KATRIN, LA SUA STORIA
parte quarantaquattro
Era piena
notte quando si svegliò di colpo. Soltanto un’unica candela posata sul tavolo
davanti allo specchio emanava una tenue luce. Rimase con gli occhi spalancati a
guardare quella fiamma quasi immobile. Cos’era stato a destarla così
improvvisamente? Un brutto sogno? Un rumore? Cercò di rilassare i battiti
accelerati del cuore e poi capì. Buon dio, quella donna era davvero una strega!
Come aveva fatto a non capirlo subito? Cristofer era figlio di lord Semple così
come lo era lei per tutti, come poteva miss Susan cercare di ottenere il
matrimonio fra due fratelli? O conosceva la verità?
Sempre più
inqueta si alzò e andò alla finestra. Il cielo stellato dopo il temporale
sembrava ancora più limpido.
Si sentiva
irrequieta. L’istinto sviluppato in tante lezioni di guerra le di battaglia le
diceva che qualcosa stava accadendo. Prese il suo mantello scuro e se lo
avvolse. Senza far rumore, a piedi nudi uscì senza una meta precisa. Teneva la
mano stretta all’elsa del pugnale, pronta a tutto.
Scese le
scale. Il grande atrio era quasi completamente buio. Da lì si poteva arrivare
in qualunque punto del castello, un corridoio portava alle cucine, uno
all’uscita, uno nelle stanze di suo padre, altri in varie ali del castello,
compreso l’appartamento che occupavano Susan e Cristofer. C’era silenzio
assoluto. Rimase dubbiosa per qualche istante e poi si decise. Imboccò il
corridoio che conduceva da suo padre.
Stava
rasente al muro, ombra nell’ombra, se qualcuno l’avesse scoperta non sapeva
come poteva giustificarsi.
Alcune
finestre erano aperte e sbuffi di aria fresca facevano tremolare le foglie di
alcune piante nei vasi. Era a pochi passi dallo studio di suo padre quando
avvertì la sensazione di pericolo. Si nascose dietro un grande vaso. La porta
dello studio era socchiusa e una luce tremolante si intravedeva dalla fessura.
Alcuni
bisbigli che non riusciva a riconoscere e a capire. Si avvicinò ancora e vide
due persone che aprivano cassetti. Poi riconobbe Susan e Cristofer, ben
mimetizzati sotto mantelli scuri che rovistavano in vari anfratti.
Sono sicura che ha denaro qui dentro.
Disse la donna. O qualche documento segreto e
compromettente. Le rispose suo figlio. Madre,
ho bisogno di denaro, non posso aspettare ancora a lungo qui. Stare inattivo mi
mette di cattivo umore, sono giovane e ho delle necessità. Continuò.
Rovistarono
a lungo ma non trovarono niente che potesse essere utile. Devi deciderti, madre, devi costringerlo a sposarti e fare testamento
in tuo favore prima che quella dannata ragazzina scopra i nostri piani. Le
disse.
Quella ragazzina è la nipote di un
uomo potente e lui stravede per lei, dobbiamo trovare il modo di portarla dalla
nostra parte o farla sparire. Troverò il modo di assoldare qualcuno che ci
aiuti ma tu devi avere pazienza, devi comportarti con molto tatto. C’è in ballo
una ricchezza che ci basterà per dieci vite e tu potrai fare il padrone
rispettato e riverito, mentre io sarò la signora e governerò questo posto come
si deve. Gli spiegò
ancora una volta sua madre.
Si stavano
preparando ad uscire, non avevano trovato niente nemmeno quella notte. Dove avrà riposto i suoi averi? I documenti
più importanti? Ripeteva la donna. Deciditi,
madre, entra nel suo letto e fa in modo che non possa più fare a meno di te,
dopo tutto sai bene come si fa! Le rispose Cristofer.
Rimisero
ogni cosa a posto e presero ognuno la candela che avevano portato.
Quando tu avrai raggiunto il nostro
scopo, io mi dedicherò a Katrin, le farò vedere come si comporta un vero uomo,
che lei lo voglia o no ne farò quel che voglio. Continuò mentre uscivano richiudendo
silenziosamente la porta.
Katrin
trattenne il fiato aspettando che i due si allontanassero. O Cristofer sapeva
che lei non era la figlia di lord Semple o non sapeva di essere lui suo figlio.
Sospettò che Susan non gli avesse mai rivelato la verità.
Aspettò
ancora qualche minuto prima di rientrare nella sua camera. L’alba cominciava a
colorare d’oro i campi devastati dalla grandine, sarebbe stato un inverno duro
per tutti. Si sdraiò ben sapendo che non avrebbe più dormito. Mille pensieri le
riempivano la mente, lei stessa si chiedeva dove suo padre tenesse i documenti
più importanti e il denaro che doveva avere a disposizione.
Pensava a
questo quando si addormentò di nuovo.
Rosie entrò
col vassoio della colazione. Katrin si alzò e cominciò a prepararsi per la
giornata.
In cortile
l’attività dei soldati era iniziata da poco. Katrin raggiunse le stalle e sellò
Lampo. Come per magia comparve Robin già in sella al suo cavallo. Osservava il
viso della ragazza con il suo solito sorriso.
Prenda arco e frecce, oggi sarà una
giornata dura. Le
disse prima di precederla fuori dalle mura.
Katrin non
aveva aperto bocca e lo seguiva pronta a qualunque situazione. Robin incoccò
una freccia e la fece partire. Colpì un uccello al volo mentre cavalcava. Vediamo se lei sa fare di meglio, miss
Katrin. Le disse continuando a cavalcare, ma la ragazza non gli diede
retta.
Robin
l’aspettò e le si affiancò. Qualcosa non
va, miss Katrin? Le chiese in tono serio.
Stanotte ho dormito poco, ho seguito
il mio istinto, quello che lei mi ha così affinato ed ho scoperto alcune cose. Gli rispose mentre raggiungevano il
loro posto preferito.
Lo so. Sono entrato nella sua camera
e lei non c’era. Le
disse.
Lei alzò il
viso. Mi spia anche di notte? Volle
sapere.
Anch’io ho un istinto ben affinato. Le rispose semplicemente.
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