KATRIN, LA SUA STORIA
parte cinquantasei
I giorni
passavano e lei si sentiva protetta, amata e finalmente libera e felice. In
futuro avrebbe ricordato questi giorni, quelli prima del suo sedicesime
compleanno, perché non ne avrebbe più avuti di simili, la vita le avrebbe
riservato ancora troppe sorprese.
Alternava
lezioni agli allenamenti, non era fatta per stare troppo seduta. Le mancava
Robin, in quelle settimane si era resa conto che quel soldato le mancava in
modo incredibile, il suo sorriso, il suo modo di fare, la sua serietà ma anche
la sua ironia e, soprattutto si era resa conto di quanto la capisse e di come gli
era affezionata. Desiderava ardentemente che tornasse e si chiese se davvero
non le mancasse anche per qualcos’altro.
Arrivò anche
il giorno del suo sedicesimo compleanno. Da parecchi giorni la servitù era
impegnata coi preparativi e lei non vedeva l’ora di spezzare quella splendida
prigionia.
Il
ventiquattro giugno era una giornata di sole, l’aria profumava dei tanti fiori
sparsi sulla lunga tavola preparata nel cortile, tutti erano stati invitati,
anche le sguattere e i soldati, suo nonno l’avrebbe presentata per quello che
era: lady Katrin Semple Sheppard.
L’allegria e
la musica rallegravano la giornata. Katrin indossava uno splendido abito che le
lasciava le spalle scoperte, era incantevole. Tante persone le lasciavano un
regalo, un pensiero e lei sorrideva a tutti.
Alfred e
Sara si lanciavano sguardi complici. Toccava a loro offrire il loro regalo.
Katrin li abbracciò e si commosse, li considerava i suoi veri amici, gli unici
che l’avevano sempre amata e difesa. Alfred le regalò uno splendido arco e
frecce, intarsiato e fatto apposta per lei. Sara le regalò la cosa più preziosa
che possedeva, un piccolo anello che le aveva lasciato sua madre. Sancivano, se
ancora ce ne fosse stato bisogno il loro legame, il loro affetto.
Sentirono
arrivare un cavallo al galoppo. Robin arrivò e lasciò il cavallo, corse da
Katrin. Mia signora, buon compleanno. Le
disse consegnandole un involucro. Katrin l’aprì e gli occhi le si inumidirono.
Nel pacchetto c’era una delle sbarre che avevano tolto alla sua prigione nella
torre. Perché questo le ricordi, lady
Katrin che nessuna prigione è per sempre, e che la libertà non ha valore. Le
disse con fare serio come non aveva mai fatto. E poi, continuò il soldato, ci
sono io, il regalo più bello di tutta la festa. Aggiunse col suo solito
fare ironico e beffardo. Si goda la sua
festa, lady Katrin, perché io sono tornato e voglio vedere come se l’è cavata
con Alfred. Le fece un delizioso inchino e si allontanò, lasciandola ai
suoi festeggiamenti.
I
festeggiamenti continuarono fino al calar del sole. Le torce erano state accese
e sulle tavole non mancava niente.
La luna
rischiarava la sera e lord Sheppard si alzò in piedi e chiese silenzio. Ringrazio tutti voi per l’affetto che avete
dimostrato a mia nipote, lady Katrin Semple Sheppard. Da oggi rientra a tutti
gli effetti nella famiglia Sheppard e avrà l’onere e l’onore di far prosperare
il mio nome. La sua adorata madre, mia figlia, sono certo che veglierà su di lei,
e sono altrettanto certo che lady Katrin non deluderà le mie aspettative, e le
vostre. Da lei dipenderà la prosperità e la continuità della dinastia Sheppard.
Brindiamo a lei e al suo radioso futuro.
Tutti i
presenti alzarono i calici e brindarono a Katrin.
La festa
continuò per tutta la notte. La ragazza ballò con chiunque glielo chiedesse
anche se la stanchezza si faceva sentire.
Vuole concedermi un ballo, lady
Katrin? Le chiese
Robin. Iniziarono a ballare fino a che, il soldato le baciò la mano e la lasciò
al tavolo di suo nonno.
Sei felice, mia cara? Le chiese il vecchio signore.
Felice e spaventata. Gli rispose.
Le giornate
ripresero il loro ritmo. L’estate era arrivata e i lavori si susseguivano senza
tregue. Katrin e Robin avevano ricominciato a duellare e allenarsi.
Era la fine
di luglio e il caldo era davvero insopportabile. Katrin e Sara si erano
ritirate nella stanza della ragazza con della limonata fresca. Bussarono e lord
Sheppard entrò sorridendo. Tutti potevano vedere come fosse ringiovanito da
quando sua nipote era venuta a stare da lui.
Puoi lasciarci soli, Sara? Chiese gentilmente l’uomo.
I due
rimasero in silenzio per qualche istante. Ti
devo parlare, mia cara. Le disse.
Lo so, nonno, ti aspettavo. Gli rispose.
Rimasero a
lungo a parlare. Il vecchio signore le spiegò quello che l’aspettava per i
prossimi due anni almeno. Sarebbero partiti e avrebbe preso conoscenza delle
proprietà Sheppard, lei sarebbe stata presentata in società, avrebbe preso
lezioni dai più grandi banchieri e finanzieri, avrebbe imparato tutto quello
che serviva per prendere possesso del timone di ogni cosa.
Nonno, tu nutri per me una grande
considerazione, io cercherò di non deluderti e ti prometto che farò del mio
meglio per riuscirci, ma voglio che tu sappia che lo faccio solo per te, per il
grande amore che nutro nei tuoi confronti. Le disse.
Io sono sicuro che riuscirai in ogni
ambito, ti ho osservata, ti conosco e sarai una grande lady Sheppard. Le rispose prendendole la mano nelle
sue. Preparati, partiremo all’inizio di
settembre e vivrai una nuova avventura. Aggiunse fiero di quella ragazza.
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