giovedì 28 novembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte quarantasei






La neve non smetteva di scendere, il cielo era grigio e nebbioso tanto da non riuscire a vedere le cime degli alberi.
Erano passate due settimane dal matrimonio e nel castello si erano subito visti i cambiamenti. Lady Susan aveva preso in mano le redini della conduzione e aveva mandato via parecchie serve e cameriere. I lavori da fare erano molti e quelle rimaste non avevano un attimo di tregua, soprattutto perché la nuova lady era molto esigente e si infuriava con facilità. Aveva sempre con sé una corta frusta che faceva saettare ogni volta che rimproverava qualche mal capitato e aveva già ferito un paio di ragazze.
Sir Cristofer era raggiante, aveva ordinato abiti nuovi e bottiglie di pregiato liquore e sigari di ottima qualità che teneva nella sua stanza. Ora il piccolo appartamento che aveva occupato con sua madre era tutto suo e si deliziava a far ammattire le serve che dovevano lavorare per lui.
Katrin si stava annoiando, la mancanza di Sara si faceva sentire in quelle circostanze in cui era obbligata a stare chiusa in camera, fuori la neve era talmente alta che anche i soldati avevano sospeso gli allenamenti.
Rosie entrò con una cesta di legna per il camino. Katrin la osservava mentre svolgeva il suo lavoro, si dedicava anima e corpo per soddisfare le poche richieste che le faceva. Si accorse dell’espressione corrucciata. Va tutto bene, Rosie? Le chiese. La ragazza sospese il lavoro e si voltò verso la sua padrona. Cercava il coraggio di parlarle, ma aveva molta soggezione. Katrin si sedette di fronte al camino e la costrinse a fare altrettanto. Puoi parlare liberamente con me, lo sai. Le disse gentilmente.
Rosie si decise, non aveva niente da perdere. C’è molto malumore fra la servitù. Da quando lady Susan ha preso le redini della casa tutto è cambiato. Ha mandato via parecchie ragazze e a quelle rimaste ha ridotto il cibo. Dice che gli incendi e la grandine hanno distrutto molti raccolti e che dobbiamo fare dei sacrifici. La ragazzina sospirò. C’è dell’altro, vero? Le chiese Katrin. La cameriera non aveva il coraggio di guardarla. Cosa altro c’è, Rosie? Dimmelo! Le chiese di nuovo.
Sul viso della ragazzina comparvero alcune lacrime che asciugò in fretta. Katrin le prese la mano e la tenne stretta fra le sue. Parla, Rosie, non devi temere niente da me, te lo prometto. Le disse.
I capi villaggio hanno ricevuto l’ordine di requisire scorte di cibo nelle case di tutti, domani alcuni carri passeranno a ritirare tutto e i soldati andranno di casa in casa per controllare che non abbiano trattenuto troppo. Anche la mia famiglia resterà senza cibo, ho tre fratellini, due nonni che vivono insieme ai miei genitori, come faranno a superare l’inverno? E pare che sarà un inverno davvero rigido. Le rivelò riprendendo a piangere.
Katrin rimase in silenzio. Come mai non ne sapeva niente? Robin che fine aveva fatto? Non lo vedeva da alcuni giorni.
Si decise. Prese il mantello e una pesante sciarpa di lana e andò agli alloggi dei soldati.
Entrò nel grande salone. Parecchi uomini stavano mangiando o bevendo, alcuni giocavano ai dadi. Vide il capitano e gli si avvicinò. Uscirono insieme, sotto una tempesta di neve come se ne erano viste poche volte.
Ho saputo che andrete a requisire le scorte di cibo nei villaggi. Da chi viene questo ordine? E chi comanderà la spedizione? Gli chiese senza mezzi termini.
Il capitano non ebbe timore a rispondere, lui era un uomo ligio al dovere e agli ordini ricevuti, anche quelli che non gli piacevano, come questo. Sir Cristofer ha portato un ordine scritto da suo padre, miss Katrin. Sarà lui stesso a guidare la carovana e a dare gli ordini. Noi facciamo solo quello che ci viene ordinato. Le rispose.
La ragazza rimase assorta per qualche minuto mentre nella sua mente andava formandosi un piano. Fate esattamente quello che vi viene chiesto ma non maltrattate nessuno, è tutta brava gente e non merita di soffrire. Gli rispose. Il soldato la osserva senza riuscire a capire dove volesse arrivare, ma si fidava di quella ragazzina che aveva visto crescere così in fretta in quegli ultimi tempi, ne distingueva i tratti dell’onore e della forza, attributi che mancavano a suo padre e alla sua nuova famiglia. Sir Robin non aveva dovuto faticare a forgiare la forza e il carattere della figlia del lord, era talmente diversa che si poteva notare che non era sua figlia.
Mi fido di lei, miss Katrin. Le disse prima di tornare dai suoi uomini.
Affondando nella neve alta faticava a raggiungere la porta d’entrata. Si chiuse veloce la porta alle spalle e cercò di liberarsi dalla neve rimastale addosso.
Non fa troppo freddo per uscire? Le disse in tono gentile Cristofer.
Soltanto i topi e gli scarafaggi hanno paura del freddo. Gli rispose senza nemmeno guardarlo.
I tratti del viso di Cristofer si contrassero. Avrebbe provveduto lui in persona a farle abbassare la cresta. Molto presto la musica sarebbe cambiata e lui non vedeva l’ora.
Katrin rientrò con le ciglia ancora ghiacciate. Si fiondò vicino al camino e si tolse il mantello. Aveva il naso e le guance rosse, le mani intirizzite e una rabbia che le montava dentro. Un sorriso le illuminò il viso al pensiero di quello che avrebbe fatto. Aveva ancora le labbra atteggiate al sorriso quando si voltò e si rese conto che Robin era lì, seduto sulla sua poltroncina e la osservava in modo diverso dal solito.
Devo proprio abituarmi a trovarla seduto sulla mia poltrona preferita! Gli disse.

immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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