ESTERINA
P. DICIASSETTE
Non so come è finita la loro cena e non mi
aspetto niente di buono.
Alla mattina trovo la mia bicicletta fatta a
pezzi. Mia madre non ha perso tempo con le sue ritorsioni. Mi avvio a piedi
verso il paese ma Sergio, un nostro lavorante mi si affianca e mi dice che non
posso uscire dal cascinale, che da oggi il suo lavoro sarà quello di mio
sorvegliante e deve fare “rapporto” solo a mia madre.
Non mi faccio intimidire, non sono più una
bambina ed esco ugualmente.
“Cosa mi
fai adesso che ho disobbedito? Non ti accorgi che non puoi farmi niente? Corri
da mia madre e dille che i suoi ordini li può dare agli altri ma non a me.
Dille anche che vado da Albina e salutala da parte mia.”
Sergio corre a riferire tutto e subito a mia
madre.
Impiego quasi un’ora senza bicicletta ad andare
da Albina che ha una bella notizia da darmi. Alberto ha scritto che sarà a casa
per la fine di gennaio.
Ci abbracciamo contente e, con il cuore gonfio
di felicità torno a casa.
Questa volta non riesco a scansare lo schiaffo
di mia madre. Mi ha presa alla sprovvista. Non faccio una piega, rientro in
casa, prendo un po’ di cibo e mi ritiro in camera mia.
20 gennaio
1919. Caro Diario. Oggi è un giorno bellissimo! Alberto presto tornerà e solo
questo conta per me. Mia madre mi ha dichiarato guerra, nemmeno fosse il re
d’Italia, ma con me non vincerà. Potrà tenermi reclusa, senza cibo, prendermi a
schiaffi ma, esattamente fra un anno e quattro mesi compirò 21 anni ed entrerò
in possesso della mia eredità, e io sarò pronta a prendermi il mio futuro.
Aspetto con ansia il ritorno di Alberto. Chissà
come sarà cambiato? Troverà molto cambiata anche me? Le lentiggini che a lui
piacevano tanto si sono sbiadite ed il mio corpo si è fatto più armonioso e
maturo. Gli piacerò ancora? Mi vorrà ancora con sé? Quanto stupidi e insensati
pensieri: certo che gli piacerò ancora, sono la sua bellissima Esterina, per
lui lo sarò sempre.
Gennaio è passato e fa molto freddo. Mariuccia
entra nella mia stanza con la cesta della legna e mi dice: “E’ tornato!” Ho un tuffo al cuore e un’emozione nel petto. Non capisco
più niente. Mi copro per bene e corro da lui.
Sono ansante e sudata, i capelli si sono slegati
ma non resisto. Busso e Albina mi accoglie fra le sue braccia. “Vieni Esterina, entra, Alberto ti aspetta.”
E’ seduto al tavolo della cucina, è talmente cambiato
che quasi non lo riconosco: così magro, col volto scavato e una lunga cicatrice
sulla fronte. Sua madre per ripulirlo dai pidocchi gli ha rasato completamente
la testa e sembra un uomo diverso.
Ha saputo
della morte di Gabriele ed ha gli occhi lucidi di commozione. Io non resisto e
gli corro fra le braccia. E’ con stupore che mi accorgo che lui non si è mosso,
ha solo levato il viso a guardarmi. Quel viso che tanto amo ma così diverso.
“Mia
bellissima Esterina, quanto sei bella! No, non avvicinarti, guardami e dimmi,
mi riconosci? Rivedi in me il ragazzo che hai salutato in riva al fiume? Io
sono molto cambiato e ho il cuore ferito, dimmi Esterina, chi vedi?”
“Vedo solo
il mio amore.”
E finalmente le sue braccia si spalancano per me.
Gli racconto quello che è successo in quei
lunghi anni della sua lontananza, ma lui non racconta niente di quello che ha
vissuto. Lo metto al corrente del testamento, dei progetti di mia madre e dei
divieti ai quali sono ancora sottoposta.
“Ancora
poco Alberto, poi saremo liberi. La nostra promessa è quasi pronta per essere
terminata. Adesso devo andare, spero di tornare molto presto. Cerca di
rimetterti in fretta.”
Un ultimo sguardo e corro svelta verso casa con
il cuore che canta.
Nello studio con mia madre c’è il signor Montero
e mi chiedono di entrare.
“Abbiamo
redatto l’accordo di matrimonio e stabilito la data delle nozze. In maggio
sposerai Giovanni. E’ tutto deciso!”
immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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