KATRIN, LA SUA STORIA
parte quarantasei
La neve non
smetteva di scendere, il cielo era grigio e nebbioso tanto da non riuscire a
vedere le cime degli alberi.
Erano
passate due settimane dal matrimonio e nel castello si erano subito visti i cambiamenti.
Lady Susan aveva preso in mano le redini della conduzione e aveva mandato via
parecchie serve e cameriere. I lavori da fare erano molti e quelle rimaste non
avevano un attimo di tregua, soprattutto perché la nuova lady era molto
esigente e si infuriava con facilità. Aveva sempre con sé una corta frusta che
faceva saettare ogni volta che rimproverava qualche mal capitato e aveva già
ferito un paio di ragazze.
Sir
Cristofer era raggiante, aveva ordinato abiti nuovi e bottiglie di pregiato
liquore e sigari di ottima qualità che teneva nella sua stanza. Ora il piccolo
appartamento che aveva occupato con sua madre era tutto suo e si deliziava a
far ammattire le serve che dovevano lavorare per lui.
Katrin si
stava annoiando, la mancanza di Sara si faceva sentire in quelle circostanze in
cui era obbligata a stare chiusa in camera, fuori la neve era talmente alta che
anche i soldati avevano sospeso gli allenamenti.
Rosie entrò
con una cesta di legna per il camino. Katrin la osservava mentre svolgeva il
suo lavoro, si dedicava anima e corpo per soddisfare le poche richieste che le
faceva. Si accorse dell’espressione corrucciata. Va tutto bene, Rosie? Le chiese. La ragazza sospese il lavoro e si
voltò verso la sua padrona. Cercava il coraggio di parlarle, ma aveva molta
soggezione. Katrin si sedette di fronte al camino e la costrinse a fare
altrettanto. Puoi parlare liberamente con
me, lo sai. Le disse gentilmente.
Rosie si
decise, non aveva niente da perdere. C’è
molto malumore fra la servitù. Da quando lady Susan ha preso le redini della
casa tutto è cambiato. Ha mandato via parecchie ragazze e a quelle rimaste ha
ridotto il cibo. Dice che gli incendi e la grandine hanno distrutto molti
raccolti e che dobbiamo fare dei sacrifici. La ragazzina sospirò. C’è dell’altro, vero? Le chiese Katrin. La
cameriera non aveva il coraggio di guardarla. Cosa altro c’è, Rosie? Dimmelo! Le chiese di nuovo.
Sul viso
della ragazzina comparvero alcune lacrime che asciugò in fretta. Katrin le
prese la mano e la tenne stretta fra le sue. Parla, Rosie, non devi temere niente da me, te lo prometto. Le
disse.
I capi villaggio hanno ricevuto
l’ordine di requisire scorte di cibo nelle case di tutti, domani alcuni carri
passeranno a ritirare tutto e i soldati andranno di casa in casa per
controllare che non abbiano trattenuto troppo. Anche la mia famiglia resterà
senza cibo, ho tre fratellini, due nonni che vivono insieme ai miei genitori,
come faranno a superare l’inverno? E pare che sarà un inverno davvero rigido. Le rivelò riprendendo a piangere.
Katrin
rimase in silenzio. Come mai non ne sapeva niente? Robin che fine aveva fatto?
Non lo vedeva da alcuni giorni.
Si decise.
Prese il mantello e una pesante sciarpa di lana e andò agli alloggi dei
soldati.
Entrò nel
grande salone. Parecchi uomini stavano mangiando o bevendo, alcuni giocavano ai
dadi. Vide il capitano e gli si avvicinò. Uscirono insieme, sotto una tempesta
di neve come se ne erano viste poche volte.
Ho saputo che andrete a requisire le
scorte di cibo nei villaggi. Da chi viene questo ordine? E chi comanderà la
spedizione? Gli chiese
senza mezzi termini.
Il capitano
non ebbe timore a rispondere, lui era un uomo ligio al dovere e agli ordini
ricevuti, anche quelli che non gli piacevano, come questo. Sir Cristofer ha portato un ordine scritto da suo padre, miss Katrin.
Sarà lui stesso a guidare la carovana e a dare gli ordini. Noi facciamo solo
quello che ci viene ordinato. Le rispose.
La ragazza
rimase assorta per qualche minuto mentre nella sua mente andava formandosi un
piano. Fate esattamente quello che vi
viene chiesto ma non maltrattate nessuno, è tutta brava gente e non merita di
soffrire. Gli rispose. Il soldato la osserva senza riuscire a capire dove
volesse arrivare, ma si fidava di quella ragazzina che aveva visto crescere
così in fretta in quegli ultimi tempi, ne distingueva i tratti dell’onore e
della forza, attributi che mancavano a suo padre e alla sua nuova famiglia. Sir
Robin non aveva dovuto faticare a forgiare la forza e il carattere della figlia
del lord, era talmente diversa che si poteva notare che non era sua figlia.
Mi fido di lei, miss Katrin. Le disse prima di tornare dai suoi
uomini.
Affondando
nella neve alta faticava a raggiungere la porta d’entrata. Si chiuse veloce la
porta alle spalle e cercò di liberarsi dalla neve rimastale addosso.
Non fa troppo freddo per uscire? Le disse in tono gentile Cristofer.
Soltanto i topi e gli scarafaggi
hanno paura del freddo. Gli rispose senza nemmeno guardarlo.
I tratti del
viso di Cristofer si contrassero. Avrebbe provveduto lui in persona a farle
abbassare la cresta. Molto presto la musica sarebbe cambiata e lui non vedeva
l’ora.
Katrin
rientrò con le ciglia ancora ghiacciate. Si fiondò vicino al camino e si tolse
il mantello. Aveva il naso e le guance rosse, le mani intirizzite e una rabbia
che le montava dentro. Un sorriso le illuminò il viso al pensiero di quello che
avrebbe fatto. Aveva ancora le labbra atteggiate al sorriso quando si voltò e
si rese conto che Robin era lì, seduto sulla sua poltroncina e la osservava in
modo diverso dal solito.
Devo proprio abituarmi a trovarla
seduto sulla mia poltrona preferita! Gli disse.
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