mercoledì 27 marzo 2019

ESTERINA


ESTERINA

P. VENTIQUATTRO






OTTAVO CAPITOLO

Oggi festeggiamo il quinto compleanno di Lorenzo. Il tempo è letteralmente volato. I miei bambini sono cresciuti sani e belli, sono l’orgoglio della mia vita.

Lorenzo a cinque anni sa già scrivere e leggere, gliel’ho insegnato io, ma lui ha imparato con una facilità sconvolgente. E’ molto serio, e dietro i suoi occhi, sempre attenti e pensierosi, si cela una mente intelligente, logica, molto portata al ragionamento. Teresa, invece, è tutto il suo contrario.

A due anni ha una cascata di capelli dorati e il viso spruzzato di lentiggini colorate. Sorride sempre e a tutti. La sua risata “tiene in piedi la casa”, la sua spontaneità, ho paura, non le sarà di aiuto nella vita, ma come si fa a dire ad una bambina di due anni che il mondo non è solo una fiaba? Verrà il momento in cui le insegnerò anche le cose più terrene, ma per ora, la lascio vivere con i suoi sogni ed i suoi desideri.

E’ molto presto e sono nello studio a leggere. Sento bussare timidamente ed entra Lorenzo. E’ ancora assonnato, ma si è già lavato e vestito da solo. Sa essere molto autonomo per la sua età, un po’ mi dispiace, vorrei poterlo coccolare come quando era più piccolo, ma lui, già è distante da questo, vuole essere grande.

“Mamma, oggi compio cinque anni.” Si avvicina e, si siede sulle mie ginocchia. Mi guarda dritto in faccia e mi chiede “perché sono il figlio del peccato? Perché io non posso vedere le mie nonne? Perché non mi vogliono? Cosa ho fatto di male?”

Mio Dio, è ancora troppo piccolo per queste spiegazioni, ma i suoi occhi non lasciano il mio viso e lui mi chiede la verità, non una storia, cosa posso dirgli? Non avrei mai voluto che arrivasse questo momento e, soprattutto non così presto.

Dove ha sentito questi discorsi? Perché non me ne ha mai parlato prima? E’ inutile, l’ho sempre saputo e non mi sono ancora preparata.

Lo stringo forte fra le braccia e lo bacio con tutto il mio amore di madre, mi tocca un compito molto difficile, Signore aiutami a trovare le parole giuste.

La casa è ancora avvolta nel silenzio del primo mattino e in lontananza si sentono le campane suonare e, mentre mi stringo al cuore il mio bambino comincio a raccontare.

“Tu non sei il figlio del peccato, sei il figlio dell’amore. E’ stato solo merito del grande amore fra me e tuo padre che tu sei potuto nascere. Dimmi Lorenzo, vuoi bene alla tua mamma e al tuo papà? Ecco, loro ne vogliono di più a te. Ho conosciuto il tuo papà che ero una ragazzina giovane e molto, molto carina. Ci siamo promessi amore eterno, come nelle favole che piacciono tanto a Teresa, ma, poi, c’è stata la guerra. Papà è partito, ma io l’ho aspettato per tre lunghi anni, e l’avrei aspettato anche fino alla fine del mondo, perché l’ho sempre amato come lo amo ancora. Mia madre voleva che sposassi un altro uomo, ma io non ho potuto tradire il mio vero amore. E, quando la guerra è finita e il papà è tornato, lui ha sposato un’altra donna. L’ha sposata perché sentiva il dovere di farlo, ma voleva bene a me, e lei lo ha capito e l’ha rimandato da me. Lui ha sposato Elena, si sono uniti in matrimonio, un sacramento che nessuno può rompere, e chi lo fa, diventa peccatore. Noi siamo peccatori, non tu o Teresa, ma vi amiamo con tutto il cuore e voi lo sapete. Solo noi siamo peccatori, non tu. Tu sei il bambino più bravo del mondo. E’ vero, tu e Teresa avete due nonne, Albina e Matilde, ma nessuna vi vuole conoscere. Non per colpa vostra, ma per colpa mia, perché ho portato via il marito di un’altra e mi sono comportata male, non mi hanno perdonata, mi hanno scacciata dalle loro case, così, siccome voi siete i miei bambini, non vogliono neanche voi. E’ un discorso da grandi, mio piccolo Lorenzo, ma non riesco a trovare altre parole per spiegarti. Tu capisci cosa ti ho detto?”

“Non ho capito proprio tutto. Ma sono sicuro che le nonne sbagliano a non volerci bene. A me piacerebbe conoscerle, tutti i bambini hanno le nonne.
Io ti voglio molto bene, voglio bene a papà, a Teresa e ti dico una cosa mamma: non vorrei avere una mamma e un papà diverso da voi.”
“Grazie piccolo, anche da parte di papà. A proposito, lo sai che giorno è oggi?”
“Certo, sto aspettando la festa a sorpresa!”

E se ne va a chiamare sua sorella per la colazione.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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