venerdì 27 dicembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte sessantacinque






Fu sotto una fitta nevicata che la carrozza uscì dalla proprietà. Le due guardie del corpo e sir Jacob erano sedute accanto a Katrin.
Una delle guardie istruiva Katrin su come doveva comportarsi. Lady Katrin il porto è un posto poco sicuro, c’è gente di ogni risma e non è adatto ad una signorina come lei. Non dovrà mai, e dico mai uscire da sola. Noi le saremo sempre al fianco.
Katrin annuiva e stringeva la mano sull’elsa del suo pugnale che portava sempre al fianco. Si udirono le prime voci concitate e i rumori degli uomini che lavoravano al porto. La carrozza oltrepassò l’ingresso e si fermò.
La ragazza aveva indossato comodi abiti poco appariscenti e caldi. Le guardie la scortarono all’ingresso di un edificio quasi fatiscente. La puzza era quasi insopportabile ma pareva che nessuno ci facesse caso.
Un bancone all’ingresso e vari piccoli box dove uomini erano indaffarati con scartoffie o con persone.
Il direttore l’accolse e l’accompagnò nel suo piccolo ufficio. La fece accomodare mentre Jacob prendeva posto e posava la sua valigia.
Benvenuta lady Katrin. Io sono sir Connors il direttore della società di navigazione Sheppard. Sono a sua disposizione ed ho ricevuto precise istruzioni da suo nonno. Si presentò.
Passarono la giornata facendo un elenco dei velieri, dei vascelli, delle piccole navi commerciali di proprietà della società, elencò le varie merci che vi transitavano e i paesi che toccavano nei loro viaggi commerciali.
Katrin prese nota di ogni informazione. Era ora di far ritorno, non aveva mangiato niente ed aveva la testa che le scoppiava.
Mentre si rilassava nella sua vasca di acqua calda teneva gli occhi chiusi. Ripensava a quello che aveva saputo, avrebbe avuto bisogno di qualche giorno per imparare quei nomi, quelle rotte commerciali. Ancora una volta si chiese a cosa le sarebbe servito. Non amava quel genere di vita ma sapeva che era un ramo importante degli affari di famiglia. Sospirò mentre aspettava di cenare e chiese alla cameriera di mandarle Jacob.
Finalmente la neve aveva cessato di cadere. Era la fine di gennaio e le strade si stavano ghiacciando. L’inverno era davvero terribile, come ogni anno e lei desiderava tanto l’affetto della sua famiglia. Sentì bussare ed entrò Jacob.
Ha bisogno di me, lady Katrin? Le chiese gentilmente.
Katrin versò da bere per entrambi. Mi servono alcuni giorni per ripassare i miei appunti. Rimarrò a casa per tutta la settimana. Programmi la prossima uscita. Gli disse porgendogli il bicchiere.
Bevvero in silenzio. Jacob la osservava e, per la prima volta vide la ruga che solcava la fronte liscia della ragazza, doveva avere qualche preoccupazione ma non stava a lui farsi avanti. Ormai la conosceva piuttosto bene e sapeva che non poteva permettersi passi falsi con lei.
I giorni seguenti furono di una noia mortale. Katrin non era fatta per stare troppo inattiva, sentiva il bisogno di sfogare la sua energia fisica repressa ma non poteva fare altro per il momento. Non c’era spazio per una contesa e fuori faceva troppo freddo.
Erano di nuovo sulla carrozza che li portava al porto. Katrin fece fermare la carrozza fuori dalla banchina, piuttosto distante. Voleva sgranchirsi le gambe. Il sole pallido non aveva sciolto tutto il ghiaccio ma questo non la fermò. Raggiunsero gli uffici di sir Connors e fu ricevuta dal direttore in persona che la invitò a conoscere alcuni capitani che erano in porto.
Quegli uomini erano diversissimi fra loro. Furono gentili e passarono la giornata raccontando alcune loro avventure. Fu una giornata piacevole e anche Jacob si rilassò vedendo che la sua protetta si stava divertendo.
Era già buio quando fecero ritorno.
Katrin era nel suo letto e ripensava a quella che era stata la sua vita. Lo faceva spesso, e sempre si chiedeva come sarebbe stato essere con la sua vera famiglia, avrebbe dato un tesoro per poterla ritrovare ma sapeva che non sarebbe mai successo. Non riusciva a prendere sonno e l’alba la cose ancora sveglia e agitata più del solito. Era stanca di quell’inattività.
Senza pensarci due volte, scese dal letto e si vestì con abiti pesanti adatti a cavalcare. Era molto presto quando raggiunse le stalle e scelse un cavallo. Dormivano ancora tutti e lei uscì di sottecchi dalla proprietà. Aveva il suo pugnale, era talmente camuffata che nessuno poteva capire che fosse una ragazza.
Dio se si sentiva libera. A proprio agio. Non si accorse nemmeno che il cavallo aveva preso la strada del porto. Nelle case le luci erano accese e lei rallentò il passo del cavallo. Sulla banchina ancora non c’era movimento, legò l’animale e si incamminò sulla banchina. C’erano varie imbarcazione all’ancora, lei le riconobbe tutte dal nome che portavano scritto, di alcune aveva conosciuto anche il relativo capitano. Respirava a pieni polmoni quell’aria maleodorante che ora non le dava più tanto fastidio.
In fondo al molo era ancorato un vascello. Dal nome riconobbe che era della flotta di suo nonno, doveva essere arrivato in nottata.
Si fermò ad osservarlo, era davvero uno splendido veliero. Rimase incantata ad osservarlo sbattere dolcemente contro la banchina e si chiese come era stare su qualcosa che non stava mai fermo.
  


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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