ESTERINA
P. VENTITRE
Maddalena ci accoglie con un sorriso tirato. Mi
accorgo che non è felice di questo incontro e capisco subito che è stata
Mariuccia l’artefice di tutto questo.
Cerco di non scoraggiarmi ed entro in casa.
Anche Elena è stata invitata, Maddalena non sapeva che ci sarei stata anch’io,
e si sente molto in imbarazzo.
Nessuno conosce il vero accordo fra Elena e me,
abbiamo preferito che la gente pensasse e sparlasse come voleva ma, la verità è
comunque venuta a galla, e tutti sanno che l’ho pagata per riavere Alberto e
non che è stata lei a deciderlo.
Stiamo tutti cercando di comportarci da persone
civili, dopo tutto fra poco ce ne andremo ed ognuno tirerà un sospiro di
sollievo, quando entra Albina. Maddalena è sua sorella ed ha saputo che oggi
Mariuccia sarebbe venuta in visita, ma poi, vede me e il bambino.
Nella stanza ogni respiro sembra essersi
fermato.
Lo sguardo di Albina passa dall’allibito
all’incredulo, per poi mostrare tutto il disprezzo che prova per noi. Guarda
Elena e non capisce cosa ci fa lei in quella stanza con noi.
Il suo viso si fa rosso, il gozzo le si gonfia e
la rabbia sembra esploderle dagli occhi. “Non
posso, proprio non posso stare nella stessa stanza con loro, ma tu, Elena, non
dici niente? Vieni, andiamocene, qui si respira la vergogna e nessuno dovrebbe
starle vicino”.
La prende con forza per un braccio ed escono.
Lorenzo sceglie proprio quel momento per cominciare a piangere e Albina si
blocca sulla porta. Dopo tutto è suo nipote, si gira, ma la rabbia è più forte
del sentimento ed esce di corsa.
“Ora
dobbiamo andare, il bambino deve mangiare e sta scendendo il fresco. Ti
ringrazio Maddalena, spero che verrai anche tu a trovarci al cascinale, ci
farebbe molto piacere, come hai potuto vedere siamo ancora persone civili ed il
mio bambino è uguale a tutti gli altri.”
Ce ne torniamo silenziosamente a casa, e Mariuccia
è molto felice, ha fatto un piccolo passo per riportarmi nel mondo civile e ci
è quasi riuscita.
“Grazie mia
cara della tua amicizia” penso, e la ringrazio con il cuore.
Il tempo trascorre ed io mi godo il mio bambino
che cresce sano e vispo e dimostra una intelligenza fuori dal comune. Sono sua
madre e mi sembra che tutto di lui sia straordinario. A due anni parla
perfettamente e sorride poco, è sempre piuttosto serio. Mariuccia lo vizia
spudoratamente, purtroppo lei non riesce a restare incinta, mentre io mi
accorgo che aspetto un altro bambino.
Questa gravidanza è così diversa dall’altra. Sto
molto male e non posso alzarmi dal letto, e tutto è sulle spalle di Mariuccia e
di Alberto. Io non mi faccio abbattere dalla situazione, è solo passeggera, ho
aspettato Alberto per la durata di tutta una guerra figurarsi se non so
aspettare nove mesi la nascita del mio bambino e, puntualmente, la natura fa il
suo corso e Teresa nasce il 10 febbraio 1926.
E’ Stato
un parto lungo e doloroso che ha rischiato di portarmi alla tomba, dovrò stare
attenta per un po’ e non avere altri figli. Meglio se mi accontento e mi goda i
miei due bambini, il mio uomo e la mia felicità di madre.
Niente può incrinare la mia, la nostra felicità.
Abbiamo due splendidi figli, il nostro amore che non si è mai appannato, due
amici come Mariuccia e Cesarino e abbiamo imparato a godere di ogni piccola
cosa.
Il mondo che c’è fuori non ci vuole e noi
dovremo farcene una ragione, ma per i nostri bambini che stanno crescendo come
sarà? Vivere emarginati per noi che siamo adulti è stata dura, ma eravamo
preparati e sapevamo molto bene come sarebbe stata la vita per due che vivono
“nel peccato”, ma per i nostri bambini, quando cominceranno a uscire, a
frequentare la scuola, come sarà? Loro sono senza colpe, non devono subire
offese o ingiustizie per colpa nostra, saremo in grado di aiutarli? La gente sa
essere molto cattiva, con noi lo è stata e, ancora continua ad esserlo.
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