venerdì 20 dicembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte sessantuno






I soldati presenti esitavano non sapendo come comportarsi. Avevano visto quanto fosse brava ma era una ragazza, per di più un’ospite e non volevano incorrere nelle ire del loro padrone.
Si fece avanti il capitano. Le fece un inchino e incrociarono le lame per il consueto saluto. Era impossibile fare solo finta di duellare, quella ragazza sapeva il fatto suo e se il capitano non voleva fare una figuraccia davanti ai suoi sottoposti doveva dare sfogo a tutta la sua abilità.
Nessuno dei due sembrava volersi arrendere. Sudavano abbondantemente e gli occhi di Katrin sprizzavano felicità. Chiedo una pausa, lady Katrin. Disse il capitano. Concessa. Gli rispose.
Avevano entrambi l’affanno e bevvero avidamente. Complimenti lady Katrin, si difende davvero bene. La lodò il capitano. E non mi ha ancora vista con arco e frecce! Mi piacerebbe fare una gara con i suoi uomini prima della partenza, la può organizzare? Gli chiese. Il capitano era titubante, era una situazione nuova per lui.
Metto in palio una borsa di monete, capitano. Scelga i soldati migliori e mi farà felice. Gli disse mentre si asciugava il viso arrossato. Io rimango ancora per dieci giorni. Aggiunse.
Alzò lo sguardo e vide il viso tirato di missis Elisabeth.  Devo proprio andare ora, o la mia assistente mi finirà con un’occhiataccia! Salutò i soldati e uscì finalmente rinvigorita. Le sue guardie del corpo erano sorprese dalla sua bravura, nessuno li aveva avvertiti dell’abilità di lady Katrin. La ragazza raggiunse la sua stanza e si sottopose al bagno alla vestizione e tutto quello che serviva con il sorriso sul viso.
Nel frattempo al castello di lord Sheppard c’era qualcosa nell’aria.
Alfred, da buon soldato e osservatore quale era aveva notato un certo movimento di carrozze senza stemmi, anonime (cosa inusuale) e uomini che arrivavano con borse e valigie per rimanere alcuni giorni e poi ripartire. Sapeva che non erano affari suoi, questi ospiti alloggiavano nel settore privato del lord e fu per caso che venne assegnato alla sorveglianza di quell’ala del castello.
Stava perlustrando il corridoio quando si aprì la porta di un grande studio, ne uscì un uomo serio con in mano una cartella di documenti e per pochi secondi la porta rimase aperta. Seduto a capotavola c’era Robin e leggeva attentamente dei fogli. La porta si richiuse e Alfred riprese il suo lavoro. Da tempo Robin era assente nel reparto designato ai soldati. Probabilmente stava studiando dei documenti su una missione che doveva compiere per il lord. Cercò di non pensarci. Era quasi la fine dell’anno e presto, a fine marzo terminava la sua ferma e non l’avrebbe rinnovata. Avrebbe sposato Sara e sarebbe tornato alla fattoria, i suoi genitori erano ormai troppo vecchi per il lavoro e lui desiderava una nuova vita accanto alla donna che amava.
Aveva chiesto udienza al lord e aspettava di essere convocato.
Fu chiamato da lord Sheppard l’ultimo giorno dell’anno. Entrò nel suo studio privato. Buon giorno Alfred, voleva vedermi? Gli chiese.
Proprio così, lord Sheppard. Posso chiedere come sta lady Katrin? Gli chiese per prima cosa. Il vecchio sorrise. So quanto le è affezionato e quanto ha fatto per lei, non l’ho mai ringraziata abbastanza. Mia nipote sta bene e prosegue la sua istruzione. Gli rispose.
Sara ed io le abbiamo scritto una lettera, e le saremmo grati se potesse fargliela avere quando è possibile. Disse appoggiando la missiva sul tavolo.
Lo farò certamente, e con piacere. C’è altro? Chiese di nuovo.
Alla fine del prossimo mese di marzo termina la mia ferma e sono venuto a dirle che torno a casa, i miei genitori hanno bisogno di me. Sposerò Sara e inizierò una nuova vita. Comunicò al vecchio lord.
Sono felice per lei, Alfred. Gli rispose.
La ringrazio, lord Sheppard. E’ stato un onore essere al suo servizio e, se mai lady Katrin avesse bisogno di me basterà chiederlo. Gli disse convinto.
Glielo comunicherò. Anch’io sono stato soddisfatto del suo lavoro per noi. Si salutarono e ognuno tornò ai propri compiti.
Sara e lui erano dispiaciuti di andarsene senza rivedere Katrin ma non potevano fare diversamente. Speravano che la lettera che le avevano scritto le arrivasse in fretta e che le facesse piacere.
Fra feste e divertimenti vari passò anche l’ultimo giorno dell’anno e i festeggiamenti per il nuovo anno, al castello di lord Shapiro continuarono per altri tre giorni.
Katrin era esausta. Molti giovanotti le facevano una corte serrata e con alcuni era dovuta ricorrere al suo pugnale per mantenere le distanze. Non voleva nessun coinvolgimento, presto sarebbe ripartita e, a tal proposito aveva chiesto a sir Jacob di raggiungerla nella sua stanza.
Era il primo giorno di calma, molti ospiti se n’erano andati e tutto stava tornando alla normalità. La neve cadeva da ore e il paesaggio era incantevole.
Era davanti alla finestra, nella tipica posizione che teneva suo padre quando sentì bussare e sir Jacob e missis Elisabeth entrarono.
Quando vide la sua assistente si adombrò. Ho richiesto la presenza di sir Jacob, non la sua. Disse rivolta alla donna.
I due si scambiarono uno sguardo, imbarazzati. Sono la sua assistente personale, devo essere al suo fianco per ogni incombenza. Le rispose trattenendo a stento la rabbia.
Non ho bisogno di lei, missis Elisabeth, può andare. Ribadì in tono perentorio.
Ci furono alcuni attimi di silenzio, poi la donna uscì.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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