sabato 16 marzo 2019

ESTERINA


ESTERINA

P. DICIASSETTE






Non so come è finita la loro cena e non mi aspetto niente di buono.

Alla mattina trovo la mia bicicletta fatta a pezzi. Mia madre non ha perso tempo con le sue ritorsioni. Mi avvio a piedi verso il paese ma Sergio, un nostro lavorante mi si affianca e mi dice che non posso uscire dal cascinale, che da oggi il suo lavoro sarà quello di mio sorvegliante e deve fare “rapporto” solo a mia madre.

Non mi faccio intimidire, non sono più una bambina ed esco ugualmente.

“Cosa mi fai adesso che ho disobbedito? Non ti accorgi che non puoi farmi niente? Corri da mia madre e dille che i suoi ordini li può dare agli altri ma non a me. Dille anche che vado da Albina e salutala da parte mia.”

Sergio corre a riferire tutto e subito a mia madre.

Impiego quasi un’ora senza bicicletta ad andare da Albina che ha una bella notizia da darmi. Alberto ha scritto che sarà a casa per la fine di gennaio.
Ci abbracciamo contente e, con il cuore gonfio di felicità torno a casa.

Questa volta non riesco a scansare lo schiaffo di mia madre. Mi ha presa alla sprovvista. Non faccio una piega, rientro in casa, prendo un po’ di cibo e mi ritiro in camera mia.

20 gennaio 1919. Caro Diario. Oggi è un giorno bellissimo! Alberto presto tornerà e solo questo conta per me. Mia madre mi ha dichiarato guerra, nemmeno fosse il re d’Italia, ma con me non vincerà. Potrà tenermi reclusa, senza cibo, prendermi a schiaffi ma, esattamente fra un anno e quattro mesi compirò 21 anni ed entrerò in possesso della mia eredità, e io sarò pronta a prendermi il mio futuro.

Aspetto con ansia il ritorno di Alberto. Chissà come sarà cambiato? Troverà molto cambiata anche me? Le lentiggini che a lui piacevano tanto si sono sbiadite ed il mio corpo si è fatto più armonioso e maturo. Gli piacerò ancora? Mi vorrà ancora con sé? Quanto stupidi e insensati pensieri: certo che gli piacerò ancora, sono la sua bellissima Esterina, per lui lo sarò sempre.

Gennaio è passato e fa molto freddo. Mariuccia entra nella mia stanza con la cesta della legna e mi dice: “E’ tornato!” Ho un tuffo al cuore e un’emozione nel petto. Non capisco più niente. Mi copro per bene e corro da lui.

Sono ansante e sudata, i capelli si sono slegati ma non resisto. Busso e Albina mi accoglie fra le sue braccia. “Vieni Esterina, entra, Alberto ti aspetta.”

E’ seduto al tavolo della cucina, è talmente cambiato che quasi non lo riconosco: così magro, col volto scavato e una lunga cicatrice sulla fronte. Sua madre per ripulirlo dai pidocchi gli ha rasato completamente la testa e sembra un uomo diverso.
 Ha saputo della morte di Gabriele ed ha gli occhi lucidi di commozione. Io non resisto e gli corro fra le braccia. E’ con stupore che mi accorgo che lui non si è mosso, ha solo levato il viso a guardarmi. Quel viso che tanto amo ma così diverso.

“Mia bellissima Esterina, quanto sei bella! No, non avvicinarti, guardami e dimmi, mi riconosci? Rivedi in me il ragazzo che hai salutato in riva al fiume? Io sono molto cambiato e ho il cuore ferito, dimmi Esterina, chi vedi?”

“Vedo solo il mio amore.” E finalmente le sue braccia si spalancano per me.

Gli racconto quello che è successo in quei lunghi anni della sua lontananza, ma lui non racconta niente di quello che ha vissuto. Lo metto al corrente del testamento, dei progetti di mia madre e dei divieti ai quali sono ancora sottoposta.

“Ancora poco Alberto, poi saremo liberi. La nostra promessa è quasi pronta per essere terminata. Adesso devo andare, spero di tornare molto presto. Cerca di rimetterti in fretta.”

Un ultimo sguardo e corro svelta verso casa con il cuore che canta.

Nello studio con mia madre c’è il signor Montero e mi chiedono di entrare.

“Abbiamo redatto l’accordo di matrimonio e stabilito la data delle nozze. In maggio sposerai Giovanni. E’ tutto deciso!”



immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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