KATRIN, LA SUA STORIA
parte sessantasette
Furono
giorni lunghi e noiosi. Mancava ancora una settimana alla partenza per la
capitale. I suoi bagagli erano pronti.
Stava
cenando con sir Jacob. Ha ricevuto
notizie da mio nonno? Gli chiese.
Nessuna, lady Katrin. Ho già tutto
quello che mi serve. Partiremo lunedì prossimo, so che fa ancora molto freddo e
il viaggio non sarà agevole ma è quello che lei ha richiesto. L’albergo è
prenotato e nel frattempo incontrerà alcune signore dalle quali sceglierà la
sua segretaria personale. Poi visiteremo le residenze che suo nonno le ha messo
a disposizione, la presenterò alla sartoria e poi… si interruppe vedendo lo sguardo
triste e corrucciato della ragazza.
Quanto dovremo stare in albergo? Gli chiese senza guardarlo, con i
pensieri altrove.
Dipenderà da lei, lady Katrin. Ma
credo che serviranno almeno due settimane prima di potercene andare, forse di
più. Non voleva
infierire oltre, aveva capito quanta fatica le costava e come mal sopportava
tutta la situazione, ammirava la sua volontà, la dedizione a suo nonno, e gli
si strinse il cuore, lui sapeva cose che la ragazza non avrebbe mai conosciuto,
ed era dispiaciuto, non meritava quello che stava sopportando.
Katrin alzò
lo sguardo ad incontrare quello dell’uomo. Rimase alcuni istanti ad osservarlo,
avrebbe voluto avere più confidenza ma non glielo aveva mai permesso. Sospirò,
e lo congedò.
Da alcune
notti stentava a prendere sonno, aveva tanta nostalgia di casa e al solo
pensiero che non sarebbe tornata per molto tempo ancora le si stringeva il
cuore. Alcune lacrime bagnavano ogni notte il suo cuscino, pensava a Robin a
quanto le mancava e rivedeva il bel capitano che la baciava sulla bocca. Come
sarebbe stato essere baciata appassionatamente da Robin? Inutile negarlo, la
lontananza le aveva fatto capire quanto le mancasse e quanto affetto provava
per lui. Forse era amore, ancora non lo poteva sapere, ma gli somigliava molto.
Finalmente
era l’ultimo giorno prima della partenza. Era metà febbraio e il cielo era
grigio minaccioso di neve. Era sulla banchina, andava a salutare tutti gli
uomini che l’avevano aiutata. Il veliero del capitano Lorence era attraccato al
solito posto. I suoi uomini stavano ultimando i lavori prima della partenza
imminente.
Diede ordine
alle sue guardie di aspettarla a terra, e salì a bordo. Il capitano stava dando
ordini e fu avvisato della sua presenza. Diede il comando al suo secondo e la
raggiunse.
Buon giorno, lady Katrin. E’ un
piacere rivederla. E’ arrivata appena in tempo, appena l’alta marea arriva noi
partiremo. Vuole venire con noi? Le chiese sorridendo?
Mi piacerebbe tanto, ma ho altri
impegni. Sono felice di essere arrivata in tempo per salutarla. Le auguro buon
viaggio. Gli rispose
senza sapere che il suo viso mostrava una tristezza infinita.
Lei non è felice, lady Katrin. Mi
stupisco che la sua famiglia non si accorga di quello che prova. Le prese la mano. Io ho imparato da tempo che quello che
volevo era la libertà, ho lottato per riuscirci, non mi sono fatto fermare
dalle avversità ed ora sono il capitano di questo mercantile, e un giorno ne
avrò uno tutto mio. Non ci sono limiti a quello che si può fare se si vuole
davvero. Lo tenga bene in mente. Le disse stringendole la mano fredda.
Ho dei doveri, capitano. Non mi posso
sottrarre. Avrò sempre un bel ricordo di lei e il bellissimo regalo che mi ha
fatto mi aiuterà a ricordare le parole che mi ha appena detto. Buon viaggio. Tolse la mano e corse al ponticello
prima che il capitano scorgesse le lacrime che le sue parole le avevano
suscitato.
Arrivò negli
uffici che aveva già riacquistato il controllo. Avevano preparato un piccolo
ricevimento per salutarla e furono ore piacevoli, nonostante tutto.
Rientrò per
l’ultima sera in quel posto. I bagagli erano già pronti. Tutto procedeva come
suo nonno aveva programmato.
Il viaggio verso la capitale iniziò sotto una
bufera di neve. Sir Jacob aveva fatto di tutto per convincerla a rimandare di
qualche giorno ma lei non ne aveva voluto sapere. Sulla carrozza faceva freddo
ma lei non disse una parola.
Ci volle
tutto il giorno per arrivare alla loro prima tappa. La locanda era
piacevolmente calda e pulita. Alcune stanze erano state a loro riservate e il
tavolo era apparecchiato. Katrin si sedette mentre gli altri sistemavano i
bagagli per la notte. Finalmente poterono cenare, erano tutti stanchi e
infreddoliti e si ritirarono subito.
Katrin
rimase seduta insieme alle sue guardie del corpo. Pensava al veliero del
capitano che ormai doveva essere in mezzo al mare e le si strinse il cuore.
Avrebbe mai avuto anche lei la libertà di fare ciò che davvero le piaceva?
Sospirò e raggiunse la sua camera.
Era stanca
ma non riusciva a prendere sonno. Il letto cigolava mentre lei continuava a
rigirarsi. Non vedeva l’ora di ripartire, aveva un unico desiderio: che il
tempo passasse in fretta e che potesse tornare presto a casa.
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