KATRIN, LA SUA STORIA
parte quarantotto
La cena
procedeva senza intoppi. I due sposi si guardavano come se fossero al loro
primo grande amore, miss Susan era stucchevole ed esagerata come al solito,
mentre Cristofer si era estraniato e consumava il suo pasto bevendo in
abbondanza.
Katrin cercava
di mantenere un’espressione serena e un sorriso serafico.
Aspettarono
che scoccasse la mezzanotte e brindarono al nuovo anno. Si scambiarono abbracci
ma Katrin rimase molto fredda e distaccata, soprattutto quando Cristofer tentò
di baciarla.
Posso andare ora, padre? Chiese educatamente. Certo mia cara, Cristofer ti accompagnerà. Le
rispose.
Il giovane
uomo era piuttosto barcollante ma fecero finta di non vederlo. Precedeva la
ragazza nei semi bui corridoi e raggiunsero la stanza di Katrin.
Ora può andare, sir Cristofer, qui
non corro più nessun pericolo. Gli disse con estrema grazia. Lui rimaneva fermo, lo sguardo
incollato alla scollatura della ragazza e l’erezione che gli era tornata
prepotente.
Katrin non
si scompose. Impugnò il suo pugnale e lo puntò dritto in mezzo alle gambe
dell’altro. Si ricordi la mia promessa,
sir Cristofer. Gli disse prima di entrare e chiudersi la porta alle spalle.
Era stanca, il dover fingere non faceva parte del suo carattere, ma era suo
compito mostrarsi ben disposta.
Patetico ubriacone. Disse ad alta voce mentre si toglieva
l’abito. Rosie accorse ad aiutarla.
L’inverno
era davvero duro. Ghiaccio e bufere di neve impedivano il normale svolgere di
ogni attività.
I primi
giorni di gennaio iniziò a mettere in pratica il suo piano.
Ogni notte,
Katrin e Robin entravano nella dispensa o nei granai e sottraevano vari tipi di
vettovaglie e di granaglie. Un carro provvedeva a portare il tutto al capo dei
villaggi riuniti, sotto la sua supervisione si sarebbe provveduto alla distribuzione.
Dovevano essere molto attenti e prudenti, prelevare poco alla volta per non
essere scoperti.
Erano a
corto di provviste, ormai non potevano più sottrarne senza essere scoperti.
Katrin chiese a Robin di informare suo nonno affinchè provvedesse a rifornire i
villaggi con la sua propria merce.
In tutti i
villaggi sapevano che era opera di Katrin, se potevano sopravvivere a quel
terribile inverno era solo per merito suo.
Gennaio era
finalmente passato ma febbraio sembrava presentarsi non meno devastante. Le
strade erano impraticabili: neve che si ghiacciava e formava strati di ghiaccio
su strati già esistenti.
I soldati
avevano ripreso ad allenarsi nel salone, non potevano rimanere troppo inattivi.
La noia era foriera di cattive abitudini e, purtroppo accadde un evento grave.
Katrin
osservava i soldati che duellavano, poteva imparare anche solo stando a
guardare quando fu raggiunta da Robin. Andiamo,
venga con me. Le bisbigliò senza farsi sentire da nessuno.
Raggiunsero
la grande sala delle armi, poche candele illuminavano un grande tavolo
appoggiato ad una parete. Tre soldati coprivano la loro visuale.
Robin le
prese la mano, un fatto piuttosto inusuale e lei cominciò ad agitarsi. I tre
soldati lasciarono la loro postazione e Katrin trattenne un grido. Robin le
strinse più forte la mano. Disteso sul tavolo c’era il corpo martoriato di una
cameriera. Cercando di riprendere il controllo, chiese: cos’è successo? Chi è questa ragazza? Le mancava quasi il respiro
davanti a tanto scempio. Uno dei soldati aspettò di ottenere l’approvazione di
Robin prima di parlare. L’ho trovata io,
miss Katrin. Era in fin di vita quasi completamente ricoperta dalla neve, se
non fosse stato per il sangue che colorava la neve non me ne sarei nemmeno
accorto. Era ancora viva quando l’ho trovata. Cercava di mantenere la calma
che si confà ad un soldato, ma era evidente che era stato toccato nel profondo.
Continua, soldato. Lo spronò Robin. Non sapevo come fare a trasportarla in
infermeria senza darle ulteriore dolore. Lei mi ha preso la mano, respirava a
fatica, sapevamo sia io che lei che non sarebbe sopravvissuta. Ha spalancato
gli occhi e mi ha detto: “dica a miss Katrin che quello è un mostro!” Ho
aspettato che esalasse il suo ultimo respiro e l’ho portata qui. Si asciugò
una lacrima senza vergognarsi di mostrare il suo dolore.
Calò il
silenzio. Robin stringeva la mano di Katrin che si era fatta fredda come il
ghiaccio. Datele una degna sepoltura ma
non fate sapere niente a nessuno, è compito mio provvedere al resto. Con
uno strattone si sottrasse alla presa di Robin e uscì. Il soldato la seguì e
l’accompagnò alle stalle. Doveva darle il tempo di riprendersi, non poteva
lasciarla andare o si sarebbe fiondata a squarciare quella pancia prominente di
Cristofer.
Entrarono
nel box con Lampo che non si aspettava compagnia e nitrì soddisfatto.
Cosa intende fare, miss Katrin? Le chiese. Dare seguito al mio piano, quello in cui ho bisogno del suo aiuto. Gli
rispose. E mantenere la promessa che ho
fatto a quel lurido individuo. Ma prima dovrà provare tanta paura. Maledetto
lui e quella strega di sua madre.
Non faccia gesti inconsulti. Le disse Robin. Lei lo guardò. Oh no, può starne certo, un buon piano per
riuscire deve essere portato avanti con distacco e obiettività. Così mi è stato
insegnato. Gli rispose.
Nessun commento:
Posta un commento