KATRIN, LA SUA STORIA
parte sessanta
Il giorno
della partenza arrivò fin troppo in fretta. Era quasi la fine di settembre e
l’autunno aveva iniziato ad avanzare con i suoi crepuscoli e le sue giornate
sempre più fresche.
La carrozza
con i bauli e la servitù era già pronta. Katrin avrebbe viaggiato in compagnia
di missis Elisabeth e sir Jacob che già l’aspettavano seduti sui sedili
imbottiti.
Lord
Sheppard teneva la mano di sua nipote e scesero insieme i pochi scalini. Katrin
l’abbracciò. Mi mancherai, nonno. Gli
disse con estrema tristezza. Mi mancherai
anche tu, mia cara, non sai quanto! Le baciò i capelli e la guardò mentre
raggiungeva la carrozza. Lei si voltò un’ultima volta e lui le sorrise. Lo
sportello venne chiuso e la sua nuova avventura ebbe inizio.
Nell’abitacolo
c’era solo silenzio. Missis Elisabeth sembrava una donna che non conosce il
sorriso e subito Katrin vide quanto fosse diversa dalla sua adorata Sara.
Sospirò involontariamente. Jacob aveva una voluminosa valigia dalla quale non
si separava mai e teneva lo sguardo fisso davanti a sé.
Dove siamo diretti? Chiese la ragazza. Jacob aprì la
valigia ed estrasse alcuni fogli. Lesse dettagliatamente il programma dei tre
mesi avanti, senza commentare. Avrebbero viaggiato per un vasto territorio e
avrebbero soggiornato nei castelli dei più ricchi lord. Avrebbe conosciuto
famiglie importanti e facoltose e iniziato a capire come si svolge la vita in
quella società. Sarebbe stata presentata a varie personalità e partecipato a
ricevimenti e balli. In poche parole, capì che doveva essere conosciuta da
tutta la società che conta.
Erano
passati tre mesi dalla sua partenza e l’anno stava per finire. In quel momento
era ospite di lord Shapiro in un antico e bellissimo castello. Era previsto un
grande ricevimento per festeggiare il nuovo anno e il suo guardaroba era già
stato fornito di abito e gioielli per l’occasione.
Era
rientrata da un tè in compagnia di alcune signore ed era infreddolita. Due
delle sue cameriere la stavano aspettando per aiutarla, doveva cambiarsi e
prepararsi per la cena con il padrone di casa e la sua famiglia. Lei non ne era
molto entusiasta ma fece buon viso e si sottopose al bagno, all’acconciatura e
al trucco. Fu una cena come ormai si era abituata a sostenere e non vedeva
l’ora di poter tornare nella sua stanza.
Finalmente
rientrò e le sue cameriere l’aiutarono fino a che non indossò la camicia da
notte e poterono ritirarsi.
Era
finalmente da sola. L’unico momento di tutta la giornata, di ogni singola giornata
in cui non avesse nessuno intorno. Ogni ora della sua vita era programmata,
decisa e accompagnata dal suo seguito. Le osservazioni di missis Elisabeth,
benché bonarie la infastidivano oltre ogni limite. La serietà e
l’inflessibilità di Jacob non le permettevano nessuna
deviazione dal programma. Si sentiva prigioniera. Sempre scortata dalle due
guardie del corpo anche quando voleva solo scendere in cortile. Era davvero
molto dura da sopportare.
Andò davanti
alla finestra, era buio ma la luna rischiarava il parco e i vari sentieri
bianchi di ghiaccio e di neve. Era uno spettacolo che la incantava. Fosse
dipeso da lei si sarebbe tuffata in quei cumuli di neve e si sarebbe rotolata
come faceva da bambina. Al pensiero della libertà che aveva perso si sentì
soffocare. Aprì la finestra e una folata di aria gelida la fece rabbrividire.
Stentava a respirare, le pareva che una catena le stringesse il collo
impedendole di inspirare l’aria che le serviva. Portò una mano alla gola e si
sforzò di respirare, le girava la testa e raggiunse il letto cercando di
riprendersi.
Ci vollero
parecchi minuti prima che il respiro tornasse normale. Si alzò per chiudere la
finestra e diede un ultimo sguardo a quel meraviglioso paesaggio.
Si rimise
sdraiata ma non riusciva ad addormentarsi. Mille pensieri le vorticavano nella
mente. Cosa aveva ottenuto in quei tre lunghi mesi? Si chiese. Certo aveva
conosciuto personalità di rilievo, aveva scoperto i vari possedimenti terrieri
di suo nonno, ma quanta tristezza portava nascosta nel cuore. Aveva imparato a
sorridere sempre, missis Elisabeth era stata chiara e la riprendeva spesso. Non
aveva ancora trovato il tempo per un allenamento, ogni volta che lo richiedeva
missis Elisabeth trovava una scusa per tenerla lontana dalle armi. Lei non ne
poteva più di quella vita così diversa da quella che aveva sempre desiderato.
Non voleva ricchezze, non voleva nobiltà, voleva solo essere Katrin ma le era
sempre stato precluso.
Era quasi
l’alba quando, finalmente si addormentò.
Mancavano
solo due giorni alla fine dell’anno e lei era libera da impegni. Chiamò le sue
guardie del corpo e chiese loro di prepararsi per un allenamento. Lei aveva già
indossato pantaloni e giacca e aveva la spada al fianco. Stava uscendo per
raggiungere il salone degli allenamenti quando arrivò missis Elisabeth. La
guardò storcendo la bocca e fece per parlare. Ci vediamo più tardi. Disse semplicemente Katrin, era ora che
imparasse a far valere il suo ruolo, erano loro al suo servizio non il
contrario, dopotutto!
August e
Tommy erano pronti e in assetto da combattimento. Lei li raggiunse e fece
alcuni esercizi di riscaldamento sotto gli occhi di altri soldati presenti. Non
si sentiva imbarazzata, proprio per niente, finalmente per la prima volta da
quando era partita si sentiva a suo agio.
Iniziò con
Tommy. Le spade si incrociavano e mentre tutti la osservavano. Lei si fermò e
puntò la punta della spada a terra. Ho
richiesto una vera tenzone, non una finta lotta. In guardia, e cerchi di
difendersi o non ci penserò nemmeno un attimo a trafiggerla. Riprese a
duellare e, finalmente diede sfogo a tutta la sua voglia di movimento e di
battaglia. Non ci volle molto perché lei riuscisse a battere il suo avversario
sotto gli occhi esterrefatti dei presenti.
Qualcuno vuole battersi con me? Chiese guardandosi intorno.
Nessun commento:
Posta un commento