giovedì 19 dicembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte sessanta






Il giorno della partenza arrivò fin troppo in fretta. Era quasi la fine di settembre e l’autunno aveva iniziato ad avanzare con i suoi crepuscoli e le sue giornate sempre più fresche.
La carrozza con i bauli e la servitù era già pronta. Katrin avrebbe viaggiato in compagnia di missis Elisabeth e sir Jacob che già l’aspettavano seduti sui sedili imbottiti.
Lord Sheppard teneva la mano di sua nipote e scesero insieme i pochi scalini. Katrin l’abbracciò. Mi mancherai, nonno. Gli disse con estrema tristezza. Mi mancherai anche tu, mia cara, non sai quanto! Le baciò i capelli e la guardò mentre raggiungeva la carrozza. Lei si voltò un’ultima volta e lui le sorrise. Lo sportello venne chiuso e la sua nuova avventura ebbe inizio.
Nell’abitacolo c’era solo silenzio. Missis Elisabeth sembrava una donna che non conosce il sorriso e subito Katrin vide quanto fosse diversa dalla sua adorata Sara. Sospirò involontariamente. Jacob aveva una voluminosa valigia dalla quale non si separava mai e teneva lo sguardo fisso davanti a sé.
Dove siamo diretti? Chiese la ragazza. Jacob aprì la valigia ed estrasse alcuni fogli. Lesse dettagliatamente il programma dei tre mesi avanti, senza commentare. Avrebbero viaggiato per un vasto territorio e avrebbero soggiornato nei castelli dei più ricchi lord. Avrebbe conosciuto famiglie importanti e facoltose e iniziato a capire come si svolge la vita in quella società. Sarebbe stata presentata a varie personalità e partecipato a ricevimenti e balli. In poche parole, capì che doveva essere conosciuta da tutta la società che conta.
Erano passati tre mesi dalla sua partenza e l’anno stava per finire. In quel momento era ospite di lord Shapiro in un antico e bellissimo castello. Era previsto un grande ricevimento per festeggiare il nuovo anno e il suo guardaroba era già stato fornito di abito e gioielli per l’occasione.
Era rientrata da un tè in compagnia di alcune signore ed era infreddolita. Due delle sue cameriere la stavano aspettando per aiutarla, doveva cambiarsi e prepararsi per la cena con il padrone di casa e la sua famiglia. Lei non ne era molto entusiasta ma fece buon viso e si sottopose al bagno, all’acconciatura e al trucco. Fu una cena come ormai si era abituata a sostenere e non vedeva l’ora di poter tornare nella sua stanza.
Finalmente rientrò e le sue cameriere l’aiutarono fino a che non indossò la camicia da notte e poterono ritirarsi.
Era finalmente da sola. L’unico momento di tutta la giornata, di ogni singola giornata in cui non avesse nessuno intorno. Ogni ora della sua vita era programmata, decisa e accompagnata dal suo seguito. Le osservazioni di missis Elisabeth, benché bonarie la infastidivano oltre ogni limite. La serietà e l’inflessibilità di Jacob non le permettevano nessuna deviazione dal programma. Si sentiva prigioniera. Sempre scortata dalle due guardie del corpo anche quando voleva solo scendere in cortile. Era davvero molto dura da sopportare.
Andò davanti alla finestra, era buio ma la luna rischiarava il parco e i vari sentieri bianchi di ghiaccio e di neve. Era uno spettacolo che la incantava. Fosse dipeso da lei si sarebbe tuffata in quei cumuli di neve e si sarebbe rotolata come faceva da bambina. Al pensiero della libertà che aveva perso si sentì soffocare. Aprì la finestra e una folata di aria gelida la fece rabbrividire. Stentava a respirare, le pareva che una catena le stringesse il collo impedendole di inspirare l’aria che le serviva. Portò una mano alla gola e si sforzò di respirare, le girava la testa e raggiunse il letto cercando di riprendersi.
Ci vollero parecchi minuti prima che il respiro tornasse normale. Si alzò per chiudere la finestra e diede un ultimo sguardo a quel meraviglioso paesaggio.
Si rimise sdraiata ma non riusciva ad addormentarsi. Mille pensieri le vorticavano nella mente. Cosa aveva ottenuto in quei tre lunghi mesi? Si chiese. Certo aveva conosciuto personalità di rilievo, aveva scoperto i vari possedimenti terrieri di suo nonno, ma quanta tristezza portava nascosta nel cuore. Aveva imparato a sorridere sempre, missis Elisabeth era stata chiara e la riprendeva spesso. Non aveva ancora trovato il tempo per un allenamento, ogni volta che lo richiedeva missis Elisabeth trovava una scusa per tenerla lontana dalle armi. Lei non ne poteva più di quella vita così diversa da quella che aveva sempre desiderato. Non voleva ricchezze, non voleva nobiltà, voleva solo essere Katrin ma le era sempre stato precluso.
Era quasi l’alba quando, finalmente si addormentò.
Mancavano solo due giorni alla fine dell’anno e lei era libera da impegni. Chiamò le sue guardie del corpo e chiese loro di prepararsi per un allenamento. Lei aveva già indossato pantaloni e giacca e aveva la spada al fianco. Stava uscendo per raggiungere il salone degli allenamenti quando arrivò missis Elisabeth. La guardò storcendo la bocca e fece per parlare. Ci vediamo più tardi. Disse semplicemente Katrin, era ora che imparasse a far valere il suo ruolo, erano loro al suo servizio non il contrario, dopotutto!
August e Tommy erano pronti e in assetto da combattimento. Lei li raggiunse e fece alcuni esercizi di riscaldamento sotto gli occhi di altri soldati presenti. Non si sentiva imbarazzata, proprio per niente, finalmente per la prima volta da quando era partita si sentiva a suo agio.
Iniziò con Tommy. Le spade si incrociavano e mentre tutti la osservavano. Lei si fermò e puntò la punta della spada a terra. Ho richiesto una vera tenzone, non una finta lotta. In guardia, e cerchi di difendersi o non ci penserò nemmeno un attimo a trafiggerla. Riprese a duellare e, finalmente diede sfogo a tutta la sua voglia di movimento e di battaglia. Non ci volle molto perché lei riuscisse a battere il suo avversario sotto gli occhi esterrefatti dei presenti.
Qualcuno vuole battersi con me? Chiese guardandosi intorno.  

immagine dal web - diritti e proprietà di Milena Ziletti

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