giovedì 7 novembre 2019

KATRIN, la sua storia


KATRIN, la sua storia

parte trentuno






La stanza era immersa nel buio, soltanto un leggero chiarore entrava dalla finestra, la luna piena rischiarava un lembo di stanza mentre il canto dei grilli impregnava l’aria.
Katrin si avvicinò all’inaspettato ospite e si sedette sul bordo del camino, mentre quello rimaneva comodamente seduto sulla poltrona lì vicino.
Che ci fa qui, sir Robin? Bisbigliò la ragazza.
Dobbiamo mettere a punto un piano. Suo padre partirà e noi avremo due giorni per cercare i documenti, suo nonno si è dato da fare per far sì che si allontanasse dal castello, sembra che rinunci a tutti gli inviti che riceve. Le rispose.
Mio padre non è un uomo di mondo, ama troppo il vino e le belle donne e teme che qualcuno possa accorgersi dei suoi vizi, soprattutto quello del bere. Gli disse. Che cosa ha in mente? Aggiunse.
Ho scelto alcuni uomini fidati e dato ad ognuno una parte del castello da ispezionare. A noi spetterà il compito di passare in rassegna le stanze private di suo padre. Verrò a prenderla non appena lord Semple si sarà sufficientemente allontanato. L’avvisò.
Sir Robin si alzò e le fece un veloce saluto. Scavalcò la finestra e sparì nel buio.
Katrin rimase sorpresa e si avvicinò alla finestra ma non riuscì più a scorgerlo. Avrebbe controllato alla luce del giorno, se lui riusciva a entrare e uscire dalla sua stanza in quel modo, di sicuro ci sarebbe riuscita anche lei.
Erano passati i due giorni, era quasi mezzogiorno e Katrin era a lezione con Sara quando bussarono alla porta.
Robin si presentò e invitò Katrin a seguirlo sotto gli occhi sbigottiti dell’ignara Sara. Katrin osservò la sua tutrice, che considerava un’amica. Non preoccuparti, Sara, è tutto a posto, hai la giornata libera. E uscì col soldato.
Nell’ala del castello riservata al lord molte persone erano al lavoro, approfittavano dell’assenza del loro padrone per svolgere alcuni compiti in libertà.
Katrin e Robin non li degnarono di uno sguardo e raggiunsero le stanze private del lord. Lì soltanto il suo cameriere personale poteva entrare ma in quel momento non c’era.
Cominciarono dallo studio e trovarono la cassaforte. Ci vollero solo pochi minuti per aprirla ma non conteneva niente di importante. Ispezionarono tutti i cassetti, cercarono anfratti segreti, e ne trovarono alcuni, ma dei documenti non c’era traccia.
La camera da letto puzzava tremendamente. Ispezionarono tutto e diverse ore dopo dovettero arrendersi. Anche gli altri non avevano trovato nulla o sarebbero stati avvertiti.
Lasciarono quella parte di castello e tornarono fuori a respirare, finalmente un po’ di aria pura.
Sara era in giardino e leggeva un libro, alzò lo sguardo su di loro ma non disse una parola, le loro espressioni non erano allegre.
Raggiunsero le stalle e si riunirono agli altri facendo ognuno il proprio rapporto.
Non avevano lasciato niente di intentato, lord Sheppard aveva interrogato i pochi studi notarili del posto ma nessuno aveva mai ricevuto documenti da lord Semple. Dove potevano essere? Dove li aveva messi?
Tutti i convenuti facevano illazioni, cercando di mettere insieme le idee e avere qualcos’altro da fare, ma non sapevano dove sbattere la testa, anche lo chalet era stato ispezionato, senza trovarci niente.
Fu uno di quelli andati allo chalet che, senza accorgersi diede l’idea che si sarebbe dimostrata quella giusta. Erano uomini che conoscevano come si divertono i maschi e uno di loro disse: deve averci portato delle belle donne in quel posto. Se io ne avessi una così gli affiderei la mia vita in cambio dei suoi favori! E tutti risero cercando di stemperare l’atmosfera.
Robin e Katrin ebbero l’intuizione. Tutti sapevano che lord Semple aveva una donna che preferiva, una cameriera di nome Miriam che era spesso esentata dai suoi lavori e per questo era malvista da tutta la servitù.
I due non dissero niente agli altri e li lasciarono liberi.
Pensa che li abbia lei? Chiese il soldato. Non lo so, ma tentar non nuoce. Gli rispose molto dubbiosa.
Raggiunsero l’ala del castello riservata alla servitù. Non c’erano molte cameriere in giro, ognuna aveva il proprio compito da svolgere. Chiesero ad una sguattera di indicare loro il domicilio di Miriam e lo raggiunsero senza problemi.
Si fermarono fuori dalla porta. Dall’interno giungeva una voce dolce che canticchiava, bussarono e poi entrarono.
Miriam era seduta al tavolino del trucco e davanti ad un grande specchio. Soltanto una leggera sottoveste trasparente le ricopriva il corpo nudo, tutto era lasciato bene in mostra mentre lei, con le braccia alzate sopra la testa si stava acconciando i capelli.
Fu sorpresa di vedere chi erano i nuovi arrivati. Smise di cantare ma non smise di pettinarsi. Era davvero bellissima, e lei lo sapeva. Con sguardo sornione osservava il soldato sapendo bene l’effetto che faceva agli uomini, aveva imparato da tempo a far fruttare le sue virtù.
Terminò di sistemarsi i capelli e si alzò. Katrin la osservava e notava la prorompente bellezza di quella donna, chiedendosi come potesse giacere con quel vecchio ubriacone di suo padre, ma questi non erano affari suoi. Per un attimo si chiese cosa ne sarebbe stato di quella donna quando fosse arrivata miss Susan. Il pensiero la fece sorridere.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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