martedì 24 dicembre 2019

KATRIN, LA SUA STORIA



KATRIN, LA SUA STORIA

parte sessantatre/quattro





Nevicava già da alcuni giorni e il piazzale del castello aveva cumuli di neve a contornarlo. Era il giorno della disputa. La neve non smetteva di scendere, fiocchi larghi, appesantiti che si infilavano ovunque.
Katrin si presentò al capitano e gli consegnò la borsa con le monete. I bersagli erano stati montati e preparati. La ragazza indossava pesanti stivali e una giacca imbottita, una sciarpa calda le avvolgeva la testa e parte del viso. I fiocchi di neve si depositavano sulle ciglia rendendo tutto più difficoltoso. Sorrise al capitano che le fece un inchino e chiamò i cinque soldati che avrebbero gareggiato con lei.
Venne estratta a sorte la scaletta delle gare. Le punte delle dita erano intirizzite, tutto sarebbe stato molto difficoltoso e questo la elettrizzava.
Iniziarono con la sagoma meno distante e tutti passarono indenni il turno.
Ora la neve si era trasformata in nevischio ed era mista a pioggia. La gara diventava ancora più difficile. Il fiato si condensava e molti soldati e spettatori erano ai bordi del cortile per assistere alla gara.
Soltanto un soldato e lei erano rimasti per il finale. Ora era il momento più difficile, una gara a due, chi sbagliava per primo era fuori.
La sagoma era distante e la pioggia mista a neve rendeva difficile prendere la mira, ci voleva concentrazione. I due contendenti si strinsero la mano e presero posto.
Il capitano e giudice della gara diede il via. Il soldato scoccò la freccia che mancò di poco il centro. Soltanto un centro pieno sarebbe stato migliore. Katrin si immerse con tutta la sua concentrazione nel tiro finale, sentiva vicino a sé la presenza di Robin che le diceva quello che bisognava fare per fare un bel centro pieno. Tutti erano col fiato sospeso aspettando di vedere quello che una ragazza nobile era capace di fare.
Katrin prese un bel respiro e tirò a sé la corda dell’arco, espirò il fiato mentre lasciava andare la freccia che centrò in pieno il cerchio rosso della sagoma.
Un grande applauso accompagnò la sua vittoria. Felice come non le capitava da tempo strinse le mani dei contendenti e regalò loro la borsa di monete.
Si ritirarono tutti nel grande salone e lei andò con loro per una bevuta che l’avrebbe riscaldata. Ebbe l’ammirazione di tutti e lei ringraziò mentalmente Robin per averla così ben addestrata.
Aveva gli occhi luccicanti quando raggiunse la sua stanza e si immerse nella vasca di acqua calda. Da quando aveva lasciato il castello di suo nonno era la prima volta che si sentiva proprio bene.
Immersa nell’acqua calda ripensò a Robin e a quanto le mancava. Le sarebbe piaciuto che l’avesse accompagnata in quel lungo viaggio, non lo aveva ancora ammesso nemmeno con se stessa ma quel soldato le era entrato nel cuore.
Era la metà di gennaio quando lasciarono il castello per la città sul porto. Sulla carrozza c’era solo Jacob. Elisabeth viaggiava con le cameriere e i bagagli.
Ha trovato l’alloggio per il mese che passerò là? Chiese all’uomo.
Ho pensato che per questo mese non valeva la pena trovare una residenza privata, ma per venire incontro ai suoi desideri ho trovato una dependance che lord Witon le mette a disposizione. E’ indipendente in tutto e sarà libera di gestire il suo tempo come desidera. Le rispose l’uomo.
Molto bene, sir Jacob, vedo che cominciamo a capirci. Gli rispose.
L’uomo sembrava ansioso e lei gli fece cenno di continuare.
Riceveremo le istruzioni di suo nonno relative alle sue richieste prima di riprendere il viaggio verso la capitale. La informerò immediatamente quando arriveranno. Aggiunse.
Katrin chiuse gli occhi cercando di pensare a cose belle mentre il viaggio monotono la infastidiva oltre ogni limite.
Ci volle tutto il giorno per raggiungere la sistemazione, ci arrivò stanca e nervosa. Inutile nasconderlo a se stessa, niente di quello che l’aspettava per il periodo a venire le piaceva. A cosa le serviva tutto questo? Era solo una ragazza, e sapeva bene che non sarebbe mai stata la vera padrona del patrimonio Sheppard. Sospirò. Se suo nonno aveva organizzato tutto questo doveva avere i suoi motivi e lei non lo avrebbe deluso.
La villa era piccola ma deliziosa. Le piacque subito. Finalmente aveva una sistemazione che poteva definire parzialmente sua. Diede istruzioni alle cameriere su quello che voleva e come lo voleva. Missis Elisabeth se ne andò appena arrivati e lei ne fu felice.
Il tempo era inclemente, la neve non smetteva di cadere e le strade erano impraticabili. Ci vollero tre giorni prima che potesse uscire e visitare la città.
Osservava dalla carrozza quel posto grigio e sporco. Si fece portare vicino al porto e vide per la prima volta i grandi vascelli e una moltitudine di uomini che non stavano mai fermi. Voci concitate, bestemmie, frustate le giungevano alle orecchie. Doveva farci l’abitudine, gli uffici che doveva visitare erano proprio sulla banchina e non era un posto da frequentare senza scorta.
Rientrò e trovò Jacob che l’aspettava.
Si tolse il mantello e i guanti e si scaldò le mani alla fiamma del camino.
E’ arrivata la risposta, sir Jacob?  Gli chiese.
Sì, lady Katrin, e una busta indirizzata a lei. Vuole che discutiamo delle decisioni di suo nonno? Volle sapere.
Lo faremo a cena, dica alle cameriere che mangerà con me. Porti i documenti, mi lasci la lettera sul tavolo. Può andare. Le rispose senza nemmeno guardarlo.


Rimase alcuni minuti a scaldarsi davanti alle fiamme allegre del camino. Era curiosa di scoprire chi le avesse scritto, nel suo cuore sperava che fosse Robin e aprì la missiva con le mani tremanti. Le firme in calce la lasciarono delusa ma incuriosita.
Iniziò a leggere sedendosi davanti al camino.
Lady Katrin, Sara ed io siamo felici di sapere che il suo viaggio continua secondo i programmi. Lord Sheppard è stato così gentile da informarci e da farle pervenire questa lettera. Sara ed io lasceremo a fine marzo la tenuta di suo nonno, ci sposeremo e andremo a vivere nella mia fattoria. Siamo davvero dispiaciuti di non poterla rivedere prima della nostra partenza ma a fine marzo scade la mia ferma ed ho già avvisato che non verrà rinnovata. Ci manca molto, qui non è più lo stesso senza di lei e le assicuro che avrà sempre la nostra amicizia. Spero che quando tornerà possa trovare il tempo di venire a trovarci, noi l’aspettiamo. Le inviamo i nostri più cari saluti, con sincero affetto.
Alfred e Sara.
Strinse al petto quel pezzo di carta. Dio quanto le sarebbe mancata Sara, e quanto avrebbe desiderato che Alfred non se ne andasse, ma era giusto che seguissero il loro cuore. Era davvero felice per loro e promise a se stessa che sarebbe andata a trovarli. Su di loro sapeva di poter sempre contare. Cercò fra le righe qualche notizia che le fosse sfuggita ma, da buon soldato qual era, Alfred era stato sintetico.
Un altro pezzo della sua vita, un pezzo molto importante se ne stava andando. Sentiva intorno a sé un vuoto incolmabile, come se fosse al centro di un abisso e che le persone che più amava la abbandonassero al suo destino. Sapeva che non poteva pretendere di più dai suoi amici. Appallottolò la lettera e la buttò nelle fiamme. Si asciugò le lacrime che le erano sfuggite e si preparò a sopportare tutto quello che l’aspettava per i prossimi diciassette mesi circa, li avrebbe contati uno ad uno. Se non fosse per la fiducia assoluta che nutriva per suo nonno avrebbe abbandonato tutto e sarebbe tornata di corsa da lui, ma gli aveva fatto una promessa e, anche se era dura da mantenere non sarebbe venuta meno.
Le sue cameriere entrarono e cominciarono a preparare per la cena. Lei, silenziosa e pensierosa rimase ad osservarle senza dire una parola. Erano davvero efficienti ed era molto soddisfatta del loro lavoro. Aveva sempre mantenuto le distanze, non voleva affezionarsi a nessuno che sapeva poi se ne sarebbe andato.
Il carrello con le vivande era pronto quando entrò Jacob elegantemente vestito. Era un uomo che sapeva come comportarsi in ogni circostanza. Era timido ma non si faceva manovrare da nessuno, competente e molto ligio a rispettare le direttive di lord Sheppard. Non era mai andato oltre i limiti dei suoi compiti, sempre distaccato ma pronto ad esaudire le richieste che lady Katrin gli faceva.
Si avvicinò alla ragazza e le diede la mano accompagnandola al tavolo. Carol iniziò a servire la cena, lasciò il carrello e silenziosamente uscì.
Mangiarono in silenzio, nessuno dei due aveva molta voglia di iniziare il discorso. A fine cena si accomodarono al piccolo tavolo e Jacob aprì la sua inseparabile valigia.
Estrasse alcuni fogli, si accomodò gli occhiali e cominciò a leggere. Katrin non lo fece nemmeno iniziare.
Mi dica con parole sue quello che mio nonno le ha scritto. Gli chiese.
Jacob ripose i fogli e si tolse gli occhiali. Lord Sheppard ha dato il suo benestare ad accorciare la sua visita agli uffici portuali. Ho una lista di cose che dovrà conoscere ma non ci sono compiti gravosi. Fece una breve pausa. Per quanto riguarda la sua sistemazione nella capitale mi ha inviato cinque possibili residenze che andranno bene, e lei potrà scegliere quella che più le aggrada. Le visiteremo appena arriveremo in città, e nel frattempo potrà stare nel grande albergo di sua proprietà. Troverà anche alcune istitutrici e potrà scegliere quella che più le aggrada. Suo nonno ripone in lei tutta la sua fiducia ed è sicuro che saprà decidere nel miglior modo possibile. Fece ancora una breve pausa e lei alzò il sopracciglio in attesa della richiesta che sarebbe venuta. Suo nonno desidera che lei partecipi a tutte le manifestazioni mondane e accetti tutti gli inviti dei lord amici di famiglia. Ha un conto aperto presso la più prestigiosa sartoria e cappelleria, dovrà essere sempre all’altezza del nome che porta e che rappresenta, non chiede altro, oltre al fatto che dovrà passare tutto il tempo necessario con gli esperti che trattano gli innumerevoli interessi Sheppard. Gli interessati sono già al corrente di tutto. Concluse.
Fuori dalla finestra il cortile era tutto imbiancato. Katrin e sir Jacob stavano bevendo l’ultimo bicchiere di vino prima di separarsi e la ragazza non staccava gli occhi dai fiocchi che non smettevano di scendere. Era assorta e l’uomo rimase seduto ad osservarla in attesa di essere congedato. Nei mesi che aveva passato con lei l’aveva vista trasformarsi, venire a galla il suo vero carattere, non era facile distoglierla dai suoi propositi e sapeva bene quanto caparbia fosse, caratteristica che ben conosceva negli Sheppard, ma aveva anche qualcosa in più, non aveva gli atteggiamenti pomposi delle ragazze del suo rango, era generosa, comprensiva ma non dava facilmente a nessuno la propria amicizia, non l’aveva mai vista intessere rapporti che non fossero più che superficiali. Lui non conosceva i piani di suo nonno ma riteneva che di qualunque cosa si trattasse non l’avrebbe avuta con facilità. Lui stesso sapeva di essere sospeso ad un filo e se non si fosse comportato più che correttamente non avrebbe esitato a fargli fare la fine dell’istitutrice. Sì, quella ragazza possedeva una volontà e una integrità che l’avrebbero segnata per sempre. Lui l’ammirava e, senza nemmeno che se ne fosse accorto stava piano piano scoprendo che le era devoto più del dovuto. Si schiarì la gola per attirare l’attenzione della giovane.
Grazie Jacob, può andare. Mandi qualcuno a sparecchiare. Ci rivediamo domani.

immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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