MALLY
PAGINA QUARANTATRE
Passai una
notte insonne, Robert mi raggiunse nel piccolo salotto della nostra camera. Qualcosa ti preoccupa, amore mio? Sapeva
che dovevo affrontare una dura prova. Mi ero preparata ma non dovevo cedere
all’emozione e alla rabbia se volevo che tutto andasse bene. Presto metterò la parola fine a questa
storia, e non sarà piacevole per nessuno. Io non ti ho mai nascosto niente del
mio passato, perciò qualsiasi cosa potrai udire saprai se è la verità o
menzogna. Ho seguito il consiglio di Jeremy e porterà con sé un gendarme e un
giudice, col denaro trovi ciò che vuoi in questa città. Avevo le mani
sudate, non potevo nascondere la mia emozione, avevo aspettato questo momento
per dieci lunghi anni. Dieci lunghissimi anni a leggere le missive che Mister
King mi portava mentre io accumulavo una rabbia e un risentimento dei quali
volevo liberarmi. Io volevo vivere felice, volevo solo che fosse fatta
giustizia, nient’altro.
L’alba si
presentava grigia come tutto in quella città che non amavo. Vorrei già esser a casa nostra.
Sospirai. Robert mi prese fra le braccia. Ci
sono io con te, ci sarò sempre e tu non devi tentennare. Fa quello che devi, e
poi torniamo alla nostra vita. Come sempre aveva ragione. Bussarono alla
porta e ci servirono la colazione che, con molta fatica riuscii a inghiottire.
Mi preparai e scesi, Jeremy ci stava aspettando col gendarme e con un uomo
basso e panciuto che mi venne presentato come il giudice Millor. La carrozza
era pronta, era giunto il momento.
Le strade si
erano animate ma il grigio incombeva su ogni cosa. Guardavo fuori dal
finestrino, eravamo tutti in silenzio. Fu Jeremy a riportarmi al presente. Signora Nell, il giudice Millor è al
corrente della sua situazione, ho provveduto io. Naturalmente lui agirà solo ed
esclusivamente secondo legge ed io questo lo apprezzo. Ho mandato una missiva
alla signora Katryn e ci sta aspettando, fra poco saremo arrivati. Lo
ringraziai con un cenno della testa, avevo la gola secca e non riuscivo a
parlare. Robert mi strinse la mano e mi sorrise. La carrozza si fermò davanti
al cancello. Voglio che la carrozza entri
fino al portone di casa, non voglio arrivarci a piedi come una mendicante! Il
cocchiere provvide e ci volle quasi un’ora prima che il cancello fosse aperto e
che potessimo raggiungere l’entrata. Ero sempre più arrabbiata, ma sul mio viso
c’era solo un velato sorriso. La carrozza si fermò, quasi come il mio cuore.
Trassi un grosso sospiro e scesi. La grande facciata era identica a come
l’avevo lasciata, il viale e il parco erano molto trascurati e le erbacce
invadevano ogni angolo, e non c’era nessuno ad accoglierci. Robert salì i pochi
gradini e sbattè con forza il battacchio sul portone. E finalmente si aprì. Una
cameriera ci fece entrare. La padrona vi
aspetta nel salotto grande. E ci accompagnò. Lasciai tutti fuori ed entrai
da sola. Katrin era seduta sulla poltrona padronale e sorseggiava un tè come se
aspettasse un’amica. La guardai e vidi che gli anni non erano stati generosi
con lei, era quasi irriconoscibile. Il bel viso, solare e sempre sorridente non
era altro che una faccia magra e rugosa, i capelli raccolti lasciavano
intravedere tutto il grigio che non era riuscita a nascondere. Soltanto il suo
sguardo non aveva perso l’alterigia che la aveva sempre contraddistinta. Ci
avrei pensato io a toglierle quello sberleffo dal viso. Ci guardammo a lungo,
ci scrutammo: lei seduta ed io in piedi.
E così sei tornata a casa! Disse sarcastica. Sì, sono tornata per riprendermi casa mia.
Fece una risata. Mia cara Mally, che tu
lo voglia o no questa ora è casa mia, sono la tua matrigna, pensa che ironia,
alla fine mi sono presa la tua casa e, se non fosse per quel maledetto Jeremy
avrei molto di più, ma ora che sei qui possiamo sistemare ogni cosa.
Sembrava molto sicura di sé. Sì,
sistemeremo ogni cosa. Andai alla porta e feci entrare Jeremy, il giudice,
Robert e il gendarme.
La sua
fronte si corrugò. Chi è questa gente? Ed io feci le presentazioni. Bene, sono contenta che ci sia anche il
giudice, così potrà constatare una volta per tutte la legittimità di ciò che mi
appartiene. Eravamo tutti in piedi, quello era il salotto studio di mio
padre, ci aveva accolti in un luogo che la rendeva più sicura, ma io conoscevo
la casa meglio di lei, ed era su questo che puntavo, sperando di avere ragione,
o davvero avrei perso tutto in suo favore.
Aprì il
cassetto dei documenti e mostrò la registrazione del suo matrimonio con mio
padre ed il suo testamento e li consegnò al giudice che iniziò a leggerli molto
attentamente. Lo lasciammo ai documenti e ci sistemammo al tavolino d’angolo,
solo lei ed io. Dov’è mio fratello?
Lei alzò sprezzante un sopracciglio. Mia
cara Mally, perché lo chiedi a me? Io non l’ho più visto, se n’è andato dopo
poco che anche tu te ne andassi lasciando la tua famiglia immersa in un grande
dolore! Si vedeva che non provava emozioni, era sempre stata molto brava
come attrice. Se fosse ancora vivo tu non
saresti in questa casa, perciò deduco che sia morto e che il suo corpo sia
stato ben nascosto. Ho già assimilato questo fatto. Il giudice ci richiamò
e tornammo da lui.
Ho letto i documenti e sembrano in
ordine, la signora Katrin risulta legittimamente la moglie di vostro padre e il
testamento mi sembra regolare. Mi allungò i documenti. Volevo vederli e leggerli anch’io e
parevano perfetti, tranne che per una cosa molto importante: la firma di mio
padre non corrispondeva a quella che io conoscevo. Tirai un sospiro di
sollievo, su questo punto avevo visto giusto.
Signor giudice, questa non è la firma
di mio padre. Il
giudice scosse la testa, non poteva dire diversamente da quanto già aveva
detto, ci volevano le prove e di prove non ce n’erano.
Mi avvicinai
ad un vecchio scrittoio, mi tremavano le mani, quello sarebbe stato il momento
della verità. Aprii lo scomparto segreto, quello che quella maledetta
sgualdrina non conosceva e trovai quello che cercavo. Presi un sacchetto di
pelle, un rotolo di documenti e una lettera. Consegnai tutto al giudice e
sfidai Katryn con lo sguardo.
Alla
prossima amiche.
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