mercoledì 4 dicembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte quarantanove






Non era facile per Katrin mantenersi distaccata e far finta che non fosse successo niente, ma era quello che doveva fare.
Lasciò passare una settimana, poi diede il via alla prima parte del piano.
Era notte fonda e Robin la raggiunse nella sua stanza. Era completamente vestito di nero e aveva un cappuccio da indossare. E’ proprio sicura, miss Katrin? Le chiese. Lei nemmeno gli rispose, anche lei vestita completamente di scuro precedette Robin.
Faceva molto freddo, i corridoi avevano poche candele e si procedeva a tentoni rasenti il muro. Dovettero attraversare buona parte del castello per raggiungere il piccolo appartamento di Cristofer.
Katrin sapeva che la porta era aperta, la cameriera aveva ricevuto istruzioni. L’aprì lentamente e rimase in ascolto. Un lieve russare la tranquillizzò. Robin indossò il cappuccio e si avvicinarono al letto.
Con mosse veloci e ben studiate gli infilarono un pezzo di stoffa in bocca. Altrettanto velocemente gli legarono le mani e poi i piedi al letto. Quando si accorse di quello che era successo Robin si era già ritirato in un angolo buio.
Cristofer si dimenava cercando di capire quello che gli stava succedendo. Spalancò gli occhi quando vide Katrin seduta sul suo letto col pugnale in mano.
Grida soffocate non oltrepassavano la porta mentre la ragazza, senza dire una parola cominciò a tagliargli la camicia da notte. Con estrema lentezza, assaporando tutto il terrore che quel putrido individuo stava provando, lo lasciò completamente nudo. La candela posata sul comodino rischiarava il volto sorridente di Katrin. Cominciò a passargli il pugnale sul corpo e quello si dimenava come un forsennato lacerandosi la pelle con la corda ben stretta. La punta del pugnale gli sfregava la pelle del torace scendendo piano piano verso il ventre, sotto l’ombelico si fermò. Le avevo fatto una promessa, sir Cristofer e sono venuta per mantenerla. Il suo insulso pene cadrà sotto la mia lama. L’uomo si agitava sempre di più. Oh, non tema! Non sarà stanotte, no, sarà quando meno se lo aspetta. Per ora le lascio un solo ricordo. E gli incise una croce che dall’ombelico arrivava fino al pube. Era solo un graffio che cominciò a sanguinare. Povero pulcino di mamma. Lo derise mentre quello piangeva come un bambino spaventato. Lo osservò cercando di mettere tutto il disprezzo che poteva nello sguardo. Avvicinò le labbra all’orecchio e gli bisbigliò so usare il pugnale, la spada, ma dove eccello è l’arco, e so arrivare molto lontano, non sarà mai più al sicuro fra queste mura.
Si alzò dal letto e uscì preceduta da Robin lasciandolo nudo, imbavagliato e legato, sarebbe diventato lo zimbello della servitù.
Katrin e Robin raggiunsero la camera della ragazza. Si sedettero facendo scemare l’adrenalina che avevano in corpo. Sir Cristofer si chiederà come lei abbia fatto a fare tutto da sola, avrà ancora più paura. Le disse. E’ quello che voglio, deve sentire che in questo castello lui non è più al sicuro e voglio che anche sua madre lo sappia. Gli rispose ripulendo il pugnale nel catino.
Se per stanotte non ha più bisogno di me vado a dormire. Le disse facendole un inchino. E’ stato un piacere. Aggiunse.
Rosie arrivò con la colazione. C’era un gran trambusto nella servitù, la cameriera che aveva trovato Cristofer legato al letto lo aveva già riferito a tutti. Lei non disse niente, rimase in attesa di conoscere le conseguenze.
Passarono alcuni giorni senza che succedesse niente di rilevante. La neve, finalmente aveva smesso di cadere e le strade cominciavano ad essere praticabili, anche se le ruote dei carri sprofondavano nel fango.
Sembrava che tutto procedesse normalmente, Katrin non aveva ricevuto nessuna chiamata da suo padre o da Susan ma sapeva che qualcosa stavano tramando.
Febbraio era al termine quando nel cortile libero dalla neve arrivò una carrozza. Ne scese un uomo che teneva stretta a sé una cartella di documenti. Aveva appuntamento con lord Semple e fu accompagnato nel suo studio.
Buon giorno lord Semple. Disse educatamente il nuovo venuto. Mi chiamo August Forrester e sono un inviato particolare. Aggiunse.
Lord Semple non capiva cosa volesse quell’uomo, sapeva bene chi fosse un “inviato particolare” un ambasciatore di notizie per qualcuno che voleva rimanere anonimo.
Lord Semple si accomodò nella sua poltrona mentre l’altro sedeva in quella di fronte a lui. Posò la cartella sul tavolo e l’aprì. Queste sono copie di documenti che la riguardano, lord Semple. Come vede c’è un debito che deve saldare. Gli disse mostrandogli le carte. Io non ho debiti con nessuno, ho paura che si stia sbagliando. Gli rispose mentre sgranava gli occhi davanti all’enorme cifra.
Se continua a leggere, vedrà che i debiti sono a nome di lady Susan e di suo figlio, ed ora sono suoi visto che avete contratto matrimonio. Lo informò.
Lord Semple leggeva i documenti e inorridiva davanti a cifre esorbitanti. Sapeva che quell’uomo aveva ragione e lui stentava a trattenere l’ira, non ne avrebbe tratto vantaggio se si fosse adirato con l’inviato.
Il suo creditore chiede che il pagamento venga effettuato entro due settimane, accetta oro, denaro o possedimenti terreni e immobiliari. Inoltre, continuò mostrandogli un altro foglio, se avesse difficoltà a reperire la somma nel tempo che le è concesso, questa è la cifra per interessi per ogni giorno di ritardo. Aggiunse appoggiando comodamente la schiena alla poltrona.
Lord Semple era senza parole e si sentiva scoppiare.
Sir Forrester si alzò. Tornerò fra due settimane per avere sue notizie. Uscì e raggiunse la sua carrozza.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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