lunedì 2 dicembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte quarantotto






La cena procedeva senza intoppi. I due sposi si guardavano come se fossero al loro primo grande amore, miss Susan era stucchevole ed esagerata come al solito, mentre Cristofer si era estraniato e consumava il suo pasto bevendo in abbondanza.
Katrin cercava di mantenere un’espressione serena e un sorriso serafico.
Aspettarono che scoccasse la mezzanotte e brindarono al nuovo anno. Si scambiarono abbracci ma Katrin rimase molto fredda e distaccata, soprattutto quando Cristofer tentò di baciarla.
Posso andare ora, padre? Chiese educatamente. Certo mia cara, Cristofer ti accompagnerà. Le rispose.
Il giovane uomo era piuttosto barcollante ma fecero finta di non vederlo. Precedeva la ragazza nei semi bui corridoi e raggiunsero la stanza di Katrin.
Ora può andare, sir Cristofer, qui non corro più nessun pericolo. Gli disse con estrema grazia. Lui rimaneva fermo, lo sguardo incollato alla scollatura della ragazza e l’erezione che gli era tornata prepotente.
Katrin non si scompose. Impugnò il suo pugnale e lo puntò dritto in mezzo alle gambe dell’altro. Si ricordi la mia promessa, sir Cristofer. Gli disse prima di entrare e chiudersi la porta alle spalle. Era stanca, il dover fingere non faceva parte del suo carattere, ma era suo compito mostrarsi ben disposta.
Patetico ubriacone. Disse ad alta voce mentre si toglieva l’abito. Rosie accorse ad aiutarla.
L’inverno era davvero duro. Ghiaccio e bufere di neve impedivano il normale svolgere di ogni attività.
I primi giorni di gennaio iniziò a mettere in pratica il suo piano.
Ogni notte, Katrin e Robin entravano nella dispensa o nei granai e sottraevano vari tipi di vettovaglie e di granaglie. Un carro provvedeva a portare il tutto al capo dei villaggi riuniti, sotto la sua supervisione si sarebbe provveduto alla distribuzione. Dovevano essere molto attenti e prudenti, prelevare poco alla volta per non essere scoperti.
Erano a corto di provviste, ormai non potevano più sottrarne senza essere scoperti. Katrin chiese a Robin di informare suo nonno affinchè provvedesse a rifornire i villaggi con la sua propria merce.
In tutti i villaggi sapevano che era opera di Katrin, se potevano sopravvivere a quel terribile inverno era solo per merito suo.
Gennaio era finalmente passato ma febbraio sembrava presentarsi non meno devastante. Le strade erano impraticabili: neve che si ghiacciava e formava strati di ghiaccio su strati già esistenti.
I soldati avevano ripreso ad allenarsi nel salone, non potevano rimanere troppo inattivi. La noia era foriera di cattive abitudini e, purtroppo accadde un evento grave.
Katrin osservava i soldati che duellavano, poteva imparare anche solo stando a guardare quando fu raggiunta da Robin. Andiamo, venga con me. Le bisbigliò senza farsi sentire da nessuno.
Raggiunsero la grande sala delle armi, poche candele illuminavano un grande tavolo appoggiato ad una parete. Tre soldati coprivano la loro visuale.
Robin le prese la mano, un fatto piuttosto inusuale e lei cominciò ad agitarsi. I tre soldati lasciarono la loro postazione e Katrin trattenne un grido. Robin le strinse più forte la mano. Disteso sul tavolo c’era il corpo martoriato di una cameriera. Cercando di riprendere il controllo, chiese: cos’è successo? Chi è questa ragazza? Le mancava quasi il respiro davanti a tanto scempio. Uno dei soldati aspettò di ottenere l’approvazione di Robin prima di parlare. L’ho trovata io, miss Katrin. Era in fin di vita quasi completamente ricoperta dalla neve, se non fosse stato per il sangue che colorava la neve non me ne sarei nemmeno accorto. Era ancora viva quando l’ho trovata. Cercava di mantenere la calma che si confà ad un soldato, ma era evidente che era stato toccato nel profondo. Continua, soldato. Lo spronò Robin. Non sapevo come fare a trasportarla in infermeria senza darle ulteriore dolore. Lei mi ha preso la mano, respirava a fatica, sapevamo sia io che lei che non sarebbe sopravvissuta. Ha spalancato gli occhi e mi ha detto: “dica a miss Katrin che quello è un mostro!” Ho aspettato che esalasse il suo ultimo respiro e l’ho portata qui. Si asciugò una lacrima senza vergognarsi di mostrare il suo dolore.
Calò il silenzio. Robin stringeva la mano di Katrin che si era fatta fredda come il ghiaccio. Datele una degna sepoltura ma non fate sapere niente a nessuno, è compito mio provvedere al resto. Con uno strattone si sottrasse alla presa di Robin e uscì. Il soldato la seguì e l’accompagnò alle stalle. Doveva darle il tempo di riprendersi, non poteva lasciarla andare o si sarebbe fiondata a squarciare quella pancia prominente di Cristofer.
Entrarono nel box con Lampo che non si aspettava compagnia e nitrì soddisfatto.
Cosa intende fare, miss Katrin? Le chiese. Dare seguito al mio piano, quello in cui ho bisogno del suo aiuto. Gli rispose. E mantenere la promessa che ho fatto a quel lurido individuo. Ma prima dovrà provare tanta paura. Maledetto lui e quella strega di sua madre.
Non faccia gesti inconsulti. Le disse Robin. Lei lo guardò. Oh no, può starne certo, un buon piano per riuscire deve essere portato avanti con distacco e obiettività. Così mi è stato insegnato. Gli rispose.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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