ESTERINA
P. SEI
Anch’io sono in ansia, non vorrei veder partire
nessuno. E’ appena iniziata la primavera ed io desidero tanto poter rivedere il
mio amore, fare progetti con lui per il nostro futuro, ho bisogno di speranza e
di sentire il suo abbraccio.
Mariuccia mi ha portato un biglietto di Alberto.
“Mia
bellissima Esterina, presto dovrò partire. Fa in modo di venire al fiume, non
posso andarmene senza salutarti. Ti aspetto oggi al tramonto. “
Ho costretto mio fratello ad accompagnarmi.
Gliel’ho chiesto come regalo d’addio e, per fortuna, mi ha esaudita.
Vedo Alberto e gli corro fra le braccia, mi
metto a piangere come una ragazzina, e so che non lo devo fare. Non voglio che
porti con sé il ricordo del suo amore che piange. Devo farlo partire con il mio
più bel sorriso, dovrà tenerlo dentro il suo cuore per tanto tempo, deve essere
un bel ricordo. Mi ricompongo in fretta e le mie lentiggini brillano al sole di
questa bellissima primavera.
“Ho
ricevuto la chiamata. Anche mio fratello Gabriele parte con me. Non è servito a
niente che lui sia sposato ed abbia due figli, la guerra ha chiamato anche lui.
Non potevo partire senza rivederti, senza sapere che mi aspetterai. Ti prego
non parlare ancora. Ti scriverò tramite Mariuccia e tu mi risponderai, e quando
tornerò, perché ricordati io tornerò,
riparleremo della nostra promessa che è impressa nel mio cuore. Adesso dammi un
bacio, un vero bacio e poi corri a casa senza voltarti e conserva il nostro
amore.”
Un lungo, dolcissimo primo bacio d’amore. Un
dolore immenso attraversato dalla gioia più pura per essere fra le sue braccia.
Vorrei parlargli ma lui mi chiude le labbra con una carezza. “Adesso vai Esterina, ci rivedremo al mio
ritorno, conserva la tua freschezza e la tua gioia di vivere, ne avrò bisogno
quando tutto sarà finito.”
Mi incammino verso casa ancora frastornata dalle
emozioni: il mio primo vero bacio, il mio primo vero addio, il mio primo vero
dolore e comincio a piangere senza ritegno.
In casa mia c’è una brutta aria. Anche Alfredo
deve partire e mio padre non si dà pace. Mia madre tiene la situazione in
pugno, come un generale. Lei è sempre stata così: nessuna emozione, nessun
tentennamento, nessuna debolezza. Io non so come faccia, sembra non abbia un
cuore. E’ dura e severa e non ci ha mai dimostrato particolari gesti d’affetto.
Non ci ha mai fatto mancare niente, ma tutta la famiglia rispetta le sue
regole. Solo papà a volte riesce a scavalcarla, ma non è per niente facile.
31 maggio
1915. Caro Diario. Oggi sono stata in paese. Ormai non serve più il divieto che
avevo. E’ un mese così caldo e profumato ma, tutt’intorno si respira solo
tristezza e sconforto. Le donne del paese si sono coperte i capelli con un
fazzoletto scuro, sembra vogliano anticipare i prossimi lutti. E’ così strano
vedere in giro tante donne e bambini. Mancano i giovani ma anche molti padri di
famiglia. In questa bella stagione sembra strano vedere una specie di cappa
grigia: sembra che il malumore di tutti riesca a respingere anche i raggi del
sole. Cominciano ad arrivare alcune voci sulle battaglie che combattono i
nostri soldati, ed è sull’Isonzo che la maggior parte sono distaccati. Alfredo
non ha ancora scritto e mio padre è molto agitato. E’ ancora presto per avere
notizie, speriamo e preghiamo tutti che possa finire presto.
L’afa e il caldo torrido accompagna questa
strana estate. Il pensiero di tutte le famiglie è rivolto ai loro cari che sono
al fronte. Come se la passeranno? Avranno cibo e acqua a sufficienza? Anche da
noi il cibo scarseggia, per fortuna la campagna segue il corso delle stagioni e
il grano si miete, i frutti si raccolgono, le verdure si trattano e si mettono
via per l’inverno. Vogliamo continuare una vita normale, ma come può essere
normale una vita senza la presenza dei nostri amati?
Nei campi molte donne lavorano sotto il sole e
molti ragazzini aiutano. Non si può fermare il tempo ed i lavori devono essere
svolti. Sono molto brave e risolute le donne del mio paese. Non si lamentano e,
dopo aver lavorato tante ore nei campi o alla cura degli animali, tornano a
casa e pensano anche alla famiglia. Quello che vedo mi rende orgogliosa e
anch’io aiuto in quello che posso. Intanto che non devo studiare lavoro come
ognuna di loro.
foto dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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