martedì 31 dicembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte sessantasette






Furono giorni lunghi e noiosi. Mancava ancora una settimana alla partenza per la capitale. I suoi bagagli erano pronti.
Stava cenando con sir Jacob. Ha ricevuto notizie da mio nonno? Gli chiese.
Nessuna, lady Katrin. Ho già tutto quello che mi serve. Partiremo lunedì prossimo, so che fa ancora molto freddo e il viaggio non sarà agevole ma è quello che lei ha richiesto. L’albergo è prenotato e nel frattempo incontrerà alcune signore dalle quali sceglierà la sua segretaria personale. Poi visiteremo le residenze che suo nonno le ha messo a disposizione, la presenterò alla sartoria e poi… si interruppe vedendo lo sguardo triste e corrucciato della ragazza.
Quanto dovremo stare in albergo? Gli chiese senza guardarlo, con i pensieri altrove.
Dipenderà da lei, lady Katrin. Ma credo che serviranno almeno due settimane prima di potercene andare, forse di più. Non voleva infierire oltre, aveva capito quanta fatica le costava e come mal sopportava tutta la situazione, ammirava la sua volontà, la dedizione a suo nonno, e gli si strinse il cuore, lui sapeva cose che la ragazza non avrebbe mai conosciuto, ed era dispiaciuto, non meritava quello che stava sopportando.
Katrin alzò lo sguardo ad incontrare quello dell’uomo. Rimase alcuni istanti ad osservarlo, avrebbe voluto avere più confidenza ma non glielo aveva mai permesso. Sospirò, e lo congedò.
Da alcune notti stentava a prendere sonno, aveva tanta nostalgia di casa e al solo pensiero che non sarebbe tornata per molto tempo ancora le si stringeva il cuore. Alcune lacrime bagnavano ogni notte il suo cuscino, pensava a Robin a quanto le mancava e rivedeva il bel capitano che la baciava sulla bocca. Come sarebbe stato essere baciata appassionatamente da Robin? Inutile negarlo, la lontananza le aveva fatto capire quanto le mancasse e quanto affetto provava per lui. Forse era amore, ancora non lo poteva sapere, ma gli somigliava molto.
Finalmente era l’ultimo giorno prima della partenza. Era metà febbraio e il cielo era grigio minaccioso di neve. Era sulla banchina, andava a salutare tutti gli uomini che l’avevano aiutata. Il veliero del capitano Lorence era attraccato al solito posto. I suoi uomini stavano ultimando i lavori prima della partenza imminente.
Diede ordine alle sue guardie di aspettarla a terra, e salì a bordo. Il capitano stava dando ordini e fu avvisato della sua presenza. Diede il comando al suo secondo e la raggiunse.
Buon giorno, lady Katrin. E’ un piacere rivederla. E’ arrivata appena in tempo, appena l’alta marea arriva noi partiremo. Vuole venire con noi?  Le chiese sorridendo?
Mi piacerebbe tanto, ma ho altri impegni. Sono felice di essere arrivata in tempo per salutarla. Le auguro buon viaggio. Gli rispose senza sapere che il suo viso mostrava una tristezza infinita.
Lei non è felice, lady Katrin. Mi stupisco che la sua famiglia non si accorga di quello che prova. Le prese la mano. Io ho imparato da tempo che quello che volevo era la libertà, ho lottato per riuscirci, non mi sono fatto fermare dalle avversità ed ora sono il capitano di questo mercantile, e un giorno ne avrò uno tutto mio. Non ci sono limiti a quello che si può fare se si vuole davvero. Lo tenga bene in mente. Le disse stringendole la mano fredda.
Ho dei doveri, capitano. Non mi posso sottrarre. Avrò sempre un bel ricordo di lei e il bellissimo regalo che mi ha fatto mi aiuterà a ricordare le parole che mi ha appena detto. Buon viaggio. Tolse la mano e corse al ponticello prima che il capitano scorgesse le lacrime che le sue parole le avevano suscitato.
Arrivò negli uffici che aveva già riacquistato il controllo. Avevano preparato un piccolo ricevimento per salutarla e furono ore piacevoli, nonostante tutto.
Rientrò per l’ultima sera in quel posto. I bagagli erano già pronti. Tutto procedeva come suo nonno aveva programmato.
  Il viaggio verso la capitale iniziò sotto una bufera di neve. Sir Jacob aveva fatto di tutto per convincerla a rimandare di qualche giorno ma lei non ne aveva voluto sapere. Sulla carrozza faceva freddo ma lei non disse una parola.
Ci volle tutto il giorno per arrivare alla loro prima tappa. La locanda era piacevolmente calda e pulita. Alcune stanze erano state a loro riservate e il tavolo era apparecchiato. Katrin si sedette mentre gli altri sistemavano i bagagli per la notte. Finalmente poterono cenare, erano tutti stanchi e infreddoliti e si ritirarono subito.
Katrin rimase seduta insieme alle sue guardie del corpo. Pensava al veliero del capitano che ormai doveva essere in mezzo al mare e le si strinse il cuore. Avrebbe mai avuto anche lei la libertà di fare ciò che davvero le piaceva? Sospirò e raggiunse la sua camera.
Era stanca ma non riusciva a prendere sonno. Il letto cigolava mentre lei continuava a rigirarsi. Non vedeva l’ora di ripartire, aveva un unico desiderio: che il tempo passasse in fretta e che potesse tornare presto a casa.
Si addormentò, finalmente, sognando il mare e le onde che la cullavano.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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