martedì 26 novembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte quarantaquattro






Era piena notte quando si svegliò di colpo. Soltanto un’unica candela posata sul tavolo davanti allo specchio emanava una tenue luce. Rimase con gli occhi spalancati a guardare quella fiamma quasi immobile. Cos’era stato a destarla così improvvisamente? Un brutto sogno? Un rumore? Cercò di rilassare i battiti accelerati del cuore e poi capì. Buon dio, quella donna era davvero una strega! Come aveva fatto a non capirlo subito? Cristofer era figlio di lord Semple così come lo era lei per tutti, come poteva miss Susan cercare di ottenere il matrimonio fra due fratelli? O conosceva la verità?
Sempre più inqueta si alzò e andò alla finestra. Il cielo stellato dopo il temporale sembrava ancora più limpido.
Si sentiva irrequieta. L’istinto sviluppato in tante lezioni di guerra le di battaglia le diceva che qualcosa stava accadendo. Prese il suo mantello scuro e se lo avvolse. Senza far rumore, a piedi nudi uscì senza una meta precisa. Teneva la mano stretta all’elsa del pugnale, pronta a tutto.
Scese le scale. Il grande atrio era quasi completamente buio. Da lì si poteva arrivare in qualunque punto del castello, un corridoio portava alle cucine, uno all’uscita, uno nelle stanze di suo padre, altri in varie ali del castello, compreso l’appartamento che occupavano Susan e Cristofer. C’era silenzio assoluto. Rimase dubbiosa per qualche istante e poi si decise. Imboccò il corridoio che conduceva da suo padre.
Stava rasente al muro, ombra nell’ombra, se qualcuno l’avesse scoperta non sapeva come poteva giustificarsi.
Alcune finestre erano aperte e sbuffi di aria fresca facevano tremolare le foglie di alcune piante nei vasi. Era a pochi passi dallo studio di suo padre quando avvertì la sensazione di pericolo. Si nascose dietro un grande vaso. La porta dello studio era socchiusa e una luce tremolante si intravedeva dalla fessura.
Alcuni bisbigli che non riusciva a riconoscere e a capire. Si avvicinò ancora e vide due persone che aprivano cassetti. Poi riconobbe Susan e Cristofer, ben mimetizzati sotto mantelli scuri che rovistavano in vari anfratti.
Sono sicura che ha denaro qui dentro. Disse la donna. O qualche documento segreto e compromettente. Le rispose suo figlio. Madre, ho bisogno di denaro, non posso aspettare ancora a lungo qui. Stare inattivo mi mette di cattivo umore, sono giovane e ho delle necessità. Continuò.
Rovistarono a lungo ma non trovarono niente che potesse essere utile. Devi deciderti, madre, devi costringerlo a sposarti e fare testamento in tuo favore prima che quella dannata ragazzina scopra i nostri piani. Le disse.
Quella ragazzina è la nipote di un uomo potente e lui stravede per lei, dobbiamo trovare il modo di portarla dalla nostra parte o farla sparire. Troverò il modo di assoldare qualcuno che ci aiuti ma tu devi avere pazienza, devi comportarti con molto tatto. C’è in ballo una ricchezza che ci basterà per dieci vite e tu potrai fare il padrone rispettato e riverito, mentre io sarò la signora e governerò questo posto come si deve. Gli spiegò ancora una volta sua madre.
Si stavano preparando ad uscire, non avevano trovato niente nemmeno quella notte. Dove avrà riposto i suoi averi? I documenti più importanti? Ripeteva la donna. Deciditi, madre, entra nel suo letto e fa in modo che non possa più fare a meno di te, dopo tutto sai bene come si fa! Le rispose Cristofer.
Rimisero ogni cosa a posto e presero ognuno la candela che avevano portato.
Quando tu avrai raggiunto il nostro scopo, io mi dedicherò a Katrin, le farò vedere come si comporta un vero uomo, che lei lo voglia o no ne farò quel che voglio. Continuò mentre uscivano richiudendo silenziosamente la porta.
Katrin trattenne il fiato aspettando che i due si allontanassero. O Cristofer sapeva che lei non era la figlia di lord Semple o non sapeva di essere lui suo figlio. Sospettò che Susan non gli avesse mai rivelato la verità.
Aspettò ancora qualche minuto prima di rientrare nella sua camera. L’alba cominciava a colorare d’oro i campi devastati dalla grandine, sarebbe stato un inverno duro per tutti. Si sdraiò ben sapendo che non avrebbe più dormito. Mille pensieri le riempivano la mente, lei stessa si chiedeva dove suo padre tenesse i documenti più importanti e il denaro che doveva avere a disposizione.
Pensava a questo quando si addormentò di nuovo.
Rosie entrò col vassoio della colazione. Katrin si alzò e cominciò a prepararsi per la giornata.
In cortile l’attività dei soldati era iniziata da poco. Katrin raggiunse le stalle e sellò Lampo. Come per magia comparve Robin già in sella al suo cavallo. Osservava il viso della ragazza con il suo solito sorriso.
Prenda arco e frecce, oggi sarà una giornata dura. Le disse prima di precederla fuori dalle mura.
Katrin non aveva aperto bocca e lo seguiva pronta a qualunque situazione. Robin incoccò una freccia e la fece partire. Colpì un uccello al volo mentre cavalcava. Vediamo se lei sa fare di meglio, miss Katrin. Le disse continuando a cavalcare, ma la ragazza non gli diede retta.
Robin l’aspettò e le si affiancò. Qualcosa non va, miss Katrin? Le chiese in tono serio.
Stanotte ho dormito poco, ho seguito il mio istinto, quello che lei mi ha così affinato ed ho scoperto alcune cose. Gli rispose mentre raggiungevano il loro posto preferito.
Lo so. Sono entrato nella sua camera e lei non c’era. Le disse.
Lei alzò il viso. Mi spia anche di notte? Volle sapere.
Anch’io ho un istinto ben affinato. Le rispose semplicemente.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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