martedì 31 dicembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte sessantasette






Furono giorni lunghi e noiosi. Mancava ancora una settimana alla partenza per la capitale. I suoi bagagli erano pronti.
Stava cenando con sir Jacob. Ha ricevuto notizie da mio nonno? Gli chiese.
Nessuna, lady Katrin. Ho già tutto quello che mi serve. Partiremo lunedì prossimo, so che fa ancora molto freddo e il viaggio non sarà agevole ma è quello che lei ha richiesto. L’albergo è prenotato e nel frattempo incontrerà alcune signore dalle quali sceglierà la sua segretaria personale. Poi visiteremo le residenze che suo nonno le ha messo a disposizione, la presenterò alla sartoria e poi… si interruppe vedendo lo sguardo triste e corrucciato della ragazza.
Quanto dovremo stare in albergo? Gli chiese senza guardarlo, con i pensieri altrove.
Dipenderà da lei, lady Katrin. Ma credo che serviranno almeno due settimane prima di potercene andare, forse di più. Non voleva infierire oltre, aveva capito quanta fatica le costava e come mal sopportava tutta la situazione, ammirava la sua volontà, la dedizione a suo nonno, e gli si strinse il cuore, lui sapeva cose che la ragazza non avrebbe mai conosciuto, ed era dispiaciuto, non meritava quello che stava sopportando.
Katrin alzò lo sguardo ad incontrare quello dell’uomo. Rimase alcuni istanti ad osservarlo, avrebbe voluto avere più confidenza ma non glielo aveva mai permesso. Sospirò, e lo congedò.
Da alcune notti stentava a prendere sonno, aveva tanta nostalgia di casa e al solo pensiero che non sarebbe tornata per molto tempo ancora le si stringeva il cuore. Alcune lacrime bagnavano ogni notte il suo cuscino, pensava a Robin a quanto le mancava e rivedeva il bel capitano che la baciava sulla bocca. Come sarebbe stato essere baciata appassionatamente da Robin? Inutile negarlo, la lontananza le aveva fatto capire quanto le mancasse e quanto affetto provava per lui. Forse era amore, ancora non lo poteva sapere, ma gli somigliava molto.
Finalmente era l’ultimo giorno prima della partenza. Era metà febbraio e il cielo era grigio minaccioso di neve. Era sulla banchina, andava a salutare tutti gli uomini che l’avevano aiutata. Il veliero del capitano Lorence era attraccato al solito posto. I suoi uomini stavano ultimando i lavori prima della partenza imminente.
Diede ordine alle sue guardie di aspettarla a terra, e salì a bordo. Il capitano stava dando ordini e fu avvisato della sua presenza. Diede il comando al suo secondo e la raggiunse.
Buon giorno, lady Katrin. E’ un piacere rivederla. E’ arrivata appena in tempo, appena l’alta marea arriva noi partiremo. Vuole venire con noi?  Le chiese sorridendo?
Mi piacerebbe tanto, ma ho altri impegni. Sono felice di essere arrivata in tempo per salutarla. Le auguro buon viaggio. Gli rispose senza sapere che il suo viso mostrava una tristezza infinita.
Lei non è felice, lady Katrin. Mi stupisco che la sua famiglia non si accorga di quello che prova. Le prese la mano. Io ho imparato da tempo che quello che volevo era la libertà, ho lottato per riuscirci, non mi sono fatto fermare dalle avversità ed ora sono il capitano di questo mercantile, e un giorno ne avrò uno tutto mio. Non ci sono limiti a quello che si può fare se si vuole davvero. Lo tenga bene in mente. Le disse stringendole la mano fredda.
Ho dei doveri, capitano. Non mi posso sottrarre. Avrò sempre un bel ricordo di lei e il bellissimo regalo che mi ha fatto mi aiuterà a ricordare le parole che mi ha appena detto. Buon viaggio. Tolse la mano e corse al ponticello prima che il capitano scorgesse le lacrime che le sue parole le avevano suscitato.
Arrivò negli uffici che aveva già riacquistato il controllo. Avevano preparato un piccolo ricevimento per salutarla e furono ore piacevoli, nonostante tutto.
Rientrò per l’ultima sera in quel posto. I bagagli erano già pronti. Tutto procedeva come suo nonno aveva programmato.
  Il viaggio verso la capitale iniziò sotto una bufera di neve. Sir Jacob aveva fatto di tutto per convincerla a rimandare di qualche giorno ma lei non ne aveva voluto sapere. Sulla carrozza faceva freddo ma lei non disse una parola.
Ci volle tutto il giorno per arrivare alla loro prima tappa. La locanda era piacevolmente calda e pulita. Alcune stanze erano state a loro riservate e il tavolo era apparecchiato. Katrin si sedette mentre gli altri sistemavano i bagagli per la notte. Finalmente poterono cenare, erano tutti stanchi e infreddoliti e si ritirarono subito.
Katrin rimase seduta insieme alle sue guardie del corpo. Pensava al veliero del capitano che ormai doveva essere in mezzo al mare e le si strinse il cuore. Avrebbe mai avuto anche lei la libertà di fare ciò che davvero le piaceva? Sospirò e raggiunse la sua camera.
Era stanca ma non riusciva a prendere sonno. Il letto cigolava mentre lei continuava a rigirarsi. Non vedeva l’ora di ripartire, aveva un unico desiderio: che il tempo passasse in fretta e che potesse tornare presto a casa.
Si addormentò, finalmente, sognando il mare e le onde che la cullavano.


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lunedì 30 dicembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte sessantasei






Era incanta ad osservare il rollio mentre il sole spuntava finalmente libero dalle nuvole. Non si accorse di essere osservata.
Se sta cercando un veliero che la porti lontano da questo posto triste e grigio dovrà ripassare fra due settimane. Disse una voce che arrivava dall’alto.
Lei alzò il viso e sorrise a quell’uomo. Vuole salire a bordo, signorina? Le chiese.
Un ponticello malsicuro fu messo a sua disposizione. Lei era timorosa, ma dopotutto era su una sua proprietà. Con la mano fermamente attorno all’elsa del pugnale salì a bordo di un’imbarcazione per la prima volta nella sua vita.
Benvenuta a casa mia, sono il capitano Lorence. Si presentò facendole un inchino.
La ragazza rispose all’inchino. Grazie capitano, è anche casa mia, sono lady Katrin Semple Sheppard.
L’uomo spalancò gli occhi. Quella lady Katrin?
Lei sorrise. Proprio quella, capitano.
Felice di averla a bordo. Le mostro il mio veliero, ne vado molto fiero. Le disse.
Mentre le mostrava e le spiegava come funzionava un veliero, parecchi uomini iniziarono il loro lavoro. Avevano merce da scaricare, e altra da caricare prima di ripartire, erano tutti indaffarati ma non lesinavo occhiate alla ragazza.
Vuole farmi compagnia a colazione? La invitò.
Entrarono nella piccola cabina che il tavolo era già apparecchiato. Katrin si guardava intorno e si chiedeva come fosse possibile vivere in un ambiente così stretto e così spartano.
Galantemente il capitano le sistemò la sedia e le servì la colazione. Era un bel giovanotto con lunghi capelli trattenuti da un nastro, occhi neri che sembravano ali di un corvo, e un sorriso che conquistava. Katrin lo osservava e si rendeva conto di quanto fosse bello e affascinante. Mangiarono scambiandosi poche parole.
Lo sguardo di Katrin era attratto dalle numerose spade appese alle pareti. Finito di mangiare si alzò ad osservarle. Ce n’erano di foggia che lei non aveva mai visto. Passò la mano sull’elsa di una spada veramente meravigliosa. Era decorata con pietre preziose di vari colori, ma non fu quello che la attrasse di più, era la lama luccicante e affilata.
Le piace, lady Katrin? Le chiese il capitano.
E’ bellissima, mi piacerebbe davvero provarla. Si lasciò sfuggire.
Il capitano alzò un sopracciglio. Sa tirare di scherma, lady Katrin?
Lei si girò. Non sa quanto! Gli rispose.
Il capitano la tolse dal muro e gliela consegnò. Vuole provarla?
Salirono sul ponte. Lei si tolse il mantello e cominciò a prendere confidenza con la spada. Aveva gli occhi che le brillavano.
Io sono pronta, capitano.
Tutt’intorno si era fatto silenzio e gli uomini avevano smesso di lavorare.
I due duellanti fecero le presentazioni e iniziarono la contesa.
Mano a mano che il duello progrediva il capitano si rendeva conto di avere di fronte una provetta spadaccina e cominciò ad impegnarsi di più. Non era facile farla desistere, gli uomini cominciarono a tifare per lei e aspettavano di vedere come sarebbe finita.
Il capitano inciampò in un pezzo di legno e cadde in ginocchio. Katrin gli puntò la lama alla gola mentre cercava di rallentare il battito veloce del suo cuore.
Mi arrendo, lady Katrin. Disse il capitano facendo cadere a terra la propria spada.
Gli uomini battevano le mani e si scambiavano fiasche di rum.
Il capitano accompagnò Katrin nella sua cabina e le offrì da bere. La spada ora le appartiene. Le disse consegnandole anche un bellissimo fodero luccicante con altre pietre colorate. Un solo altro pegno. Così dicendo l’abbracciò e la baciò appassionatamente sulla bocca.
Katrin fu presa alla sprovvista ma non si sottrasse. Fu un bacio di quelli che lasciano il segno, che non potranno essere dimenticati. Il capitano staccò le labbra da quelle della ragazza e, tenendole leggermente appoggiate le disse felice di averle rubato il suo primo bacio, lady Katrin. Lei rimase in silenzio, assaporando l’emozione di quello che le era successo.
Fuori si sentì un certo trambusto e le due guardie del corpo irruppero nella cabina con la spada sguainata.
Va tutto bene, lady Katrin? Chiese il capo.
E’ tutto a posto. Rispose. Si legò la spada ai fianchi. Grazie capitano, per tutto, spero di rivederla prima della sua partenza, potrei darle la possibilità di vincere, forse. Gli disse ridendo mentre seguiva i suoi uomini.
Le sue guardie avrebbero voluto dirle del pericolo che aveva corso, ma sapevano bene che sarebbero state parole inutili. Era colpa loro se era riuscita a scappare dalla tenuta e non sarebbe più successo.
La banchina aveva ripreso il solito trambusto e lei era davvero felice.
Aspetterò sir Jacob negli uffici. E tornò al noioso lavoro che l’aspettava più sollevata.

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venerdì 27 dicembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte sessantacinque






Fu sotto una fitta nevicata che la carrozza uscì dalla proprietà. Le due guardie del corpo e sir Jacob erano sedute accanto a Katrin.
Una delle guardie istruiva Katrin su come doveva comportarsi. Lady Katrin il porto è un posto poco sicuro, c’è gente di ogni risma e non è adatto ad una signorina come lei. Non dovrà mai, e dico mai uscire da sola. Noi le saremo sempre al fianco.
Katrin annuiva e stringeva la mano sull’elsa del suo pugnale che portava sempre al fianco. Si udirono le prime voci concitate e i rumori degli uomini che lavoravano al porto. La carrozza oltrepassò l’ingresso e si fermò.
La ragazza aveva indossato comodi abiti poco appariscenti e caldi. Le guardie la scortarono all’ingresso di un edificio quasi fatiscente. La puzza era quasi insopportabile ma pareva che nessuno ci facesse caso.
Un bancone all’ingresso e vari piccoli box dove uomini erano indaffarati con scartoffie o con persone.
Il direttore l’accolse e l’accompagnò nel suo piccolo ufficio. La fece accomodare mentre Jacob prendeva posto e posava la sua valigia.
Benvenuta lady Katrin. Io sono sir Connors il direttore della società di navigazione Sheppard. Sono a sua disposizione ed ho ricevuto precise istruzioni da suo nonno. Si presentò.
Passarono la giornata facendo un elenco dei velieri, dei vascelli, delle piccole navi commerciali di proprietà della società, elencò le varie merci che vi transitavano e i paesi che toccavano nei loro viaggi commerciali.
Katrin prese nota di ogni informazione. Era ora di far ritorno, non aveva mangiato niente ed aveva la testa che le scoppiava.
Mentre si rilassava nella sua vasca di acqua calda teneva gli occhi chiusi. Ripensava a quello che aveva saputo, avrebbe avuto bisogno di qualche giorno per imparare quei nomi, quelle rotte commerciali. Ancora una volta si chiese a cosa le sarebbe servito. Non amava quel genere di vita ma sapeva che era un ramo importante degli affari di famiglia. Sospirò mentre aspettava di cenare e chiese alla cameriera di mandarle Jacob.
Finalmente la neve aveva cessato di cadere. Era la fine di gennaio e le strade si stavano ghiacciando. L’inverno era davvero terribile, come ogni anno e lei desiderava tanto l’affetto della sua famiglia. Sentì bussare ed entrò Jacob.
Ha bisogno di me, lady Katrin? Le chiese gentilmente.
Katrin versò da bere per entrambi. Mi servono alcuni giorni per ripassare i miei appunti. Rimarrò a casa per tutta la settimana. Programmi la prossima uscita. Gli disse porgendogli il bicchiere.
Bevvero in silenzio. Jacob la osservava e, per la prima volta vide la ruga che solcava la fronte liscia della ragazza, doveva avere qualche preoccupazione ma non stava a lui farsi avanti. Ormai la conosceva piuttosto bene e sapeva che non poteva permettersi passi falsi con lei.
I giorni seguenti furono di una noia mortale. Katrin non era fatta per stare troppo inattiva, sentiva il bisogno di sfogare la sua energia fisica repressa ma non poteva fare altro per il momento. Non c’era spazio per una contesa e fuori faceva troppo freddo.
Erano di nuovo sulla carrozza che li portava al porto. Katrin fece fermare la carrozza fuori dalla banchina, piuttosto distante. Voleva sgranchirsi le gambe. Il sole pallido non aveva sciolto tutto il ghiaccio ma questo non la fermò. Raggiunsero gli uffici di sir Connors e fu ricevuta dal direttore in persona che la invitò a conoscere alcuni capitani che erano in porto.
Quegli uomini erano diversissimi fra loro. Furono gentili e passarono la giornata raccontando alcune loro avventure. Fu una giornata piacevole e anche Jacob si rilassò vedendo che la sua protetta si stava divertendo.
Era già buio quando fecero ritorno.
Katrin era nel suo letto e ripensava a quella che era stata la sua vita. Lo faceva spesso, e sempre si chiedeva come sarebbe stato essere con la sua vera famiglia, avrebbe dato un tesoro per poterla ritrovare ma sapeva che non sarebbe mai successo. Non riusciva a prendere sonno e l’alba la cose ancora sveglia e agitata più del solito. Era stanca di quell’inattività.
Senza pensarci due volte, scese dal letto e si vestì con abiti pesanti adatti a cavalcare. Era molto presto quando raggiunse le stalle e scelse un cavallo. Dormivano ancora tutti e lei uscì di sottecchi dalla proprietà. Aveva il suo pugnale, era talmente camuffata che nessuno poteva capire che fosse una ragazza.
Dio se si sentiva libera. A proprio agio. Non si accorse nemmeno che il cavallo aveva preso la strada del porto. Nelle case le luci erano accese e lei rallentò il passo del cavallo. Sulla banchina ancora non c’era movimento, legò l’animale e si incamminò sulla banchina. C’erano varie imbarcazione all’ancora, lei le riconobbe tutte dal nome che portavano scritto, di alcune aveva conosciuto anche il relativo capitano. Respirava a pieni polmoni quell’aria maleodorante che ora non le dava più tanto fastidio.
In fondo al molo era ancorato un vascello. Dal nome riconobbe che era della flotta di suo nonno, doveva essere arrivato in nottata.
Si fermò ad osservarlo, era davvero uno splendido veliero. Rimase incantata ad osservarlo sbattere dolcemente contro la banchina e si chiese come era stare su qualcosa che non stava mai fermo.
  


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martedì 24 dicembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA



KATRIN, LA SUA STORIA

parte sessantatre/quattro





Nevicava già da alcuni giorni e il piazzale del castello aveva cumuli di neve a contornarlo. Era il giorno della disputa. La neve non smetteva di scendere, fiocchi larghi, appesantiti che si infilavano ovunque.
Katrin si presentò al capitano e gli consegnò la borsa con le monete. I bersagli erano stati montati e preparati. La ragazza indossava pesanti stivali e una giacca imbottita, una sciarpa calda le avvolgeva la testa e parte del viso. I fiocchi di neve si depositavano sulle ciglia rendendo tutto più difficoltoso. Sorrise al capitano che le fece un inchino e chiamò i cinque soldati che avrebbero gareggiato con lei.
Venne estratta a sorte la scaletta delle gare. Le punte delle dita erano intirizzite, tutto sarebbe stato molto difficoltoso e questo la elettrizzava.
Iniziarono con la sagoma meno distante e tutti passarono indenni il turno.
Ora la neve si era trasformata in nevischio ed era mista a pioggia. La gara diventava ancora più difficile. Il fiato si condensava e molti soldati e spettatori erano ai bordi del cortile per assistere alla gara.
Soltanto un soldato e lei erano rimasti per il finale. Ora era il momento più difficile, una gara a due, chi sbagliava per primo era fuori.
La sagoma era distante e la pioggia mista a neve rendeva difficile prendere la mira, ci voleva concentrazione. I due contendenti si strinsero la mano e presero posto.
Il capitano e giudice della gara diede il via. Il soldato scoccò la freccia che mancò di poco il centro. Soltanto un centro pieno sarebbe stato migliore. Katrin si immerse con tutta la sua concentrazione nel tiro finale, sentiva vicino a sé la presenza di Robin che le diceva quello che bisognava fare per fare un bel centro pieno. Tutti erano col fiato sospeso aspettando di vedere quello che una ragazza nobile era capace di fare.
Katrin prese un bel respiro e tirò a sé la corda dell’arco, espirò il fiato mentre lasciava andare la freccia che centrò in pieno il cerchio rosso della sagoma.
Un grande applauso accompagnò la sua vittoria. Felice come non le capitava da tempo strinse le mani dei contendenti e regalò loro la borsa di monete.
Si ritirarono tutti nel grande salone e lei andò con loro per una bevuta che l’avrebbe riscaldata. Ebbe l’ammirazione di tutti e lei ringraziò mentalmente Robin per averla così ben addestrata.
Aveva gli occhi luccicanti quando raggiunse la sua stanza e si immerse nella vasca di acqua calda. Da quando aveva lasciato il castello di suo nonno era la prima volta che si sentiva proprio bene.
Immersa nell’acqua calda ripensò a Robin e a quanto le mancava. Le sarebbe piaciuto che l’avesse accompagnata in quel lungo viaggio, non lo aveva ancora ammesso nemmeno con se stessa ma quel soldato le era entrato nel cuore.
Era la metà di gennaio quando lasciarono il castello per la città sul porto. Sulla carrozza c’era solo Jacob. Elisabeth viaggiava con le cameriere e i bagagli.
Ha trovato l’alloggio per il mese che passerò là? Chiese all’uomo.
Ho pensato che per questo mese non valeva la pena trovare una residenza privata, ma per venire incontro ai suoi desideri ho trovato una dependance che lord Witon le mette a disposizione. E’ indipendente in tutto e sarà libera di gestire il suo tempo come desidera. Le rispose l’uomo.
Molto bene, sir Jacob, vedo che cominciamo a capirci. Gli rispose.
L’uomo sembrava ansioso e lei gli fece cenno di continuare.
Riceveremo le istruzioni di suo nonno relative alle sue richieste prima di riprendere il viaggio verso la capitale. La informerò immediatamente quando arriveranno. Aggiunse.
Katrin chiuse gli occhi cercando di pensare a cose belle mentre il viaggio monotono la infastidiva oltre ogni limite.
Ci volle tutto il giorno per raggiungere la sistemazione, ci arrivò stanca e nervosa. Inutile nasconderlo a se stessa, niente di quello che l’aspettava per il periodo a venire le piaceva. A cosa le serviva tutto questo? Era solo una ragazza, e sapeva bene che non sarebbe mai stata la vera padrona del patrimonio Sheppard. Sospirò. Se suo nonno aveva organizzato tutto questo doveva avere i suoi motivi e lei non lo avrebbe deluso.
La villa era piccola ma deliziosa. Le piacque subito. Finalmente aveva una sistemazione che poteva definire parzialmente sua. Diede istruzioni alle cameriere su quello che voleva e come lo voleva. Missis Elisabeth se ne andò appena arrivati e lei ne fu felice.
Il tempo era inclemente, la neve non smetteva di cadere e le strade erano impraticabili. Ci vollero tre giorni prima che potesse uscire e visitare la città.
Osservava dalla carrozza quel posto grigio e sporco. Si fece portare vicino al porto e vide per la prima volta i grandi vascelli e una moltitudine di uomini che non stavano mai fermi. Voci concitate, bestemmie, frustate le giungevano alle orecchie. Doveva farci l’abitudine, gli uffici che doveva visitare erano proprio sulla banchina e non era un posto da frequentare senza scorta.
Rientrò e trovò Jacob che l’aspettava.
Si tolse il mantello e i guanti e si scaldò le mani alla fiamma del camino.
E’ arrivata la risposta, sir Jacob?  Gli chiese.
Sì, lady Katrin, e una busta indirizzata a lei. Vuole che discutiamo delle decisioni di suo nonno? Volle sapere.
Lo faremo a cena, dica alle cameriere che mangerà con me. Porti i documenti, mi lasci la lettera sul tavolo. Può andare. Le rispose senza nemmeno guardarlo.


Rimase alcuni minuti a scaldarsi davanti alle fiamme allegre del camino. Era curiosa di scoprire chi le avesse scritto, nel suo cuore sperava che fosse Robin e aprì la missiva con le mani tremanti. Le firme in calce la lasciarono delusa ma incuriosita.
Iniziò a leggere sedendosi davanti al camino.
Lady Katrin, Sara ed io siamo felici di sapere che il suo viaggio continua secondo i programmi. Lord Sheppard è stato così gentile da informarci e da farle pervenire questa lettera. Sara ed io lasceremo a fine marzo la tenuta di suo nonno, ci sposeremo e andremo a vivere nella mia fattoria. Siamo davvero dispiaciuti di non poterla rivedere prima della nostra partenza ma a fine marzo scade la mia ferma ed ho già avvisato che non verrà rinnovata. Ci manca molto, qui non è più lo stesso senza di lei e le assicuro che avrà sempre la nostra amicizia. Spero che quando tornerà possa trovare il tempo di venire a trovarci, noi l’aspettiamo. Le inviamo i nostri più cari saluti, con sincero affetto.
Alfred e Sara.
Strinse al petto quel pezzo di carta. Dio quanto le sarebbe mancata Sara, e quanto avrebbe desiderato che Alfred non se ne andasse, ma era giusto che seguissero il loro cuore. Era davvero felice per loro e promise a se stessa che sarebbe andata a trovarli. Su di loro sapeva di poter sempre contare. Cercò fra le righe qualche notizia che le fosse sfuggita ma, da buon soldato qual era, Alfred era stato sintetico.
Un altro pezzo della sua vita, un pezzo molto importante se ne stava andando. Sentiva intorno a sé un vuoto incolmabile, come se fosse al centro di un abisso e che le persone che più amava la abbandonassero al suo destino. Sapeva che non poteva pretendere di più dai suoi amici. Appallottolò la lettera e la buttò nelle fiamme. Si asciugò le lacrime che le erano sfuggite e si preparò a sopportare tutto quello che l’aspettava per i prossimi diciassette mesi circa, li avrebbe contati uno ad uno. Se non fosse per la fiducia assoluta che nutriva per suo nonno avrebbe abbandonato tutto e sarebbe tornata di corsa da lui, ma gli aveva fatto una promessa e, anche se era dura da mantenere non sarebbe venuta meno.
Le sue cameriere entrarono e cominciarono a preparare per la cena. Lei, silenziosa e pensierosa rimase ad osservarle senza dire una parola. Erano davvero efficienti ed era molto soddisfatta del loro lavoro. Aveva sempre mantenuto le distanze, non voleva affezionarsi a nessuno che sapeva poi se ne sarebbe andato.
Il carrello con le vivande era pronto quando entrò Jacob elegantemente vestito. Era un uomo che sapeva come comportarsi in ogni circostanza. Era timido ma non si faceva manovrare da nessuno, competente e molto ligio a rispettare le direttive di lord Sheppard. Non era mai andato oltre i limiti dei suoi compiti, sempre distaccato ma pronto ad esaudire le richieste che lady Katrin gli faceva.
Si avvicinò alla ragazza e le diede la mano accompagnandola al tavolo. Carol iniziò a servire la cena, lasciò il carrello e silenziosamente uscì.
Mangiarono in silenzio, nessuno dei due aveva molta voglia di iniziare il discorso. A fine cena si accomodarono al piccolo tavolo e Jacob aprì la sua inseparabile valigia.
Estrasse alcuni fogli, si accomodò gli occhiali e cominciò a leggere. Katrin non lo fece nemmeno iniziare.
Mi dica con parole sue quello che mio nonno le ha scritto. Gli chiese.
Jacob ripose i fogli e si tolse gli occhiali. Lord Sheppard ha dato il suo benestare ad accorciare la sua visita agli uffici portuali. Ho una lista di cose che dovrà conoscere ma non ci sono compiti gravosi. Fece una breve pausa. Per quanto riguarda la sua sistemazione nella capitale mi ha inviato cinque possibili residenze che andranno bene, e lei potrà scegliere quella che più le aggrada. Le visiteremo appena arriveremo in città, e nel frattempo potrà stare nel grande albergo di sua proprietà. Troverà anche alcune istitutrici e potrà scegliere quella che più le aggrada. Suo nonno ripone in lei tutta la sua fiducia ed è sicuro che saprà decidere nel miglior modo possibile. Fece ancora una breve pausa e lei alzò il sopracciglio in attesa della richiesta che sarebbe venuta. Suo nonno desidera che lei partecipi a tutte le manifestazioni mondane e accetti tutti gli inviti dei lord amici di famiglia. Ha un conto aperto presso la più prestigiosa sartoria e cappelleria, dovrà essere sempre all’altezza del nome che porta e che rappresenta, non chiede altro, oltre al fatto che dovrà passare tutto il tempo necessario con gli esperti che trattano gli innumerevoli interessi Sheppard. Gli interessati sono già al corrente di tutto. Concluse.
Fuori dalla finestra il cortile era tutto imbiancato. Katrin e sir Jacob stavano bevendo l’ultimo bicchiere di vino prima di separarsi e la ragazza non staccava gli occhi dai fiocchi che non smettevano di scendere. Era assorta e l’uomo rimase seduto ad osservarla in attesa di essere congedato. Nei mesi che aveva passato con lei l’aveva vista trasformarsi, venire a galla il suo vero carattere, non era facile distoglierla dai suoi propositi e sapeva bene quanto caparbia fosse, caratteristica che ben conosceva negli Sheppard, ma aveva anche qualcosa in più, non aveva gli atteggiamenti pomposi delle ragazze del suo rango, era generosa, comprensiva ma non dava facilmente a nessuno la propria amicizia, non l’aveva mai vista intessere rapporti che non fossero più che superficiali. Lui non conosceva i piani di suo nonno ma riteneva che di qualunque cosa si trattasse non l’avrebbe avuta con facilità. Lui stesso sapeva di essere sospeso ad un filo e se non si fosse comportato più che correttamente non avrebbe esitato a fargli fare la fine dell’istitutrice. Sì, quella ragazza possedeva una volontà e una integrità che l’avrebbero segnata per sempre. Lui l’ammirava e, senza nemmeno che se ne fosse accorto stava piano piano scoprendo che le era devoto più del dovuto. Si schiarì la gola per attirare l’attenzione della giovane.
Grazie Jacob, può andare. Mandi qualcuno a sparecchiare. Ci rivediamo domani.

immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

lunedì 23 dicembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA



KATRIN, LA SUA STORIA

parte sessantadue





Sir Jacob era in evidente imbarazzo e la giovane non faceva niente per metterlo a proprio agio. Era ora di mettere in chiaro che lei non era una marionetta.
Si sedette al suo piccolo tavolo e fece cenno al suo ospite di fare altrettanto. Voglio sapere quali sono i programmi per i prossimi mesi. Gli chiese. L’uomo fece un sospiro di sollievo. Prendo la valigia e la metto al corrente, lady Katrin.
Ci vollero solo pochi minuti perché tornasse. Prese la chiave che portava al collo e aprì la valigia. Ben ordinati c’erano documenti, fogli, cartelle varie e alcune borse di denaro.
Lei rimaneva in silenzio e in attesa che quello finisse di leggere e si decidesse a parlare.
Come le ho già comunicato, lady Katrin, fra una settimana partiremo. Andremo a visitare le tre compagnie di navigazione e consocerà i responsabili dei vari settori. L’uomo alzò lo sguardo sulla ragazza che non aveva cambiato espressione. Continui. Gli ordinò. Ci vorranno tre mesi. Poi in aprile faremo sosta nella grande metropoli e lì sarà ospite di vari lord della città, e… stava continuando a illustrare il programma quando Katrin lo interruppe.
Per quanto riguarda le compagnie di navigazione mi servirà un solo mese, non intendo diventare contabile di commercio marittimo, poi andremo nella capitale e non sarò ospite di nessun lord, provvederà a prendere in affitto un appartamento idoneo alle mie necessità. Mi metterà in contatto con i banchieri e i notai che seguono gli interessi di mio nonno e ci rimarrò fino all’estate. Ora può continuare. Gli disse aspettando di sentire il seguito.
Sir Jacob inghiottì e prese nota di quello che gli era stato richiesto. Suo nonno vuole che lei partecipi a tutte le manifestazioni mondane della capitale, fino alla fine dell’anno. Aggiunse.
In pratica dovrò restare nella capitale per tutto l’anno. Ho capito bene? Volle sapere.
Sì, lady Katrin. Ha capito bene. Le rispose.
E nei mesi che mi separano dal ritorno, per il mio compleanno, cosa è previsto? Gli domandò.
E’ previsto un viaggio oltremare. Viaggerà per un paio di mesi e si farà una formazione sulle usanze straniere. In aprile tornerà in patria, ripasserà dalla capitale a verificare le sue conoscenze e poi potrà tornare a casa. Le disse tutto d’un fiato.
 Katrin rimase assorta a valutare quello che aveva appena saputo. Non le piaceva per niente il programma che avrebbe dovuto seguire. Non amava la mondanità e tutto quello che ne conseguiva ma aveva fatto una promessa a suo nonno.
Anche il viaggio oltre mare non la intrigava per niente. A cosa le serviva? Quello che aveva capito era che suo nonno aveva dato più importanza alla mondanità che al resto.
 Passare un anno nella capitale e seguire tutti gli avvenimenti mondani era più faticoso che imparare regole bancarie e leggi notarili. Fece un sorriso a Jacob.
Può prendere nota, per favore sir Jacob? Gli chiese con estrema gentilezza.
L’uomo era pronto a scrivere quello che la lady desiderava.
Quando saremo nella capitale mi farà visitare cinque proprietà dalle quali scegliere dove mi sistemerò per tutto l’anno. Voglio un cavallo per me, un cortile abbastanza grande e un salone dove possa allenarmi, voglio essere messa al corrente in anticipo di ogni impegno e voglio essere io a decidere quello che farò. Lei osservava la mano tramante che prendeva nota di tutto. Nel frattempo non voglio essere ospite di nessuno, trovi in fretta quello che le ho chiesto.
L’uomo alzò lo sguardo, inghiottì di nuovo prima di parlare. Lei sa, lady Katrin che dovrò informare suo nonno dei cambiamenti che mi ha richiesto, vero?
Certamente, sir Jacob. Quando comunicherà le mie richieste a lord Sheppard dica che non sono negoziabili, lui capirà. Adesso mi serve una borsa di monete. Gli disse allungando lo sguardo nella valigia.
Il sovrintendente prese una borsa dalla valigia e la posò sul tavolo. Di nuovo inghiottì prima di chiederle a cosa le serve, lady Katrin? Io devo dare conto a lord Sheppard. Era davvero in imbarazzo.
Scriva semplicemente che gliel’ho chiesto io. Gli rispose.
Ora può andare e chiedere a missis Elisabeth di venire da me. Se Jacob avesse conosciuto il padre di Katrin avrebbe detto che era la sua copia perfetta. Raccolse le sue carte, chiuse la valigia, fece un inchino e uscì ben sapendo che le cose sarebbero state più difficoltose da quel momento in poi. Quella ragazza non era manovrabile come gli era stato prospettato, non ci aveva messo molto a far valere il suo rango e la sua volontà. Trovò Elisabeth poco distante e riferì il messaggio.
Katrin era ancora seduta quando la sua assistente personale entrò. Ha bisogno di me, lady Katrin? Chiese con un certo disappunto.
Voglio parlarle proprio di questo, missis Elisabeth. Io non le piaccio e lei non piace a me, quando saremo nella capitale lei sarà libera di tornare al castello o dove vuole, mi troverò un’altra assistente personale, non mi serve un cane da guardia, per questo ci sono già le mie guardie del corpo. Il viso della donna si sbiancava mano a mano che assimilava quello che le veniva detto.
Io sono stata scelta da lord Sheppard, solo lui può togliermi l’incarico. Le rispose altezzosa.
La richiesta a mio nonno è già partita, riceverà sue notizie molto presto e, spero che con la risposta possa arrivare un’altra assistente che sia più gradevole di lei. Nel frattempo è libera da ogni incombenza. Le rispose.
Missis Elisabeth uscì impettita.
Katrin sospirò, finalmente si sentiva più leggera e, anche se non del tutto, più padrona della sua vita.



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domenica 22 dicembre 2019

FIABA DI NATALE


LA FATA SBADATA


C’era una volta una Fata Sbadata. Era piccola, ingenua e sempre con la testa fra le nuvole. Aveva il compito di aiutare i fiori a sbocciare.
In primavera aveva molto lavoro e correva in ogni giardino con la sua bacchetta magica. Dove passava lei tutti i fiori erano meravigliosi e profumati.
Un giorno era intenta nel suo lavoro in un giardino bellissimo. Anche lei era estasiata da tanta bellezza e splendore ,e rimaneva incantata a far fiorire tutti i fiori colorati. Si divertiva un mondo a scegliere i colori e i profumi, e invitava api e farfalle a farle compagnia e ad ammirare la sua opera.
Non si accorse che, mentre si beava della sua bravura, il tempo passava e gli altri giardini rimanevano senza fiori. Giocava con le farfalle colorate, cantava insieme agli uccelli, si divertiva un mondo a cambiare spesso i colori ai petali dei fiori.
Si accorse troppo tardi di aver trascurato gli altri giardini che le erano stati affidati.
Corse in fretta a compiere il suo dovere, ma ormai, la primavera era passata e l’estate si stava già tingendo con i colori caldi del primo autunno.
La piccola Fata Sbadata era disperata e non sapeva come rimediare alla sua leggerezza, e chiese umilmente aiuto alle ninfe dei boschi.
Le ninfe erano piuttosto arrabbiate, e decisero di darle una lezione.
La mandarono in un giardino trascurato e pieno di rovi con l’ordine di rimetterlo a posto prima dell’inverno.
La piccola fata, a testa bassa e con la sua bacchetta in mano, cominciò a lavorare di gran lena. Era talmente concentrata e determinata a portare a termine il compito che le era stato affidato, che non si accorse di avere le mani ferite dai rovi spinosi. Ma ci riuscì, e, mentre la bianca neve scendeva, dai rovi verdi spuntarono bacche rosse, tante erano le piccole gocce di sangue che la Fata Sbadata aveva lasciato là.
Nessuno aveva mai visto, in inverno, colori così rossi in mezzo ad arbusti così verdi, e vennero molte persone a raccoglierne per abbellire le loro case durante le festività invernali.
Fu così, che la Fata Sbadata venne perdonata e lei, mai più avrebbe trascurato il suo lavoro. Imparò che c’è un tempo per ogni cosa, per lavorare, per giocare, per riposare, ma che bisogna sempre compiere il proprio dovere.
Ora, la Fata Sbadata, aspetta la fine dell’autunno per riposare e vi aspetta alla prima neve del prossimo inverno per offrirvi un bellissimo ramo di agrifoglio.


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venerdì 20 dicembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte sessantuno






I soldati presenti esitavano non sapendo come comportarsi. Avevano visto quanto fosse brava ma era una ragazza, per di più un’ospite e non volevano incorrere nelle ire del loro padrone.
Si fece avanti il capitano. Le fece un inchino e incrociarono le lame per il consueto saluto. Era impossibile fare solo finta di duellare, quella ragazza sapeva il fatto suo e se il capitano non voleva fare una figuraccia davanti ai suoi sottoposti doveva dare sfogo a tutta la sua abilità.
Nessuno dei due sembrava volersi arrendere. Sudavano abbondantemente e gli occhi di Katrin sprizzavano felicità. Chiedo una pausa, lady Katrin. Disse il capitano. Concessa. Gli rispose.
Avevano entrambi l’affanno e bevvero avidamente. Complimenti lady Katrin, si difende davvero bene. La lodò il capitano. E non mi ha ancora vista con arco e frecce! Mi piacerebbe fare una gara con i suoi uomini prima della partenza, la può organizzare? Gli chiese. Il capitano era titubante, era una situazione nuova per lui.
Metto in palio una borsa di monete, capitano. Scelga i soldati migliori e mi farà felice. Gli disse mentre si asciugava il viso arrossato. Io rimango ancora per dieci giorni. Aggiunse.
Alzò lo sguardo e vide il viso tirato di missis Elisabeth.  Devo proprio andare ora, o la mia assistente mi finirà con un’occhiataccia! Salutò i soldati e uscì finalmente rinvigorita. Le sue guardie del corpo erano sorprese dalla sua bravura, nessuno li aveva avvertiti dell’abilità di lady Katrin. La ragazza raggiunse la sua stanza e si sottopose al bagno alla vestizione e tutto quello che serviva con il sorriso sul viso.
Nel frattempo al castello di lord Sheppard c’era qualcosa nell’aria.
Alfred, da buon soldato e osservatore quale era aveva notato un certo movimento di carrozze senza stemmi, anonime (cosa inusuale) e uomini che arrivavano con borse e valigie per rimanere alcuni giorni e poi ripartire. Sapeva che non erano affari suoi, questi ospiti alloggiavano nel settore privato del lord e fu per caso che venne assegnato alla sorveglianza di quell’ala del castello.
Stava perlustrando il corridoio quando si aprì la porta di un grande studio, ne uscì un uomo serio con in mano una cartella di documenti e per pochi secondi la porta rimase aperta. Seduto a capotavola c’era Robin e leggeva attentamente dei fogli. La porta si richiuse e Alfred riprese il suo lavoro. Da tempo Robin era assente nel reparto designato ai soldati. Probabilmente stava studiando dei documenti su una missione che doveva compiere per il lord. Cercò di non pensarci. Era quasi la fine dell’anno e presto, a fine marzo terminava la sua ferma e non l’avrebbe rinnovata. Avrebbe sposato Sara e sarebbe tornato alla fattoria, i suoi genitori erano ormai troppo vecchi per il lavoro e lui desiderava una nuova vita accanto alla donna che amava.
Aveva chiesto udienza al lord e aspettava di essere convocato.
Fu chiamato da lord Sheppard l’ultimo giorno dell’anno. Entrò nel suo studio privato. Buon giorno Alfred, voleva vedermi? Gli chiese.
Proprio così, lord Sheppard. Posso chiedere come sta lady Katrin? Gli chiese per prima cosa. Il vecchio sorrise. So quanto le è affezionato e quanto ha fatto per lei, non l’ho mai ringraziata abbastanza. Mia nipote sta bene e prosegue la sua istruzione. Gli rispose.
Sara ed io le abbiamo scritto una lettera, e le saremmo grati se potesse fargliela avere quando è possibile. Disse appoggiando la missiva sul tavolo.
Lo farò certamente, e con piacere. C’è altro? Chiese di nuovo.
Alla fine del prossimo mese di marzo termina la mia ferma e sono venuto a dirle che torno a casa, i miei genitori hanno bisogno di me. Sposerò Sara e inizierò una nuova vita. Comunicò al vecchio lord.
Sono felice per lei, Alfred. Gli rispose.
La ringrazio, lord Sheppard. E’ stato un onore essere al suo servizio e, se mai lady Katrin avesse bisogno di me basterà chiederlo. Gli disse convinto.
Glielo comunicherò. Anch’io sono stato soddisfatto del suo lavoro per noi. Si salutarono e ognuno tornò ai propri compiti.
Sara e lui erano dispiaciuti di andarsene senza rivedere Katrin ma non potevano fare diversamente. Speravano che la lettera che le avevano scritto le arrivasse in fretta e che le facesse piacere.
Fra feste e divertimenti vari passò anche l’ultimo giorno dell’anno e i festeggiamenti per il nuovo anno, al castello di lord Shapiro continuarono per altri tre giorni.
Katrin era esausta. Molti giovanotti le facevano una corte serrata e con alcuni era dovuta ricorrere al suo pugnale per mantenere le distanze. Non voleva nessun coinvolgimento, presto sarebbe ripartita e, a tal proposito aveva chiesto a sir Jacob di raggiungerla nella sua stanza.
Era il primo giorno di calma, molti ospiti se n’erano andati e tutto stava tornando alla normalità. La neve cadeva da ore e il paesaggio era incantevole.
Era davanti alla finestra, nella tipica posizione che teneva suo padre quando sentì bussare e sir Jacob e missis Elisabeth entrarono.
Quando vide la sua assistente si adombrò. Ho richiesto la presenza di sir Jacob, non la sua. Disse rivolta alla donna.
I due si scambiarono uno sguardo, imbarazzati. Sono la sua assistente personale, devo essere al suo fianco per ogni incombenza. Le rispose trattenendo a stento la rabbia.
Non ho bisogno di lei, missis Elisabeth, può andare. Ribadì in tono perentorio.
Ci furono alcuni attimi di silenzio, poi la donna uscì.


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giovedì 19 dicembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte sessanta






Il giorno della partenza arrivò fin troppo in fretta. Era quasi la fine di settembre e l’autunno aveva iniziato ad avanzare con i suoi crepuscoli e le sue giornate sempre più fresche.
La carrozza con i bauli e la servitù era già pronta. Katrin avrebbe viaggiato in compagnia di missis Elisabeth e sir Jacob che già l’aspettavano seduti sui sedili imbottiti.
Lord Sheppard teneva la mano di sua nipote e scesero insieme i pochi scalini. Katrin l’abbracciò. Mi mancherai, nonno. Gli disse con estrema tristezza. Mi mancherai anche tu, mia cara, non sai quanto! Le baciò i capelli e la guardò mentre raggiungeva la carrozza. Lei si voltò un’ultima volta e lui le sorrise. Lo sportello venne chiuso e la sua nuova avventura ebbe inizio.
Nell’abitacolo c’era solo silenzio. Missis Elisabeth sembrava una donna che non conosce il sorriso e subito Katrin vide quanto fosse diversa dalla sua adorata Sara. Sospirò involontariamente. Jacob aveva una voluminosa valigia dalla quale non si separava mai e teneva lo sguardo fisso davanti a sé.
Dove siamo diretti? Chiese la ragazza. Jacob aprì la valigia ed estrasse alcuni fogli. Lesse dettagliatamente il programma dei tre mesi avanti, senza commentare. Avrebbero viaggiato per un vasto territorio e avrebbero soggiornato nei castelli dei più ricchi lord. Avrebbe conosciuto famiglie importanti e facoltose e iniziato a capire come si svolge la vita in quella società. Sarebbe stata presentata a varie personalità e partecipato a ricevimenti e balli. In poche parole, capì che doveva essere conosciuta da tutta la società che conta.
Erano passati tre mesi dalla sua partenza e l’anno stava per finire. In quel momento era ospite di lord Shapiro in un antico e bellissimo castello. Era previsto un grande ricevimento per festeggiare il nuovo anno e il suo guardaroba era già stato fornito di abito e gioielli per l’occasione.
Era rientrata da un tè in compagnia di alcune signore ed era infreddolita. Due delle sue cameriere la stavano aspettando per aiutarla, doveva cambiarsi e prepararsi per la cena con il padrone di casa e la sua famiglia. Lei non ne era molto entusiasta ma fece buon viso e si sottopose al bagno, all’acconciatura e al trucco. Fu una cena come ormai si era abituata a sostenere e non vedeva l’ora di poter tornare nella sua stanza.
Finalmente rientrò e le sue cameriere l’aiutarono fino a che non indossò la camicia da notte e poterono ritirarsi.
Era finalmente da sola. L’unico momento di tutta la giornata, di ogni singola giornata in cui non avesse nessuno intorno. Ogni ora della sua vita era programmata, decisa e accompagnata dal suo seguito. Le osservazioni di missis Elisabeth, benché bonarie la infastidivano oltre ogni limite. La serietà e l’inflessibilità di Jacob non le permettevano nessuna deviazione dal programma. Si sentiva prigioniera. Sempre scortata dalle due guardie del corpo anche quando voleva solo scendere in cortile. Era davvero molto dura da sopportare.
Andò davanti alla finestra, era buio ma la luna rischiarava il parco e i vari sentieri bianchi di ghiaccio e di neve. Era uno spettacolo che la incantava. Fosse dipeso da lei si sarebbe tuffata in quei cumuli di neve e si sarebbe rotolata come faceva da bambina. Al pensiero della libertà che aveva perso si sentì soffocare. Aprì la finestra e una folata di aria gelida la fece rabbrividire. Stentava a respirare, le pareva che una catena le stringesse il collo impedendole di inspirare l’aria che le serviva. Portò una mano alla gola e si sforzò di respirare, le girava la testa e raggiunse il letto cercando di riprendersi.
Ci vollero parecchi minuti prima che il respiro tornasse normale. Si alzò per chiudere la finestra e diede un ultimo sguardo a quel meraviglioso paesaggio.
Si rimise sdraiata ma non riusciva ad addormentarsi. Mille pensieri le vorticavano nella mente. Cosa aveva ottenuto in quei tre lunghi mesi? Si chiese. Certo aveva conosciuto personalità di rilievo, aveva scoperto i vari possedimenti terrieri di suo nonno, ma quanta tristezza portava nascosta nel cuore. Aveva imparato a sorridere sempre, missis Elisabeth era stata chiara e la riprendeva spesso. Non aveva ancora trovato il tempo per un allenamento, ogni volta che lo richiedeva missis Elisabeth trovava una scusa per tenerla lontana dalle armi. Lei non ne poteva più di quella vita così diversa da quella che aveva sempre desiderato. Non voleva ricchezze, non voleva nobiltà, voleva solo essere Katrin ma le era sempre stato precluso.
Era quasi l’alba quando, finalmente si addormentò.
Mancavano solo due giorni alla fine dell’anno e lei era libera da impegni. Chiamò le sue guardie del corpo e chiese loro di prepararsi per un allenamento. Lei aveva già indossato pantaloni e giacca e aveva la spada al fianco. Stava uscendo per raggiungere il salone degli allenamenti quando arrivò missis Elisabeth. La guardò storcendo la bocca e fece per parlare. Ci vediamo più tardi. Disse semplicemente Katrin, era ora che imparasse a far valere il suo ruolo, erano loro al suo servizio non il contrario, dopotutto!
August e Tommy erano pronti e in assetto da combattimento. Lei li raggiunse e fece alcuni esercizi di riscaldamento sotto gli occhi di altri soldati presenti. Non si sentiva imbarazzata, proprio per niente, finalmente per la prima volta da quando era partita si sentiva a suo agio.
Iniziò con Tommy. Le spade si incrociavano e mentre tutti la osservavano. Lei si fermò e puntò la punta della spada a terra. Ho richiesto una vera tenzone, non una finta lotta. In guardia, e cerchi di difendersi o non ci penserò nemmeno un attimo a trafiggerla. Riprese a duellare e, finalmente diede sfogo a tutta la sua voglia di movimento e di battaglia. Non ci volle molto perché lei riuscisse a battere il suo avversario sotto gli occhi esterrefatti dei presenti.
Qualcuno vuole battersi con me? Chiese guardandosi intorno.  

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mercoledì 18 dicembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte cinquantanove






Voci, risate, balli, continuarono senza sosta. Katrin desiderava con tutta se stessa di potersi ritirare ma suo nonno le aveva chiesto di rimanere ancora.
Robin la raggiunse. Le auguro buona fortuna, lady Katrin. Le baciò la mano e se ne andò.
La ragazza lo guardò mentre si allontanava, aspettando invano che si voltasse per un ultimo dei suoi sorrisi ma non successe. Si sentì abbandonata, come se un pezzo di cuore, della sua vita, della gioventù se ne andasse con lui.
Stava ancora con lo sguardo incollato all’uscita quando un paggio la raggiunse e l’accompagnò nello studio privato di suo nonno.
Insieme al vecchio lord c’erano altri sei gentiluomini che aveva conosciuto e con i quali aveva ballato.
Vieni mia cara. I presenti le fecero un inchino e lei raggiunse suo nonno.
Questi sono i lord più importanti di tutto il regno. Qualunque cosa tu abbia bisogno, in qualunque momento o in qualunque posto ti trovi, presso di loro troverai sempre assistenza e aiuto, qualsiasi cosa ti serva. Le loro proprietà prosperano in tutto il territorio e nei tuoi viaggi avrai sempre ospitalità presso tutti loro. Fecero di nuovo le presentazioni aggiungendo il loro luogo di provenienza. Hai bene in mente, mia cara? Volle sapere il lord.
Certamente, nonno, e li ringrazio. Rispose educatamente Katrin.
Vai a riposarti ora, ti vedo affaticata. Domani ti metterò al corrente dei dettagli. Così dicendo l’abbracciò. Katrin salutò ognuno chiamandolo per nome, fece un doveroso inchino e, finalmente salì nella sua stanza.
Era stanchissima e si buttò sul letto. Si addormentò senza avere il tempo di spogliarsi.
La cameriera entrò con la colazione. Suo nonno l’aspetta nel suo studio quando sarà pronta. Lasciò il vassoio e uscì. Mangiò qualcosa di malavoglia, ancora una volta era sola. Poggiò la testa allo schienale e chiuse gli occhi. Rivide nella mente il suo boschetto preferito, Robin che la guardava, riprovò la serenità di quei momenti e cercò di trattenerli dentro il cuore, sarebbe stato un posto dove rifugiarsi in futuro quando fosse stata lontana. Un cambiamento nella sua vita che di nuovo le imponevano le regole e l’affetto che provava per suo nonno. Avrebbe tanto desiderato non dover partire, rimanere con Sara nella fattoria di Alfred, non aveva mai desiderato altro che poter essere se stessa, invece era sempre stata solo quello che gli altri le avevano imposto, a partire da suo padre, ed ora suo nonno.
Sospirò e si tolse il vestito stropicciato. Si lavò, indossò un abito che non aveva mai visto e scese a scoprire quello che le riservava il futuro.
La porta dello studio era aperta e si sentivano alcune voce. Bussò ed entrò.
Suo nonno era seduto dietro la sua scrivania e nella stanza c’erano diverse persone. Vieni qui accanto a me. Le disse il vecchio lord.
Si fece silenzio. Queste sono le persone che ti accompagneranno. Uno ad uno si presentarono: Viola, Carol, Sandy, cameriere personali. Si sarebbero occupate di ogni incombenza che la riguardava. August, Tommy, guardie del corpo. Anton, Gionata, Norton, Robert cocchieri e addetti ai cavalli e alle carrozze. Missis Elisabeth la sua istitutrice e segretaria personale. Sir Jacob sovrintendente e responsabile di tutti gli impegni e addetto a tenere i contatti col lord. Ti puoi fidare di ognuno di loro, li ho scelti tutti personalmente, non lascerei mai la vita di mia nipote nelle mani di persone inaffidabili. Aggiunse.
Katrin osservò tutte quelle persone che sarebbero diventate parte della sua vita. Le ringraziò e quelli uscirono per completare la preparazione del viaggio.
Siediti, mia cara. Le disse accompagnandola alla poltrona. Anche lui si sedette accanto a lei. Sulla scrivania c’erano alcuno documenti.
Devi sapere, Katrin, che la famiglia Sheppard ha interessi in tanti progetti, ha proprietà anche fuori dai confini del regno, ha contatti con le più grande banche, flotte di navi per il commercio in tutto il mondo. Fece una pausa. Stringeva la mano fredda della ragazza. Conoscerai tutti i dettagli che ci riguardano, i nostri interessi, che sono anche i tuoi, imparerai a trattare con ogni tipo di persona, hai la mia delega a firmare alcuni accordi che sono tutt’ora in sospeso. Se solo avrai dei dubbi chiedi consiglio a Jacob e lui saprà cosa fare. Non ti devi far spaventare da tutto questo, avrai tutto il tempo che ti occorre per diventare il capo degli affari della nostra famiglia. Ho assoluta fiducia in te. Le disse con un sorriso.
Katrin assimilava ogni dettaglio e le sembrava che il peso di tutte quelle responsabilità le appesantissero il cuore, faticava quasi a respirare. Alzò lo sguardo su suo nonno. Nonno, perché tutte queste responsabilità a me? Non sono nemmeno una Sheppard! E se ti sbagliassi su di me? Gli chiese. Lui le sorrise. Sei la sola persona alla quale tengo veramente, ti conosco e non darei a nessun altro la mia vita e la mia discendenza. Le rispose stringendole forte la mano.
Inizierai conoscendo il territorio e il regno. Verrai presenta a persone importanti, assisterai a contrattazioni e imparerai come si legge un libro contabile. Imparerai a controllare il lavoro di chi gestisce i nostri interessi. Ho paura che non avrai molto tempo per divertiti, ma farò in modo che tu possa avere anche delle tregue, del tempo per te, ma, ricorda, prima finisci la tua istruzione, prima torni a casa. Le ricordò.
Katrin osservò il viso dolce di suo nonno. Se tu credi in me, lo farò anch’io. Ti prometto che mi impegnerò e che non ti deluderò. Disse seria.
Ne sono sicuro, mia cara. Le rispose sorridendo.


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