimane devo andarmene. Non sono riuscita a dire niente, non me
l’aspettavo. Informò Katrin con la voce rotta dal pianto.
Katrin cercò
di mantenere la calma, era stata preparata a questo evento ma l’addolorava
davvero molto. Dispiace molto anche a me,
Sara. Guarda il lato positivo, potrai andare alla fattoria di Alfred e vivere
là con i suoi genitori e con lui. La consolò anche se pure lei aveva il
cuore a pezzi.
Sara si
stava asciugando gli occhi quando sentirono bussare. Vado io, tu riprenditi. Le disse Katrin andando alla porta. Non
chiese nemmeno chi fosse, l’aprì e trattenne un grido. Miriam era ridotta
proprio male e lei la fece entrare.
La donna
aveva il capo e il viso coperto da una leggera sciarpa ma i segni evidenti di
quello che aveva subìto erano inequivocabili. Aveva la testa completamente
rasata, un occhio tumefatto e una mandibola spezzata in più punti che non le
permetteva di parlare.
Chi ti ha ridotta così? Le chiese Katrin con la collera che
le montava dentro. L’altra non riusciva a parlare. Il suo viso era inondato di
lacrime e Sara si avvicinò per tamponare le ferite.
E’ stato mio padre? Ma quella fece cenno di no con la
testa. E’ stato qualcuno dei soldati o
dei servi? Ancora no. E’ stato
Cristofer? Bastò il terrore che esprimevano i suoi occhi per capire che era
stato proprio lui.
Maledetto bastardo! Katrin era furiosa. Non la passerà liscia, stavolta ha superato
il limite. La ragazza avrebbe voluto prendere la sua spada e affrontarlo
subito, ma le lezioni con il maestro di battaglia le avevano insegnato
qualcosa, l’autocontrollo faceva parte di questi insegnamenti, così come la
tattica e la vendetta.
In un attimo
prese la sua decisione. Sara, prepara le
tue cose, stanotte partirai e porterai con te anche Miriam. Lei non ha colpe.
Provvederò a farvi trovare un carro lontano dalle mura e due guardie che vi
scortino, non parlate con nessuno. Miriam rimarrà qui nella mia stanza fino a
quando partirete. Aveva pianificato in un attimo quello che voleva fosse
fatto.
Miriam le si
avvicinò cercando di ringraziarla ma non riusciva a parlare, il dolore alla
mascella era talmente forte che superava tutti gli altri. Aspettò che Sara
lasciasse la stanza ed estrasse da sotto la veste la cartella che aveva
custodito per il suo padrone e gliela consegnò. Grazie Miriam. Ora stenditi sul letto mentre io provvedo al resto, non
aprire a nessuno. E uscì più infuriata che mai.
Raggiunse
gli alloggi delle guardie e chiese di Robin. Il soldato si stava allenando con
i suoi compagni e la raggiunse poco dopo.
Katrin lo
mise al corrente di tutto, ci avrebbe pensato lui al carro e alla scorta.
Cosa ne facciamo della cartella con i
documenti? Gli
chiese Katrin. Quei documenti non hanno
più nessun valore, li rimetterò al loro posto. Glielo avevo detto, miss Katrin
che quel giovane uomo è pericoloso, io so riconoscere gli infami. Lo avrà
capito da sola che colpendo Miriam era su di lei che si sfogava, si aspetti che
prima o poi tocchi anche a lei. Non abbassi mai la guardia. Ora devo darmi da
fare. Prese la cartella e corse via. Si voltò un solo attimo sono fiero di lei, miss Katrin. Le disse
per la seconda volta.
Aveva
trattenuto a stento la voglia di correre nella camera di Cristofer e pugnalarlo
dritto al cuore, anche lei si meravigliò di non aver seguito il suo primo
istinto. Quello che era importante al momento era la salvezza della donna e la
partenza con Sara. Per tutto il resto c’era tempo, e la sua mente già pianificava
vendetta.
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