venerdì 15 novembre 2019

KATRIN, la sua storia


KATRIN, la sua storia

parte trentasette






Per un attimo la ragazza rimase zitta. Non si era resa conto di quanto aveva appena detto. Stava entrando troppo in confidenza con Robin e se da un lato la cosa non le dispiaceva dall’altro aveva il timore di non riuscire a nascondergli niente.
Non posso parlarne qui. Non avrei dovuto farmi sfuggire quell’affermazione. Gli disse a voce molto bassa.
Non si preoccupi, miss Katrin, troveremo il momento giusto per parlarne. Le rispose rassicurandola.
Vado a controllare Lampo e corro a farmi un bagno. Ci vediamo domani. Gli disse prima di allontanarsi.
Raggiunse poi la sua camera e Sara era intenta a sistemare alcuni indumenti. La vasca era pronta e lei si spogliò in fretta e si immerse con un sospiro di piacere.
Com’è andata oggi, miss Katrin? Le chiese la cameriera come faceva ogni giorno al suo rientro. Ho avuto uno scontro con Cristofer, credo di averlo umiliato troppo, ma non me ne pento. Le rispose serafica.
Cenarono insieme e la notte passò tranquilla.
Il mattino si presentò col sole già bollente. Katrin si svegliò stupita che Sara non fosse ancora arrivata. Si alzò e si preparò per la lezione.
Si stava sistemando i capelli quando sentì bussare e Sara entrò con la colazione.
Sei in ritardo, Sara, sono pronta ora possiamo mangiare insieme. Le parole le morirono sulle labbra quando si avvide dell’espressione sul viso della sua cameriera.
Cosa ti succede, Sara? Le chiese avvicinandosi. La cameriera pose il vassoio sul tavolo e si asciugò le lacrime. Suo padre mi ha convocata questa mattina presto e mi ha detto che entro un paio di settimane devo andarmene. Non sono riuscita a dire niente, non me l’aspettavo. Informò Katrin con la voce rotta dal pianto.
Katrin cercò di mantenere la calma, era stata preparata a questo evento ma l’addolorava davvero molto. Dispiace molto anche a me, Sara. Guarda il lato positivo, potrai andare alla fattoria di Alfred e vivere là con i suoi genitori e con lui. La consolò anche se pure lei aveva il cuore a pezzi.
Sara si stava asciugando gli occhi quando sentirono bussare. Vado io, tu riprenditi. Le disse Katrin andando alla porta. Non chiese nemmeno chi fosse, l’aprì e trattenne un grido. Miriam era ridotta proprio male e lei la fece entrare.
La donna aveva il capo e il viso coperto da una leggera sciarpa ma i segni evidenti di quello che aveva subìto erano inequivocabili. Aveva la testa completamente rasata, un occhio tumefatto e una mandibola spezzata in più punti che non le permetteva di parlare.
Chi ti ha ridotta così? Le chiese Katrin con la collera che le montava dentro. L’altra non riusciva a parlare. Il suo viso era inondato di lacrime e Sara si avvicinò per tamponare le ferite.
E’ stato mio padre? Ma quella fece cenno di no con la testa. E’ stato qualcuno dei soldati o dei servi? Ancora no. E’ stato Cristofer? Bastò il terrore che esprimevano i suoi occhi per capire che era stato proprio lui.
Maledetto bastardo! Katrin era furiosa. Non la passerà liscia, stavolta ha superato il limite. La ragazza avrebbe voluto prendere la sua spada e affrontarlo subito, ma le lezioni con il maestro di battaglia le avevano insegnato qualcosa, l’autocontrollo faceva parte di questi insegnamenti, così come la tattica e la vendetta.
In un attimo prese la sua decisione. Sara, prepara le tue cose, stanotte partirai e porterai con te anche Miriam. Lei non ha colpe. Provvederò a farvi trovare un carro lontano dalle mura e due guardie che vi scortino, non parlate con nessuno. Miriam rimarrà qui nella mia stanza fino a quando partirete. Aveva pianificato in un attimo quello che voleva fosse fatto.
Miriam le si avvicinò cercando di ringraziarla ma non riusciva a parlare, il dolore alla mascella era talmente forte che superava tutti gli altri. Aspettò che Sara lasciasse la stanza ed estrasse da sotto la veste la cartella che aveva custodito per il suo padrone e gliela consegnò. Grazie Miriam. Ora stenditi sul letto mentre io provvedo al resto, non aprire a nessuno. E uscì più infuriata che mai.
Raggiunse gli alloggi delle guardie e chiese di Robin. Il soldato si stava allenando con i suoi compagni e la raggiunse poco dopo.
Katrin lo mise al corrente di tutto, ci avrebbe pensato lui al carro e alla scorta.
Cosa ne facciamo della cartella con i documenti? Gli chiese Katrin. Quei documenti non hanno più nessun valore, li rimetterò al loro posto. Glielo avevo detto, miss Katrin che quel giovane uomo è pericoloso, io so riconoscere gli infami. Lo avrà capito da sola che colpendo Miriam era su di lei che si sfogava, si aspetti che prima o poi tocchi anche a lei. Non abbassi mai la guardia. Ora devo darmi da fare. Prese la cartella e corse via. Si voltò un solo attimo sono fiero di lei, miss Katrin. Le disse per la seconda volta.
Aveva trattenuto a stento la voglia di correre nella camera di Cristofer e pugnalarlo dritto al cuore, anche lei si meravigliò di non aver seguito il suo primo istinto. Quello che era importante al momento era la salvezza della donna e la partenza con Sara. Per tutto il resto c’era tempo, e la sua mente già pianificava vendetta.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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