KATRIN, LA SUA STORIA
parte quarantanove
Non era
facile per Katrin mantenersi distaccata e far finta che non fosse successo
niente, ma era quello che doveva fare.
Lasciò
passare una settimana, poi diede il via alla prima parte del piano.
Era notte
fonda e Robin la raggiunse nella sua stanza. Era completamente vestito di nero
e aveva un cappuccio da indossare. E’
proprio sicura, miss Katrin? Le chiese. Lei nemmeno gli rispose, anche lei
vestita completamente di scuro precedette Robin.
Faceva molto
freddo, i corridoi avevano poche candele e si procedeva a tentoni rasenti il
muro. Dovettero attraversare buona parte del castello per raggiungere il
piccolo appartamento di Cristofer.
Katrin
sapeva che la porta era aperta, la cameriera aveva ricevuto istruzioni. L’aprì
lentamente e rimase in ascolto. Un lieve russare la tranquillizzò. Robin
indossò il cappuccio e si avvicinarono al letto.
Con mosse
veloci e ben studiate gli infilarono un pezzo di stoffa in bocca. Altrettanto
velocemente gli legarono le mani e poi i piedi al letto. Quando si accorse di
quello che era successo Robin si era già ritirato in un angolo buio.
Cristofer si
dimenava cercando di capire quello che gli stava succedendo. Spalancò gli occhi
quando vide Katrin seduta sul suo letto col pugnale in mano.
Grida
soffocate non oltrepassavano la porta mentre la ragazza, senza dire una parola
cominciò a tagliargli la camicia da notte. Con estrema lentezza, assaporando
tutto il terrore che quel putrido individuo stava provando, lo lasciò
completamente nudo. La candela posata sul comodino rischiarava il volto
sorridente di Katrin. Cominciò a passargli il pugnale sul corpo e quello si
dimenava come un forsennato lacerandosi la pelle con la corda ben stretta. La
punta del pugnale gli sfregava la pelle del torace scendendo piano piano verso
il ventre, sotto l’ombelico si fermò. Le
avevo fatto una promessa, sir Cristofer e sono venuta per mantenerla. Il suo
insulso pene cadrà sotto la mia lama. L’uomo si agitava sempre di più. Oh, non tema! Non sarà stanotte, no, sarà
quando meno se lo aspetta. Per ora le lascio un solo ricordo. E gli incise
una croce che dall’ombelico arrivava fino al pube. Era solo un graffio che
cominciò a sanguinare. Povero pulcino di
mamma. Lo derise mentre quello piangeva come un bambino spaventato. Lo
osservò cercando di mettere tutto il disprezzo che poteva nello sguardo.
Avvicinò le labbra all’orecchio e gli bisbigliò so usare il pugnale, la spada, ma dove eccello è l’arco, e so arrivare
molto lontano, non sarà mai più al sicuro fra queste mura.
Si alzò dal
letto e uscì preceduta da Robin lasciandolo nudo, imbavagliato e legato,
sarebbe diventato lo zimbello della servitù.
Katrin e
Robin raggiunsero la camera della ragazza. Si sedettero facendo scemare
l’adrenalina che avevano in corpo. Sir
Cristofer si chiederà come lei abbia fatto a fare tutto da sola, avrà ancora
più paura. Le disse. E’ quello che
voglio, deve sentire che in questo castello lui non è più al sicuro e voglio
che anche sua madre lo sappia. Gli rispose ripulendo il pugnale nel catino.
Se per stanotte non ha più bisogno di
me vado a dormire. Le
disse facendole un inchino. E’ stato un
piacere. Aggiunse.
Rosie arrivò
con la colazione. C’era un gran trambusto nella servitù, la cameriera che aveva
trovato Cristofer legato al letto lo aveva già riferito a tutti. Lei non disse
niente, rimase in attesa di conoscere le conseguenze.
Passarono
alcuni giorni senza che succedesse niente di rilevante. La neve, finalmente
aveva smesso di cadere e le strade cominciavano ad essere praticabili, anche se
le ruote dei carri sprofondavano nel fango.
Sembrava che
tutto procedesse normalmente, Katrin non aveva ricevuto nessuna chiamata da suo
padre o da Susan ma sapeva che qualcosa stavano tramando.
Febbraio era
al termine quando nel cortile libero dalla neve arrivò una carrozza. Ne scese
un uomo che teneva stretta a sé una cartella di documenti. Aveva appuntamento
con lord Semple e fu accompagnato nel suo studio.
Buon giorno lord Semple. Disse educatamente il nuovo venuto. Mi chiamo August Forrester e sono un inviato
particolare. Aggiunse.
Lord Semple
non capiva cosa volesse quell’uomo, sapeva bene chi fosse un “inviato particolare” un ambasciatore di notizie per qualcuno
che voleva rimanere anonimo.
Lord Semple
si accomodò nella sua poltrona mentre l’altro sedeva in quella di fronte a lui.
Posò la cartella sul tavolo e l’aprì. Queste
sono copie di documenti che la riguardano, lord Semple. Come vede c’è un debito
che deve saldare. Gli disse mostrandogli le carte. Io non ho debiti con nessuno, ho paura che si stia sbagliando. Gli
rispose mentre sgranava gli occhi davanti all’enorme cifra.
Se continua a leggere, vedrà che i
debiti sono a nome di lady Susan e di suo figlio, ed ora sono suoi visto che
avete contratto matrimonio. Lo informò.
Lord Semple
leggeva i documenti e inorridiva davanti a cifre esorbitanti. Sapeva che
quell’uomo aveva ragione e lui stentava a trattenere l’ira, non ne avrebbe
tratto vantaggio se si fosse adirato con l’inviato.
Il suo creditore chiede che il
pagamento venga effettuato entro due settimane, accetta oro, denaro o
possedimenti terreni e immobiliari. Inoltre, continuò mostrandogli un altro foglio, se avesse difficoltà a reperire la somma nel
tempo che le è concesso, questa è la cifra per interessi per ogni giorno di
ritardo. Aggiunse appoggiando comodamente la schiena alla poltrona.
Lord Semple
era senza parole e si sentiva scoppiare.
Sir
Forrester si alzò. Tornerò fra due
settimane per avere sue notizie. Uscì e raggiunse la sua carrozza.
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