KATRIN, la sua storia
parte trentatre
Robin e
Katrin cavalcavano senza fretta e senza meta. Il soldato si era accorto del turbamento
della sua allieva. Lasciò che il silenzio le desse un po’ di sollievo, che i
suoi pensieri trovassero la giusta strada.
Fermiamoci qui. Ordinò il soldato.
Erano al
riparo fra un boschetto fitto di alberi e rovi, dove neanche il sole riusciva a
penetrare da quelle cime frondose.
Si sedettero
uno di fronte all’altra con la schiena appoggiata al tronco di un albero.
Qualcosa la preoccupa, miss Katrin? Le chiese alla vista del suo viso
serio e corrucciato.
Credo che da oggi qualcosa di molto
importante stia cambiando. Se, come credo, mio padre accoglierà la sua ex
fidanzata e suo figlio ho paura che molte cose non saranno più le stesse. Gli rispose tranquilla. Se scoprirà che Cristofer è sangue del suo
sangue tremo per la mia vita. Ecco, lo aveva detto a voce alta.
Il soldato
sapeva bene quello che intendeva, per questo era stato necessario sostituire
quelle pagine dell’accordo, e quando lord Semple lo avesse scoperto ci sarebbe
stato un bel caos.
Miss Katrin, non deve temere niente,
ci sono io e molti altri che vegliano su di lei e siamo pronti ad intervenire
in ogni evenienza. Inoltre, mi duole ammetterlo, ma lei si sa difendere molto
bene! Aggiunse con
un sorriso per stemperare il momento.
Katrin non
sorrise. Alzò lo sguardo su quello del suo maestro e cercò di leggergli i
pensieri, aveva qualcosa che la rodeva dentro e solo suo nonno ne era a conoscenza.
Valutò gli occhi di Robin e decise di fidarsi. Non temo per me, sir Robin, ma per la vita dei miei cari. Gli disse
in un soffio.
Cosa intende, miss Katrin? Le chiese senza aver capito.
Se mancasse mio nonno, zio Donald e
Paul io sarei l’unica ereditiera. Gli rispose con gli occhi lucidi.
Robin
assimilò quella notizia. Questo era un fatto al quale non aveva pensato e che
nessuno gli aveva prospettato. Capiva quello che passava nel cuore della
ragazza, lei amava suo nonno e il solo pensiero che potesse capitargli qualcosa
per colpa sua doveva essere tremendo.
Non succederà niente alla famiglia
Sheppard. Sanno difendersi molto bene e sanno come muoversi. Cercò di confortarla.
Lei non conosce quello che io chiamo
padre. Gli rispose.
Rimasero in
silenzio a lungo, era un bel posto quello, tranquillo e ben distante dal sentiero.
Mi piace questo posto. Rimarrà il nostro
rifugio segreto, ma ora dobbiamo tornare. Scoprirò quello che è successo e
vedrò come comportarmi di conseguenza.
Risalirono a
cavallo e fecero ritorno.
Le carrozze
non c’erano più. Katrin lasciò Lampo alla stalla e raggiunse l’ingresso.
Eccola, è lei quella screanzata di
cui ti ho parlato. Si
sentì apostrofare non appena mise piede in casa.
Quella è mia figlia Katrin, mia cara.
Rispose la voce
mielata di suo padre.
Signora, posso sapere chi è lei? Chiese freddamente ma educatamente
Katrin.
Sono missis Susan, e sono ospite con
mio figlio Cristofer. Suo padre mi ha concesso ospitalità fra queste mura, che
ben conosco. Le
rispose stringendo il braccio dell’uomo.
Allora benvenuta, misiss Susan. Ora
mi scuso ma devo togliermi il sudore di dosso. E si allontanò.
Fermati Katrin. Le ordinò suo padre. Ti aspettiamo a cena questa sera, ti
presenterò i nostri ospiti come si deve. Aggiunse.
Katrin
assentì col capo e continuò a salire le scale.
Raggiunse la
sua camera e sbattè la porta con forza. Sara si spaventò. L’aiutò a spogliarsi
e a mettersi a bagno nella tinozza. Aveva gli occhi chiusi e cercava di
mantenere il respiro sotto controllo. Avrebbe tanto desiderato prendere la
spada e… in quel momento qualcuno passò un biglietto da sotto la porta.
Sara lo
raccolse. Leggilo per me. Le chiese
la ragazza.
“Controlli la rabbia, mantenga la
calma e sorrida.” C’è scritto solo questo, miss Katrin. La informò l’istitutrice. C’è qualcosa che devo sapere? Aggiunse.
No, Sara, è Robin che ho paura mi
conosca molto meglio di quanto io conosca me stessa. Devo andare a cena con mio
padre per conoscere i nuovi ospiti, prepara il vestito leggero, fa troppo caldo
per addobbarsi. Le
chiese mentre si tuffava nell’acqua ancora tiepida del bagno.
Katrin era
davanti allo specchio e si osservava con occhio critico. I capelli non erano
ancora della lunghezza giusta, il viso senza trucco, l’abito semplice e
leggero, il pugnale alla vita (che non nascondeva più) si chiese cosa dovesse
aspettarsi da quella cena. Era ovvio che suo padre avrebbe ritrovato in Susan
l’amore perso per colpa di sua moglie e quella donna era un’abile
manipolatrice, senza sostentamento e con l’acqua alla gola, con un figlio che
aveva il vizio del gioco e nessuno che li avrebbe potuti aiutare. Quella donna
avrebbe fatto di tutto per ottenere il massimo possibile.
Sospirò e si
preparò all’incontro. Cercò di mantenere la calma, di sorridere e scese le
scale.
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