lunedì 20 settembre 2021

RIFLESSIONI DI FABIUS AUREO

 ALCUNE RIFLESSIONI DI FABIUS AUREO


 



Vivere significa migliorarsi ogni giorno, ogni giorno avere almeno un pensiero positivo e riuscire a trovare la chiave che apre al sorriso.

Vivere significa cercare l’arcobaleno, avvolgerselo intorno e trascinare dentro ai colori chi ti è vicino, e a sua volta avvolgerà chi lo circonda, si creerà una spirale di luci e colori dentro i quali ci si può cullare.

Vivere significa innalzarsi sopra il male e tuffarsi nell’Amore.

Vivere è la cosa più semplice che esista, ma che ora, purtroppo in tanti hanno disimparato.

Vivere è lasciare una scia dorata e profumata, alla quale chiunque può aggrapparsi.

Vivere è un eterno cambiamento che ci fortifica o ci distrugge nel compimento del nostro destino.

Vivere è come un’altalena che va usata con delicatezza se non si vuole cadere, e non importa le altezze che puoi raggiungere, saranno sempre a un palmo dal cielo e dalle terra.

Vivere è il nostro punto fermo, lasciamo che sia l’anima a guidarci, è lei che conosce la strada, per questo non dobbiamo avere paura.

Vivere per tutto il tempo che abbiamo è la nostra gioia o il nostro tormento: bisogna scegliere e ognuno di noi sa che vive come ha deciso. 

testo di Milena Ziletti- diritti e proprietà a lei riservati - immagine dal web

lunedì 13 settembre 2021

CERTE COSE NON SI RACCONTANO

 CERTE COSE NON SI RACCONTANO.





La mente ancora nessuno la conosce del tutto, e mai potrà essere così. Il tempo e la vita scorrono come un fiume che non si ferma e raccoglie ricordi ed esperienze così come il fiume raccoglie i detriti. A volte la mente si apre ai ricordi, così come il fiume va in secca o in piena, e quel pertugio che si apre fa affiorare istanti ed emozioni che credevi perduti. Tante cose non si raccontano e non si sono mai raccontate, eppure fanno parte della vita di tutti, e mentre rivedi il film della tua vita, sorridi al ricordo così languido e segreto.

Tutti ci siamo approcciati alla conoscenza del corpo, a sfiorare quello che le mutandine nascondevano, osservare quello che era diverso da noi e parlare sottovoce per non essere scoperti dai grandi. La scoperta della vita partiva tutta da lì. Frasi ascoltate e rubate che infiammavano la curiosità, baci spiati fra amanti facevano intendere che erano baci diversi. La curiosità di provare e cercare qualcuno con cui dividere l’esperienza, sempre in silenzio, sempre di nascosto. Sono cose che non si raccontano.

Nessuno può dire di non aver mai avuto queste curiosità, e in pochi possono ammettere di non averlo mai fatto. Ma certe cose che non si raccontano, si tengono segrete anche se non passano inosservate.

E poi impari a mantenere il segreto e lo sguardo sfuggente al tuo complice  per poi abbassare gli occhi, nessuno deve sapere, è una nostra scoperta, e certe cose non si raccontano, nemmeno fra chi li ha vissute e sperimentate.

Il corpo, splendido sconosciuto a tutte le età. I giochi a nascondino fatti di sera, e il respiro affannoso mentre le mani sembravano di fuoco, gli anni passati a capire come siamo fatti, a provare quel tenue piacere senza capire. Si impara presto a mantenere i segreti, come se non fossero cose fatte da sempre, la paura di essere scoperti in giochi incompresi, mentre è solo esperienza che cresce, sono cose che non si raccontano.

Vedere il proprio corpo cambiare mentre la voce tradisce quel che stai diventando. Le mani sono più grandi, il seno sembra qualcosa di sconosciuto qualcosa nei pantaloni si gonfia, e quelle mani che toccano e ti fanno ansimare. A volte scappi perché non capisci cos’è quel languore e non sai a chi chiedere, sono cose che non si raccontano.

Le prime uscite e gli sguardi rubati, mani che si fanno più audaci e baci che infiammano. Ora conosci il sapore dell’altro e capisci quanto vorresti che durasse o che finisse presto. Con gli occhi chiusi e le labbra incollate mentre la lingua esplora e ti succhia, se ti piace il ragazzo non resisti e lo abbracci, oppure scappi con il cuore che scoppia. Sono cose che non si raccontano.

I pettegolezzi e le invidie fra giovani, ragazzi che fanno i bulli per mettersi in mostra e ragazze che vogliono essere notate e fare esperienze che ancora non sanno. Ci vuole coraggio per farsi avanti e provare, ora si è grandi e le emozioni tradiscono. Mani che sembrano tentacoli scoprono e toccano mentre le labbra restano incatenate. Sono cose che non si raccontano.

Far finta di niente quando si torna a casa, con le guance in fiamme e la paura di essere scoperti, è da lì che si impara a mentire, quello che è mio deve essere solo mio, sono cose che non si raccontano.

E poi capire che è il corpo che tradisce, basta uno sguardo, uno sfiorarsi di mani e si sente il cuore che accelera e il fiato che cresce. Mano nella mano cerchi un posto tranquillo è il momento per capire cosa si prova a fare sesso. La prima volta nessuno la racconterà, è troppo unica, intima, nascosta, è proprio una delle cose che mai si raccontano.

Non è amore o innamoramento, non lo è quasi mai, è solo scoperta, lezione, apprendimento, è quando si impara l’importanza del corpo. Con gli occhi chiusi le mani si allungano e impari cosa significa unirsi e godere. Ma sono cose che non si raccontano.

La vita è così, una continua scoperta fino a quando incontri l’amore, quello vero e dai tutto quello che hai, che sai, ma con un sapore diverso: è qui che entra in scena il vero sconvolgimento e capisci che quello che è successo fino a quel momento non gli somiglia nemmeno lontanamente, ma è una cosa che non si racconta.

I sentimenti, sentire il cuore che cambia frequenza, coinvolge qualcosa che non sapevi di avere, non si tratta più solo del corpo o del mero piacere, si tratta di unirsi con amore e tutto è diverso, coinvolgente e spaventoso allo stesso tempo. Vuoi essere l’unico ad entrare nel cuore e il corpo risponde come fosse senza freni, ma sono cose che non si raccontano.

Il tempo passa, la clessidra è quasi rotta a forza di essere rivoltata. E quel giorno che la mente si è aperta ai ricordi un sorriso ti sfiora e vorresti ripetere ogni cosa. Quelle emozioni non sono più ritornate, sono rimaste lì a giacere fino a che le hai fatte riemergere. I tempi sono cambiati, le mode sono cambiate, le regole sono cambiate, e osservi i ragazzi che non hanno le stesse inibizioni e capisci i loro sguardi come se fossero i tuoi. Rimane la dolcezza di questi segreti, perché anche se il mondo, le mode, le regole sono cambiate certe cose ancora non si raccontano.   

Racconto di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dal web

martedì 7 settembre 2021

IMPARARE A VIVERE

IMPARARE A VIVERE







 “Hai bisogno di me?” Mi chiede Emetiades. “Io ho sempre bisogno di te.” “Avanti, fammi le domande che ti girano in quella testa più aliena che umana.” “Mi chiedo e ti chiedo come sia possibile uscire da questa situazione e rimanere sana di mente.” I suoi grandi occhi mi osservano come solo lei sa fare. “Tu non ci devi uscire, tu devi imparare a viverci dentro a questa situazione.”  La sua logica mi stupisce sempre. “E’ molto difficile, sorella aliena, troppo difficile quando intorno a me percepisco solo rabbia, odio, risentimento per non dire la voglia di vedere morta me e tutti quelli che la pensano come me.” Percepisco la sua dolcezza, e succede raramente. “Ora dammi la mano e vieni con me, facciamo il nostro viaggio e forse capirai qualcosa di più, chiudi gli occhi, sono io al timone di quello che vedrai.” Faccio spesso di questi viaggi e so come funziona. “Ora dimmi cosa vedi, e non temere, la tua mano è ben stretta nella mia.” Partiamo per questo viaggio ad occhi chiusi e la meravigliosa sensazione di sentire aria di casa mia mi assale subito. La stretta della sua gelida mano mi trasmette sicurezza, come sempre. Saliamo in alto e comincio a osservare. Vedo la Terra in subbuglio, è stato così anche in vite precedenti, è successo raramente di vedere gli abitanti del Pianeta in armonia e serenità, è come se ci fosse una maledizione. Come spiegare a parole quello che sto vedendo? Io ci provo. Ma riuscirci è un altro discorso. Vedo la Terra suddivisa in tante sezioni, ognuna abitata da persone diverse, impossibile che possano unirsi e parlarsi essendo state divise da sempre. Vedo la cattiveria, ecco la parola che mi mancava, la cattiveria unita alla perversione di quelle persone che hanno il potere, quel potere che a loro tutto permette. Mi sembra di assistere ad uno spettacolo di marionette, tenute da fili che possono essere recisi in ogni istante, e le marionette hanno una paura fottuta che il prossimo filo tagliato sia proprio il suo. Hanno paura: paura di ammalarsi, di morire, di soffrire e sono disposte a tutto pur di rimanere aggrappate a quel filo. Il burattinaio ha una maschera demoniaca e si diverte a tenere le sue marionette (sì, le sue) sospese al suo volere e al suo potere. Ai piedi di queste marionetta c’è l’intera umanità. Umanità che si aggrappa alle marionette e cerca di raggiungere il filo per potersi aggrappare ed avere la possibilità di sopravvivere, e non sanno che nessuno, nemmeno quelli legati al filo hanno questa certezza. Cresce la paura e la rabbia, il terrore e il furore e porgono il braccio per ricevere la magia e l’illusione di vivere ancora. Un sospiro di sollievo che dura ben poco, perché l’illusione di aver superato il pericolo passa molto presto, e di conseguenza aumenta la rabbia e l’odio verso chi non si è piegato.

“Ora vieni qui, e dimmi cosa vedi.” Mi trasmette telepaticamente come sempre, Emetiades.

Vedo una lunghissima scala a chiocciola che dalla Terra sale fino oltre il cielo e una marea di gente che sale quegli scomodi gradini. Oltre la scala ci sono un paio di corde dalle quali, ogni tanto qualcuno ridiscende e sospira di sollievo quando i suoi piedi toccano la Terra.

“Cosa significa tutto questo?” Chiedo impressionata.

Emetiades mi tiene stretta. “Tutte quelle persone che stanno salendo la scala a chiocciola possono, se lo vogliono aggrapparsi alla corda e ridiscendere sulla Terra, ma lo fa solo chi ha capito veramente cosa sta succedendo.  Tutti gli altri stanno raggiungendo il posto quieto dove deporre la loro Anima. In quel posto tutte le Anime sono uguali e ritorneranno ad amarsi senza divisioni. Ci sono le Anime che appartengono a persone che sulla Terra si sono odiate, uccise, ma qui, qui tornano ad essere solo Anime piene d’Amore. Sono Anime di persone acerbe, traviate che non sono riuscite a capire l’importanza di amarsi, sempre e comunque.”

“E quelle che l’Anima non ce l’hanno? Quei malvagi che hanno provocato tutto questo, a loro cosa succederà?” Le chiedo.

Emetiades alza la mano e mi indica un punto poco lontano. “Vedi quella nave aliena? Quella che voi terrestri chiamate con vari nomi, altro non è una delle tante che sta qui ad aspettare che salga uno di quelli senza Anima, quelli colpevoli di atrocità. Lo preleva, lo porta all’interno e lo imprigiona nella capsula dei morti viventi. Eh sì, mia cara, anche questi personaggi hanno l’Anima, solo che non è come la vostra e per questo, anch’essa è immortale, e come tale non la possono distruggere. Perciò la rinchiudono in una capsula e la spediscono in una Galassia lontana, e stai certa che non farà più ritorno sulla Terra.”

“Mi sembra un film di fantascienza quello che sto scoprendo. Ma ancora non capisco: se si può prelevare l’anima nera di queste persone malvagie, perché non lo fate a tutti, prima che compiano questi atti disumani?”

Emetiades mi guarda e scuote la testa. “Quante volte mi hai fatto questa domanda? Ormai non le conto più, ma la risposta è sempre la stessa: gli Alieni stanno combattendo da tempo immemorabile per aiutarvi, ma se voi non sapete distinguere il bene dal male, l’Amore dall’odio, la fratellanza e la condivisione fra voi stessi fratelli terrestri, dimmi, cosa possono fare i nostri fratelli alieni? E ricorda che anche qui non tutti stanno dalla stessa parte, c’è chi lavora per i malvagi e noi li stiamo combattendo, e sono molto forti, difficili da sconfiggere, ma noi non ci arrendiamo.”

Rimango in silenzio, non sono queste le risposte che mi aspettavo. Avrei preferito che mi desse una soluzione o che mi riportasse da dove sono venuta e non che mi dicesse che devo imparare a vivere dentro questa situazione. “Vivere.” La osservo e nei suoi grandi occhi si accende quella luce che conosco così bene. E’ davvero così semplice la risposta che mi è venuta spontanea? Lei annuisce e mi lascia la mano. Plano come fossi un airone e ritorno da dove sono partita. Vivere è questo che abbiamo dimenticato di fare e  come vivere dipende solamente da noi.

Grazie Emetiades.  

racconto scritto da Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dal web