martedì 5 marzo 2019

ESTERINA


ESTERINA

P. OTTO




Sono giunte anche alcune e frammentarie notizie dal fronte. Ci hanno raccontato che nelle prime battaglie per tenere il confine sull’Isonzo ci sono stati decine di migliaia di caduti. C’è la paura che nemmeno tutti possano essere riconosciuti e che le famiglie restino senza notizie per sempre. C’è anche una epidemia di tubercolosi e molti soldati muoiono per malattia.

 Adesso sta arrivando anche l’inverno e la situazione sarà ancora peggiore.

Anche da noi c’è chi si è ammalato e molti bambini non sono ancora guariti.

Arriva l’inverno, c’è ancora la guerra e Alberto non mi ha ancora scritto.


TERZO CAPITOLO

Che tristezza! Ogni famiglia sta chiusa in casa in cerca di calore. Fa talmente freddo che anche gli anziani non ricordavano tanto ghiaccio e gelo. Dai tetti delle case pendono stalattiti ghiacciate che non si sciolgono per giorni e giorni. La nebbia dura intere giornate e si fa fatica quasi a riconoscersi per strada. Mio Dio! Come sarà la vita per i nostri soldati? Come riusciranno a sopravvivere anche a tanto gelo?
Non riesco a immaginare che vita sia quella al fronte, anche se ci penso proprio non riesco a immaginarla, so soltanto che deve essere terribile.

Le feste del Santo Natale sono scivolate via senza grandi festeggiamenti. Nessuno ha voglia di divertirsi, nemmeno i bambini. Anche i piccoli, ormai, hanno capito quanto dolore si sta impadronendo della nostra terra, le mamme, le mogli, le sorelle, ogni abitante di questo paese, e di tutto il resto, soffre per se stesso e per il suo caro che si trova al fronte.

In casa mia è ancora peggio! Mio padre sta trascurando anche la sua persona. La sua bella barba è incolta, gli occhi sono rossi e spiritati e non riesce a formare una frase di senso compiuto. Chiunque ha bisogno di qualcosa si rivolge a mia madre, che, come al solito, non ha scalfito il suo spirito generalesco nemmeno in minima parte. Sono sempre più convinta che non sia umana.

Con questo freddo e gelo sono aumentate le malattie. Le case non sono molto riscaldate e i vecchi e i bambini hanno tosse e febbre. Fa paura la tubercolosi, non ci sono molti rimedi, perciò stiamo tutti tappati in casa in attesa del disgelo.

28 febbraio 1916. Caro Diario. Ho le mani intirizzite e la fiamma del focolare serve a poco. Sono così sola! Da quando mio fratello è morto la mia famiglia non è più la stessa. I ruoli si sono invertiti, ora è la mamma che comanda su tutto, e questo non mi piace, perché la sua durezza e la sua severità saranno un grosso ostacolo anche per me. Mio padre è ormai un uomo finito, non avrei mai immaginato si potesse ridurre così. Non ho ancora avuto notizie di Alberto, nemmeno la sua famiglia, ma io sono sicura che sta bene e che manterrà la sua parola e tornerà. Vivo con questa convinzione o non sarebbe più vita. Il gelo non vuole mollare e anche gli animali nelle loro stalle cominciano a morire di freddo. Abbiamo chiuso tutte le stanze che non usiamo e ci ritroviamo solo in cucina e nelle nostre camere. Passo molto tempo a leggere e a pensare al mio amore, alla promessa che ci siamo scambiati ed alle difficoltà che ci saranno quando questa maledetta guerra sarà finita. Sono pronta ad affrontare le difficoltà, l’importante è che Alberto torni e la guerra finisca, a tutto il resto troverò rimedio. Ora scendo a cena.

Mentre ceniamo in assoluto silenzio e mia madre guarda con disprezzo suo marito, mio padre alza gli occhi dal piatto, si versa un altro bicchiere di vino e mi guarda. I suoi occhi, così lucidi e rossi sembrano avere un lampo di gioia e mi regala un sorriso. “Come sei bella Esterina, diventi ogni giorno una donna più bella.” Poi guarda mia madre ed il suo sguardo si fa torvo: “tu non sei per niente bella, sei sempre stata una strega che non ha conosciuto sentimenti. Quando ti ho sposata mi sono sentito ingannato, mi sono ritrovato al mio fianco un pezzo di ghiaccio senza cuore. Esterina non ha preso sicuramente da te. Figlia mia, segui sempre il tuo cuore, quello non ti ingannerà mai. Non fidarti di nessuno, ma segui sempre solo te stessa.”

immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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