IMPARARE A VIVERE
“Hai bisogno di me?” Mi chiede Emetiades. “Io ho sempre bisogno di te.” “Avanti, fammi le domande che ti girano in quella testa più aliena che umana.” “Mi chiedo e ti chiedo come sia possibile uscire da questa situazione e rimanere sana di mente.” I suoi grandi occhi mi osservano come solo lei sa fare. “Tu non ci devi uscire, tu devi imparare a viverci dentro a questa situazione.” La sua logica mi stupisce sempre. “E’ molto difficile, sorella aliena, troppo difficile quando intorno a me percepisco solo rabbia, odio, risentimento per non dire la voglia di vedere morta me e tutti quelli che la pensano come me.” Percepisco la sua dolcezza, e succede raramente. “Ora dammi la mano e vieni con me, facciamo il nostro viaggio e forse capirai qualcosa di più, chiudi gli occhi, sono io al timone di quello che vedrai.” Faccio spesso di questi viaggi e so come funziona. “Ora dimmi cosa vedi, e non temere, la tua mano è ben stretta nella mia.” Partiamo per questo viaggio ad occhi chiusi e la meravigliosa sensazione di sentire aria di casa mia mi assale subito. La stretta della sua gelida mano mi trasmette sicurezza, come sempre. Saliamo in alto e comincio a osservare. Vedo la Terra in subbuglio, è stato così anche in vite precedenti, è successo raramente di vedere gli abitanti del Pianeta in armonia e serenità, è come se ci fosse una maledizione. Come spiegare a parole quello che sto vedendo? Io ci provo. Ma riuscirci è un altro discorso. Vedo la Terra suddivisa in tante sezioni, ognuna abitata da persone diverse, impossibile che possano unirsi e parlarsi essendo state divise da sempre. Vedo la cattiveria, ecco la parola che mi mancava, la cattiveria unita alla perversione di quelle persone che hanno il potere, quel potere che a loro tutto permette. Mi sembra di assistere ad uno spettacolo di marionette, tenute da fili che possono essere recisi in ogni istante, e le marionette hanno una paura fottuta che il prossimo filo tagliato sia proprio il suo. Hanno paura: paura di ammalarsi, di morire, di soffrire e sono disposte a tutto pur di rimanere aggrappate a quel filo. Il burattinaio ha una maschera demoniaca e si diverte a tenere le sue marionette (sì, le sue) sospese al suo volere e al suo potere. Ai piedi di queste marionetta c’è l’intera umanità. Umanità che si aggrappa alle marionette e cerca di raggiungere il filo per potersi aggrappare ed avere la possibilità di sopravvivere, e non sanno che nessuno, nemmeno quelli legati al filo hanno questa certezza. Cresce la paura e la rabbia, il terrore e il furore e porgono il braccio per ricevere la magia e l’illusione di vivere ancora. Un sospiro di sollievo che dura ben poco, perché l’illusione di aver superato il pericolo passa molto presto, e di conseguenza aumenta la rabbia e l’odio verso chi non si è piegato.
“Ora vieni qui,
e dimmi cosa vedi.” Mi trasmette telepaticamente come sempre, Emetiades.
Vedo una lunghissima
scala a chiocciola che dalla Terra sale fino oltre il cielo e una marea di gente
che sale quegli scomodi gradini. Oltre la scala ci sono un paio di corde dalle quali,
ogni tanto qualcuno ridiscende e sospira di sollievo quando i suoi piedi toccano
la Terra.
“Cosa significa
tutto questo?” Chiedo impressionata.
Emetiades mi tiene
stretta. “Tutte quelle persone che stanno salendo la scala a chiocciola possono,
se lo vogliono aggrapparsi alla corda e ridiscendere sulla Terra, ma lo fa solo
chi ha capito veramente cosa sta succedendo. Tutti gli altri stanno raggiungendo il posto quieto
dove deporre la loro Anima. In quel posto tutte le Anime sono uguali e ritorneranno
ad amarsi senza divisioni. Ci sono le Anime che appartengono a persone che sulla
Terra si sono odiate, uccise, ma qui, qui tornano ad essere solo Anime piene d’Amore.
Sono Anime di persone acerbe, traviate che non sono riuscite a capire l’importanza
di amarsi, sempre e comunque.”
“E quelle che l’Anima
non ce l’hanno? Quei malvagi che hanno provocato tutto questo, a loro cosa succederà?”
Le chiedo.
Emetiades alza
la mano e mi indica un punto poco lontano. “Vedi quella nave aliena? Quella che
voi terrestri chiamate con vari nomi, altro non è una delle tante che sta qui ad
aspettare che salga uno di quelli senza Anima, quelli colpevoli di atrocità. Lo
preleva, lo porta all’interno e lo imprigiona nella capsula dei morti viventi. Eh
sì, mia cara, anche questi personaggi hanno l’Anima, solo che non è come la vostra
e per questo, anch’essa è immortale, e come tale non la possono distruggere. Perciò
la rinchiudono in una capsula e la spediscono in una Galassia lontana, e stai certa
che non farà più ritorno sulla Terra.”
“Mi sembra un film
di fantascienza quello che sto scoprendo. Ma ancora non capisco: se si può prelevare
l’anima nera di queste persone malvagie, perché non lo fate a tutti, prima che compiano
questi atti disumani?”
Emetiades mi guarda
e scuote la testa. “Quante volte mi hai fatto questa domanda? Ormai non le conto
più, ma la risposta è sempre la stessa: gli Alieni stanno combattendo da tempo immemorabile
per aiutarvi, ma se voi non sapete distinguere il bene dal male, l’Amore dall’odio,
la fratellanza e la condivisione fra voi stessi fratelli terrestri, dimmi, cosa
possono fare i nostri fratelli alieni? E ricorda che anche qui non tutti stanno
dalla stessa parte, c’è chi lavora per i malvagi e noi li stiamo combattendo, e
sono molto forti, difficili da sconfiggere, ma noi non ci arrendiamo.”
Rimango in silenzio,
non sono queste le risposte che mi aspettavo. Avrei preferito che mi desse una soluzione
o che mi riportasse da dove sono venuta e non che mi dicesse che devo imparare a
vivere dentro questa situazione. “Vivere.” La osservo e nei suoi grandi occhi si
accende quella luce che conosco così bene. E’ davvero così semplice la risposta
che mi è venuta spontanea? Lei annuisce e mi lascia la mano. Plano come fossi un
airone e ritorno da dove sono partita. Vivere
è questo che abbiamo dimenticato di fare e come vivere dipende solamente da
noi.
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