lunedì 11 novembre 2019

KATRIN, la sua storia


KATRIN, la sua storia

parte trentatre






Robin e Katrin cavalcavano senza fretta e senza meta. Il soldato si era accorto del turbamento della sua allieva. Lasciò che il silenzio le desse un po’ di sollievo, che i suoi pensieri trovassero la giusta strada.
Fermiamoci qui. Ordinò il soldato.
Erano al riparo fra un boschetto fitto di alberi e rovi, dove neanche il sole riusciva a penetrare da quelle cime frondose.
Si sedettero uno di fronte all’altra con la schiena appoggiata al tronco di un albero.
Qualcosa la preoccupa, miss Katrin? Le chiese alla vista del suo viso serio e corrucciato.
Credo che da oggi qualcosa di molto importante stia cambiando. Se, come credo, mio padre accoglierà la sua ex fidanzata e suo figlio ho paura che molte cose non saranno più le stesse. Gli rispose tranquilla. Se scoprirà che Cristofer è sangue del suo sangue tremo per la mia vita. Ecco, lo aveva detto a voce alta.
Il soldato sapeva bene quello che intendeva, per questo era stato necessario sostituire quelle pagine dell’accordo, e quando lord Semple lo avesse scoperto ci sarebbe stato un bel caos.
Miss Katrin, non deve temere niente, ci sono io e molti altri che vegliano su di lei e siamo pronti ad intervenire in ogni evenienza. Inoltre, mi duole ammetterlo, ma lei si sa difendere molto bene! Aggiunse con un sorriso per stemperare il momento.
Katrin non sorrise. Alzò lo sguardo su quello del suo maestro e cercò di leggergli i pensieri, aveva qualcosa che la rodeva dentro e solo suo nonno ne era a conoscenza. Valutò gli occhi di Robin e decise di fidarsi. Non temo per me, sir Robin, ma per la vita dei miei cari. Gli disse in un soffio.
Cosa intende, miss Katrin? Le chiese senza aver capito.
Se mancasse mio nonno, zio Donald e Paul io sarei l’unica ereditiera. Gli rispose con gli occhi lucidi.
Robin assimilò quella notizia. Questo era un fatto al quale non aveva pensato e che nessuno gli aveva prospettato. Capiva quello che passava nel cuore della ragazza, lei amava suo nonno e il solo pensiero che potesse capitargli qualcosa per colpa sua doveva essere tremendo.
Non succederà niente alla famiglia Sheppard. Sanno difendersi molto bene e sanno come muoversi. Cercò di confortarla.
Lei non conosce quello che io chiamo padre. Gli rispose.
Rimasero in silenzio a lungo, era un bel posto quello, tranquillo e ben distante dal sentiero. Mi piace questo posto. Rimarrà il nostro rifugio segreto, ma ora dobbiamo tornare. Scoprirò quello che è successo e vedrò come comportarmi di conseguenza.
Risalirono a cavallo e fecero ritorno.
Le carrozze non c’erano più. Katrin lasciò Lampo alla stalla e raggiunse l’ingresso.
Eccola, è lei quella screanzata di cui ti ho parlato. Si sentì apostrofare non appena mise piede in casa.
Quella è mia figlia Katrin, mia cara. Rispose la voce mielata di suo padre.
Signora, posso sapere chi è lei? Chiese freddamente ma educatamente Katrin.
Sono missis Susan, e sono ospite con mio figlio Cristofer. Suo padre mi ha concesso ospitalità fra queste mura, che ben conosco. Le rispose stringendo il braccio dell’uomo.
Allora benvenuta, misiss Susan. Ora mi scuso ma devo togliermi il sudore di dosso. E si allontanò.
Fermati Katrin. Le ordinò suo padre. Ti aspettiamo a cena questa sera, ti presenterò i nostri ospiti come si deve. Aggiunse.
Katrin assentì col capo e continuò a salire le scale.
Raggiunse la sua camera e sbattè la porta con forza. Sara si spaventò. L’aiutò a spogliarsi e a mettersi a bagno nella tinozza. Aveva gli occhi chiusi e cercava di mantenere il respiro sotto controllo. Avrebbe tanto desiderato prendere la spada e… in quel momento qualcuno passò un biglietto da sotto la porta.
Sara lo raccolse. Leggilo per me. Le chiese la ragazza.
“Controlli la rabbia, mantenga la calma e sorrida.” C’è scritto solo questo, miss Katrin. La informò l’istitutrice. C’è qualcosa che devo sapere? Aggiunse.
No, Sara, è Robin che ho paura mi conosca molto meglio di quanto io conosca me stessa. Devo andare a cena con mio padre per conoscere i nuovi ospiti, prepara il vestito leggero, fa troppo caldo per addobbarsi. Le chiese mentre si tuffava nell’acqua ancora tiepida del bagno.
Katrin era davanti allo specchio e si osservava con occhio critico. I capelli non erano ancora della lunghezza giusta, il viso senza trucco, l’abito semplice e leggero, il pugnale alla vita (che non nascondeva più) si chiese cosa dovesse aspettarsi da quella cena. Era ovvio che suo padre avrebbe ritrovato in Susan l’amore perso per colpa di sua moglie e quella donna era un’abile manipolatrice, senza sostentamento e con l’acqua alla gola, con un figlio che aveva il vizio del gioco e nessuno che li avrebbe potuti aiutare. Quella donna avrebbe fatto di tutto per ottenere il massimo possibile.
Sospirò e si preparò all’incontro. Cercò di mantenere la calma, di sorridere e scese le scale.


 immagine da, web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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